Nella prima giornata del Global Climate Strike che ha portato in piazza milioni di giovani in quasi tutti i Paesi del mondo, la vera “scossa” all’economia del petrolio l’ha data Angela Merkel. Il suo piano contro la crisi climatica, un volume di 64 pagine costato mesi di trattative fra gli alleati di governo, mette sul piatto 100 miliardi di euro nei prossimi dieci anni.
In larga parte destinati ai trasporti, che in Germania dovranno rapidamente convertirsi dagli idrocarburi all’elettricità. Un piano che la Merkel ha esplicitamente dedicato a Greta Thunberg e al suo movimento.
Un piano globale, trasporti, edilizia, rinnovabili
Il Piano per la Protezione del Clima _ questo la dizione esatta _ vale 54 miliardi da qui al 2023 e altri 46 fino al 2030, per un totale, appunto, di 100 miliardi. Sarà interamente finanziato dal surplus di bilancio, quindi senza deficit. Anche perché una buona fetta delle risorse necessaria ad incentivare la svolta green della Germania deriveranno da aumenti delle tasse sui consumi inquinanti.
Lacrime e sangue per chi inquina
Per esempio saranno supertassati i voli aerei per finanziare lo sviluppo dei treni e aumenteranno le imposte su benzina e gasolio per sostenere la diffusione dei veicoli elettrici. L’esecutivo di Grande Coalizione tra Cdu/Csu e Spd ha siglato l’accordo dopo una maratona negoziale di 18 ore ininterrotte. Le difficoltà nel raggiungere l’intesa si spiegano con le “lacrime e sangue” chieste ai cittadini e alle aziende che inquinano.
E chi investe sull’EV ringrazia la Merkel
Dall’altra parte si fregheranno le mani tutti coloro che già hanno scommesso sulla e-mobility. Come la VW, in particolare, che forse già conosceva le intenzioni della Merkel quando aveva lanciato il suo mega piano elettrico.
Le promesse elettriche delle Case auto (fonte Onu)
Marca | Target di vendita in milioni. Tra parentesi la % di elettrificati | Investimenti in miliardi di dollari | modelli elettrificati |
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BMW | 0,4-0,6 (15%) entro il 2025 | 2,.4-3, 1 | 25 modelli, 12 BEV entro il 2025. |
BAIC | 1.3 (100%) entro il 2020 | 3,2 | Non disponibile |
GM | 1 (12%) entro il 2020 | Non disponibile | 10 modelli in Cina nel 2020, e 20 BEV nel 2023. |
Daimler | 0,1 nel 2020 | 13,4 | 40% dei nuovi modelli nel 2020. 10 nuovi modelli EV entro il 2022. |
Ford | Non disponibile | 11,8 | 28 nuovi modelli elettrificati entro il 2022. 70% in Cina entro il 2025. |
Hyundai-Kia | Non disponibile | 21,4 | 31 modelli nel 2020, e 38 entro il 2025. |
Mercedes | 0,4-0,6 (15%) entro il 2025 | 13 | Tutti i modelli elettrificati entro il 2022. 15-25% BEV entro il 2025. |
Renault-Nissan-Mitsubishi | 3 (30%) entro il 2022 | 9.5 | 12 modelli full electric entro il 2022 |
Tesla | 1 (100%) nel 2020 | 4-5 | 10 modelli inclusi camion e van entro il 2030. |
Toyota | 2 (25%) nel 2025 | Non disponibile | 10 modelli elettrici entro il 2025. |
Volkswagen | 2-3 (20-25%) entro il 2025 | 51,15 | 80 nuovi modelli elettrici entro il 2025, e 30 EV nel 2020. |
Volvo | 1 (100%) by 2025 | Non disponibile | 5 modelli elettrici nel 2021. |
Il pacchetto di misure spazia a 360 gradi. Oltre alla mobilità, coinvolge l’edilizia, i sistemi di climatizzazione degli edifici, lo sviluppo delle fonti rinnovabili. Tutto attraverso un mix di aumento di alcuni prezzi, nuovi investimenti, deduzioni ed agevolazioni fiscali, divieti, sussidi, incentivi normativi ed economici.
86 miliardi vanno in ferrovia
Agli investimenti diretti del governo federale si aggiungeranno quelli delle società pubbliche. Governo e Deutsche Bahn, per esempio, investiranno 86 miliardi di euro per rinnovare la rete ferroviaria entro il 2030.
Gli obiettivi del Piano Merkel alzano l’asticella rispetto agli impegni già presi in precedenza, sui quali il governo ammette di essere in ritardo. Per recuperare il tempo perduto la Germania prevede ora di ridurre le emissioni di gas serra del 38% entro il 2030 rispetto al 2005. Finora era stato quello di tagliare del 55% le emissioni di gas serra entro il 2030 rispetto però ai livelli del 1990. Il 2030 è solo un “obiettivo intermedio”: quello finale è nel 2050, con la totale decarbonizzazione dell’economia tedesca.
“Oro alla patria” con i Green Bond?
Il Piano ha anche un obiettivo non detto e squisitamente politico: arginare l’avanzata dei movimenti ambientalisti (la cui forza si è vista anche ieri nell’oceanica manifestazione sul clima alla Porta di Brandeburgo, a Berlino) che stanno gonfiando il partito dei Verdi tedeschi. Infine un obiettivo puramente economico: rilanciare la locomotiva industriale tedesca, appena entrata in recessione tecnica.
