Abbiamo testato l’autonomia della Zero DSR/X in strade extraurbane, in città e anche in autostrada. I risultato ci ha piacevolmente sorpreso.
Quando parliamo di veicoli elettrici capita spesso di considerare i dati sull’autonomia come numeri a cui applicare uno “sconto” del 10-20% per ottenere un dato realistico. Nel provare la Zero DSR/X ci siamo quindi concentrati con attenzione su questo punto. Anche perché, l’autonomia e il costo sono le due cose che ancora fanno storcere il naso a molti motociclisti. Questa Zero DSR/X non è certo economica, 27.000 euro sono tanti, ma sono tante anche le moto (elettriche e a benzina) che hanno prezzi simili o superiori. Premessa quindi la capacità di spesa, ci siamo concentrati sull’autonomia.
Come è fatta?
Prima di “partire” diamo uno sguardo alle caratteristiche principali della Zero DSR/X. Le ruote da 17 al posteriore e da 19 all’anteriore la rendono a tutti gli effetti una Adventure bike. Segmento molto in crescita negli ultimi anni. I freni a disco sono da 320 all’anteriore e da 265 al posteriore. È dotata inoltre del sistema Bosch MSC che, per semplificare, potremmo definire come una specie di ABS che funziona anche quando si è a moto piegata. Senza entrare in tecnicismi possiamo dire che aumenta enormemente la sicurezza in curva. Le sospensioni sono Showa con corsa da 190 mm sia all’anteriore che al posteriore e sono regolabili praticamente in tutto.
Il motore è a magneti permanenti, raffreddato ad aria, ha una potenza di picco di 100 cavalli e la coppia è di 225 Nm. Raggiunge una velocità massima limitata a 180 km/h; velocità che cala a 160 km/h se la si vuole mantenere per un periodo prolungato di tempo. La batteria è da 17,3 kWh e può essere ricaricata con un cavo Tipo2 a una velocità di 6,6 kW. Per passare dallo 0 al 95% servono circa 2 ore. Zero offre due optional da inserire al posto del vano serbatoio: il power tank da 3,6 kWh oppure il caricatore rapido che aggiunte 6kW e che quindi raddoppia la velocità di carica. Lo spazio permette di alloggiare solo uno dei due, non entrambi.
Nata per le curve
Tra le curve il peso di questa Zero quasi non si sente. La posizione asseconda benissimo una guida più dinamica. Le gambe abbracciano bene la moto e aiutano a gestire l’equilibrio. In generale il bilanciamento è buono: questa DSR/X scende in curva in maniera fluida e progressiva e questo la rende piuttosto facile da guidare. Il motore spinge davvero forte, tanto che il gas va gestito con giudizio. La coppia è meravigliosa e nonostante l’elettronica e le diverse mappature i 255 Nm di questa Zero non vanno sottovalutati.
L’autonomia tra le curve è sorprendentemente vicina a quella dichiarata da Zero. Noi abbiamo fatto 100 km consumando il 48% della batteria. Con il 100% quindi si possono percorrere 208 km. Zero ne dichiara 216, quindi siamo davvero vicinissimi.
Come si comporta in autostrada?
L’autostrada non è il terreno di elezione della Zero DSR/X, qui ha messo in luce pregi e anche qualche difetto. E’ abbastanza stabile a velocità sostenute e il manubrio largo dà molta sicurezza. Inoltre l’assenza di vibrazioni fa veramente la differenza in termini di comfort. Passando ai difetti, primo su tutti i consumi, che alle alte velocità aumentano esponenzialmente (anche se, vedremo, ci hanno sorpreso). In seconda battuta, il capolino fa il suo dovere ma, anche regolato alla massima altezza, un po’ di turbolenze si percepiscono, nulla di affaticante per il collo comunque. Molto comodo il Cruise control accanto alla manopola destra.
Tornando ai consumi, quelli autostradali sono quelli che ci hanno sorpreso di più. Zero dichiara infatti 137 km di autonomia a una velocità di 113 km/h. Noi, a una velocità di pochissimo inferiore (110 km/h), abbiamo percorso 100 km con il 64% di batteria. Ribaltando i numeri, significa che con il 100% di carica avremmo potuto fare 156 km, circa 20 in più di quelli dichiarati da Zero.
