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Magneti Marelli è straniera. Addio auto elettrica made in Italy?

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La reazione della Borsa, che ha premiato Fca con un +6 % fin dall’apertura, sembra dimostrare che la cessione di Magneti Marelli è stato un buon affare e l’incasso da 6,2 miliardi di euro farà un gran bene al bilancio del gruppo. Ma se anche fosse vero quel che sembrano indicare i mercati, non è detto che ciò che fa bene alla galassia degli Agnelli faccia altrettanto bene al sistema Italia. Anzi. Con Magneti Marelli in mani straniere (quelle giapponesi del gruppo Calsonic Kansei che materialmente l’ha acquisita e quelle americane del fondo Kkr che la controlla), infatti, l’Italia perde l’unica realtà industriale potenzialmente in grado di recitare da protagonista sul palcoscenico dell’auto elettrica e della guida autonoma. Per fortuna la filiera della  mobilità elettrica in Italia ha altri attori, ma nessuno ancora di dimensioni tali da competere a livello globale.

Siamo fuori per esempio dal grande progetto europeo di un “Airbus delle Batterie” e ora perdiamo uno dei leader europei della sensoristica, dei motori elettrici ad alte prestazioni, dell’elettronica applicata all’automotive.  Ogni filiera industriale ha bisogno di un punto di riferimento, un campione nazionale che la traini, la faccia crescere, la mantenga agganciata al treno dell’innovazione. Magneti Marelli aveva le caratteristiche per diventarlo,  tenendosi in casa tutte le competenze indispensabili per garantire la transazione delle nostre Motor Valley verso le tecnologie del nuovo millennio. Aveva sviluppato il sistema di recupero d’energia Kers per la Ferrari, il sistema elettronico di controllo e gestione  dell’unica ibrida mai realizzata da Maranello,  e un cambio robotizzato per Alfa Romeo; oggi con Mahindra (azienda indiana proprietaria anche di Pininfarina) sviluppa il motore, l’inverter e l’unità elettronica di controllo dell’auto di Formula E. E ha un contratto con Harley Davidson per fornire 4 mila motori  per il primo modello elettrico della casa di Milwaukee, la LiveWire.

Pochi mesi fa aveva comprato in Francia SmartMe Up, una delle più promettenti aziende che sviluppano sensoristica e software di riconoscimento del movimento in supporto a veicoli a guida autonoma. Averla qui, con mente e proprietà italiana, con oltre 9 mila dei 43 mila dipendenti totali sparsi tra Emilia-Romagna, Lombardia, Puglia  e Piemonte, con i principali centri di ricerca e sviluppo a contatto con le nostre Università e i clienti italiani significava garantirsi un volano per l’accelerazione di tutto il settore.

La nuova proprietà garantisce che non ridurrà la presenza nella penisola, e anzi farà di Magneti Marelli la punta di diamante del gruppo nel settore automotive. Sarà vero? E per quanto tempo ancora?

 

 

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2 COMMENTI

  1. gli industriali italiani stanno svendendo tutto. siamo in mano a persone senza scrupoli che cercano solo soldi da portare in paradisi fiscali. morto l’avvocato fiat e’ finita .

    • Caro Roberto
      Magneti Marelli, come tante altre aziende italiane passate ad investitori stranieri, non è stata affatto “svenduta”, bensì venduta ad un prezzo che ne ha largamente riconosciuto il valore. Quindi per FCA è stato un buon affare. Anche ai tempi dell’Avvocato la Fiat uscì da tanti business non ritenuti strategici (Avio, Treni, assicurazioni) perché la tendenza generale dei grandi gruppi multinazionali è ormai quella di concentrarsi su poche attività, investendo in quelle dove possono giocare il ruolo di leader globali. Fiat l’ha fatto e dopo l’Avvocato si è comprata Chrysler. Purtroppo in Italia scarseggiano grandi imprenditori e grandi imprese disposti a subentrare. Nel caso specifico ci fu una trattativa per mantenere italiana la proprietà di Magneti Marelli, ma naufragò perché il potenziale acquirente, la Brembo, non ha dimensioni finanziarie sufficienti per “digerire” un boccone due-tre volte più grande. Ecco, scarseggiano le grandi imprese; e quelle poche, come Autostrade che ha sempre fatto shopping all’estero, sono trattate a pesci in faccia dagli italiani che ancora le considerano solo “speculatori senza scrupoli”. Scusi la franchezza.

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