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Pregi e limiti della mia 500e

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Pregi e limiti della mia 500e: dopo due anni di utilizzo, Aldo traccia un bilancio della sua esperienza alla guida dell’EV italiana più venduta. Vaielettrico risponde. Ricordiamo che le vostre mail vanno inviate a info@vaielettrico.it.

"“Ricarico a casa senza wall-box, secondo me non serve”

“Sono da più di due anni felice possessore di una Fiat 500e. La mia esperienza diretta è senz’altro più che positiva: non parlo per “sentito dire”, parlo perché una BEV l’ho comprata, l’ho guidata e continuo ad usarla. Premetto che la mia esperienza positiva è dovuta al fatto che abito in una casa indipendente fuori città e carico SEMPRE o quasi l con la corrente di casa. Rarissime le ricariche alle colonnine, se invece abitassi in Torino forse non sarei così positivo. 
Faccio alcune osservazioni: io carico esclusivamente con la corrente di casa da sempre e la WallBox NON serve a niente. Mai usata, perché se hai tre KWh con la WallBox hai sempre tre KWh e i tempi di ricarica rimangono i medesimi tre. In più i vari accessori che ha non ritengo siano così utili: consiglio vivamente di evitare di spendere soldi (tanti) in un accessorio che proprio non serve.

pregi e difettiPregi e limiti: “Ricarica alle colonnine costosa e complicata”

Della 500 io faccio un uso limitato a piccoli spostamenti, il primo viaggio “lungo” è stato una gita al Sestriere. Alla partenza mi sentivo una specie di Indiana Jones pronto per l’avventura, salvo poi vedere che all’andata nessun problema. Al ritorno, vista la discesa, la vettura s’è talmente ricaricata da permettermi di rientrare senza problemi.
Ma per i lunghi viaggi mi affido ancora senza alcun dubbio alla mia Jeep Compass Limited TD 170 CV, per motivi secondo me abbastanza comprensibili. Primo: non sono in grado di pianificare un viaggio in base alle ricariche: sulle autostrade sono in continuo aumento, ma ancora non mi fido della mia capacità di organizzare. Poi i costi: in Italia la speculazione la fa da padrone, appena s’è parlato di vetture elettriche i costi di ricarica sono schizzati in alto.

pregi e difettiPregi e limiti: ineguagliabile piacere di guida e costi bassi (se ricarichi a casa)

Ancora oggi non sono sicuro che, pur con tutti gli abbonamenti che si possono fare, viaggiare elettrico sia più conveniente del diesel. Ho una tessera Plenitude che vale anche per Enel X, ma ho visto aumentare i costi degli abbonamenti. E oggi non saprei fare un conto sulla convenienza, lascio a chi è più forte di me in matematica…
E poi la mala educazione: qui la situazione è ancora accettabile, ma in altre regioni ho visto che oramai le piazzole di ricarica sono costantemente occupate da vetture termiche. Senza che nessuno, tantomeno i vigili urbani, intervenga. Va da sé che se ho già i ‘normali’ problemi di trovare i punti di ricarica e poi li trovo occupati abusivamente, mi passa la voglia…
In ogni caso, io uso quasi esclusivamente la mia 500e di cui apprezzo il confort, l’ineguagliabile piacere di guida e l’economia d’esercizio (caricando a casa). In più l’autonomia è più che sufficiente per un uso quotidiano non professionale. Aldo Valeri
pregi e difettiRisposta. Le wall-box permettono di caricare in maggiore sicurezza e di gestire e programmare le ricariche in modo molto più evoluto.
Quanto ai prezzi alla colonnina, siamo tutti d’accordo nel ritenere che al momento i listini restano inspiegabilmente alti, nonostante i costi in calo della materia prima.
Infine: è ovvio che, sui viaggi lunghi, i tempi di sosta per il rifornimento sono ben più dilatati rispetto una Jeep diesel. Ma ci sono auto della stazza della Compass che offrono autonomie ben più estese e potenze di ricarica notevoli, con cui le fermate si accorciano di parecchio.

