Home Scenari La colonnina dei sogni? Una sfida democratica ai monopoli della ricarica

La colonnina dei sogni? Una sfida democratica ai monopoli della ricarica

27
La colonnina dei sogni

La colonnina dei sogni? Potremmo definirla una sfida democratica ai monopoli della ricarica. Infatti l’impianto di Borgo d’Ale (leggi) che eroga elettricità in Dc a 120 kW allo strabiliante prezzo di 17 centesimi, sarà presto totalmente autosufficiente: si alimenterà solo con energia green autoprodotta al 100% grazie a un impianto di storage in fase di installazione.

Con 300 kW di fotovoltaico, autonoma e green al 100% quando arriverà lo storage

La tariffa più conveniente d’Italia, oggi “in promozione”, potrà  diventare così quella definitiva, ci conferma il portavoce della Soland srl, la società che l’ha installata.

«Oggi – ci spiega – possiamo erogare energia autoprodotta solo nelle ore diurne quando l’ impianto fotovoltaico da 300 kW  sul tetto del nostro capannone funziona a pieno regime. Per il resto attingiamo dalla rete, facendoci carico della differenza fra costo di approvvigionamento e ricavo dalla vendita». 

colonnina dei sogni
L’ingresso dello stabilimento Soland di Borgo d’Ale (VC). La copertura fotovoltaica di tutto il capannone dispone di una potenza installata di 300 kW.

Ma quando il dispositivo di stoccaggio da oltre 1,5 MWh permetterà di accumulare l’energia nei picchi di produzione per rilasciarla poi alla colonnina nelle ore notturne, «la tariffa da 0,17 euro a kWh sarà pienamente sostenibile rispetto ai nostri costi di produzione».

Colonnina dei sogni story: come sfruttare tutta quell’energia in eccesso?

Soland ebbe l’idea della colonnina due anni fa (inizialmente solo in AC da 22 kW con due prese tipo 2) quando si pose il problema di massimizzare il rendimento di un impianto fotovoltaico sovradimensionato rispetto alle esigenze energetiche aziendali. L’attività prevalente  di Soland, infatti è la progettazione e l’installazione di impianti fotovoltaici su pensiline e tetti di medie e grandi dimensioni. Nello stabilimento di Borgo d’Ale, sostanzialmente un magazzino, più di piccole opere di carpenteria non si fanno. E l’elettricità prodotta in eccesso, se ceduta alla rete per pochi centesimi, risulta meno remunerativa di quella venduta alla colonnina, pur con la tariffa “stracciata” di 17 centesimi a kWh.

La ricarica democratica parte dal basso

Di qui è scaturito un business model via via più articolato, che vale la pena di raccontare: potrebbe  diventare un modello da replicare in tantissime aziende con ampie superfici idonee all’installazione di fotovoltaico e basso autoconsumo. O nelle future Comunità energetiche rinnovabili (CER). Se si diffonderà in modo capillare potrà essere una sfida democratica e competitiva ai monopolisti della ricarica. Oggi colossi energetici come Enel, Eni e le principali multiutiity italiane.

La strana coppia Soland (CPO)-Semm (MSP)

Ma vediamolo più da vicino. Soland è proprietaria dell’impianto fotovoltaico che genera la “materia prima energia” e delle colonnine che la erogano. Presto anche dello storage. A tutti gli effetti si configura come un Charging Point Operator (CPO).

La colonnina dei sogni della Soland è affidata a  Semm by Iscat (qui il sito) piccolo circuito di ricarica locale che opera in qualità di Mobility Services Proider (MSP).

Nata dal centro di sviluppo sulla mobilità elettrica Iscat, uno spin off del Politecnico di Torino, Semm gestisce  il complesso software di comunicazione che, a valle della colonnina, regola il dialogo on line fra cliente e sistemi di pagamento per attivare l’erogazione della corrente e quantificarne l’importo. In sostanza è il venditore del servizio.

Thor, una piattaforma per piccole reti

colonnina dei sogni

Come altre piccole reti private – 219 punti di ricarica in tutto fra Piemonte e Lombardia – Semm si appoggia alla piattaforma indipendente THOR sviluppata da tre imprenditori  piemontesi che a Cuneo hanno fondato  Smartbit. Uno titolare di una storica azienda di impiantistica elettrica, uno di una software house, il terzo produttore di macchine per il collaudo di motori elettrici.

