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I dati delle nostre auto sono nostri. E potremo usarli

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I dai delle nostre auto (sempre connesse) sono nostri. E, da settembre 2025, potremo averli, anche per cederli a chi crediamo. Finora sono stati un patrimonio a vantaggio esclusivo dei costruttori. L’ha deciso la Commissione UE, come spiega in questo articolo un noto legale specializzato in temi automotive.

            i dati delle nostre auto                        di Gianfranco Simonini*

Il settore automobilistico è stato investito dalla rivoluzione portata dal Data Act, il regolamento 2023/2854 sull’accesso ai dati dei prodotti connessi. Da settembre 2025 gli utilizzatori dei veicoli connessi potranno richiedere ai costruttori di ricevere i dati di funzionamento dei mezzi. Dal settembre 2026 potranno accedere direttamente ai dati attraversi i mezzi o i server messi a disposizione dei costruttori per estrarre i dati.

I dati delle nostre auto
Il display di una Tesla: la marca di Elon Musk, come tutte le concorrenti, raccoglie preziosi dati di utilizzo dei clienti.

Un patrimonio finora utilizzabile solo dai costruttori

L’utilizzatore potrà chiedere ai costruttori di consentire ai terzi fornitori di accedere ai dati. Il legislatore comunitario ritiene che i dati digitali prodotti dai prodotti connessi costituiscono una risorsa di elevato valore per il mercato. E che attualmente questi dati sono posseduti solo dai costruttori. E infine che se i dati fossero diffusi nel mercato, i terzi fornitori potrebbero creare servizi  in concorrenza (in quanto a minor costo) con quelli del fabbricante.

Nella sostanza, ritiene che il mercato competitivo possa svilupparsi solo se più players dispongono di questi dati per creare servizi. Allo stato attuale le vetture (tra i principali prodotti connessi) producono molti dati sul funzionamento del mezzo, raccolti dai numerosi sensori che popolano i veicoli. Il costruttore utilizza in parte questi dati per il controllo della qualità del mezzo, ma molti dati sono inutilizzati. E il mercato dei servizi è bloccato da tale situazione.

i dati delle nostre autoA che cosa possono servire i dati delle nostre auto

Un esempio? Il proprietario di una vettura (utilizzatore) si reca dalla propria officina indipendente (non appartenente alla rete ufficiale del costruttore). E chiede di poter usufruire di un programma di manutenzione predittiva, programmata sulle effettive condizioni di utilizzo del mezzo e sullo stile di guida del conducente. L’officina può offrire questo servizio solo accedendo ai dati di funzionamento del mezzo.

– Leggi anche: i dati delle nostre auto

non siamo mai soli in auto, siamo sempre connessi

Ora non lo può fare, avendo accesso solo alla porta OBD per le informazioni di diagnostica. Il servizio può essere offerto se l’officina ha a monte l’apporto di un fornitore di servizi automobilistici. Si completa la svolta iniziata nel 2002 con il famoso regolamento Monti (1400/2002),. Regolamento che apriva agli operatori indipendenti, in particolare alle officine indipendenti, la possibilità di accedere alle informazioni tecniche per la riparazione.

Ora l’accesso non è limitato alle informazioni  tecniche per la riparazione, ma ai dati di funzionamento del mezzo.

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23 COMMENTI

  1. Mi piacerebbe sapere se il Data Act spiegato nell’articolo rientra nel progetto piú ampio che intende promuovere la compatibilitá dei protocolli nell’infrastruttura di ricarica e in generale l’interscambio delle informazioni fra i vari operatori nel settore della mobilitá elettrica (vedi relazione Eurelectric https://evision.eurelectric.org/report-2024/)

  2. Scenario 1.
    Costruttore che si ritrova la patata bollente di dover adempiere alla cosa. E non ne ha assolutamente voglia. Cosa fa? Outsourcing della cosa al prezzo più competitivo (leggasi il più basso).
    Risultato? Lo bucano e accedono ai vostri dati.
    Certo, sanzioni bla bla bla, ma tanto i dati sono a spasso.

    Scenario 2.
    Azienda automotive X sviluppa qualcosa di davvero fenomenale. E’ il suo punto di forza. Efficienza massima.
    E’ obbligata a rendere disponibili i dati. Questo permette alla concorrenza di capire il segreto industriale.
    E addio azienda X.

    Lo so che le intenzioni sono buone… ma spesso i legislatori non sono tecnici…
    vedi la stupida ed inutile legge sui cookie ma ce ne sono tante altre.

    (Lo so.. il mio commento è contro corrente…)

  3. Domanda seria: ma in redazione avete almeno qualcuno che sia un po’ familiare con Tesla? giusto per evitare di scrivere categoriche inesattezze tipo ‘attualmente questi dati sono posseduti solo dai costruttori’. — Oppure accordatevi con Guido per farvi da correttore di bozze! (-: (-: (-:

    • Quello che hanno scritto è corretto per il 97,5% delle automobili vendute nel 2024 e chi l’ha scritto è un legale che ha, giustamente, generalizzato. Io ho voluto sottolineare che Tesla già lo fa (da oltre 10 anni) quindi le varie case automobilistiche non potranno accampare scuse sulle difficoltà tecniche di farlo (perché per loro rappresenta un costo e un problema commerciale con la rete di officine autorizzate). Ecco perché il mio commento, per integrare quello che, a mio parere, è un aspetto commerciale importante.

