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Città portuali avvelenate dal biossido di azoto delle navi

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Inquinamento da emissioni navali

Città soffocate da emissioni navali che provocano “un danno certo alla salute”. Lo  dicono i ricercatori dopo un monitoraggio promosso da Cittadini per l’aria nelle città portuali italiane dove oltre le emissioni climalteranti ci sono quelle locali. Molto dannose per la salute.

Una situazione grave come denunciano i tanti comitati antismog nati nei maggiori porti italiani:  Villa San Giovanni, Napoli, Livorno, La Spezia, Genova, Savona, Chioggia (Venezia) e Ancona. Eppure ci sono 700 milioni di euro per elettrificare le banchine.

Emissioni navali in città: dati terribili da San Giovanni a Napoli

Partiamo dai dati registrati grazie alla misurazione delle emissioni navali nelle aree portuali di alcune  città italiane dove “si sono rilevate concentrazioni di biossido di azoto dannose per la salute umana sia nel nostro Paese che negli altri porti europei come Atene, Valencia e Malta“.

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Cittadini che hanno partecipato alla campagna di misurazione delle emissioni

A Villa San Giovanni, un’area portuale in cui si stimano più di 100 approdi di navi e aliscafi al giorno, nel periodo che va dal 16 luglio al 13 agosto 2023  “è stata registrata una media di 94 µg/m³ di NO2, ovvero una concentrazione quasi 10 volte più elevata della soglia annua indicata dalle nuove linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità  a tutela della salute umana e circa 4 volte quella che i ricercatori indicano a tutela della salute umana sulle 24 ore“.

A Napoli, la misurazione nell’area portuale si è svolta ad ottobre, “le concentrazioni a Porta di Massa, sono arrivate addirittura 73 µg/m³, quindi quasi due volte il vigente limite annuo di legge e tre volte la soglia giornaliera (25 µg/m³) al superamento della quale i ricercatori associano un danno certo alla salute umana. Allarmanti pure i dati raccolti dai cittadini di La Spezia, Livorno, Genova e Ancona dove le navi sostano per ore con i motori accesi a poche decine di metri dalle finestre degli abitanti.

Veleno generato dalla combustione dei motori delle navi che usano olio pesante

Il monitoraggio – si è svolto durante quattro settimane in Italia, Spagna, Grecia, Malta e Portogallo – si è concentrato sul biossido di azoto (NO2) ovvero “un inquinante che proviene dalla combustione dei carburanti fossili diesel e, in particolare, dai motori delle navi che, bruciando il cosiddetto Olio Pesante (HFO), producono quantità molto elevate di questo inquinante”.

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I dispositivi per misurare l’inquinamento

I valori dell’inquinamento sono stati rilevati tra luglio e ottobre dai cittadini di 15 città portuali. La campagna di scienza partecipata, si è svolta in Italia nell’ambito della rete “Facciamo respirare il Mediterraneo” – coordinata da Cittadini per l’aria e che raggruppa numerosi comitati e associazioni – e in Europa della coalizione europea di Ong (NABU, Cittadini per l’aria, Ecologistas en Acción, ZERO, Ornitologiki e BirdLifeMalta) che da diversi anni sostiene l’attivazione di un’Area a Controllo delle Emissioni navali nel Mediterraneo.

I danni: asma, infarti, disturbi cardio circolatori

Andiamo sul concreto, purtroppo. Cosa provoca l’esposizione al biossido di azoto? Incremento di asma, infarti, disturbi cardio circolatori e mortalità generale e alterazioni dello sviluppo cognitivo nei bambini.

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Nella foto i fumi di una nave e la rilevazione da un balcone di una casa di Livorno

I Cittadini per l’aria sottolineano: “Gli ossidi di azoto, inoltre, danneggiano le piante e le colture e rappresentano precursori dell’ozono troposferico, a sua volta altamente tossico e causa di frequenti allarmi smog nelle città portuali particolarmente nel periodo estivo in cui il traffico navale è particolarmente intenso. L’ozono è, inoltre, un gas a effetto serra che accelera il riscaldamento globale”.

700 milioni per elettrificare le banchine

Le soluzioni, secondo le associazioni, esistono: “Nel Mare del Nord e nel Mar Baltico, esistono già i limiti per questo inquinante”. Aggiungiamo noi un intervento rilevante e che porterebbe ad una riduzione significativa dell’inquinamento ovvero il cold ironing. Si tratta di elettrificare le banchine in questo modo si spengono generatori diesel e motori termici per lavorare con l’energia messa a disposizione da terra.  Un intervento necessario e su questo punto il Pnrr mette a disposizione 700 milioni di euro (leggi qui) mentre altri 500 sono stati messi a disposizione degli armatori per adattare le navi (leggi qui).  E alcuni porti stanno realizzando gli interventi. Da Genova (leggi qui) a  Livorno fino a Trieste  (leggi qui).

