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Decreto Clima, 10 miliardi da recuperare dall'”inquinamento agevolato”

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Il Decreto Clima potrebbe tagliare agevolazioni inquinanti per 10 miliardi, destinandoli ad interventi per la sostenibilità. Sussidi alle trivellazioni, CIP6 alle fonti assimilate, extra-costi per le isole minori, sussidi indiretti alle aree geograficamente svantaggiate, esenzioni per imprese energivore, finanziamenti pubblici, contributi a impianti e centrali, incentivi alla gassificazione da fossili, esenzioni oneri di sistema, garanzie e prestiti pubblici, elusioni reti interne. Sono solo alcuni degli “indebiti vantaggi” che la legge italiana garantisce ad attività e consumi “ambientalmente dannosi”. Vantaggi che il Decreto Clima si propone di cancellare o ridimensionare, tra le proteste di chi ne verrebbe colpito. I risparmi sarebbero destinati ad incentivare la conversione verso l’economia sostenibile. Qualcosa di paragonabile al Piano Merkel, anche se le risorse disponibili restano di gran lunga inferiori ai 100 miliardi di euro messi in campo dalla Germania.

Le aree più inquinate d’Italia (in giallo)

720 agevolazioni “sporche”: valore 16 miliardi

A quanto ammontano i cosiddetti SAD (Sussidi ambientalmente dannosi)? Difficile stabilirlo. Varie stime negli ultimi dieci anno hanno concluso che si viaggerebbe attorno ai 10-16 miliardi l’anno. Il censimento più completo (e corposo) è il Catalogo dei sussidi ambientali del ministero dell’Ambiente. In base al Catalogo redatto nel 2016, l’importo dei sussidi ambientalmente dannosi ammonta complessivamente a 16,1 miliardi, di cui 154 milioni per ‘agricoltura e pesca’, 11,5 miliardi per ‘energia’, 202 milioni per ‘trasporti’,700 milioni per ‘altri sussidi’ e 3,5 miliardi per ‘IVA agevolata’. Secondo il rapporto Ceriani, nel 2011 erano censiti 720 misure. Sul fronte dei sussidi diretti, il rapporto Giavazzi (2012) aveva stimato in 10 miliardi di euro l’anno il risparmio derivante da contributi pubblici alle imprese “eliminabili”.

Le risorse a un Fondo per l’ambiente

Una delle proposte contenute nel Decreto Clima è di ridurli con un taglio lineare del 10% già dal prossimo anno per arrivare all’azzeramento totale entro il 2040. Il ricavato andrebbe ad alimentare un Fondo ad hoc istituito preso il Ministero dell’economia e delle finanze. Finanzierà interventi in materia ambientale, ricerca tecnologica sulle fonti alternative e sul risparmio energetico, rafforzamento dei sussidi ambientalmente favorevoli (SAF) come per esempio gli ecobonus per i veicoli e gli interventi edilizi di efficientamento energetico.

Problema globale e impegni disattesi

A livello mondiale l’ammontare complessivo dei sussidi ambientalmente dannosi raggiungerebbe i 100 miliardi di dollari, secondo uno studio diffuso al vertice G/ dell’anno scorso in Canada. I Paesi del G7 e del G20 si erano impegnati, in base all’accordo di Parigi sul clima, ad azzerarli entro il 2020. Ma l’impegno è stato disatteso.

Il Decreto Clima tappa per tappa

Una bozza interna redatta in preparazione del Decreto Clima indica gli obiettivi, i possibili interventi, e la tempistica dei tagli. Questo anche alla luce della normativa Europea, delle regole di contabilità e dei pareri tecnici di MEF, MIPAFT, MISE, MIT e MAATM. La finalità  è “favorire un ammodernamento in chiave ambientale degli strumenti di produzione, nonché incentivare la nascita di imprese innovatrici e di nuovi mercati”. “Tale cambiamento dovrà avvenire _ si legge nel documento _ indicando ai comparti industriali ed ai cittadini obiettivi chiari, fissando delle tappe di medio e lungo periodo”. Un esempio per tutti: nei casi di riconversione di strumentazione inquinante ed obsoleta, il passaggio verrà fatto utilizzando le tempistiche dei piani di ammortamento dei comparti interessati.