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33 COMMENTI

  1. Approfitto del tema sollevato dal nostro amico utente per invitare la redazione a farsi carico di un fardello pesantissimo: Contattare EnelX per capire cosa diavolo pensano di fare con gli abbonamenti. Era ancora il 2023 (dicembre) quando annunciarono l’eliminazione dei vari pacchetti in abbonamento (rimanendo poi con il solo “CITY” attivo) e da lì non si è più saputo nulla. Siamo ad Aprile e ancora noi poveri utenti affezionati (con tessera in auto a prendere polvere) non sappiamo cosa vogliono fare e cosa proporranno all’utenza. Un silenzio assordante che solo voi di Vaielettrico potete aiutarci a interrompere.

  2. A proposito dell’affermazione di Aldo: “consiglio vivamente di evitare di spendere soldi (tanti) in un accessorio che proprio non serve”, lLa mia esperienza è assolutamente opposta.

    Alcuni vantaggi:
    • La possibilità di impostare la potenza massima di ricarica a 3,3 kW, e la gestione dinamica e privilegiata dei carichi dell’abitazione, garantiscono che il contatore non scatti per “supero” del valore contrattuale.
    • L’adesione alla sperimentazione di ARERA permette di caricare la batteria a 6 kW, durante la notte e nei festivi, quindi di avere la batteria della Corsa-e (da 50kWh) completamente carica in 7-8 ore (partendo da zero!).
    • E’ possibile programmare la ricarica, In una bella giornata di sole, privilegiando solo la ricarica da fotovoltaico.
    • Non ultimo: gli incentivi per l’installazione delle wallbox, in passato, sono stati poco utilizzati…

  3. Scusate ma la wall box si ripaga con l’incentivo e usufruisce della possibilità di avere a disposizione 6 kw senza modificare contratto di fornitura e senza costi delle ore 23 alle 7 e festivi!!

  4. Non lo so, magari mi sbaglio, ma a me questa esperienza raccontata sembra più una sconfitta della logica che sta (o che dovrebbe stare) dietro all’acquisto di una BEV, piuttosto che una fiera elencazione dei pregi.

    In modo più morigerato (una 500e invece di Tesla Model 3 e Model S), ma mi sembra la replica di alcuni dei miei vicini di casa: elettrica, ma per i viaggi grossi SUV diesel.

    Con buona pace di ecologia, salute ed ambiente.
    Per me, l’ho già detto, fa il paio con chi vende la sua BEV dopo 20/40.000 Km in tre o quattro anni, acquistandone un’altra, pur sapendo che ciò avviene con emissioni in produzione quasi doppie rispetto ad una termica. Tanto ci pensa quello dopo (che, viste le medie italiane, farà la stessa cosa).

    Non capisco.

    PS: la wall-box è più sicura, soprattutto se devi caricare grosse batterie per lungo tempo volendo restare ai 3 kWh, ed in alcuni modelli garantisce l’utile gestione dei carichi. Ma se il problema è comandare la carica da remoto, beh! Puoi fare la stessa cosa con le APP delle auto (se sono auto ben fatte).

  5. Concordo sull’inutilità della Wall Box a parità di contatore. Io ho una Tesla da quasi 4 anni ed ho sempre usato il caricatore portatile fornito con l’auto. Per la sicurezza, basta usare una presa industriale (50€) ed un magnetotermico ben dimensionato a monte. Con il contatore da 6 kW carico anche a 5,5 kW senza problemi per tutta la notte. Se c’è sovraccarico è l’auto stessa ad abbassare la potenza di ricarica. L’eventuale programmazione (mai usata) si fa sempre tramite l’auto. La Wall Box è un elemento in più che può dare problemi e si può guastare, ma capisco che ci siano molti produttori che vogliano spacciare i loro prodotti come “necessari”…

    • Mi spieghi come fa il caricarore portatile a sapere l’assorbimento della casa e regolare di conseguenza la potenza di ricarica?

