La ricarica domiciliare in condominio resta un rebus. A meno che non si viva in una casa monofamiliare, raggiungere la meta di una wallbox in garage è sempre una corsa ad ostacoli, uno slalom fra norme tecniche, sicurezza e diritto condominiale come ci confermano le mail di Gianluca e Napoleone. Inviate i vostri quesiti a info@vaielettrico.it.
Quattro condomini d’accordo. Ma per pagare?
“Vorrei installare una wallbox in una palazzina di 4 appartamenti, mi farebbe molto piacere ricevere i vostri consigli. La colonnina verrà installata all’interno della proprietà , in prossimità dei parcheggi non coperti, per tanto sarà esposta alle intemperie, la potenza di ricarica potrà essere di 4/5 KW(il contatore è 15 KW trifase). Visto che wallbox verrà utilizzata da più persone c’è la possibilità di quantificare il consumo di ciascun condomino? In che modo? Quale modello mi consigliate? Magari avete già fatto un articolo che parla di questo argomento ma io non sono riuscito a trovarlo„.Gianluca
Come alimento il mio box sotterraneo?
La wallbox Prism Solar integrata all’impianto fotovoltaicoD
Se volessi acquistare un’auto elettrica e ricaricarla nel mio box dovrei portare un cavo dal mio contatore o richiedere l’installazione di una nuova utenza nello stesso.
Temo che tutte e due le soluzioni siano notevolmente costose e non so se otterrei il permesso dal mio condominio di farlo.
Wallbox montate in serie nell’autorimessa condominiale
Ho interpellato Plenitude per una nuova utenza; mi hanno detto 25,00 euro per contributo fisso, circa 120 euro per ogni kw richiesto (minimo 2,3), 187 euro per i primi 200 metri, 90 euro per ogni 100 m. Una spesa non quantificabile per il progetto e il permesso del condominio per far passare i cavi nelle parti comuni.
Rimane la spesa della wallbox dagli 800 ai 2500 euro, un estintore e la comunicazione ai pompieri. Resta però così la spesa fissa per l’utenza anche se non dovessi consumare nulla.
Risposta- Caro Napoleone, rispondo prima a lei che ci propone un caso di scuola, un vero e proprio rompicapo che però riguarda decine di migliaia di utenti elettrici.
Penso che senza una legge ad hoc che chiarisca definitivamente le regole tecniche e la normativa prevenzione incendi dei Vigili del Fuoco e senza una riforma radicale del diritto condominiale non ne verremo mai a capo. Posso solo suggerirle di interpellare ChargeGuru, una società di consulenza specializzata in soluzioni di ricarica domestica chiavi in mano. Qui il loro sito. Ma non è detto che riescano a risolvere il suo problema poichè la confusione è tanta che ogni caso fa storia a sè. La community di Vaielettrico, innoltre, può contare su un buon numero di tecnici installatori o automobilisti elettrici che hanno già vissuto le stesse vicissitudini. Speriamo che qualcuno si faccia vivo con buoni consigli.
Una wallbox per più condomini: paga chi consuma
Veniamo al quesito di Gianluca. Quasi tutti i principali produttori di wallbox hanno a listino caricatori concepiti per l’utilizzo condiviso. Sono abbinati a una carta RFID che serve ad identificare l’utilizzatore, attivare la ricarica, contabilizzare il prelievo così da suddividere proporzionalmente il costo in bolletta sul POD condominiale. Sicuramente offrono questa soluzione aziende italiane come Silla Industries, Daze Technology, PlusEV Charge, Scame o aziende straniere come Wallbox Chargers, Circontrol, ABB e molte altre. Tutte hanno una versione per esterni che resiste agli agenti atmosferici.
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per forza una wallbox ? una auto si ricarica normalmente anche da presa normale 230 volts , basta avere un buon impianto in regola e con buona messa a terra ( e almeno una notte a disposizione )
direi che a parte tesla e altri macchinoni con 60 – 80 kw si riesce a caricare 25 – 30 kw in 10 ore , cioe’ il pieno per spring , zoe, peugeot 208 , opel corsa , mg quasi il pieno e fate un po voi .
Ciao, non per te che sei ferrato, ma per chi leggesse e fosse meno esperto
preciso che “buon impianto” può talora significare sostituire il cablaggio già “in regola” con uno leggermente maggiorato come sezione per avere ancora più margine di sicurezza e meno dispersioni di corrente
Niente di difficile o costoso, a meno che l’impianto non sia recente e con dati tecnici dei cavi già noti, basta un rapido check di un elettricista
– più sicurezza, considerando che anche se si va a prelevare una potenza modesta (per esempio caricando a 10A sono 2,3 kw, potenza pari a quella di un ascigacapelli), lo si fa per molte ore consecutive; un caso di sezione risiscata (e/o vecchio di un paio di decenni se la casa non è nuova, con riduzione per età della sua portata nominale) nelle canaline potrebbe avere una lenta deriva termica che lo porta a scaldarsi
– meno dispersioni di corrente, specie se il cavo fa un percorso lungo sino al garage, perche se il cavo scalda o anche solo si intiepidisce, sta sottraendo un po’ di energia erogata dal contatore e che non finirà nella batteria
Lo stesso discorso, di sovradimensionare, si può valutare per la presa nel muro, se ne era parlato qui, nell’articolo e nei commenti:
Questo è tra i principali motivi del la bassa duffusione dell’auto elettrica in Italia dopo prezzo e salti mortali per ricaricare.