Mettendo insieme le rispettive competenze in Smarbit hanno pensato a una piattaforma su misura per le piccole new entry della mobilità elettrica.

La colonnina dei sogni fa concorrenza ai Golia

Una concorrenza diffusa dal basso agli oligopolisti del settore come Enel X e Eni Plenitude Be Charge.

Thor infatti bypassa il complesso e costoso meccanismo del roaming, consentendo di individuare e attivare qualsiasi colonnina direttamente sul posto. Basta inquadrare un QRcode, compilare una sola volta un modulo di registrazione con dati fiscali e coordinate per il pagamento e di lì accedere per sempre alla web-app di Thor per attivazione, conteggio dell’importo,  saldo e fatturazione. La tariffa è quella fissata da ogni MSP aderente alla piattaforma.

Tutti i vantaggi della Web-app

colonnina dei sogni

Gli sviluppatori hanno optato per una Web-app anziché una app tradizionale per Android o Apple, considerandola più efficiente e sicura. Non lavora infatti con l’intelligenza del telefono cellulare, molto spesso sovraccarica o insufficiente a processare operazioni “pesanti”, ma attraverso Internet si collega in cloud con il server di Thor.  Aprendo la strada a funzionalità nuove e sofisticate nel data managment.

La stessa piattaforma consente di attivare la colonnina anche con RIFD card, e di pagare con Carta di Credito o con Bancomat in presenza di POS.

Alla piattaforma Thor, Smartbit ha affiancato l’hardware per colonnine dedicate alla mobilità leggera, e-bikes e scooter e colonnine in AC da 22 kW ad uso pubblico, ma anche privato e aziendale. Sono totalmente prodotte e assemblate in Italia, personalizzabili e già predisposte per l’integrazione con  il sistema Thor.

– Iscriviti alla Newsletter e al nostro canale YouTube –

Webinar
Apri commenti

27 COMMENTI

  1. Per gioco, ho provato a fare un conto della serva per una installazione che duri 30 anni, ai prezzi di fine 2023, cercando di non trascurare le tante spese accessorie, iva e trasporto, la manodopera, le inefficenze, decadimento di prestazioni, le sostituzioni e manutenzioni negli anni; vi risparmio una tabella lunga dei conti e passo ai numeri finali

    giusto l’affitto dei terreni / tetti dei capannoni e eventuali tassazioni statali sull’impianto (i parchi utility sono tassati, quelli privati non saprei) li ho considerati a costo zero

    A) FT 1 MW, su base trentennale

    B) FT 1 MW + 1,5 MWh accumulo
    ( accumulo LPF, usurato dopo 15 anni e sostituito con accumulo al sodio )

    C) FT 1 MW + 1,5 MWH accumulo + colonnina AC e DC 180

    la produzione annua al Nord Italia:

    produzione nominali dei pannelli nuovi in Nord italia: 1.060.000 kwh
    con decadimento pannelli e perdite su porzione kwh accumulo: circa 950.000 kwh annui medi

    ===============
    costo al kwh:

    A) 1,7 centesimi a kwh

    B) 3,8 centesimi a kwh

    C) 5,1 centesimi a kwh

    con questi costi, che l’impianto fvada sovradimensionato, e che i kwh vengano utilizzati di giorno, di notte, o immessi in rete, o anche in parte prelevati dalla rete, va bene lo stesso, la convenienza c’è comunque
    ===============

    Altri mmortizzatori delle intermittenze

    la rete nazionale ha più mezzi per coprire buchi residui notturni/invernali, dispone anche dell’eolico, dell’idroelettrico, delle bionergie, anche altre batterie, e banalmente del back-up del metano, che però è più caro come fonte, oltre ai costi di infrastruttura della rete, non è più un kwh a km zero diciamo

    come rapporto di produzione media giornaliera tra pieno inverno e piena estate, mi pare che una isnatlalzione FT abbia un rapporto 1 a 4 secondo i dati ufficiali nazionali italiani

    in fase di progetto si decide quanto sovradimensionare e quanto eventualmente appoggiarsi alla rete

    oppure (ultima ratio) fornire un servizio che non sia garantito full time (con le app attuali è facile saperlo in tempo reale se la colonnina è libera e con energia disponibile) oppure che sia affiancato in zona da servizi convenzionali full-time e a prezzi normali (che comuque in un futuro prossimo saranno anche loro più bassi di quelli attuali)