      • Posso chiedervi che sistema usate voi per monitorare la vostra auto?
        ho la m3 rwd da settembre 2021 e finora non mi sono interessato molto, ma ora sto valutando queste opzioni:
        – teslogic (più che altro per avere l’informazione angolo cieco e mappa davanti al naso, più informazioni aggiuntive rispetto al paddone ma meno dettagliate rispetto ad altri, più altre funzioni nascoste)
        – teslamate (probabilmente su cloud di google oppure tramite teslamatecloud)
        – scanMyTesla

        al momento la soluzione che mi sembra più interessante è teslamate ma ancora non l’ho usato. ScanMyTesla mi sembra quasi eccessivo per me (sebbene mi ritenga un nerd). teslogic è un po’ caro ma sembra interessante.

        • Attualmente sto usando TeslaFi ma è molto molto per nerd. 🙂
          Per un’esperienza più user friendly c’è anche Tronity.

        • Io ho usato per oltre 2 anni J+ Pilot, che ora non supporta più Tesla, nemmeno a pagamento (io l’ho usato gratuitamente, probabilmente non avevano sufficiente numero di utilizzatori per giustificarne lo sviluppo), ora uso TeslaFi.
          Teslogic è un prodotto diverso che fa ANCHE raccolta dati, ma nasce come HUD, più che altro.
          Tutti i prodotti danno una stima della capacità della batteria, basandosi sulla capacità che si riesce a caricare in batteria e interpolando i dati con una linea di tendenza.
          Secondo J+ la mia aveva perso l’1,9% in due anni e 40.000 km, secondo TeslaFi siamo al 96,6% e se mi dovessi basare sui km dichiarati dal PAD con carica al 100%, ha perso il 2,6% in quasi 3 anni.

          • ringrazio entrambi per la vostra risposta. teslaFi sembra molto promettente e non troppo costoso. Penso proprio che lo proverò! Con teslamate invece mi sembra parecchio complicato, ho fatto un tentativo ma ho miseramente fallito. 🙂

  4. Il controllo e proprietà dei dati di uso anche di un veicolo è cosa sacrosanta; d’accordo che la casa costruttrice li abbia a disposizione (per controllo e miglioramento prodotto ed eventuali aggiornamenti e implementazione funzioni).
    Se ne abbiamo proprietà e gestione anche noi consumatori, con possibilità di fornirli a chi decidiamo..non può che fare bene a tutti..
    I sistemi chiusi son più fragili (agli hackers..ai bug involontari..).
    Possono aprire nuovi mercati per eventuali “tuning” (restando in ambiti legalmente definiti)… come coloro che si assemblano il PC.
    Speriamo però che non occorra un team di avvocati e ingegneri per riuscire a comprendere le clausole dei contratti da firmare in acquisto auto e successivi trasferimenti dei suddetti database . ..

      • Grazie Direttore.
        Anche in questo Tesla dimostra di essere “più avanti”.
        È un dato importante perché “ufficiale” della casa, senza dover utilizzare misurazioni di terze parti, utile per sapere come “si è messi” (magari, per uno pignolo come me nelle analisi, può essere un modo per evitare errori ed allungare la vita della batteria, se non di questa, della successiva), utile in caso di controversie sulla garanzia, indispensabile caso di acquisto/rivendita, e utile a chissà cos’altro che ora non mi passa nemmeno per la testa.
        Basta solo che non li “tarocchino”!
        A tal proposito, il “dieselgate” fu illuminante… non me lo sarei mai immaginato! Sciocco, eh?!

        • “Basta solo che non li “tarocchino”!” è decisamente improbabile, dato che viene reso disponibile il dato dal giorno 1. Se io misuro quanto carico nella mia batteria il giorno 1, a macchina nuova, con un amperometro tarato e questo combacia con quello che dichiara la macchina, poi il giorno 2900 (8 anni dopo) riesco a caricare, esempio, il 69%, sempre detto dall’amperometro tarato, mentre la macchina mi dichiara il 75%, avrei scoperto una difformità inspiegabile. Con 5 milioni (oggi, fra 3 anni – scadenza della garanzia delle prime Model 3 vendute – saranno ben oltre 10 milioni) di Tesla circolanti e il potere dei social, ci vogliono pochi giorni perchè tutti ne parlino e qualcuno con strumentazione certificata faccia delle misurazioni e si scopra il trucco. Teniamo presente che già oggi, usando un qualsiasi software (gratuito o a pagamento) di telemetria per Tesla, ad ogni ricarica viene misurata e riportata la quantità consumata e la quantità caricata in batteria, con precisione ai 10 Watt/h (questa notte, ad esempio, io ho caricato 16,91 kWh in batteria a fronte di un consumo di 17,83 kWh e il mio amperometro ha misurato 17,785 kWh)
          Riassumendo: si sono tagliati fuori da soli la possibilità di “fregarci”.

