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La rivolta dei trattori: marciano davvero contro il Green Deal?

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Con la rivolta dei trattori, gli agricoltori sono contro l’ambientalismo ideologico di Bruxelles. Un ritornello ripetuto più volte, in questi giorni, come leva contro il Green Deal. Il vero obiettivo dei tanti, non tutti, che sono saliti sui trattori in cerca di visibilità, voti, consenso. Eppure la transizione ecologica in tante aziende green anticipa i provvedimenti dello Stato e dell’Unione europea. Cerchiamo di capirne di più.

Rivolta dei trattori/ I motivi della protesta

Se con la rivolta dei trattori alcune organizzazioni di imprenditori agricoli hanno orientato la protesta verso Bruxelles, in tanti, non senza accuse reciproche, hanno puntato su Roma perché uno dei motivi che ha alimentato la protesta è la fine dell’esenzione Irpef sul diritto di superficie in vigore dal 2017 e ora ripristinata con la legge di Bilancio 2024. E’ una tassa da quasi 300 milioni, decisa a Roma non a Bruxelles.

Lasciare il 4% dei terreni incolti per beneficiare degli incentivi della Politica Comune europea (Pac)? Sì, questa è una decisione della Ue e ha innescato la rivolta dei trattori in tutta l’Europa. Ora la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha fatto retromarcia. Ma non totale, bensì solo una deroga.

compromesso 2035
La presidente della Commissione UE, Ursula Von Der Leyen.

Hanno ragione gli agricoltori? Sicuramente c’è un impatto economico, ma non dimentichiamo che le rotazioni sono storia antica e assicurano una maggiore fertilità dei suoli oggi sempre meno produttivi. Insomma, bisogna comunque spendere per curare la terra.

La riduzione dei fitofarmaci o pesticidi – termine adottato a seconda della diversa scuola di pensiero a cui si appartiene – con la strategia Farm to Fork 2030 è impegnativa e prevede il taglio fino al 50% dell’impiego di questi prodotti. Una scelta che fa paura a tanti soprattutto in questi ultimi anni dove le piante da frutta o i pomodori, per fare un esempio, devono lottare con nuovi piccoli ma letali nemici.

Qui le istituzioni europee hanno fatto un passo indietro come nei mesi scorsi con il regolamento sugli imballaggi in plastica per l’ortofrutta. Senza dimenticare le polemiche sulla carne coltivata, la farina d’insetti e il nutriscore.

fotovoltaico
Le aziende possono alimentare i veicoli con l’energia auto prodotta

Ma il 71% delle imprese ha investito sulla transizione eco energetica

La contrapposizione c’è, la paura del cambiamento anche ma allo stesso tempo possiamo testimoniare che sono veramente pochi gli agricoltori che negano i cambiamenti climatici.

Non solo sono consapevoli della nuova e terribile normalità climatica ma investono per mitigarne gli effetti. Un recente studio di Nomisma parla chiaro: “Negli ultimi anni, il 71% delle imprese agroalimentari ha già effettuato investimenti per la transizione eco-energetica e un altro 13% è in procinto di farli, primariamente con l’obiettivo di ridurre i consumi energetici (oltre una su due), che tanto pesantemente negli ultimi anni hanno inciso nell’attività aziendale, o trarre beneficio dalle energie alternative“.

In cosa hanno investito? Sempre da Nomisma: “La digitalizzazione a supporto della produzione agricola è già una realtà e l’integrazione con macchine agricole e strumenti rendono l’attività produttiva più sostenibile: il 32% delle aziende agricole intervistate ha dichiarato infatti di utilizzare macchine con guida assistita o semi-automatica con GPS integrato (55% nel tabacco), un 25% di avere centraline meteo aziendali e, nel 19% dei casi, sistemi per il supporto alle decisioni per la difesa fito-sanitaria, a dimostrazione di come gli investimenti negli strumenti tecnologici e digitali siano ritenuti fondamentali per rendere la propria impresa non solo più performante, ma anche più sostenibile“. Chiaro il legame: più sostenibili, più competitivi.

L’ overbooking dei bandi per agrivoltaico e agricoltura 4.0

A novembre scorso si è chiuso uno dei bandi per l’agrisolare, non a terra ma sui tetti delle aziende agricole, con un vero e proprio overbooking.

Il bando, con risorse del Pnrr per oltre 1 miliardo, ha fatto boom (leggi qui). Il pieno di domande. Visto il successo sono stati recuperati altri 850 milioni per le imprese agricole. Le rinnovabili, insomma, piacciono in agricoltura e la misura finanziava pure accumulatori e colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici.