    =====

    PS: per aggiungere uno stoccaggio ad Idrogeno su una istallazione di taglia solo media, ad oggi credo costi ancora un’esagerazione, anche perchè dicono che gli idrolizzatori per rendere di più e ammortizzare i costi sarebbe meglio se lavorassero quasi in continuo senza troppe pause ( forse in estate si riesce); e anche i serbatoi (se non viene usato a breve per uso industriale, ne va stoccato di più, e allora si parla di depositi geologici) e le fuel-cell costano; magari tra 10-15 anni ci si starà dentro come costo; per ora convengono di più gli altri “ammortizzatori” delle intermittenze citati sopra

    come curiosità, ricordo anche una serie di articoli in cui grossi edifici avevano convenienza ad usare anche accumuli ad aria liquefatta già disponibili a livello commerciale, connessi con i servizi di riscaldamento/climatizzazione

    • EDIT sopra per sintesi ho messo un errore:

      – produzione nominali di 1 MW pannelli nuovi in Nord Italia: 1.150.000 kwh

      – produzione annuale media (su 30 anni) contando degrado: 1.060.000 kwh
      ( pannelli n-type, con degrado più contenuto )

      – aggiungendo perdite su porzione kwh in accumulo: circa 950.000 kwh

  2. E’ da un po’ che sto pensando a un’idea, ma chiaramente ci vuole un businnes plan valido, e rispondente a tutti gli eventuali bonus statali e locali del caso. In sostanza proviamo a immaginare a un distributore di benzina dismesso(o a uno semplice stabile sempre dismesso con parcheggio), vicino a un centro urbano ma in mezzo alla campagna. Lo riqualifichiamo installando una serie di colonnine (basterebbero da 50 kW di potenza l’una) attingendo da uno storage di batterie (anche alla nuova tecnologia litio di sodio), il tutto alimentato da un campo fotovoltaico attiguo (da almeno 1 MW di potenza) , dove viene applicato l’ agrifotovoltaico. In tale stazione di servizio poi ci mettiamo un bar (con macchinette), un negozio che vende i prodotti biologicio del campo, un gabinetto automatizzato (a pagamento) e ulteriori sportelli e/o vetrine di prodotti. Ci aggiungiamo un Locker Amazon e magari un servizio assistenza bici elettriche e/o un servzio di noleggio monopattino. Dal businnes plan, e relativi studi, poi potremmo capire se è fattibile renderlo solo offgrid (con l’eventualità che per alcuni giorni all’anno sia out of service) oppure collegato alla rete con un contratto di potenza quasi domestica (e quindi prezzo variabile giornalmente)
    E’ chiaro che senza dati precisi non si può stabilire la reale fattibilità, però mi piace pensare che il tutto sia fattibile (anche solo con un rientro economico previsto in anni).

    • Poi arriva l’inverno, Natale. Con tutti gli italiani che si spostano per le vacanze. La tua colonnina HPC a 0,17 e 120 kW fa gola e sono tutti lì. Ma, ehi, è Natale, non c’è sole e neanche i giorni a venire, quindi devi prelevare dalla rete: e neanche poco perché con un contratto da 15 kW non ce la farai mai a caricare a 120 kW.

      Quindi dovresti:
      – coprire un campo di pannelli fotovoltaici (e sobbarcarti tutti i costi iniziali, di gestione e di sostituzione pannelli)
      – prevedere una costosa batteria di accumulo (e sostituirla quando arriverà a fine vita)
      – vendere la corrente a 0.17 €/kWh ?!?!?

      Qui siamo oltre la beneficenza e la onlus, è più donazione degli organi …

      E comunque la cosa non ha senso. Ha più senso che sia Enel a fare campi agri-fotovoltaici immensi e poi usare le normali colonnine hpc per rifornire i veicoli i quali finiranno per usare, quando disponibile, la corrente generata in modo green.

