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Un flop annunciato: zero HPC extraurbane col bando Pnrr

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Massimo Nordio insiste: serve una rete capillare di ricariche HPC, per i viaggi lunghi.
L’Italia fa grandi passi avanti nelle infrastrutture di ricarica per auto elettriche, ma avanza a due velocità: cresce tumultuosamente nelle aree urbane e nelle case degli italiani, ma  con il flop del bando Pnrr sulle installazioni extraurbane HPC e i ritardi di molti gestori autostradali nella dotazione delle ricariche nelle aree di servizio non garantisce ancora una copertura adeguata per gli spostamenti a lungo raggio. bando pnrr

A secco il primo bando per 2.500 colonnine

Pochi giorni fa il primo bando colonnine da 270 milioni, finanziato con 715 milioni del Pnrr, si è chiuso con la copertura della quota riservata ai progetti urbani per 4.718 nuovi punti di ricarica. Le strade extraurbane restano invece a secco: su una disponibilità di fondi per 2.500 nuovi punti ricarica ad alta potenza, nessun progetto  è stato ammesso.

Il Ministero per l’ambiente e la sicurezza energetica (MASE) ha comunicato infatti che «non è stato possibile selezionare progetti, in quanto le poche proposte progettuali presentate non avevano i requisiti di ammissibilità alla misura». Del resto i candidati hanno avuto un mese appena per partecipare al bando e il flop era più che annunciato. Per le strade extra urbane l’impegno progettuale era significativo: ogni punto di ricarica doveva garantire una potenza minima di 175 kW, quindi un allacciamento diretto a una cabina a media tensione.

I fondi non utilizzati (149 milioni in tutto per il 2023) saranno riversati sul prossimo bando Pnrr. Il vincolo è però che l’installazione avvenga entro il 2024.  Il Ministero fa sapere di essersi «già attivato con gli operatori interessati per individuare le motivazioni che hanno portato alla scarsa adesione, al fine di adottare le misure più opportune per stimolare una più ampia partecipazione».

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Stazione di ricarica ultrafast nel centro di Milano

Finanziate solo le fast urbane, ma a macchia di leopardo

Quanto alle installazioni nelle aree urbane (importo complessivo di 70 milioni di euro, per colonnine con potenza di almeno 90 kW e copertura fino al 40% dei costi di realizzazione) nessuno dei progetti per totali 4.718  punti di ricarica riguarderà Sardegna, Calabria e parte della Sicilia. Dunque l’esito è soddisfacente solo a metà perchè la copertura territoriale sarà a macchia di leopardo. E infine il bando è stato monopolizzato da due principali operatori, Plenitude Be Charge (Eni) ed Enel X Way (Enel) mentre piccoli e medi operatori sono stati tagliati fuori per i tempi stetti (28 giorni) previsti per la presentazione dei progetti.

E molti gestori autostradali non hanno rispettato l’obbligo di legge

Criticità, queste, messe in evidenza dal segretario generale di Motus-E Francesco Naso che sollecita «interventi mirati sui relativi decreti» per evitare «una dispersione di risorse molto preziose per il nostro Paese». Denuncia inoltre «l’immobilismo di tutti quei concessionari autostradali che nonostante un obbligo di legge continuano a non bandire le gare per installare le colonnine nelle aree di servizio».

Ma si scatena il privato: 304 mila wallbox in due anni

Tuttavia nel primo semestre 2023, senza alcun contributo pubblico,  sono stati installati 8.438 nuovi punti a uso pubblico (+80% rispetto allo stesso periodo del 2022). Il totale sale così a 45.210.

A questi si aggiungono oltre 400.000 punti di ricarica privati, con un aumento del 700% rispetto al 2021, grazie anche agli incentivi per riqualificazione energetica degli edifici. Il Superbonus 110%, in particolare, ha prodotto 304 mila installazioni, come risulta dai dati ENEA. Un risultato straordinario visto che le auto elettriche circolanti in Italia hanno appena toccato le 200.000 unità.

