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E-GAP fase due: dopo i Van, le Ultrafast “senza rete”

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E-GAP entra nella fase due della sua breve vita – quattro anni appena – e aggiunge alla ricarica “on demand” dei suoi 70 Van  con delivery elettrico, ormai presenti in sei città italiane e in alcune delle maggiori città europee, una rivoluzionaria colonnina Ultrafast con accumulo, mobile e modulare, in grado di funzionare “off-grid”, senza rete, oppure di  alimentarsi dalla rete in bassa tensione.

E-GAP ultrafast
Da sinistra:  Daniele Camponeschi, co fondatore di E-GAP, Eugenio de Blasio, Fondatore e Presidente di E-GAP, Alessandro Di Michele, cofondatore di E-GAP, Silvio Pietro Angori, CEO Pininfarina

Tanta tecnologia e la griffe di Pinifarina

L’ha progettata E-GAP Engineering (il polo di innovazione produttiva di E-GAP) in collaborazione con Pininfarina. E proprio nella sede del designer piemontese, nell’hinterland torinese, l’hanno presentata il fondatore e presidente di E-GAP Eugenio de Blasio e l’Ad di Pininfarina Silvio Pietro Angori.

Si chiama E-GAP Fast e a nostro giudizio ha le carte in regola per colmare almeno due delle principali “falle” del sistema di ricarica esistente: costi e vincoli dell’allacciamento in media tensione e flessibilità dell’offerta di ricarica. Ma gli atout sono molti altri, considerando che un’ infrastruttura del genere abilita la ricarica ad alta potenza negli spazi privati urbani, nei grandi condomini, nei parcheggi custoditi e in quelli aziendali. In prospettiva, e per tutt’altro tipo di veicoli, nei cantieri ove operano macchine da lavoro elettriche. E ammortizza i picchi di richiesta senza stressare la rete.

Assieme alla soluzione City Plug di A2A per la ricarica notturna in strada a bassa potenza, la colonnina E-GAP Ultrafast “senza rete” è la novità dell’anno nell’ecosistema della mobilità a zero emissioni. Meriterebbero una platea di utenti elettrici ben superiore a quella attuale, fanalino di coda in Europa.

Accumulo da 200 kWh, con battery swap

Per capire perchè l’E-GAP Ultrafast sia da mettere tra le potenziali rivoluzioni dell’esperienza di ricarica cominciamo intanto a vederla da vicino.

E-GAP ultrafast
Eugenio de Blasio accanto alla colonnina E-GAP ultrafast che nella parte posteriore presenta i due maxi schermi

E’ un parallepipedo di dimensioni non trascurabuili, paragonabulili a quelle di un chiosco. Contiene una batteria d’accumulo da 200 kWh rimuovibile (con un sistema  di “battery swap”) e tutta l’elettronica di potenza e di connessione e controllo di una normale colonnina HPC. Su due lati i connettori, con relativi cavi, che possono alimentare contemporaneamente due auto a 60kW o una a 120. Oppure, in una versione modulare con l’aggiunta di 5 wallbox, sette vetture in tutto che si distribuiscono la potenza disponibile.

E-GAP ultrafast
Il display di interfaccia utente della colonnina E-Gap Ultrafast

Nell’angolo tra le due facce, un display intuitivo ospita i comandi per l’attivazione e il monitoraggio della ricarica. Anche l’interfaccia utente porta il contributo decisivo della griffe Pininfarina.

I due lati restanti sono occupati da maxi schermi sui quali possono “girare” messaggi pubblicitari, intrattenimento, informazioni di servizio (per esempio orari dei treni o  de voli se l’installazione è nei parcheggi di aeroporti o stazioni).

Addio burocrazia, autorizzazioni e costi di installazione

Manca invece tutto ciò che normalmente non si vede, ma c’è e costa decine di migliaia di euro, nella colonnine Fast tradizionali: cabine di trasformazione e lunghi collegamenti interrati, a volte per centinaia e centinaia di metri, con le stazioni a media tensione. Il cui allacciamento, per giunta, comporta decine di adempimenti autorizzativi e procedure burocratiche che richiedono mesi, a volte fino a un anno. Mentre E-GAP Ultrafast, dice l’azienda, si installa “in un mese e mezzo.

Se allacciata alla rete in bassa tensione, a E-GAP Fast basta una potenza di 20 kW (la stessa di un normale condominio per gli usi condivisi) per ripristinare la capienza dell’accumulo negli intervalli tra un utilizzo e l’altro. Parte dell’alimentazione può arrivare anche da impianti fotovoltaici, qualora chi la installa ne disponga.

Se la colonnina è off-grid (per esempio in ambienti che non dispngono di allacciamento alla rete), saranno i manutentori di E-GAP a rimpiazzare l’accumulo esaurito con uno “pieno” o a riaricarlo con il Van di ricarica mobile E-GAP Fast Delivery.

