Stop a breve (pochi anni) ai velenosi fumi delle navi. Almeno nei porti, e se i progetti si trasformano in cantieri e opere. I soldi ci sono: 700 milioni di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) già assegnati a decine di scali italiani.
La ricetta? Il Cold ironing ovvero l’elettrificazione delle banchine che permettono di spegnere i generatori alimentati a combustibili fossili e far funzionare il sistema con l’energia elettrica. A emissioni zero.
In Gazzetta Ufficiale i 700 milioni
Il decreto è stato approvato il 13 agosto, ma la pubblicazione in gazzetta ufficiale è dei giorni scorsi. Gli stanziamenti ci sono e pure i progetti (particolare non secondario).
Nel bollettino troviamo quattro righe, ma abbastanza chiare e con i numeri: “Si tratta di complessivi 675,63 milioni di euro” e di questi “326,43 milioni di euro sono stati destinati alle regioni del Sud (circa 48,32%) e 349,20 milioni di euro per interventi delle regioni del Centro – Nord (circa 51,68%)“.
Cinquanta milioni al progetto “Stretto Green”

Sempre al Sud vengono dedicati 50 milioni di euro all’efficientamento energetico. Cosa vuol dire? Siamo andati a vedere nell’allegato dove scopriamo che sono fondi dedicati all’area dello Stretto, il progetto “Stretto green – transizione energetica della mobilità marittima nell’area dello Stretto”.
In concreto dei 50 milioni 30 sono destinati all’elettrificazione delle banchine portuali. Altri 20 sono destinati a un deposito costiero di Lng (gas naturale liquefatto). Sul tema, viste le esperienze nel Nord Europa (leggi qui), abbiamo scritto di una proposta per una conversione dei motori in elettrico (leggi qui). Non solo zero emissioni in porto, ma anche in navigazione.
Il ministro Giovannini: “Cold ironing essenziale per abbattere le emissioni”

Il ministro del Mims (infrastrutture e mobilità sostenibili) Enrico Giovannini pensa positivo. “Il cold ironing è essenziale per abbattere le emissioni, migliora la qualità dell’aria e riduce il rumore nei porti”. Parole offerte alla rivista ShipMag. Faranno piacere ai comitati dei cittadini di Napoli, La Spezia e altre città portuali che si battono contro il grave inquinamento prodotto nei porti.
E gli armatori? Abbiamo intervistato il presidente di Assarmatori Stefano Messina che promuove l’elettrico (leggi qui), ma punta sui finanziamenti necessari per ammodernare le flotte.
Tutti i porti interessati dai finanziamenti
Abbiamo letto l’allegato al decreto per individuare tutti i finanziamenti – oltre le banchine si elettrificano anche le gru piazzate nei moli – in milioni di euro.
Eccoli: la Spezia (17,5), Livorno (46), Piombino (16), Portoferraio (16), Civitavecchia (80), Napoli (25), Salerno (15), Gioia Tauro (2), Cagliari (33), Olbia (21,5), Golfo Aranci (2,4), Porto Torres (12,7), S. Teresa di Gallura (0,5), Portovesme (0,5), Palermo (32), Trapani (6), Termini Imerese (6), Porto Empedocle (3), Catania (56,5), Augusta (32,6), Taranto (55), Ancona (7), Pesaro (0,5), San Benedetto del Tronto (0,5), Ortona (2,5), Pescara (0,5), Ravenna (35),Trieste (24), Monfalcone (7), Porto Nogaro (7,4), Siracusa (18), Gela (1,5).
Citiamo a parte Venezia Marghera (57,6) e Venezia (32,2) dove non dovrebbe mancare l’energia a breve. Eppure il Comune punta solo sui “vaporetti” ibridi. Sarebbe da capire meglio questa scelta.
[…] Lo studio di Rina, più quello di Assormatori presentato dall’ingegnere Enrico Allieri, è stato illustrato il 28 giugno in un webinar dove è stata ribadita l’importanza della transizione energetica. Ma gli armatori sono preoccupati. Un esempio per tutti: entro il 2030 in porto le navi si devono alimentare da terra con l’energia elettrica. Ma saremo pronti con le infrastrutture? Nonostante i 700 milioni stanziati con il Pnrr. […]
[…] a terra ovvero il cold ironing. E a questo proposito con il Pnrr sono stati stanziati 700 milioni di euro per elettrificare le banchine. Tutto bene? Neanche per idea. Le autorità portuali non hanno fatto […]
Ed invece per le raffinerie di petrolio vicino a centri abitati tutto è permesso, basta che continuino a pagare le royalties multimilionare a regione, provincia ecc.
Nel momento in cui non serve più il petrolio il problema si risolve da solo. Poi c’è il problema attuale, ma l’Arpa in ogni regione dovrebbe controllare il loro operato
Carissimo qualche giorno quando ho tempo ti scrivo in privato.
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