Il Mezzogiorno continua a recuperare terreno. Sud e Isole contano infatti il 23% del totale dei punti di ricarica italiani, scavalcando il Centro (21%) e rosicchiando un altro punto percentuale sul Nord Italia (56%).

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Le ricariche HPC adesso ci sono, anche in autostrada, ora servono i clienti…(Foto: Free to X LinkedIn).

La ricarica in autostrada? C’è in 121 stazioni su 476

Infine un quarto delle aree di servizio autostradali è oggi dotato di punti di ricarica a uso pubblico. In tutto si contano 657 punti di ricarica (+422 rispetto a un anno fa) distribuiti in 121 aree di servizio sulle 476 totali. Oltre il 58% dei punti di ricarica in autostrada hanno una potenza superiore ai 150 kW. Sono i dati del monitoraggio trimestrale delle infrastrutture di Motus-E.

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21 COMMENTI

  1. Le mennekes sono le migliori tenendo conto della corrente prelevabile da sotto. Costi eccessivi mettere poi chademo, c’e’ il trasformatore.

  2. la vergogna della Verona Padova Trieste, parlando di autostrade, con un unico punto di ricarica a 22 kw a Cessalto direzione Trieste? e si che è una delle tratte più trafficate d Italia.. e nessuno che indaghi, faccia domande ai gestori, denunci la cosa sui media per metterli davanti alla loro incompetenza..

    • -unico punto di ricarica a 22 kw-

      Subito trasformato a 100 kW! 😂☝️

      -Cessalto-

      Un nome che mi ha sempre evocato sentimenti contrastanti. Anzi, contrastati. 😂

  3. Intanto Enel X Way, mi ha comunicato che non saranno più attive le tariffe Flat all’estero, ma solo la Pay per use.

  4. 304.000 Wallbox su 200.000 auto circolanti… Io il 110% non lo ringrazierei per niente. La mia Wallbox sta ancora aspettando il decreto attuativo dell’80%….

    • 300.000 wallbox installate grazie al fondo Pantalone, denaro pubblico speso davvero bene, non c’è che dire (sempre che il dato sua veritiero). Dubito che cambierò mai idea sulle wallbox, ritengo che siano una grandissima presa per i fondelli, ma magari qualche amico qua sul forum riuscirà a farmi cambiare idea 🙂

  5. Per ritrovare la ragione ed il buon senso occorre cambiare governo.

    Con questo non si va da nessuna parte (i motivi li conosciamo tutti).

  6. Le colonnone fast a batteria sono la risposta! 😂
    Niente cabina di media tensione, solo un allaccio a 25 kw!

    • No dai. Dove non c’è rete potrebbe anche essere, ma se consideriamo che l’alta tensione spesso costeggia le autostrade…

      • Il problema non è tecnico, ma amministrativo e di resa commerciale. E comunque riguarda le statali e le superstrade. 😉

        • Per la parte amministrativa sono d’accordo, ho letto che le colonnine che hai indicato sono più semplici da installare.
          Però forse rimane il problema commerciale: sicuramente una colonnina con un accumulatore importante (200kWh?) costerà di più, se lo stato non lo finanzia per intero, ma al 40%, il problema di rientrare dell’investimento potrebbe essere maggiore..
          Altro aspetto da considerare è che probabilmente quando uno fa una statale o una superstrada non fa così tanti km da rendere necessario ricaricare, sono solitamente più corte e passano spesso per i centri urbani: mi viene in mente la statale 36 dello Spluga, non ci sono ricariche, ma trovi fast a Lecco e a Sondrio, mancano in valchiavenna, ma lì la statale passa per i paesi, per cui forse ci sono progetti approvati nei centri urbani,.che forse è anche meglio che sulla statale in mezzo al nulla.