          • Speriamo, Guido, speriamo.
            Sarà che più divento vecchio meno mi fido dell’umanità in generale, ma ho paura che, se intravvederanno risparmi, vantaggi, o altra utilità, non si preoccuperanno di essere taroccatori e poi eventualmente “scoperti”.
            Proprio il “dieselgate” ha mostrato cosa possono fare, ed era ovvio che, prima o poi, qualcuno andasse a ficcare il naso in quei gas di scarico in condizioni d’utilizzo “normali”, non di test. Infatti, in Europa, sostanzialmente, non è successo nulla. Negli USA… beh! Avrei voluto vedere se fossero state case statunitensi… Vero è che hanno associazioni di consumatori potentine e funzionali in certe situazioni. Però, ciò che guida, è il vil denaro. Sempre.
            Speriamo! Io mi immagino anche cose strane per usufruirne, eventuali gabelle e chissà cos’altro.
            Cosa dice la legge e cosa fanno grandi gruppi, multinazionali, e via di seguito, può divergere di molto dal reale. In fondo, chi alla fine decide, sono i politici. Ed i politici… umani sono. Magari anche più “particolari” della “razza” in generale pessima.
            Sto attraversando un periodo di ottimismo, non so se si coglie…

          • @Ivano benvenuto nella misantropia, diffusa spesso tra ambientalisti, anziani o benestanti.
            Conviene essere poveri ed ignoranti

          • Buongiorno Fares!
            In effetti ho due delle tre caratteristiche che citi per il “perfetto misantropo”.
            Manca la terza, purtroppo…
            Di natura, in realtà, non sarei troppo misantropo. In base alla definizione standard, io non amo starmene da solo (tranne i rari momenti “miei”). Anzi!
            Da ragazzo e da giovane adulto ero pieno di belle speranze per l’umanità. Il ’68 ed i suoi ideali. Poi morti tutti per incuria delle giovani generazioni “addestrate” a considerare più importante l’avere che l’essere ed il dare.
            Ricordo la mia gioia, più tardi, alla caduta del muro di Berlino. Pace e progresso nei diritti per tutta l’umanità. Fine dei conflitti, tutela delle persone e dell’ambiente… attenzione ai diritti individuali, niente razzismi ma solo arricchimento morale e civile di tutti grazie alle diversità…
            Invece…
            L’essere anziani non credo che sia una discriminante relativamente alla misantropia. Solo che ne hai viste molte di più…
            Oltre alle splendide notizie dal mondo, oggi io devo combattere con uomini che non pensano agli altri uomini, anche se dovrebbero farlo di mestiere, se non come missione: per poco non uccidono mio suocero al pronto soccorso! Portato la notte , specificato che è (anche) disfagico, al mattino dopo, cambiato il turno, lo hanno alimentato disteso sul letto, dandogli anche da bere un tè senza l’ombra di gelificante…
            Per chi, come me, passa più tempo in ospedali che a casa, non è una forte spinta all’amore per il genere umano. Soprattutto quando protesti e ti mentono. Concludendo che, comunque, con l’età che ha…
            Direbbero lo stesso per il loro padre? E la sanità è così (anche) perché chi ha non vuole contribuire. E chi ci governa li tutela. Certo, c’è una forte componente individuale: quello bravo ed attento lo trovi. Però…
            Ogni giorno che passa si aggiunge un mattoncino alla misantropia insorgente. Andrà a finire che farò il tifo per una sana estinzione di questa razza che, come ben fotografato nella serie di film di Matrix, è molto simile ai virus: sa solo distruggere l’organismo che li ospita e tutto e tutti quelli che gli stanno intorno.
            Magari la Terra ha solo preso un antibiotico… e sta aspettando che faccia effetto. Tanto i virus sono così concentrati a moltiplicarsi per fare denaro che negano persino che ci sia un problema.

  5. Moolto interessante, non ci avevo mai pensato. E’ anche vero le le BEV non hanno costi di manutenzione pesanti, ma mettiamo il caso che ci sia un guasto importante, es. l’inverter. Costo qualche migliaio di euro. La Casa potrebbe declinare la garanzia perchè scaduta, ma un riparatore terzo potrebbe imputare la responsabilità alla Casa accedendo ai dati suddetti……

  6. Manca una informazione relativa ad un produttore che a livello mondiale rappresenta pur sempre il 2,5% del venduto ma che è anche ampiamente imitato: Tesla, da sempre, dà già accesso completo e gratuito a tutti i dati grezzi (quasi 250 parametri aggiornati ogni pochi secondi), scaricabili su proprio server gratuitamente o ricorrendo a servizi commerciali a pagamento per chi non ha possibilità autonome, fornendo semplicemente credenziali opportune.

    In generale è una ottima notizia: i dati sono nostri e servono garanzie sull’utilizzo e sfruttamento degli stessi. Tesla permette già di disattivare la trasmissione degli stessi (anzi, la scelta è opt-in, devo aderire esplicitamente) ovviamente perdendo funzionalità (se non invio i dati, non posso poi usare geolocalizzazione e telemetria, ovviamente)

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