      • Non lo sa. Quello che però fa (la macchina) è ridurre gli ampère quando il voltaggio scende e il voltaggio scende (NON in tutti gli impianti! Se è correttamente dimensionato il calo è troppo poco) quando c’è sovraccarico.
        Per chi ha la macchina comandabile da remoto o programmabile come orario di inizio carica (come Tesla), si risolve semplicemente facendo partire la carica a mezzanotte e su 10/11A, se ha 3kW di potenza a contatore.
        Fermo restando che una Shuko NON è adatta a 13A continuate per ore e non è nemmeno progettata per resistere anni e quindi è una questione di sicurezza, più che di comodità. Diverso se uso il “carichino” di una Tesla con presa industriale da 32A interbloccata (si compra a parte per 40€) che dal punto di vista della sicurezza non ha alcun problema (e il mobile charger di serie regge fino a 32A in monofase, anche in esterno, essendo IP68).

      • Una wallbox, per gestire la ricarica dell’auto, in modo che il contatore non scatti per “supero potenza”, deve conoscere in tempo reale la potenza assorbita dalla rete elettrica, in modo che possa privilegiare i carichi dell’abitazione. In pratica, si installa un misuratore di potenza ausiliario, dopo il contatore ufficiale del distributore locale (E-Distribuzione, Ireti, ecc), che informa la wallbox della potenza a lei riservata (la potenza massima in acquisto è nota ed impostabile, di solito 3,3kW). Il misuratore, essendo bidirezionale, è in grado di gestire anche l’eventuale potenza aggiuntiva fornita da un fotovoltaico.

  6. a volte l’ottimo e’ troppo ! wallbox e’ il top ma dipende anche dall’auto .nel mio caso con dacia spring attacco alla schuco e ho anche il fotovoltaico . quando l’auto e’ piena stacco .e cosi’ fara anche il ns aldo qui sopra ,senza stress . per quanto riguarda la sicurezza della presa schuko mai avuto problemi, impianto in ordine e sezione conduttori adeguate .

    • siamo in assoluto il paese che per complicare le cose semplici i più bravi ma non in questo caso o nelle ricariche , in tutto qualsiasi stupidata da noi diventa qualcosa di insormontabile e tempi biblici , credo che a questo punto la burocrazia siamo proprio noi e ce la meritiamo se non c’è la creiamo , non abbiamo futuro .

  7. E’ importante capire quali sono le differenze tra caricare con il carichino e usare invece una wallbox. Personalmente li ho usati entrambi quindi parlo della mia esperienza. Wallbox puoi caricare fino a 7 Kw (anche più se hai trifase in casa). Con carichino ti fermi a 3 Kw e già li stressi la presa di corrente (quindi ti conviene fermarti a 2 kw). Con la wallbox una volta che hai collegato il cavo alla macchina esegui tutto da smartphone comodamente e dovunque ti trovi (a casa, per strada, ecc). Puoi decidere se fare partire istantaneamente la ricarica oppure puoi creare o modificare un programma di carica con ora di inizio e fine e puoi farlo in qualunque momento. Con il carichino le possibilità di gestire la programmazione sono più limitate perchè il carichino non ha una app gestibile da smartphone. Puoi gestire la cosa dal lato macchina, ma per esempio con la mia Twingo la cosa era farraginosa e non funzionava mai bene. Inoltre con wallbox hai lo storico delle ricariche e puoi vedere quali sono i tuoi consumi. Poi c’è tutto il tema della sicurezza (non secondario) che è certamente a favore della wallbox. Infine andrebbe menzionato tutto il tema dell’interfaccia al fotovoltaico e li si apre un capitolo a sè, possibile comunque solo con la wallbox. Quindi carichino si ma non è la stessa cosa.

    • Ma soprattutto (domanda da avulso alle BEV)….

      CHE CAZZ’È ‘STO “CARICHINO”???

      cioè, volete che le BEV si diffondano, ma parlate con un gergo che capite solo voi!!!!

        • Rischi di confonderlo.
          “Carichino”, come termine, non esiste solo nel mondo della mobilità elettrica.
          Come minimo può trovare che il carichino è l’operaio delle miniere che piazza ed attiva le mine, oppure il dispositivo che carica il dardo nelle balestre.
          Si è espresso, diciamo male, ma non costa nulla dare una risposta.

        • E probabilme te su quattroruote non saprebbero rispondergli. Se non i più “antichi” o i più “raffinati”. 🤭

          Su un forum di moto, invece, rischia di trovare il solito precisetti che gli fa subito presente che la parola esatta è desmodromico (con la M), che la meccatroNica è un’altra cosa, che prima ci deve far capire bene se intendeva parlare del desmodromicO del cambio o della distribuzione desmodromicA del Ducati (ma anche di certe vecchie Mercedes).

