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Decreto Clima, fra noi e Berlino il rapporto è uno a cento

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joe biden

Il Decreto Clima di Angela Merkel stanzia 50 miliardi di euro in tre anni, 100 entro il 2030. Quello approvato giovedì dal Consiglio dei ministri italiano stanzia di qui al 2021 appena 450 milioni. Meno di un centesimo.

La protesta degli ambientalisti: vergogna

Entrambi hanno l’obiettivo di rispettare gli obblighi europei in tema di qualità dell’aria previsti dalla direttiva 2008/50/CE. Ma la sproporzione delle risorse in campo e la diversa incisività nell’aggredire gli interessi delle lobby degli inquinatori qualificano l’intervento italiano come una falsa partenza. Un «non piano» secondo il movimento italiano Friday for future.

Angelo Bonelli

Il documento dell’assemblea del movimento a Napoli la settimana scorsa recitava: «Pretendiamo l’obiettivo emissioni zero entro il 2030 per l’Italia.  La decarbonizzazione totale entro il 2025». Il Decreto Clima manca entrambi gli obiettivi.

Una «vergogna», secondo Angelo Bonelli dei Verdi. Se è «un primo passo», come ha detto il ministro per l’Ambiente Sergio Costa, è davvero timido.

Decreto Clima “dimagrito”: da 14 a 11 articoli

Gli articoli del Decreto Clima sono scesi da 14 a 11. E’ sparito il cosiddetto Eco-Cipe, il comitato interministeriale sui cambiamenti climatici e la qualità dell’aria presso il Cipe.  Avrebbe dovuto coordinare e armonizzare le politiche economiche in chiave ecologica. E’ stato tagliato l’articolo sulla velocizzazione della pianificazione sul trattamento dei rifiuti. E’ scomparsa anche la campagna di informazione ambientale nelle scuole «#iosonoAmbiente».

Rottamazione sì’, ma addio all’auto

Restano  il «buono mobilità» con stanziamento di 255 milioni di euro (5 per quest’anno e 125 per i due successivi). È stato istituito un fondo di 40 milioni di euro per la realizzazione delle corsie preferenziali in città e 20 milioni di euro per accompagnare gli alunni nelle scuole elementari e medie a bordo di scuolabus ibridi, elettrici o non inferiori a «euro 6». Trenta milioni di euro saranno destinati alla piantumazione, al reimpianto degli alberi e alla creazione di foreste urbane e periurbane nelle città metropolitane. Saranno aumentati i poteri dei commissari che si occupano delle bonifiche delle discariche abusive e della depurazione delle acque per affrontare il problema delle infrazioni ambientali; venti milioni saranno destinati ai commercianti (fino a 5 mila euro per ciascuno) per la realizzazione di «Green corner» per la vendita di prodotti sfusi.

 

L’incentivo è per pochi nel Decreto Clima

Il «buono mobilità» è in realtà una rottamazione atipica. E’ destinato ai cittadini che risiedono in comuni che superano i limiti di emissioni inquinanti indicati dalla normativa europea sulla qualità dell’aria. Consiste in un contributo di 500-1.500 euro per chi rottama rispettivamente un motociclo fino alla classe Euro 2 e Euro 3 a due tempi o un’auto fino alla classe Euro 3. Questo entro il 31 dicembre 2021 e senza sostituirlo con un altro mezzo di trasporto a motore. Potrà infatti essere usato solo per acquistare abbonamenti di trasporto pubblico locale o biciclette anche a pedalata assistita. Il buono può essere utilizzato entro i successivi 3 anni anche da familiari dell’intestatario del veicolo rottamato. Non entrerà a far parte del reddito disponibile, quindi non sarà tassato.

Va da sé che ne potrà usufruire un numero limitatissimo di cittadini, in possesso di un veicolo di valore zero e senza necessità di rimpiazzarlo. Non avrà nessun effetto di stimolo per il mercato auto e moto elettrici, quindi non stimolerà investimenti produttivi e in ricerca e sviluppo delle case automobilistiche. Una buona idea, a nostro parere, sarebbe stata quella di inserire incentivi alla conversione in elettrico di vecchi veicoli termici inquinanti.

I taglio ai sussidi inquinanti? In Legge di Bilancio

Nella versione iniziale il Decreto Clima conteneva un impegno al taglio lineare dei sussidi ambientalmente sfavorevoli (SAD) pari al 10% annuo, fino ad arrivare all’azzeramento entro il 2040. Le risorse così ottenute sarebbero andate per il 50% ad alimentare un fondo per finanziare lo sviluppo dell’economia green. Erano gli interventi più incisivi (e in linea con quelli tedeschi) ma anche quelli più scottanti. Infatti a seguito delle reazioni delle lobby degli idrocarburi e dei trasportatori sono stati cancellati  (vedi). O meglio, rinviati ad una formulazione anno per anno inserita nella legge di Bilancio. Nella Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza (Nadef) il governo ha effettivamente previsto una riduzione per l’anno prossimo di 1,7 miliardi. Resta da vedere come sarà tradotta in legge durante l’iter di approvazione della Finanziaria.

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2 COMMENTI

  1. In fatto di “mobilità sostenibile” il DL farebbe ridere se non ci ricordasse la sciagura di essere governati da persone capaci di concepire un testo così. Una osservazione fra le tante che si potrebbero fare: mandare i figli a scuola con scuolaBUS elettrici, ibridi o Euro6, Ma lo sanno gli autori del DL che la maggior parte dell’inquinamento atmosferico da veicoli viene prodotta DALLE RUOTE GOMMATE, e non dai motori ? Evidentemente no,

    • I miglioramenti netti, drastici esistono solo nei sogni. Nella realtà, noi siamo capaci solo di migliramenti progressivi, a passi discreti. Chi promette soluzioni semplici e “finali”, storicamente vende fumo ed ha altri obiettivi.

      Il passaggio ai motori elettrici su veicoli dotati di sistemi di “frenata rigenerativa” annulla, o attenua 2 (+1) delle fonti di inquinamento/avvelentamento dell’aria degli attuali veicoli con motore a combustione interna:

      (1) emissioni di gas e particolato residuo della combustione del carburante fossile
      (2) emissione di particolato dovuto a usura di pastiglie e dischi/tamburi freni (parziale)
      (3) dispersione anomala di liquidi degli impianti di lubrificazione, raffredamento, frenanti (parziale)

      Per i problemi seguenti, invece, il motore elettrico non porta contributi migliorativi

      (A) usura degli pneumatici
      (B) risollevamento della polvere a terra

      Tuttavia, per ridurre (A), nessuno ci vieta di sollecita Pirelli, Continental, Dunlop etc. a trovare mescole più “collose”, meno facilmente trasformabili in polvere etc.

      Analogamente, per ridurre (B), il primo pensiero che mi viene in mente e che sarà pure naïf, sarebbe quello di chiedere alle amministrazioni comunali di lavare più spesso le strade? Servirebbe? Non so.

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