      Invece il modo corretto di usare i campi fotovoltaici sarebbe con l’idrogeno. Intanto non ti serve nessuna batteria di accumulo, tutta l’energia che ricavi dal sole la usi per produrre e stoccare idrogeno che poi le persone possono usare quando vanno a ricaricare. Con serbatoi capienti l’extra produzione estiva la si usa d’inverno dove la produzione è più scarsa (o alla peggio d’inverno si compra la corrente dalla rete, quanta ne serve). Al momento non c’è in Italia un’economia basata sull’idrogeno (in Germania invece sì, ci sono molti distributori e funzionano), se e quando dovesse venire anche da noi un progetto così avrebbe un suo perché.

      • In Germania l’idrogeno va talmente bene che l’anno scorso sono state vendute ben 263 auto a idrogeno! Dalle 835 del 2022. Che numeroni, eh… va proprio alla grande l’idrogeno! dai, su, piantiamola con la boiata dell’idrogeno per le auto. Per fare 1 kg di idrogeno servono 55/60 kWh di energia elettrica + quella che serve per comprimerlo. è uno spreco totale. Molto meglio mettere quei 55/60 kWh direttamente dentro una batteria.

        • Ho scritto idrogeno per auto? Se in Germania nel 2023 c’erano attive 101 stazioni di idrogeno, ti è sorto il dubbio che forse è usato da autobus e camion e altri mezzi e che se qualcuno ha costruito 101 stazioni di idrogeno (che non è che sono proprio proprio economiche) è perché avrà fatto 2 conticini della serva? Dai, su, piantiamola con la boiata che l’elettrico è l’unica strada possibile e che qualunque altra soluzione in qualunque altro contesto è il male assoluto …

          • No aspetta Massimo, mi stai dicendo che non posso sostenere che questa soluzione (fotovoltaico + idrogeno) https://www.tesvolt.com/it/progetti/alimentazione-autosufficiente-stazione-di-rifornimento-di-idrogeno.html a mio avviso sia migliore di quella proposta per la ricarica delle auto elettriche? Io sinceramente penso che abbia più senso utilizzare i pannelli fotovoltaici per produrre idrogeno che per alimentare una singola colonnina, soprattutto se in mezzo ai campi. Ovviamente poi l’idrogeno deve essere sfruttato come in Trentino dove ci sono molti bus ad idrogeno: lì una soluzione come questa sarebbe perfetta. Oppure a Modena o in quelle realtà che usano mezzi a idrogeno. Con l’idrogeno si fa un rifornimento rapido e si va via, mentre ricarichi l’auto elettrica si va a caccia di grilli? Ma posso avere anche io un atteggiamento da non-tifoso e dire che questa soluzione è migliore dell’altra o devo mettermi la magliettina del tifoso e va tutto bene? Non ho detto che le auto dovrebbero andare ad idrogeno, ho detto che ci vedo un investimento meno solido in una colonnina alimentata in quel modo, poi ognuno è libero di investire i suoi soldi come crede.

          • Studia e leggi l’articolo che posti, Pierino: “L’idrogeno è essenziale per raggiungere la neutralità climatica, ha spiegato Habeck, suggerendo che la combustione pulita del gas consentirà di decarbonizzare settori difficili da abbattere come quello chimico, che è una parte fondamentale dell’industria tedesca.” Di auto a idrogeno nemmeno l’ombra

          • E 100 … non ho parlato di auto a idrogeno. A idrogeno ci vanno anche gli autobus e i camion, non esistono solo le auto. E presto ci andranno anche le moto prodotte in Giappone, vista l’alleanza dei 4 principali produttori. 101 stazioni di rifornimento di idrogeno in Germania attive nel 2023, io mi sto riferendo a quelle lì, stazioni che sono sulla strada, non in cielo o sottoterra.

          • Luca sai vero che quando fai vedere la stazione di idrogeno che esplode (e ce n’è più di una, te lo anticipo io) stai usando *esattamente* gli stessi argomenti di coloro che, per contestare le auto elettriche, fanno vedere le Tesla in fiamme o i supercharger che non funzionano a Chicago?