Preso d’assalto anche il bando Ismea

Ma non è finita qui. Un altro bando preso d’assalto è stato quello Ismea dedicato sempre all’innovazione, finanziamento di macchine green e di strumenti per la riduzione dei consumi di fitofarmaci/pesticidi, con ben 75 milioni prenotati in quattro ore (leggi qui).

Ora è il turno dei 21 bandi, sempre fondi del Pnrr, dedicati ai trattori a basse emissioni, elettrici e a biometano, e strumenti per ridurre i consumi di acqua e di chimica in campo. Iniziative dell’Unione Europea, all’interno del Green Deal, accolte bene dagli agricoltori.

agricoltura elettrica
Robot One in campo con il laser per evitare l’uso della chimica

Nei giorni scorsi abbiamo visitato i pereti distrutti dall’alluvione in Romagna (leggi qui). Si riparte e con impianti progettati per ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici e sono state mostrate con orgoglio le macchine elettriche acquistate. Non solo per un piccolo contributo alla riduzione delle emissioni climalteranti, ma per la salute degli stessi lavoratori grazie a macchine con meno vibrazioni, rumore e velenoso gas di scarico da respirare.

L’agricoltura che coltiva la transizione

C’è chi fa la corte agli agricoltori per abbattere il Green Deal e le politiche vero la transizione ecologica ed energetica, ma sul campo e nei campi sono tante le aziende che credono nella necessità di una svolta verso tecnologie alimentate da energie rinnovabili e quest’ultime, se possibile da produrre in azienda.

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Phoenix
Vesper
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23 COMMENTI

  1. A leggere questo articolo sembra che gli agricoltori, ma è un termine riduttivo, siano gente senza una morale che vuole solo fermare l’avanzata di un futuro sostenibile per i propri interessi ed invece è tutto il contrario.
    Si cita l’introduzione dell’elettrico in agricoltura, pannelli solari e tutto il resto ma questo gli agricoltori lo fanno già.
    Diversa la questione che ti impone regole per fare l’agricoltore in Europa ma non ti tutela nella vendita del tuo prodotto sul mercato rispetto a chi produce senza quelle regole.
    Che ti chiede di non coltivare e non di ruotare le culture.
    Di fare ingenti investimenti per la transizione ecologica, investimenti che quelle leggi però non consentiranno mai di far rientrare.
    Invece di promuovere insetti e carni sintetiche l’Europa dovrebbe tutelare le proprie produzioni come dovrebbe fare anche nel campo dell’automotive.

    • Si dice proprio il contrario ovvero che gli agricoltori – si cita il 71% di aziende che investono in rinnovabili -stanno puntando nella transizione energetica e si portano ad esempio i successi dei bandi del Grean Deal. Ci sono invece tanti che vogliono strumentalizzare la protesta per altri fini.

  2. articolare senza sapere è la premessa per fare cattivo servizio.

    71% ha fatto cosa? non si sa.. ha investito in transizione eco-energetica: cioè?
    altro 13% in procinto di..? come sopra

    guida assistita e/o semiautomatica dove? perché l’agricoltura non è una cosa unica: ci sono attrezzature da poche migliaia di euro (orticoltura?) a decine e/o centinaia di migliaia (campo aperto).
    se non c’è ritorno monetario le aziende falliscono e poi si importa dall’africa o dal sudamerica..
    in italia sono normati e controllati molto più che in altri paesi, e questo ha un costo non percentuale

    • Senza sapere? Non ho citato il circolo della caccia ma Nomisma che non ha bisogno di presentazioni. Ma abbiamo scritto tanti articoli sul tema. Per esempio nel 2022 l’agricoltura 4.0 italiana ha sfondato il muro dei 2 miliardi di euro 2, +31%. E si spendono da poche migliaia di euro a centinaia di migliaia, dai droni ai sensori. C’è ampio catalogo. Qui l’articolo dell’anno scorso. Poi non capisco il senso del suo commento, mi scusi ma mi sembra inutile https://www.vaielettrico.it/droni-robot-agricoltura-4-0-sono-lantidoto-alla-siccita/

      • parlo di numeri reali, non percentuali fini a se stesse..
        71% di quanti?
        32% di quanti?

        droni e sensori zappano, arano, potano, tagliano, cimano, raccolgono, ammucchiano, trasportano, concimano, trebbiano, fanno piovere ecc? no.
        il loro “indispensabile” aiuto (agricolturona 4.0) quindi rimane ai produttori che le creano.. gli agricoltori continuano a vedere il tempo quando aprono le persiane.

        più che altro si legge che è una protesta fittizia con scopi “sommersi”, che è un’opinione (da provare a meno che non si scriva per il fattone quotidiano)..

        i burocrati/professori che fanno “studi” e stime (stima = forse sul potrebbe essere) ma che non hanno mai visto dal vivo un pezzo di terra ne fatto un giorno di lavoro sul campo andrebbero interdetti..
        qui ci sono persone che obbligano gli esperti a svolgere il lavoro come dicono loro.

