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Io, ambientalista di professione, vi spiego perchè in auto elettrica è meglio

ambientalista auto elettrica

Vittorio Marletto, ambientalista convinto, a bordo della sua auto elettrica, una Renault Zoe

Vittorio Marletto, fisico, agrometeorologo, da sempre ambientalista convinto e impegnato, si è appena convertito all’auto elettrica. Dopo aver diretto l’Osservatorio Clima dell’Arpae Emilia-Romagna, da pochi mesi è andato in pensione. Per decenni ha studiato gli effetti del cambiamento climatico e da poco ha acquistato una Renault Zoe. Ci racconta com’è andata?

E’ successo che mio figlio lo scorso anno ha avuto un incidente, per fortuna senza conseguenze per lui né per altre persone, ma ha praticamente demolito l’auto del nonno, che aveva 16 anni. Dando dentro questo vecchio diesel, potendo usufruire dell’ecobonus più rilevante, con circa 20mila euro abbiamo preso una Renault Zoe che era già in pronta consegna dal concessionario. Comprata così, sull’unghia.

Vittorio Marletto con la Renault Zoe: ha fatto montare una presa tripolare per utilizzare un cavo con variazione di potenza incorporata

Ma il mio primo amore resta la bicicletta

Un acquisto recente quindi…

Sì, la macchina l’abbiamo presa a dicembre, mantenendo anche l’altra auto di famiglia a Gpl. Bisogna dire che io sono da sempre un fanatico della bicicletta, se passo una giornata senza fare una pedalata mi sento un po’ diminuito, faccio anche parte di un’associazione a Bologna che sostiene la mobilità su due ruote e dal 1984 avrò fatto 60mila chilometri in bici solo per il tragitto casa-lavoro.

Una scelta coerente.

Ho sempre lavorato nel settore dell’agrometeorologia, pur essendo un fisico e nel 2000 ho cominciato a studiare i cambiamenti climatici e l’energia. Faccio anche parte del gruppo Energia per l’Italia, fondato da Vincenzo Balzani che ha scritto il libro Energia per l’astronave Terra con Nicola Armaroli: questo per dire che sono giunto alla conclusione che il problema dei gas serra in Italia è legata al tema dell’energia.

Ci eravamo stancati di inquinare

L’auto elettrica come scelta coerente.

Sì, noi ci siamo stufati di inquinare. In famiglia ci dividiamo tra Bologna e Pavullo, nel Modenese, con percorrenze di 20.000 km l’anno. Qui, per la mancanza di una rete di trasporti pubblici diffusa, tutti si devono muovere in auto. Alla fine, ora che i ragazzi sono grandi, di auto bisognava averne due e così una abbiamo deciso di prenderla elettrica.

Parliamo della sua esperienza.

Da ambientalista apprezzo soprattutto il fatto che l’auto elettrica cunsumi molto meno energia delle macchine termiche, che sono terribilmente sprecone.  Basti pensare che l’80 per cento del carburante che mettiamo nel serbatoio viene buttato via sotto forma di calore e non viene invece impiegato per il movimento. Ha ragione Armaroli, che in modo spregiativo chiama le auto stufe con le ruote. Invece l’auto elettrica è straordinariamente efficiente, il 95% della corrente si trasforma in movimento, è un’auto fredda che usa tutta l’energia nelle batterie per muoversi. In montagna poi funziona benissimo. Se ne frega completamente delle pendenze, è un razzo, una cosa impressionante: molto meglio della macchina normale e le partenze, poi, sono semplicissime.

Ora abbatto del 66% i consumi di CO2

Qualche ragionamento, da ambientalista in auto elettrica,  sul tema inquinamento?

Nel momento in cui io prelevo dalla rete elettrica italiana un chilowattora (kWh), questo per essere prodotto ha portato all’emissione dell’ambiente di 300 grammi di anidride carbonica (CO2). La macchina elettrica con un kWh fa almeno 6 km ed ecco allora che le emissioni di CO2 crollano a 50 grammi a km. Una macchina con motore termico _ gas, benzina o diesel cambia poco _ in linea di massima produce 150 grammi di CO2 a km. Quindi con l’auto elettrica crollano di due terzi le emissioni di CO2 e sono ridotti a zero gli altri inquinanti, niente ossido d’azoto e niente polveri sottili. Inoltre anche l’uso del freno è quasi sempre a recupero d’energia e quindi si utilizzano molto meno i ferodi dei freni, riportando l’energia cinetica dentro la batteria.

Per ricaricare, lei come si è organizzato?

Per prima cosa ho cambiato il contratto con Hera, il mio fornitore di energia, chiedendo che l’energia provenisse solo da fonti rinnovabili. Non contento di questo, voglio installare un impianto fotovoltaico sul tetto del condominio di Pavullo con l’idea di fare il pieno solo nel momento in cui i pannelli assicurano i 3 kW. A quel punto la macchina andrà con l’energia solare.

La corrente nelle colonnine costa il triplo

E se deve fare il pieno a Bologna?

Questo è un problema molto serio che abbiamo sollevato anche come esecutivo dei Verdi, formazione politica a cui appartengo. La corrente elettrica venduta nelle colonnine costa il triplo rispetto al prezzo di casa. E questo non va per niente bene. Ho fatto un contratto e installato l’app Nextcharge per poter accedere a una serie di fornitori.

Ora spendo 4 cent a km contro i 7 dell’auto a Gpl

Per quanto riguarda i costi?