          • Caro Enzo, ora mi pare che sia tu a fare il tifoso: certe cose si possono dire, altre no?! L’idrogeno è infiammabile e pericoloso perché contiene un quantitativo di energia che non siamo ancora in grado di contenere e controllare. Metterlo sotto il sedere, in serbatoi di auto, moto, bus e camion che circolano in modo estremamente caotico sulle strade è un’idiozia. Diverso è il discorso dove il traffico è molto più controllato, mare e ferrovie, ma ciò non toglie che rimanga ancora economicamente svantaggioso. Quindi, e torniamo al punto, scelta di Soland per quella installazione è la più sensata, tanto è vero che possono permettersi di avere la colonnina fast meno cara d’Italia. Invece non mi pare che esista un’installazione come quella che proponi ad un prezzo altrettanto vantaggioso. È tutto qua: tu critichi con le chiacchiere e con i sogni, mentre qui c’è gente che sta zitta e fa cose utili per tutti.

      • Senza numeri alla mano è inutile discutere. Comunque a) non ho parlato di 17 centesimi b) e non ho dato per scontato che sia off grid.
        L’idrogeno costa anche nello stoccaggio, basti vedere i costi di gestione delle aree di servizio (mentre i prezzi delle batterie sono in picchiata). L’idrogeno non solo non sta decollando ma assistiamo a progetti che non partono nemmeno pur essendo stati annunciati.
        Infine non è chiaro del perchè dovrebbe essere Enel a fare campi fotovoltaici anzichè un semplice privato, laddove Enel sta abbandonando tutta la sua anima green (per motivi politici) verso un poco chiaro destino.
        I costi di costruzione sia del campo agri fotovoltaico che dell’area di servizio beneficiano di investimenti statali (che variano dal 50% all’ 80%), ed è qui che dovrebbe dare risposte concrete un business plan.

        • Massimo è matematica: se la corrente che produci non riesci a venderla ma la immetti in rete la stai svendendo (te la pagano niente); se invece la stocchi hai bisogno di un sistema di stoccaggio e così scopri che il kWh lo stai strapagando perché immagazzinare costa e si ripaga tardissimo (se e quando si ripaga). Il punto è che se tu sei un imprenditore e hai il cash per spendere X ci sono investimenti che rendono meglio e ti fanno rientrare prima piuttosto che investire in quella tecnologia. Tra l’altro col rischio grosso che poi Tesla decida di aprirti un supercharger vicino la tua zona con ricariche che vanno da 350 kW fino a un massimo teorico di 610 kW a 1000 volt e ti brucia la piazza (perché non è che hai l’esclusiva di zona, il mercato è aperto …). Siccome poi anche queste colonnine HPC sottoscrivono contratti di fornitura di energia green, non è che l’utente ambientalista sceglie te perché sei più green degli altri, lo siete entrambi anche se in modo diverso …

        • Massimo hai proprio centrato il punto, dell’articolo e della questione: progetti come quello di Soland sono la prova che è possibile mettere in crisi il modello monopolista che, a quanto pare, piace tanto a Enzo. A lui piace tanto l’idrogeno perché, da fan di Enel, Eni & company, vede in questo la possibilità di continuare con questo modello centralizzato di produzione e distribuzione dei vettori energetici. Il privato che mette l’impianto sul tetto del capannone, del condominio, dell’azienda agricola fa paura perché fa concorrenza e fa scendere i prezzi. Evidentemente a Enzo piace pagare carissima l’energia che utilizza, che ti devo dire.

          • Guarda, sbagli proprio bersaglio perché io sono un sostenitore dei rifornimenti rapidi, quindi colonnine HPC da 300 kW e oltre, battery swap, idrogeno e qualunque altra soluzione PURCHE’ il rifornimento sia rapidissimo (meno di 5 minuti) altrimenti avete voglia a sperare che gli italiani cambino le loro abitudini, fate prima a viaggiare a curvatura … Nel caso di specie sono i conti che non mi tornano, calcolatrice alla mano, l’investimento è enorme e il ritorno basso, però dai, fintanto che paga Pantalone, possiamo anche farne un po’, una soluzione come questa ha più senso per l’idrogeno che non per l’elettrico secondo me … ma magri tu hai altri numeri …