Ecco una traccia degli interventi suggeriti:

Riequilibrio del trattamento fiscale di benzina e gasolio. Sviluppo tecnologie alternative e utilizzo di altre fonte di alimentazione tra cui ibrido, elettrico, etc. Nel primo anno a parità di gettito, per poi recuperare 500 milioni nei 3 anni successivi.

Correttivo sul rimborso del gasolio solo per società di trasporto che non hanno nel loro parco nessun veicolo Euro3 o inferiore. Incentivi alla conversione del parco camion delle aziende di trasporto. Da realizzare nell’arco di 5 ai 10 anni, così da legarlo all’ammortamento delle aziende.

Rimodulazione delle agevolazioni fiscali (fringe benefit) per auto aziendali, tenendo fuori i rappresentanti di commercio o comunque un limite emissivo basso così da evitare che il benefit vada per il suv del dirigente. Incentivi alla conversione del parco macchine aziendale. Anche qui in 5-10 anni, legandolo all’ammortamento delle aziende.

-Non rinnovamento delle agevolazioni alle fonti assimilate (CIP-6). Potrebbe essere inserita nel NADEF (nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza) la volontà di non rinnovare l’agevolazione che scade nel 2020.

Graduale riduzione dell’agevolazione per gasolio e gpl, per riscaldamento in aree montane, isole minori e Sardegna. A fronte di incentivi per combustibili alternativi, metanizzazione delle zone ancora non coperte (tra cui Sardegna),  favorire  lo sviluppo di nuove tecnologie più efficienti ed ambientalmente compatibili. A partire dal 2022 in 5 – 10 anni per dar tempo ai beneficiari di passare a sistemi alternativi al gasolio.

Riduzione dell’accisa sui gas naturali impiegati per usi industriali. E’ in valutazione al MISE una misura per le imprese gasivore al fine di tener conto dei problemi di competitività sul prezzo del gas industriale.

Graduale rimodulazione delle royalties sulla coltivazione di gas naturale e petrolio. Investimenti in combustibili alternativi e nuove tecnologie.  Da fare gradualmente in 5 o 10 anni

Eliminazione delle agevolazioni sui carburanti usati dalle forze armate ed eliminazione dell’agevolazione sui carburanti delle ambulanze. Investimenti per il rinnovo tramite Consip del parco auto con veicoli ibridi/elettrici. Da fare in uno o più anni, in base alle valutazioni di Consip.

Eliminazione della agevolazione sul GPL utilizzato negli impianti centralizzati per usi industriali. Investimenti in combustibili alternativi e nuove tecnologie. Visto l’ammontare esiguo dell’incentivo, si può fare nell’immediato

Eliminazione dell’agevolazione per i carburanti usati per il trasporto ferroviario di persone e merci (39 aziende).  Elettrificazioni delle tratte non ancora elettrificate e Investimenti su varie alternative. Avvio immediato nelle tratte che sono elettrificabili.

Non rinnovamento dell’agevolazione sulle emulsioni di gasolio o olio combustibile in acqua impiegate come carburanti o combustibili. La non conferma potrebbe essere inserita nella NADEF

Eliminazione dell’agevolazione sui prodotti energetici per le navi che fanno esclusivamente movimentazione all’interno del porto di transhipment. Incentivi al passaggio a GNL.

Eliminazione dell’agevolazione per gli oli lubrificanti impiegati nella produzione e nella lavorazione della gomma sintetica. Investimenti in tecnologie alternative. Attuazione immediata

-Eliminazione dell’agevolazione per prodotti energetici impiegati per la produzione di magnesio da acqua di mare. Investimenti in tecnologie alternative. Da subito

-Eliminazione dell’agevolazione sul gas naturale impiegato negli usi di cantiere, nei motori fissi e nelle operazioni di campo per l’estrazione di idrocarburi. Misure alternative a carico dei produttori di idrocarburi. Attuazione immediata.

-Eliminazione graduale dell’agevolazione sull’IVA per oli minerali greggi, oli combustibili Investimenti in tecnologie alternative, Attuazione graduale sulla base dei dati che stanno producendo MEF, Agenzia Entrate e Dogane.