          • -sicuramente una colonnina con un accumulatore importante (200kWh?) costerà di più-

            Ma sa che non penso? Tra mettere e trovare il posto per una cabina di trasformazione (che ci vuole, perchè mi creda gliela impongono e solo quella sono minimo 70/80k euro per averla installata e funzionante), fare gli allacciamenti che non è sempre come dirlo perchè non è che proprio tutte le statali siano costeggiate da linee adatte e tutti gli annessi e connessi burocratici (costano pure loro…) sinceramente non saprei. Ma a naso mi viene da pensare che anche pagando subito e per intero possa costare meno una “colonnona” a batteria.

            Detto questo, mica penserà che verrebbero pagate in contanti, vero? 😉
            l’operatore che le installa può benissimo prenderle in leasing e ragionare di conseguenza.
            Nè tantomeno immagino che pensi che comprare 200 kw di batteria alla volta, magari per 50 o più installazioni, abbia lo stesso prezzo al kw che pagheremmo io e lei per fare l’accumulo domestico.

            insomma, secondo me, ripeto, per avere alla svelta delle fast sulle statali e in extraurbano dove non è difficile avere anche 30 kw in bassa tensione è la soluzione vincente.

            -Altro aspetto da considerare è che probabilmente quando uno fa una statale o una superstrada non fa così tanti km da rendere necessario ricaricare-

            sta di fatto che il servizio va messo comunque se si vuole lanciare sta benedetta mobilità elettrica. E si torna al punto di partenza: con un sistema potenzialmente “flessibile” si può addirittura regolare il numero di stalli seguendo per esempio la stagionalità (per esempio sulle rotte turistiche durante la bella stagione ne metti di più, fuori stagione ne lasci una sola per assicurare il servizio…)

          • che tra l’altro, non è che devi per forza usare celle al litio…

          • Probabilmente riguardo i costi avete ragione. Non li conosco nel dettaglio, ma a naso non fatico a credere che la batteria sia meno costosa di una cabina ad alta tensione.
            Rimane il fatto che quella che ho visto io, forse voi ne conoscete altre, al massimo eroga 120kW su un veicolo, o 60kW a testa se ci sono 2 veicoli collegati. Non sono poi così rapide.
            A me sembravano pochi i 175kW richiesti dal bando.
            Lungo una superstrada o una statale conviene avere potenze più elevate per fermarsi poco, altrimenti meglio averle nei paesi dove se ti fermi un po’ di più,. almeno ti fai una passeggiata, vai in un bar o al ristorante o visiti qualche negozio.

          • -120kW su un veicolo, o 60kW a testa se ci sono 2 veicoli collegati.-

            Siamo onesti: stiamo parlando di statali. Non di autostrade. e’ un altro sport.
            Sono impianti che ci vogliono, ma almeno ancora per una decina di anni più per sacrosanta volontà politica (che condivido) che per una reale redditività.

            Ci dovrebbero passare davanti decine e decine di auto elettriche al giorno e tutti i santi giorni per avere statisticamente un numero sufficiente di “necessità”, tale da saturare l’offerta di 200 kw erogati a 120 l’ora e ricaricati a 30 per volta ogni ora.
            E sinceramente ad oggi non mi sembra il caso.
            Per un calcolo statistico sensato credo che il Signor Massimo potrebbe aiutarci, ma a naso credo che mi darà ragione.

            Dubito fortemente che tali colonnine vedano normalmente due automobili in contemporanea, sarà più un evento straordinario e comunque in 15 minuti si ricaricheranno circa 15 kw, che su una statale vuol dire andare tutto sommmato lontano.

            Tenderei a dire che si tratta di stazioni che per ancora un certo numero di anni sono destinate a fare esagerando una decina di rabbocchi al giorno da 20, massimo 30 kw. Un quarto d’ora di sosta insomma. Per una decina di vetture al giorno nell’arco delle ore diurne. Secondo me 200 kw di accumulo e 120 kw di erogazione senza le “disgrazie” di un impianto allacciato alla rete è grasso che cola.

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