        • @ernesto
          veramente….lascia stare…

          ti sei infognato in discorsi di cui EVIDENTEMENTE non conosci granchè:
          “…gli agricoltori continuano a vedere il tempo quando aprono le persiane….”
          basta questa per capire che non hai la più pallida idea di come funzioni oggi in una azienda agricola medio-grande gestita da trentenni.

          veramente: informati un po’, non fare l’umarell, eviti figuracce.
          su una cosa hai ragione: parlare con cognizione di causa sapendo di cosa si parla.
          per questo ti dico: lascia stare.

        • Non capisco il senso del commento, ci sono più ricerche, non solo Nomisma, che certificano l’aumento esponenziale degli investimenti in sostenibilità. I bandi del Pnrr e non solo sono presi d’assalto. Questa è la realtà. Poi chiaro ci sono molti anziani, ma neanche tutti, che magari hanno 2/3 ettari e gli viene difficile investire. Il problema è la mancanza di aggregazione, soprattutto in alcune regioni, ma non mancano consorzi che mettono insieme le forze e fanno investimenti anche per i piccoli coltivatori.

  3. Come in tutte le cose bisogna essere del settore per capire i problemi e il perché si fanno le proteste. Fatta questa premessa da agricoltore posso dire che non è contro il green deal che si protesta, ma come viene imposto.
    Se io produco un prodotto con certe caratteristiche deve essere pagato per quello che è.
    Se mi viene imposto un prezzo sottocosto come posso andare avanti?
    L’ incolto è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, non c’entra niente con la rotazione e non aiuta ad aumentare la fertilità del terreno, anzi c’è il rischio che abbia l’effetto contrario, di sicuro c’è che porta ad un aumento esponenziale delle infestanti, che saranno sempre più difficili da controllare visto che dobbiamo ridurre l’uso dei fitofarmaci…….e allora? Come la risolviamo?
    Poi c’è la burocrazia che sta rasentando la follia, ormai prima di fare qualsiasi cosa bisogna consultare un tecnico, alle volte anche due, e compilare documenti anche per le cose più banali.
    Ci sarebbe veramente tanto da discutere e non è certo un sito di informazione sulla mobilità elettrica il luogo adatto per farlo.
    Per essere arrivati a protestare così massicciamente vuol dire che veramente non ce la facciamo più, dovete capire che la maggior parte di noi hanno stalle e campi, gli animali devono essere accuditi tutti i giorni, pensate a cosa vuol dire mollare tutto per andare a fare manifestazioni…….

    • Assolutamente solidale

      Da completo profano, l’unica cosa che mi balza da sempre all’occhio e che risulta veramene inaccettabile è il “Delta” fra prezzi all’ingrosso e prezzi al consumo.
      E mi creda: ho esperienze dirette e indirette di commercio, produzione e quant’altro, in ultima analisi è ovvio e sacrosanto che in una filiera tutti ci debbano guadagnare. Chi produce e chi vende.
      Ma così ci guadagna solo chi vende.
      Sul resto non mi esprimo, ho le mie idee, ma come detto valgono poco co nulla perchè sono totalmente a digiuno della materia

    • Da ex agricoltore( metà della mia vita!…poi sono scappato a lavorare nell’industria) e anche ex dirigente…ho perso il conto delle manifestazioni a cui ho partecipato, una volta anche a Bruxelles…piena solidarietà e appunto non è questa la sede x entrare nei dettagli. Per quello che ho visto e vedo sono proprio gli agricoltori ad essere molto attenti alle nuove tecnologie e…non si divertono affatto quando è necessario fare un intervento coi fitofarmaci…anche perché sono “ spese” di cui farebbero volentieri a meno. Oggi si interviene solo quando è necessario!! A chi rinfaccia ( che vergogna!! ) x esempio all’ On Di Pietro che non è obbligato da pensionato a fare il coltivatore faccio notare che se non ci fossero tanti pensionati a prendersi cura del territorio (specie collinare ) quando arrivano le alluvioni poi non bisogna meravigliarsi se viene giù tutto!! Ricordo la situazione iniziale creatasi con le mascherine…se fosse x me fermerei tutto x un anno…senza seminare niente…poi vediamo cosa succede…ricordiamoci che si può girare in bicicletta ma, la pancia andrebbe rifornita tutti i giorni…in caso di carenza voglio veder gli altri paesi ci vendono i cereali e tutto il resto!

