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La Cop 28 va al ribasso? Federico Marchetti: è il bello del compromesso

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federico marchetti

L’innovazione, il futuro, la sostenibilità secondo Federico Marchetti. E’ l’uomo che ha portato l’alta moda sul web  con Yoox, poi YNAP, e ora è stato chiamato da Re Carlo III d’Inghilterra a disegnare un futuro sostenibile per il fashion mondiale. Alta moda, ma non solo.

Federico Marchetti
La foto ufficiale all’apertura di Cop 28 a Dubai. Federico Marchetti in prima fila, sulla destra, insieme a Carlo III d’Inghilterra (al centro)

Federico Marchetti è ambientalista a tutto tondo e pioniere dall’auto elettrica come proprietario della prima Mercedes EQC immatricolata in Italia. Lo abbiamo intervistato ieri, di ritorno dalla Cop 28 di Dubai.

Il suo pensiero in un libro

federico marchettiProprio nel giorno in cui l’ autobiografia uscita in settembre (“Le avventure di un Innovatore” Longanesi, 304 pagine, 19,60 euro)  ha raggiunto la terza edizione, collocandosi al sesto posto assoluto della classifica italiana dei libri più venduti.

Leggendo l’ultima bozza di risoluzione finale circolata a Dubai nel tardo pomeriggio di ieri molti hanno già definito un “clamoroso flop” l’esito del 28esimio summit dell’Onu sul clima che si chiude oggi. Non la pensa così Marchetti, a cui chiediamo se veda il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto.

Dubai è un fallimento. O no?

Gli accordi sul contrasto alla crisi climatica, risponde, sono globali o non sono: nessuno può pretendere di farli senza il consenso dei grandi produttori di petrolio. Un compromesso che alzi pian piano l’asticella delle ambizioni è inevitabile, ed è quello che  Marchetti legge fra le righe del documento appena diffuso.

Fa notare che il testo, per la prima volta nella storia delle Cop,  accenna all’utilizzo dei carburanti fossili auspicandone “una  progressiva riduzione entro fine secolo“. E’ molto più debole di quello presentato originariamente da oltre 100 Paesi e sostenuto dall’Europa, che proponeva “l’eliminazione graduale dei combustibili fossili in linea con la migliore scienza disponibile“. Ma è un piccolo passo avanti se porterà anche la firma di chi oggi vive esclusivamente di gas e petrolio e, non a caso, chiede che qualsiasi transizione sia “giusta, ordinata ed equa“.

Ma se la svolta ambientale non è anche ambiziosa e rapida il futuro non sarà giusto, ordinato ed equo per i paesi vulnerabili, ormai prossimi alla catastrofe.

“Giovani e innovazione ci salveranno”

Tuttavia Federico Marchetti non è pessimista. Dopo le speranze nate a Glasgow 2021 e lo sconforto della fallimentare Sharm el Sheikh 2022 ha visto a Dubai proposte concrete e una grande mobilitazione dei giovani. Proposte e soluzioni concrete, aggiunge, sono la nuova narrazione da contrapporre al catastrofismo e alla rassegnazione.

Ci conferma perciò la frase che conclude il suo libro: “Il pianeta si salverà proprio grazie al talento del genere umano“. Da innovatore seriale, come spesso si definisce, Federico Marchetti nutre una fiducia inesauribile nella creatività dei giovani. L’innovazione che producono, pensa, può risolvere i problemi più complessi (quello ambientale certamente lo è) e vincere le scommesse impossibili, come fu la sua, fondando Yoox da zero 24 anni fa.

Marchetti contesta anche le critiche sulla sede del vertice, in casa di un grande produttore di petrolio, probabilmente replicata l’anno prossimo in Azerbaijan. Come padroni di casa, dice, hanno l’obbligo morale di ottenere risultati.

Stop alla moda compra e getta

Ci spiega che moda, sorprendentemente, inquina più del trasporto aereo e marittimo messi insieme, superando il 10% delle emissioni globali. Il 40% dei capi prodotti finisce in discarica senza mai essere indossato e la moda usa e getta diventa compra e getta: lo spreco allo stato puro.

A Dubai Marchetti ha portato un paradigma rovesciato: produzione sostenibile, in parte da riciclo, qualità, durata. Una moda dalla vita lunga, come le scarpe di Carlo III d’Inghilterra, che compiono anche 30 anni.