          Insomma, come i maestrini petulanti che ti puntano il ditino se scrivi kW al posto di kWh.
          So che anche tu non li sopporti come me. 😇❤😆

          • Sai che il correttore ortografico di Android (ho risposto dal telefono ieri sera) non contempla desmodroMica ma solo desmodroNica? Se invece provo a scrivere al maschile, allora lo scrive giusto. E non è nel dizionario privato (quello che si alimenta con le parole che digito io) ma in quello generale.
            A parte questo: ci sono contesti in cui correggere è come focalizzarsi sul dito e non la luna, altri in cui è invece determinante perchè il dito sta indicando Marte…
            In generale i grammarnazi non mi piacciono se puntualizzano in mezzo ad un discorso ampio perchè distraggono dal focus con le sottigliezze. Altre volte è come dire: è antipatico arrogante stupido e “pure brutto”: vale da rafforzativo…

          • -non contempla desmodroMica ma solo desmodroNica-

            O è un somaro o conosce cose che noi ignoriamo.
            Magari vuole indicare i droni che sono capaci di tornare da soli alla base.

            -Se invece provo a scrivere al maschile, allora lo scrive giusto-

            Di questi tempi, il tuo correttore rischia grosso. 🙂

            Per il piacere di scoprire (o riscoprire) cose nuove: “desmodromico” è un aggettivo (es: comando desmodromico) che indica grossomodo qualsivoglia dispositivo che nel suo movimento (per esempio lineare) viene comandato meccanicamente in entrambi i sensi di marcia.

            Prendiamo le valvole dei motori: la sola camma spingendo sulla valvola ne determina l’apertura, ma normalmente la chiusura è gestita da una molla (detta per l’appunto “di ritorno”)
            Il comando desmodromico delle vavole prevede di base una seconda camma, detta “di chiusura”, con un profilo completamente diverso dalla solita “oliva”, che fa il lavoro esattamente contrario alla camma deputata all’apertura, tenendo chiusa la valvola per tutto il tempo necessario.
            Non stiamo ovviamente ad elencare pregi e difetti.

            Ma l’aggettivo “desmodromico” ha ovviamente un’applicazione più ampia.
            Per venire a cose a noi due note e che capirai al volo, è un “comando desmodromico” per esempio anche il cilindro scanalato che ruotando muove avanti e indietro le forchette di un cambio sequenziale ad innesti frontali (cambio da moto insomma). Da qui la definizione “vulgaris” di “desmodromico del cambio”. (scrivendolo su google immagini vedi subito tutto)

          • Sono iscritto da anni ad una simpaticissima rubrica: “Una parola al giorno”. Parole desuete, ricercate ma anche comuni, con la filologia, etimologia, scritti da veri appassionati della lingua italiana, ti rendono interessante e piacevole scoprire perchè si dice così e da dove nasce colà.
            Ecco, Alessandro, senza raggiungere le loro vette auliche (anche perché loro si sforzano di utilizzare lemmi, costrutti e vocaboli ricercati, tu no, tu ti rivolgi alla vulgata) potresti tenere una bella rubrica a tema “motori”. No, non sto per chiederti dei soldi a prestito, mi nasce spontanea e gratuita.
            Grazie, davvero, è sempre piacevole imparare da chi ti impara bene.

      • Ha ragione, se si frequenta un “ambiente” si usano i termini abituali di quell’ambiente senza pensare che possono essere di non immediata comprensione per chi sia appena arrivato.

        Non sono un esperto, ma ci provo.
        Il “carichino” è un cavo, normalmente fornito insieme all’auto (ma ci sono case che non lo forniscono), con ad una estremità la “spina” con la forma che si deve inserire nella presa di ricarica dell’auto (le risparmio le varie sigle), ed all’altra estremità, generalmente, la spina Schuko da inserire nella omonima presa domestica. In mezzo, il controller della carica, dotato solo di alcuni led che informano sullo stato in essere (inserito, in carica, ecc…).