Facile come uno scooter
A dispetto di peso e dimensioni la DSR/X si comporta molto bene anche in città. Il fatto di non avere frizione e marce rende la gestione dell’acceleratore uguale a quella di uno scooter. I 250 kg si sentono solo in parcheggio e senza la retromarcia le manovre sarebbero davvero molto complicate. Una volta in strada però si destreggia bene nel traffico e anche in questa situazione il manubrio largo ci aiuta. In città è dove la modalità Eco riesce a recuperare più energia, grazie alle continue frenate, ma il la sensazione di “freno motore” è un po’ troppo invadente. Per questo motivo e per omogeneità con le altre prove ho selezionato la mappa Standard anche in città. Qui è dove il risultato è rimasto un po’ sotto alle aspettative. Abbiamo infatti fatto 100 km consumando il 40% dell’energia e quindi con il 100% saremmo arrivati a 250 km, mentre Zero ne dichiara 290.
Conclusioni
Ci ha fatto molto piacere che i dati dichiarati da Zero siano vicini a quelli reali e soprattutto non tutti spostati verso l’alto. In generale Questa DSR/X è una moto molto piacevole da guidare. Soprattutto tra le curve ci si diverte e si gode al massimo dei pregi del motore elettrico. Per quanto riguarda l’autonomia, ancora non ci permette di fare giri di una giornata intera senza mai fermarci. Ma se quando ci fermiamo a pranzo l’attacchiamo a una colonnina, già gli orizzonti si allargano di parecchio. Le moto stanno cambiando è ora che si aggiornino anche i motociclisti.
Abbiamo utilizzato:
Giacca: Tucano Urbano FLOWMOTION
Praticamente un giocattolo per fare casa -bar-casa e ricaricare; ma generalmente con una moto gran turismo un macina chilometri e se ogni 200 lm deve aspettare per ricaricare quasi 2 ore…. ( non ditemi che ogni 200km ci si deve fermare altrimenti si muore ed in autostrada si va a 90) per piacere
Eraldo,guarda le Energica, ne parlavamo qui sotto io e Alessandro. Batterie più grandi e cariche veloci in corrente continua.
“La batteria è da 17,3 kWh”. Piccola non è. Mi chiedo, considerando il chilometraggio medio degli italiani sui veicoli a 2 ruote, dopo quanti km e anni si raggiunge il punto di pareggio delle emissioni co2 per i veicoli a 2 ruote?
Manca il dato a 130 in autostrada. Peccato, sarei stato veramente curioso di saperlo.
Sarebbe giusto uno sfizio saperlo però, perchè all’atto pratico è infattibile.
Già andare ai 110 kmh è limitante, senza carica HPC passi la maggior parte del tempo fermo: “circa due ore” in realtà sono quasi 3, 17.3 kwh / 6.6kw fanno 2.62 ore, ovvero 2h40m… se uno vuol viaggiare più che la batteria aggiuntiva direi che ha assolutamente senso mettere la carica a 12.6kw, con questa a una colonnina AC servono “solo” 1.37h, ovvero 1h22m.
Avere a bordo l’elettronica della presa HPC immagino sarebbe un peso eccessivo in proporzione al veicolo, ma magari sarebbe il caso di avere almeno AC a 22kw.
Amen.
27k euro per trottolare attorno a casa.
Avanti un altro please, Energica in ogni caso ha dimostrato che volendo, si può.
Vero, le loro hanno la batteria più grande, da 21 kwh, e soprattutto la ricarica ChaDeMo che pur non essendo la CCS2 permette ricariche fino a 62 kW (non so quanto riceve la Energica al massimo, sul sito danno i valori in km ricaricati all’ora).
Anche con le loro siamo sui 30k euro, ma almeno non sto 90 minuti alla colonnina a ricaricarla se voglio girare tutto il giorno.
Guarda che mi pare proprio che le energica simil GS abbia la CCS.
Azz hai ragione, io guardavo la simil StreetFighter, la Eva Ribelle, e quella ha il chademo (che già è tanta roba), mentre la Experia in effetti ha il CCS2:
https://www.energicamotor.com/wp-content/uploads/2022/05/0D-Experia_MM_0091-640×427.jpg
Booo ulteriori a Zero per avere solo la ricarica lenta. D’altra parte, parliamo di moto italiane contro americane, cambia l’alimentazione ma non la qualità progettuale 😉