Pioniere delle BEV, alla prova d’appello

E la mobilità? Elettrica, senza esitazione. Meglio se a guida autonoma, come i taxi robot che Marchetti ha già sperimentato in California. Della sua eroica esperienza da pioniere dell’auto elettrica, però, non ha un buon ricordo: poche colonnine a Milano, e quasi sempre occupate abusivamente. Alla fine si è stancato ed è tornato al termico.

Ora si è trasferito sul Lago di Como in una nuova casa dove ha montato due colonnine ed è pronto a riprovare. Da uomo di mare, ravennate di nascita, si rammarica dei ritardi italiani anche nella nautica sostenibile.

Dove è finito, per esempio, il progetto di Elektric Lake a Como?

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10 COMMENTI

  1. “Fa notare che il testo, per la prima volta nella storia delle Cop, accenna all’utilizzo dei carburanti fossili auspicandone “una progressiva riduzione entro fine secolo“.” Ah beh, auspicano, molto impegnativo. Per quanto riguarda i giovani, non contano nulla. Appena crescono e capiscono cambiano idea, quindi….

    • Perché non si va a leggere il documento finale, uscito oggi, anziché postare il suo solito commentino acido su una bozza?

  2. Certo che le cose da fare sono tante….
    Ma bisogna incominciare, da ad esempio l’obsolescenza tecnologica programmata, avere un solo caricatore che vada bene per tutti i cellulari, fare dei capi di abbigliamento che durino qualche anno ( alla faccia del capitalismo)….

    • E qui casca l’asino ( e solo un detto) ci sarebbero probabilmente nella cose per ridurre un mondo basato sul consumismo ( molte volte sopra le righe) ma , è qui torno ad un mio pensiero esplicitato molte volte, se vuoi continuare a crescere ( intendo in numero di teste) poi devi farle lavorare in modo da creargli quel minimo di benessere e soddisfazione nella vita
      Quindi se facciamo un’unica caricabatterie , maglioni che durano anni e così andando il milione di lavoratori magari diventa 5/6cento mila
      Quello che contesto , sebbene spero in modo moderato , e la vita nel mondo dei sogni che appare molto , specie in blog come questo è che piacerebbe anche a me , ma poi c’è la realtà e non è mai quella che auspichiamo
      PS in un mio intervento su altro argomento mi si citava la vita nella giungla per l’autogestione, l’autore della domanda è convinto che già tutti noi non si viva nella giungla?

      • Che ci siano troppe teste sulla terra, lo penso da anni!!!
        Certo che il caricatore dovrebbe essere riparato più volte, invece che produrne di nuovi ( in casa ci sono sei smartphone attivi con altrettanti caricatori, e nei cassetti almeno altri 10 di vecchi telefonini…)

    • La sfida non è tornare indietro, ma continuare il progresso inquinando di meno.
      La lavatrice che dura 30 anni, lo stesso cappotto per 10 anni, la tv per 20… Questo riduce l’inquinamento solo sui singolo prodotto acquistato e per l’utente finale, ma crea grossi problemi sulla filiera, riduce la domanda, riduce l’offerta, riduce la forza lavoro e le opportunità di lavoro. Quale imprenditore farebbe lavatrici con una domanda che è una gaussiana? Tornare agli anni 70/80 da un punto di vista del mercato non ha senso.
      Invece ha senso pensare a materiali meno inquinanti, a produzioni indutriali che sfruttano le rinnovabili (che implica anche costi nettamente inferiori per l’industria stessa), a processi di riciclo e fonti di energia alternative (anche il nucleare laddove è strettamente necessario, ad esempio usare le centrali attualmente in funzione per alimentare solo l’industria).
      Anche la filiera del riciclo non può più essere accessoria, oggi prima si produce il bene e dopo si pensa a come riciclarlo. Invece man mano che aumenta la produzione industriale, i prodotti devono essere già pensati in ottica di riciclo quasi totale e ci devono essere le infrastrutture apposite per farlo; in fase di progettazione deve essere messo in piedi i lprocesso di riciclo in tutte le sue parti.

      Il consumismo è una conseguenza di mancato disegno dei processi. é come una persona che mangia e fa vita sedentaria, è normale che ingrassi e si ammali. Invece nella giornata deve avere il momento in cui fa sport per scaricare l’eccesso calorico, di zuccheri e grassi.
      i processi industriali devono tendere a queste modalità integrate.

      • Esattamente, solo che nella realtà è dando per scontato di remare tutti nella stessa direzione serviranno alcuni decenni e montagne di denaro che non bisogna dare scontate esserci

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