        La caratteristica principale del carichino è che consente di caricare l’auto, BEV o PHEV, praticamente ovunque ci sia una presa Schuko disponibile (meglio che la presa sia da 16A o la “cuoci”), ma a bassa potenza di carica, normalmente 2,4 kWh o meno, così da poter essere utilizzata anche con contratti domestici da 3 kWh.

        Normalmente, assieme all’auto, oltre al carichino, viene anche fornito un cavo che accetta maggiori potenze di carica. Questo, da una parte, ha la spina per la presa dell’auto, dall’altra, la spina da inserire nelle prese delle colonnine, normalmente a bassa potenza. Il controllo è demandato alla colonnina, quindi c’è solo il cavo con le due spine.

        Poi, senza alcun cavo proprio dell’auto, le colonnine ad alta potenza hanno cavi propri da inserire nella presa dell’auto.

        Più o meno è così…

      • Carichino é come Serbatoio, solo che la seconda parola l’hai sentita migliaia di volte, mentre la prima l’hai sentita solo un paio.

      • in uno dei video di Matteo Valenza, il capo dei vigili del fuoco di una caserma del nord est, spiega che il vero nome è: “caricatore d’emergenza”. A dir suo, per legge o secondo le norme sulla sicurezza, anche in casa, ci si dovrebbe dotare di una wallbox per ricaricare un’auto elettrica. Quindi, l’uso del caricatore d’emergenza, sarebbe per molti scorretto.
        Tra questi loschi figuri, ci sono anchio, da quando il costo delle colonnine pubbliche è diventato poco concorrenziale.

        • Dobbiamo per forza sempre prendere come oro colato quello che dice quello o che dice quell’ altro che magari non ha mai visto una BEV il carichino è fornito in dotazione praticamente standard dalla casa costruttrice della senza nessuna limitazione di uso, mi volte spiegare per quale motivo non dovrebbe essere usato , pensiamo che i costruttori siano tutti dei poveri sconsiderati , ripeto senza necessità particolari va benone , ovviamente do per scontato che l’ impianto a monte sia a norma tutto li

        • Parlo esclusivamente per Tesla: NO, il vero nome NON è caricatore d’emergenza, il vero nome è “Mobile Charger” e non ha alcuna limitazione, può essere usato in esterno mentre piove fino a 7,6kW di potenza per un tempo indeterminato.

    • Gio serve solo per chi vuole caricare veloce dopo aver cambiato il contratto, per tutto quello che hai praticamente detto dopo la mia app tel fa le stesse cose e forse di più,se non ti corre dietro nessuno sono soldi praticamente buttati.

    • Il così detto carichino in dotazione alle Tesla è molto flessibile.
      È regolabile da app per avvio (anche programmato), stop e amperaggio. Non serve che l’auto sia connessa alla Wi-Fi di casa e nemmeno pagare l’abbonamento mensile/annuale per abilitare le funzionalità avanzate dei sistema informativo. In più permette di caricare a min 5A ad un massimo di 16A/32A in monofase con opportuno adattatore per presa industriale ovvero da 3,5 a 7 kWh.
      Per chi può e vuole esiste anche la versione trifase.
      Altra chicca sul carichino, ha un pulsantino che se premuto fa aprire lo sportelletto dov’è presente la presa per la ricarica. Come quando si va ai SuperCharge.
      Visto che è in dotazione capite perché chi esce dal rivenditore Tesla è già autonomo tra carichino e SuperCharge.

  8. “consiglio vivamente di evitare di spendere soldi (tanti) in un accessorio che proprio non serve“
    Magari a qualcuno la comodità della gestione automatica dei carichi serve eccome, a qualcun altro magari invece farà comodo impostare un orario di inizio ed uno di fine carica. Non commettiamo l’errore di proiettare quelle che sono le nostre necessità personali sugli altri. Magari ha ragione lei: una Wallbox non è strettamente necessaria per ricaricare il proprio veicolo, ma parafrasando il mitico Giorgione quando riempie il proprio piatto di burro: “non serve, ma aiuta”.

    • Condivido: l’altro errore e’ emettere giudizi assoluti sulla base delle proprie conoscenze (ritenute complete) sull’oggetto. La possibilita’ (non citata) della gestione del carico e’ una caratteristica “ignorata” o ritenuta non interessante?

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