    • Grazie Emanuele della sua testimonianza e, per quello che vale, sono solidale alla vs protesta contro gli eccessi di burocrazia e compressione dei profitti o aumento delle perdite.
      Sono invece dispiaciuto dell’uso politico strumentale contro il Green Deal che avrà i suoi limiti ma dovrà essere affinato.

      Dato che qui è pieno di informatici, si può fare un’app che invece di segnalare la colonnina più vicina segnala l’azienda agricola che vende a km guadagnandoci di più mentre anch’io risparmio? (Per i diritti mi accontento di una cassetta di frutta e verdura alla settimana)

      • ci sono i “GAS” (gruppi di acquisto solidale)… i mercatini locali
        degli iscritti a Confagricoltura e CIA …

        Ho la fortuna di abitare in una piccola città … e di frequentare settimanalmente la costa toscana, piena di queste sante aziende; ci compro i prodotti (anche se più cari dei supermercati, a volte) perché il gusto di frutta e verdura è impagabile .. e umanamente ci tengo che continuino il loro benedetto lavoro.

        • Vero, saltuariamente ho acquistato arance siciliane o birre tedesche da un amico in una gas.
          Tutto molto buono ma anche costoso (l’ho fatto come beneficenza per la scuola e le aziende)

    • ” dobbiamo ridurre l’uso dei fitofarmaci…….e allora? Come la risolviamo?” mi sembra sia stato risolto, pesticidi a gogo e via andare, dopo la retromarcia della UE. Tassisti,spiaggisti,trattoristi ognuno a difendere la propria tribù intanto via di PFAS e smog e amen!

      • Ogni tanto vedo Geo, fanno servizi su agricoltori che sembrano marziani rispetto ai trattoristi inferociti, no pesticidi, riscoperta di grani antichi, cura del territorio e rispetto degli animali, ovvio che ha un prezzo tutto questo e per gli agricoltori e per i consumatori finali. Ma ormai è una lotta tra fazioni come dicevo sopra per accaparrarsi maggior benessere (finto benessere ovviamente) possible…

  4. Da quel che so io i pesticidi si stanno ritorcendo anche contro di loro in quanto vanno a danneggiare anche gli insetti utili che provvedono gratuitamente all’impollinazione.

    Quindi, ricapitolando:

    – gli imballaggi NO;
    – i motori termici NO;
    – il petrolio NO;
    – i pesticidi NO.

    ma:
    – caldo torrido SI (con morti per colpo di calore);
    – grandine abnorme SI;
    – siccità SI;
    – alluvioni frequenti SI;
    – malattie rivenienti dalla filiera fossile SI;

    Alla fine per l’egoismo ci rimetteremo tutto tutti.

    • ma la frutta/verdura al banco vogliamo che sia bella se no non la compriamo..
      anzi, qualche intelligente si compra la finto-sana (bio) a 3 volte il prezzo 👌

      • E pure il gasolio, bruciandolo contribuiscono pure loro al riscaldamento globale, i loro terreni diventeranno sempre più aridi ed alla fine ci potranno solo fare i castelli di sabbia.

        Secondo me il vero problema degli agricoltori è la grande distribuzione che li strozza costantemente mettendoli in concorrenza con le produzioni provenienti da paesi stranieri a basso prezzo.

  5. Fondamentalmente la difficoltà e, spesso, la paura ed impreparazione ad affrontare le varie problematiche (ed opportunità) indicate nell’articolo sono -IMHO- anche conseguenza della fortissima frammentazione europea delle aziende agricole, quasi sempre a carattere familiare.

    Se fossero organizzati (come spesso nella distribuzione e lavorazione dei loro prodotti) in Consorzi -grandi! non locali/comunali- e Imprese a carattere nazionale sarebbero sicuramente strutturati per affrontare tutte queste tematiche .. ma avrebbero anche molta più “forza contrattuale” in caso di contrasti con i vari livelli di legislazione (italiana ed europea), oltre che contrastare meglio la concorrenza estera (talvolta esente dalle stringenti normative) , ma che spesso è costituita da entità di scala molto più grande..

    • “(…)
      Se fossero organizzati (come spesso nella distribuzione e lavorazione dei loro prodotti) in Consorzi -grandi! non locali/comunali- e Imprese a carattere nazionale sarebbero sicuramente strutturati per affrontare tutte queste tematiche
      (…)”

      Le O.P. (Organizzazioni di Produttori), son culo e camicia con la GdO, e i loro soci piccoli sono instradati in un ingranaggio che li stritola.

      Il meccanismo è lo stesso che stritola i gestori delle pompe di carburante.

      • La necessità di aggregazioni più grandi per abbattere i costi produttivi vale in qualunque settore ( industriale – automobilistico -) e pure agricolo ….
        Se poi “funziona male” ….
        (non sempre i “sindacati” fanno gli interessi dei loro “rappresentati )

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