Il modello Msc (ricarica da terra) e Grimaldi (batteria)

Sul cold ironing  ci sono alcuni porti tedeschi e del Nord Europa che permettono la ricarica delle navi, anche da crociera. Come quella della Msc (leggi gui). Linden Coppell, direttore della sostenibilità di Msc Crociere ha sottolineato la mancanza di banchine elettriche: “Abbiamo bisogno che anche altri porti in altri mercati chiave in Europa permettano di utilizzare questo servizio il più rapidamente possibile, unendosi così ai nostri sforzi per raggiungere le zero emissioni nette entro il 2050“.

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Una nave da crociera Msc che si può alimentare da terra

E  proprio in questi giorni MSC World Europa ha inaugurato il sistema di alimentazione da terra nel porto di La Valletta a Malta: “Il primo impianto energetico da terra operativo nel Mediterraneo”. Nel comunicato che accompagna l’azione si legge: “La compagnia si impegna a utilizzare l’energia da terra ovunque sia disponibile, poiché è parte integrante del percorso dell’azienda verso operazioni a zero emissioni nette di gas serra entro il 2050. L’uso dell’energia da terra consente a una nave di connettersi alla rete elettrica locale e rimuove la necessità di mantenere acceso il motore di una nave, il che elimina le emissioni dirette mentre la nave è collegata in porto“.

traghetti ibridi
Eco Livorno Il traghetto Grimaldi a Zero Emission in Port

L’elettrificazione spegne i motori inquinanti, ma c’è anche il modello Grimaldi con le navi Zero Emission in Port (leggi qui). Siamo saliti a bordo di una nave della compagnia a Ravenna (leggi qui).

Energy Pack nautica elettrica
L’energy pack su Eco Catania della Grimaldi

Con un semplice tasto si spengono i motori, cessa completamente anche il rumore, e si attiva il sistema a batteria che si carica durante la navigazione. Bene, anche el manovresi possono fare in elettrico, ma l’autonomia è di poche ore, ma con porti elettrificati si può sempre ricaricare.

Un’area di controllo nel Mediterraneo

Con il cold ironing si elimina o si riduce notevolmente l’inquinamento in porto. Resta il problema delle emissioni in navigazione dove oggi non è ancora possibile l’elettrificazione per le navi grandi e a lunga percorrenza.  Le Ong propongono “un’area di controllo delle emissioni di azoto (NECA) per il Mar Mediterraneo”.

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Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’Aria

È un’occasione persa che la priorità di giungere al più presto all’attivazione dell’Area a Controllo delle Emissioni di NOx non sia stata messa in cima all’agenda della riunione della Conferenza di Barcellona appena conclusasi in Slovenia”. Parole di Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’aria. “Gli abitanti delle città di porto del Mar Mediterraneo si ammalano e perdono la vita a causa di pratiche avide dell’industria navale“.

L’esperto di navigazione della Ong tedesca NABU, Sönke Diesener, afferma: “Le aree di controllo delle emissioni (ECA) sono già in vigore nel Mare del Nord e nel Mar Baltico e hanno dimostrato di migliorare in modo significativo la qualità dell’aria. Si potrebbero evitare 10.000 morti premature all’anno entro il 2050. I benefici attesi per la salute superano di 4,4 volte i costi di tale misura”.

Comitati e associazioni delle città portuali

genova comitato
Una protesta del comitato No Fumi di Genova

Ricordiamo le associazioni e i comitati italiani che hanno partecipato alla campagna di misurazione della NO2 nei porti:  l’Associazione Livorno Porto Pulito, We are here Venice (in collaborazione con dei cittadini di Chioggia), Ecoistituto di Reggio Emilia e Genova, il Comitato Tutela Ambientale Genova Centro-Ovest , Italia Nostra Ancona, No Fumi Ancona, Rete Ambiente Altro Turismo La Spezia, il Gruppo Volontari Greenpeace di Napoli e il Comitato Vivibilità Cittadina di Napoli.

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3 COMMENTI

  1. Segnalo al seguente link, https://www.la7.it/tagada/rivedila7/tagada-11-01-2024-521856
    Puntata della trasmissione Tagadà su LA7, dell’11/01/2024, tema: PONTE SULLO STRETTO
    minuto 1:42:35 interviene il Sign. Raso attivista ambientalista della Città di Villa S. Giovanni, proposta di attraversamento dinamico dello Stretto di Messina con navi elettriche
    minuto 1:44:53 risposta del Presidente della Regione Calabria On. Occhiuto, “…non hanno ancora inventato le navi elettriche…” A voi un commento o un articolo sulla quaestio se ritenete opootuno anche se il tutto si commenta da sè.

  2. Pensate a chi abita nel raggio di 20-30km dalle raffinerie italiane (ed alcuni cementifici) che da inizio anni 2000 sono state autorizzate dall’all’epoca governo FI Lega AN a bruciare il PET COKE (petroleum coke) ovvero carbone di petrolio che è una delle sostante più cancerogene esistenti.

    Tutto continua, la gente si ammala (e muore) e nessuno dice niente.

    E pure quelle in pianura padana dove il vento non tira quasi mai.

  3. i combustibili pesanti per le navi contengono 3% e più di zolfo che di certo bruciato non migliora l’aria ed è velenoso forse più del biossido d’azoto. Parlando di Napoli si pregava sempre che tirasse un po’ di vento per portar via la puzza emessa dalle navi attraccate nel porto.

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