Qui si dovrebbero concentrare gli sforzi dei burocrati: la semplificazione: basterebbe che il condomino faccia fare perizia e progetto da professionista abilitato, verifica vigili del fuoco (quando fanno le cpi neanche vanno in loco oramai), cablaggio e aggiornamento tecnico della parte dell’immobile interessata a spese del condomino (quando necessario) e ovviamente comunicazione all’amministratore.
si da noi è così per tutto non solo per la ricarica è tutto molto molto complicato quasi impossibile in tempi ragionevoli per qualsiasi stupidata occorrono anni
“Qui si dovrebbero concentrare gli sforzi dei burocrati” Non sembra che questo governo abbia sposato la causa della transizione energetica per l’abbandono delle fonti non rinnovabili.
Mancando la volontà a livello centrale, ed essendocene invece una opposta ben radicata a livello media e conseguentemente a livello disinformati/disinteressati, rassegniamoci a fare la nuova Cuba europea (a patto di avere la loro stessa sanità , però).
per forza una wallbox ? una auto si ricarica normalmente anche da presa normale 230 volts , basta avere un buon impianto in regola e con buona messa a terra ( e almeno una notte a disposizione )
direi che a parte tesla e altri macchinoni con 60 – 80 kw si riesce a caricare 25 – 30 kw in 10 ore , cioe’ il pieno per spring , zoe, peugeot 208 , opel corsa , mg quasi il pieno e fate un po voi .
infatti carico così da tre anni prima una e-up ora una ID3 nessun problema
Ciao, non per te che sei ferrato, ma per chi leggesse e fosse meno esperto
preciso che “buon impianto” può talora significare sostituire il cablaggio già “in regola” con uno leggermente maggiorato come sezione per avere ancora più margine di sicurezza e meno dispersioni di corrente
Niente di difficile o costoso, a meno che l’impianto non sia recente e con dati tecnici dei cavi già noti, basta un rapido check di un elettricista
– più sicurezza, considerando che anche se si va a prelevare una potenza modesta (per esempio caricando a 10A sono 2,3 kw, potenza pari a quella di un ascigacapelli), lo si fa per molte ore consecutive; un caso di sezione risiscata (e/o vecchio di un paio di decenni se la casa non è nuova, con riduzione per età della sua portata nominale) nelle canaline potrebbe avere una lenta deriva termica che lo porta a scaldarsi
– meno dispersioni di corrente, specie se il cavo fa un percorso lungo sino al garage, perche se il cavo scalda o anche solo si intiepidisce, sta sottraendo un po’ di energia erogata dal contatore e che non finirà nella batteria
Lo stesso discorso, di sovradimensionare, si può valutare per la presa nel muro, se ne era parlato qui, nell’articolo e nei commenti:
https://www.vaielettrico.it/caricare-con-la-schuko-spedendo-poco-si-puo-fare-di-meglio/
Quando ho scritto in merito alle medesime problematiche, quì i vari commentatori soliti, mi hanno risposto: “la mobilità elettrica non si fermerà perché tu non puoi”… Oppure con gente che ” e ma io nella mia villa ho fatto pure il 110 gratis”.
Poi mi ritrovo lettere come questa, dove si parla di decine di migliaia di casi simili, io farei milioni vista l’urbanistica italiana.
Questo è tra i principali motivi del la bassa duffusione dell’auto elettrica in Italia dopo prezzo e salti mortali per ricaricare.
Qui si dovrebbero concentrare gli sforzi dei burocrati: la semplificazione: basterebbe che il condomino faccia fare perizia e progetto da professionista abilitato, verifica vigili del fuoco (quando fanno le cpi neanche vanno in loco oramai), cablaggio e aggiornamento tecnico della parte dell’immobile interessata a spese del condomino (quando necessario) e ovviamente comunicazione all’amministratore.
Invece bisogna fare i salti mortali.
Suvvia per il 2035 c’è ancora tempo utile per risolvere questi tecnicismi burocratici, anche se stiamo in Italia
si da noi è così per tutto non solo per la ricarica è tutto molto molto complicato quasi impossibile in tempi ragionevoli per qualsiasi stupidata occorrono anni
“Qui si dovrebbero concentrare gli sforzi dei burocrati” Non sembra che questo governo abbia sposato la causa della transizione energetica per l’abbandono delle fonti non rinnovabili.
Mancando la volontà a livello centrale, ed essendocene invece una opposta ben radicata a livello media e conseguentemente a livello disinformati/disinteressati, rassegniamoci a fare la nuova Cuba europea (a patto di avere la loro stessa sanità , però).