Tanto baccano per un’auto elettrica fuori uso durante l’alluvione in Romagna quando sono migliaia i veicoli termici buttati via. La Regione Emilia Romagna offre il ristoro, a diposizione 27 milioni. Intanto gli agricoltori con i campi danneggiati dall’acqua riprendono le attività acquistando macchine da lavoro elettriche. Alla faccia delle fake news.
Un cimitero di auto e moto termiche, 27 milioni di ristori
Una vera e propria strage di auto e moto termiche con l’alluvione. Parlano i numeri di un bando della Regione Emilia Romagna che mette a disposizione ben 27 milioni, soldi raccolti con il programma “Un aiuto per l’Emilia-Romagna”.
Una misura molto gradita visto che dal 31 ottobre ad oggi sono state presentate circa 5.300 domande, per un totale di contributi richiesti pari a 17,8 milioni. La maggior parte, 3.461 riguardano la provincia di Ravenna, segue quella di Forlì-Cesena con 1.664 richieste e poi tutte le altre.
Un aiuto consistente: contributi fino a 5mila euro per sostituire le auto e 700 euro per i ciclomotori o motocicli, e fino a 2mila euro per ripararli.
Numeri consistenti ma che non hanno neanche lontanamente lo stesso eco mediatico provocato della Nissan Leaf presente in un concessionario in provincia di Ravenna, bollito.
Gli agricoltori ripartono con l’elettrico
Nelle zone alluvionate, dunque, non esiste la paura dell’elettrico. Anzi. Nei giorni scorsi abbiamo visitato i campi della Cooperativa Agricola Massari a Conselice, hanno permesso con gran generosità l’allagamento dei terreni coltivati per creare meno danni all’abitato, dove saranno investiti alcuni dei fondi raccolti dai clienti della Coop.
Ebbene grazie a questi finanziamenti si riparte, si sta ricostruendo il pereto distrutto e si vuole impiantarne uno nuovo, con i veicoli elettrici. In concreto tre carri elettrici per la raccolta della frutta (della N.Blosi)e il sollevatore e-worker della Merlo (leggi qui).
“Una scelta per andare incontro all’innovazione e salvaguardare anche l’ecosistema – spiega a Vaielettrico il tecnico della coopera Fabio Zannoni-. Senza dimenticare altri benefici come la riduzione delle vibrazioni e del rumore, ma anche i fumi. Ricordo che le persone quando raccolgono la frutta stanno sul mezzo per 7 o 8 ore al giorno“. Sostenibilità e salute dei lavoratori.
Si parla sempre più spesso di frutteto elettrico perché si punta ad usare solo energia rinnovabile auto prodotta in azienda con fotovoltaico o agrivoltaico. Un obiettivo da raggiungere per la cooperativa. Al momento si usa quella della rete. “Per la ricarica il sollevatore ha bisogno di circa 7/8 ore, un po’ meno i carri. Abbiamo le colonnine nel centro aziendale“.
L’autonomia? “Si riesce a coprire il turno di lavoro. I carri potrebbero fare circa 9/10 ore, dipende anche dalle condizioni del terreno“.
Gli agricoltori conoscono bene la drammaticità dei cambiamenti climatici viste le centinaia di milioni persi dal settore a causa delle diverse emergenze climatiche, non solo l’alluvione. La ricostruzione si basa su progetti che permettano la convivenza con quella che non è più un’anomalia ma una nuova normalità.
Con il progetto della Coop si sta investendo oltre che sui veicoli elettrici, su reti di copertura per difendere le colture, su sistemi automatizzati con sensori che entrano in attività durante le gelate, sull’adottare varietà più resistenti al clima e diversi altri interventi.
Giampietro Sabbatani, direttore Cab Massari, ha sottolineato la coerenza dell’intervento con la filosofia della cooperativa: “Abbiamo sposato da trent’anni i progetti di agricoltura biologica ed integrata. Con tanti ettari di zone umide rinaturalizzate, boschetti e siepi“. La tutela della biodiversità a cui si sposa la scelta elettrica.
Si sta, dunque, pagando il conto per le conseguenze di un clima caratterizzato da eventi estremi che stanno segnando pesantemente il settore.