Per non aumentare il rapporto debito/Pil (la Germania rispetta in pieno il parametro europeo con un livello inferiore al 60%) le risorse verranno raccolte attraverso la creazione di speciali fondi per l’energia e per il clima, fuori dal perimetro della pubblica amministrazione.
Il ministro dell’Economia Peter Altmaier propone per esempio di istituire una “Fondazione dei Cittadini per Proteggere il Clima” (Bürger-Stiftung Klimaschutz) capace di iniettare nel sistema fino a 50 miliardi, «mobilitando soprattutto i capitali privati».
Gli “azionisti” di questa sorta di spv (special purpose vehicle o trust) potranno essere persone fisiche e giuridiche, cittadini, associazioni, aziende, sindacati: la sottoscrizione di capitale dovrebbe spaziare da un minimo simbolico di 5 euro a un massimo di 10 milioni ma il peso sarà uguale per tutti, nel senso che chi investirà di più non avrà più diritti di voto. Lo Stato federale parteciperà, una tantum, al capitale, per 5 miliardi. E questo dovrebbe evitare che Bruxelles computi l’importo dei Green Bond che emetterà nel totale dell’indebitamento pubblico.
Bruxelles potrebbe fare uno “sconto”
Attraverso l’emissione di Green Bond la Fondazione dovrebbe raccogliere capitali da erogare come prestiti senza interessi a cittadini e imprese con progetti mirati esclusivamente alla riduzione delle emissioni di CO2. I nuovi Bond avrebbero durata decennale e renderebbero il 2% netto, cifra stratosferica in un Paese dove i Bund sono negativi (-0,60%). Il differenziale sarebbe coperto da erogazioni annuali dello Stato tedesco.
Questa alchimia finanziaria se Bruxelles adotterà la proposta lanciata tra gli altri dal neo commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni. Prevede di scorporare gli investimenti pubblici sulla sostenibilità dal calcolo del rapporto debito/Pil.
E in Italia s’ incaglia il Decreto Clima
Un’ apertura del genere da parte di Bruxelles potrebbe agevolare anche l’iter del Decreto Clima in Italia. Il dl fortemente voluto dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa doveva arrivare ieri in Consiglio dei Ministri ma è stato bloccato per “problemi di copertura“. Gran parte della copertura doveva venire dalla progressiva soppressione, da qui al 2040, dei sussidi e delle agevolazioni fiscali concessi ad attività inquinanti (16,8 miliardi di euro annui). Le proteste di trasportatori, agricoltori e pescatori, subito sposate dal Lega e Forza Italia, hanno però fatto breccia in entrambi i partiti di governo. L’approvazione slitta ora alla prossima settimana, quando si avranno anche le prime cifre attendibili sulla legge di Stabilità. Ma così il governo italiano si presenterà al Summit Onu sul cambiamento climatico, lunedì al Palazzo di Vetro, senza nulla in mano. E il contrasto con la Germania è sempre più stridente.
Se ho capito bene, la Merkel ha avuto la stessa bella pensata di Macron, che rincarando i carburanti per favorire il Gruppo Renault, Nissan, Mitsubishi a spese degli automobilisti- e non per far diminuire le emissioni di CO2, come aveva ipocritamente dichiarato – si è tirato addosso la rivolta dei gilet gialli e diverse altre rivendicazioni sociali .
Se davvero essa avesse voluto fare il bene del Clima, avrebbe dovuto far chiudere qualche miniera tedesca di carbone e far SUBITO chiudere (non nel 2038) almeno qualcuna delle 84 (ottantaquattro) centrali elettriche a carbone che ancora funzionano in Germania ( https://en.wikipedia.org/wiki/Energy_in_Germany#Coal_power ).
Da che mondo è mondo tutti i governi usano la leva fiscale per incoraggiare i consumi socialmente positivi (sanità, istruzione, previdenza) e scoraggiare quelli dannosi (alcool, fumo). E credo che Merkel, Macron _ ma anche il governo italiano nella bozza del decreto clima _ facciano benissimo a inasprire la tassazione sui consumi di combustibili fossili che solo in Italia beneficiano di agevolazioni e sussidi per circa 16 miliardi di euro all’anno. A maggior ragione se i maggiori incassi sono direttamente finalizzati ad alleggerirle sul trasporto sostenibile e la conversione all’elettrico. Ivi compresa la sostituzione delle centrali a carbone con fonti rinnovabili, come prevede il piano della Merkel. Cosa che nessuno, tanto meno la Germania, può fare dall’oggi al domani; se le chiuderà tutte entro il 2038 sarà già un mezzo miracolo.
La svolta Green tedesca è in gran parte finanziata dall’aumento dei prezzi di diesel e benzina e dall’imposizione sulle emissioni di gas serra negli edifici.
Con questi proventi e i Green Bond, ridurranno la tassa sull’elettricità verde a partire dal 2021.
Dal 2021 benzina e diesel saranno più cari di 3 centesimi mentre dal 2026 di 10 centesimi al litro.
Per evitare le sollevazioni popolari, il Piano Green tedesco prevede un aumento delle detrazioni fiscali a favore dei pendolari per compensare gli aumenti del carburante. L’aumento delle detrazioni sarà di 5 centesimi per chilometro dal 2021. In futuro, 35 centesimi invece di 30 centesimi per chilometro saranno deducibili dalle tasse.
Ma mi chiedo: nel momento in cui, tutti per convenienza fiscale, passeranno alla mobilità elettrica, questa come verrà sostenuta, visto che cesseranno i prelievi disincentivanti?