Su vaielettrico.it ho trovato molti articoli che mi sono serviti a decidere come alimentare la macchina. Il vero problema è che l’auto elettrica bisogna caricarla a casa, altrimenti le spese ti ammazzano. Perché se io pago di più un’automobile, devo almeno risparmiare nella gestione di tutti i giorni. Ho fatto i miei conticini e mentre con la macchina a gas spendo sei o sette centesimi a km, con quella elettrica caricata a casa ne spendo 4. Per esempio, in questo periodo vado spesso da Bologna a Modena, 80 km andata e ritorno: viaggiamo comodi in due, non inquino e spendo 3 euro.

Presa industriale da 32 ampere

Altri consigli pratici?

Anche in questo caso è stato fondamentale il vostro sito Vaielettrico.it: mi sono letto avidamente alcuni articoli capendo che quello che dovevo fare prima di acquistare l’auto elettrica era dotarmi di una presa a casa. Che a Bologna non posso avere ma che ho fatto mettere a Pavullo, dove ho il garage. L’elettricista mi ha montato una presa di tipo industriale da 32 ampere e sempre su Vaielettrico.it ho trovato l’indicazione di qual era il cavo migliore per alimentarla. Perché la Renault ti vende un suo cavo, che da solo costa 600 euro, ma del quale ho letto recensioni negative, mentre erano ottime quelle riguardanti un altro cavo, che ho acquistato: è fatto in Italia e consente di selezionare la potenza con la quale carico l’auto.

Perché pagare per aumentare la potenza del contatore?

E poi cos’altro ha fatto?

Ulteriore step è stato passare da 3 a 6 kW e questo è un altro scandalo italiano: per il passaggio mi hanno fatto pagare 200 euro. Insomma, ci sono gabelle e balzelli senza senso che ostacolano la diffusione dell’auto elettrica. Ho dovuto fare diverse cose: aumentare la potenza, chiamare l’elettricista per montare la presa di tipo industriale e cambiare il cavo. Il mio consiglio è andare dal fornitore e passare a 6 kW per poter fare tutto senza problemi. La presa industriale è stata installata perché il cavo che ho comprato consente di prelevare energia anche a un amperaggio notevole, e così sono sicuro, posso aumentare la potenza di ricarica e ridurre i tempi.

Campagna di disinformazione sulle batterie al litio

Come esperto di clima e ambientalista, come vede la questione delle batterie al litio nelle auto elettriche?

È una di quelle questioni gonfiate a dismisura che fa parte della campagna di disinformazione che c’è in Italia intorno all’auto elettrica. Perché l’auto elettrica minaccia molti interessi: se le auto fossero tutte elettriche sparirebbe l’industria della raffinazione del petrolio e i distributori, oltre alla grande maggioranza dei meccanici. Ci pensiamo?

La faccenda del litio viene agitata perché si dice che il litio proviene dalle zone incontaminate dell’America del Sud. In realtà la massa del litio utilizzata per le batterie proviene da miniere regolari che si trovano in Australia. Viene anche agitata la questione che il litio non sarebbe riciclabile… e invece no, ci sono industrie che si stanno organizzando per smantellare le vecchie batterie ed estrarre tutti i componenti.

Dai prezzi delle batterie (qui la Renault Zoe) dipenderà la discesa dei listini delle auto elettriche.

Le batterie dismesse possono essere riciclate

E dopo il litio?

Questa è un’altra questione fondamentale. La tecnologia delle batterie sta cambiando a grande velocità e quindi potrebbe all’improvviso comparire una nuova batteria che non ha bisogno né di cobalto, a quanto sembra disponibile solo in Congo, che non è un posto semplice per nessuna cosa, nè di altri metalli rari.

Poi ancora non si sa con precisione quanto durano le batterie, io ho l’impressione che su questa storia ci siano un sacco di chiacchiere e propaganda. Comunque sia, le batterie dismesse possono essere riciclate, possono diventare accumulatori domestici, c’è un mercato secondario e si sta sviluppando un’industria che recupera i materiali, il problema si può risolvere con buone normative e attraverso consorzi di recupero. Infine ricordiamoci che il problema del litio è incomparabilmente più basso di quello del petrolio, che viceversa è di dimensioni catastrofiche. Dovunque si estrae il petrolio lì ci sono problemi giganteschi e se ne bruciano cento milioni di barili al giorno.

Operai al lavoro nella fabbrica di Flins, dove Renault ha allestito la Re-Factory per il riciclo delle sue batterie.

I problemi veri li crea il petrolio

E’ una questione di proporzioni, insomma…

Io sono un ambientalista ma sono anche stufo di sentir ripetere luoghi comuni sull’auto elettrica. Se dobbiamo attaccare qualcosa attacchiamo il petrolio e le auto a benzina, basta vedere in che condizioni vivono le popolazioni del delta del Niger per capire i danni che produce e come è ridotto l’ambiente. Ma la gente non ricorda più il disastro della Exxon Valdez nel 1989? E quello che è successo nel golfo del Messico, le petroliere che si schiantano contro le scogliere?

Parola di ambientalista: non c’è solo l’auto elettrica

Sempre da ambientalista, non crede che non basti l’auto elettrica a salvare il Pianeta?

Io sono convinto che il passaggio ai motori elettrici e alle batterie sia fondamentale. Vedo che in diversi paesi dell’arco alpino si stanno diffondendo i treni elettrici a batteria, che non emettono fumo, sono silenziosi e non necessitano di costosi cavi di rame da posare. E allora perché non incrementare le barche a motore elettrico, a Venezia potrebbero funzionare vaporetti elettrici. Ostacolare questi progressi da parte di persone poco informate è suicida. Noi dobbiamo approfittare di quello che la scienza ci offre, del fotovoltaico, dell’eolico, della batteria al litio, invenzione che ha ricevuto il premio Nobel. Ricordandoci sempre che nell’Ottocento le prime auto, prima del Model-T della Ford, avevano proprio il motore elettrico.

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