E’ poi allo studio la riduzione di queste agevolazioni:

Agevolazione sull’impiego dei prodotti energetici nei lavori agricoli e assimilati. Riduzione graduale ad esempio portando la riduzione dell’aliquota da 22 % a 49 % dell’accisa ordinaria. Incentivi per un cambio di macchina agricola più efficienti legato all’ammortamento.

Agevolazioni sull’IVA per fertilizzanti in senso generale. Gradualmente, incentivando tecnologie alternative

Agevolazioni sull’IVA agevolata sui prodotti fitosanitari. L’agevolazione IVA dovrebbe essere limitata ai soli fertilizzanti consentiti in agricoltura biologica

Riduzione della agevolazione sull’IVA per i prodotti petroliferi per uso agricolo e la pesca in acqua interne. Graduale conversione con ammortamento ed agevolazione sui nuovi mezzi.

Riduzione dell’agevolazione sull’IVA per prodotti di origine minerale e chimico industriale ed additivi per la nutrizione degli animali. Graduale conversione verso nuovi prodotti ambientalmente compatibili.

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2 COMMENTI

  1. Ma un bel decretino, finanziato da chi produce emettendo elevate quantità di CO2, PM10, PM2,5, destinato ai ricercatori e alla ricerca che si occupano di: Intelligenza artificiale, Personal robot per anziani, malati e disabili, Spintronica, Fotonica, Eliminazione dell’anidride carbonica e di altri gas serra dall’atmosfera con cellule elettrochimiche che generano elettricità, Eliminazione delle microplastiche negli oceani e nei cibi, Fusione nucleare calda e fredda, Vaccini anticancro personalizzati, Antibiotici su misura per le diverse infezioni e pazienti, Micro-robot deperibili e biocompatibili che ripareranno l’organismo dall’interno, Carni sintetiche basate sui vegetali per ridurre l’inquinamento ambientale e tanto, molto altro ancora, quando lo faranno?

  2. A tutto questo bisogna aggiungere l’impiego dell’olio di palma bruciato nei generatori diesel per produrre energia elettrica.

    Un sistema reputato fonte rinnovabile che a partire dal 2008 ha comportato un aumento esponenziale delle coltivazioni attraverso azioni di deforestazione massiccia, perdita di biodiversità e l’innalzamento di emissioni, dovuto soprattutto al sistema di trasporto del prodotto.

    L’adozione, nel 2009 della Direttiva per l’Energia Rinnovabile (RED) che promuove l’uso di biocarburanti per arrivare al 10% di energie rinnovabili nel settore dei trasporti ha portato l’industria dell’olio di palma a un vero e proprio boom nell’Unione europea.

    Solo nel 2018, l’Ue ha ratificato la Direttiva (RED II, valida per il periodo 2021 – 2030) liberando gli Stati membri dal vincolo di utilizzare biocarburanti a base vegetale.

    Oggi troviamo in molte campagne container che racchiudono generatori diesel come quelli presenti nelle sale macchine delle navi da crociera con serbatoi riscaldati in inverno che producono energia elettrica bruciando olio di palma che si addensa già alle medie temperature. Tutta questa assurda filiera che trasporta via mare per migliaia di km l’olio di palma è considerata fonte rinnovabile e come tale suscettibile di incentivi.

    Detto questo, non posso non condividere l’assioma gretino rivolto a chi legifera senza pensare alle conseguenze e monitorare costantemente gli effetti delle proprie leggi: “Siete rimasti senza scuse e noi siamo rimasti senza più tempo.”

    Va infine ricordato che il famigerato motore Diesel fu inventato per bruciare combustibile vegetale liquido: olio di arachidi.

    “L’uso degli oli vegetali come carburanti per i motori può sembrare insignificante oggi, ma tali oli nel corso del tempo possono diventare altrettanto importanti quanto il petrolio e il carbone; la forza motrice potrà essere ottenuta col calore del Sole anche quando le riserve dei combustibili liquidi e solidi saranno esaurite”

    Rudolf Diesel, 1912.

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