    • Mi sembra un’ottima idea, proprio con la clausola “ce n’è se ce n’è” per garantire la gestione autarchica. Cosa che sarebbe molto gradita da chi ama i ritmi della natura. Per fare un parallelismo con un altro tema: io faccio parte di un gruppo di acquisto di prodotti biologici. In inverno i pomodori te li sogni, ma quando li puoi acquistare hanno veramente gusto di pomodoro, non di plastica.
      Non sarà mai il punto di riferimento per chi vuole fare Bolzano – Palermo in un solo giorno. Sarà per chi ama la mobilità lenta (che se non ricarica lì, ricarica altrove). Mi prenoto 🙂

      • Esatto, tenendo conto che Bolzano Palermo comunque non lo si fa tutti i giorni (e chi lo fa usa altro). Viceversa per la quotidianità basterebbe spesso una volta a settimana (andando nel mentre a comprare, in stagione, i pomodori ottenuti dall’ agri fotovoltaico).

      • con la clausola “ce n’è se ce n’è” però per l’automobilista è un incubo: uno arriva in aperta campagna per ricaricare … ah no, è finita la corrente … solo questo ci manca.

        • Enzo, non hai capito il concetto di noi gente in armonia con la natura (suona molto hippy anni 60, vero?): non si va in aperta campagna PER ricaricare. Ci si va per tutto il resto e se si può si ricarica.

          • eheheh … vado off topic, una volta un amico programmatore nel confrontare linux e windows disse “è un po’ come confrontare il campeggio con un hotel 5 stelle”. Adesso capisco che per te sarebbe stato un bel complimento a Linux 🙂 🙂 🙂 forse anche tu preferisci il campeggio nel verde al cemento di un hotel stellato …

  3. Se le web apps fossero più sicure di quelle programmate con API native, le app native non esisterebbero. La verità è che non avevano i mezzi economici e/o tecnici per farlo.

  4. Mi sfugge il caso concreto, non capisco a chi si rivolge l’offerta.

    Partiamo da una premessa: qui si parla di produzione da fotovoltaico + stoccaggio + offerta al pubblico (che deve essere sempre funzionante, non certo a tratti, quindi anche il 1 gennaio con tanta neve).

    Caso A: un’azienda che ha un consumo medio da X kWh ha un terreno inutilizzato. Se l’azienda si dota di fotovoltaico che ha una produzione media pari a 2X e un accumulo pari a 10X è in grado di autoprodurre quasi il 100% dell’energia con mezzi propri. Con un difetto: d’estate ne produrrà di più (eccedenze), d’inverno di meno. Quindi d’estate l’eccedenza potrà essere venduta tramite le colonnine, “garantendo” in un qualche modo il servizio. D’inverno l’energia prodotta riuscirà appena a garantire le esigenze dell’azienda: come può l’azienda continuare a offrire energia alla colonnina HPC con quel prezzo concorrenziale, visto che lei per prima non la paga certo 0.17 €/kWh?

    Caso B: come il caso A, ma pannelli e accumulo sono sottodimensionati. Non c’è trippa per gatti, tutta l’energia prodotta serve all’azienda

    Caso C: come il caso A, ma pannelli e accumulo sono sovradimensionati. E allora il CFO prende l’energy manager, lo accompagna gentilmente sul tetto dell’edificio e gli insegna come si vola perché gli ha fatto sprecare soldi. Capisco che ora l’eccedenza può essere usata per piazzare 1 o 2 colonnine per la ricarica ma l’azienda sta facendo un altro mestiere, ovvero sta investendo soldi propri per comprare, a prezzi non certo concorrenziali come quelli che ottengono i produttori di energia elettrica che lavorano su altri valori di scala, pannelli e batterie in più rispetto al necessario, mettendosi a fare un lavoro che non è il loro, ovvero competere con i big delle ricariche.

    Lo stesso vale anche per le CER, una CER ha senso quando è tarata a modo per le esigenze della sua comunità, se si mette a vendere corrente al pubblico sta facendo un altro mestiere, non è più una comunità energetica, è una impresa.

Rispondi