Soluzione flessibile, per i picchi del traffico stagionale

Il modello di business è ancora in fase di sviluppo. Le colonnine E-GAP Fast saranno comunque interoperabili con le principali reti esistenti e saranno connesse e gestibili dall’assistenza in remoto.  I clienti target sono i gestori di grandi parcheggi e strutture di accoglienza con picchi di richiesta stagionali, i grandi condomini urbani, le aziende con flotte elettriche, stazioni di servizio sulle grandi direttrici di traffico stagionale, anche in supporto ad infrastrutture fisse. «La nostra intenzione _ ha spiegato del resto il presidente de Blasio _ non è quella di competere con gli operatori eisistenti, ma di interarci con loro per migliorare l’esperienza utente degli automobilisti elettrici».

E-GAP in 500 città d’Europa, entro 5 anni

Lo dimostra l’impegno preso nell’ambizioso piano quinquennale che prevede lo sbarco di E-GAP in 500 grandi città europee.  «Auspichiamo che le soluzioni di ricarica di E-GAP, dai van alla colonnina off-grid, contribuiscano ad accrescere la domanda di auto non inquinanti e, di conseguenza, al raggiungimento dei sempre più urgenti obiettivi di mobilità sostenibile italiani ed europei” ha spiegato de Blasio. Secondo  Angori «Pininfarina, lavorando sul progetto E-GAP FAST, ha messo a disposizione in maniera integrata e sinergica le sue capacità nel campo del product and experience design e dell’HMI». Ha poi aggiunto:«Il carattere sostenibile e innovativo di questo progetto rispecchia pienamente il valore di innovazione che da sempre caratterizza Pininfarina».

E-GAP ultrafast
Il Van E-GAP Fast Delivery, ormai una presenza familiare in molte città italiane

Il servizio di  E-GAP è attualmente presente a Roma, Milano, Torino, Bologna, Brescia, Verona e Trento. Nel 2022 ha poi ampliato il perimetro del proprio servizio anche fuori dai confini italiani aprendo in Francia (a Parigi), in Spagna (a Madrid) e in Germania (a Monaco e Berlino) mentre sono state già attivate le operazioni in Gran Bretagna (a Londra) e in Portogallo (a Lisbona). L’apertura del servizio inoltre è prevista in altre città francesi (a Lione, Bordeaux e Marsiglia), spagnole (a Barcellona e Valencia) e tedesche (ad Amburgo e Francoforte) e anche in nuovi paesi come Olanda (ad Amsterdam), e Grecia (ad Atene).

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42 COMMENTI

  1. Interessanti i siti che mi hai mandato. Lì faro leggere ai miei nipoti che probabilmente ne vedranno le applicazioni.

  2. Che poi, me ne sono accorto solo adesso … speravo di essermi sbagliato ma poi ho visto la secondo foto e ho fatto lo zoom e … da non crederci … è davvero un QR-Code con un pin quello che vedo stampato direttamente sulla colonnina? Io non ve lo spiego perché è qualcosa che ha dell’incredibile perché tanto non ci capite molto e mi attacchereste a prescindere, ma visto che pullula di informatici qui magari qualcuno ha voglia di spiegare a e-gap perché non bisogna MAI E POI MAI ricorrere a qr-code statici soprattutto se collegati con operazioni di pagamento … #SicurezzaPortamiVia #WannaMarchi4President …

    • Enzo,
      ma quanto sei presuntuoso? Ma non ti rendi conto che ne spari talmente tante che anche le cose giuste (e ne dici tante, di giuste) che scrivi passano in secondo piano?
      Ma secondo te, a E-GAP, sono degli sprovveduti totali? Dato che hai fatto lo zoom, hai anche provato a vedere dove porta il QR-Code?
      Non lo spieghi tu, lo spiego io: porta al sito E-GAP.COM, tutto qui. Il Pin? E’ il numero della colonnina: direi che è abbastanza importante sia statico!!!

      • QRISHING, Guido, QRISHING.

        Guido tu sei un informatico … questi sono commenti che mi aspetto da altri, non da te! Avevo ben visto che il QR-Code porta al sito di e-gap ma molto molto semplicemente, amico mio, se io attacco un adesivo di identiche dimensioni (ma ovviamente con un qr-code diverso) al posto di quello e lo associo al dominio e-gappayments.com o e-gapricariche.com (dominio malevolo ma plausibile) sai cosa succede? Che il turista o l’utente più distratto scansiona il qr-code, atterra su un sito (che crede essere legittimo), magari il sito gli chiede anche di mettere il pin (che non serve a nulla ma che aumenta la confidenza dell’utente) e poi gli chiede i dati della carta di credito per far partire la ricarica, ricarica che ovviamente non partirà mai perché l’unica cosa che parte sono i soldi della carta di credito dal conto dell’utente.

        Io in azienda mi occupo di sicurezza e ti potrei raccontare dei raggiri incredibili che si inventano le persone (e sì, credimi, sfondano la 2FA con dei trucchetti da 4 soldi che non sto neanche qui a raccontarti perché ancora non sono di dominio comune e non hai idea in quanti ci cascano), qui gli servi la truffa su un piatto d’argento. Tra l’altro nessun utente “normale” segnalerebbe la truffa proprio perché tutti sanno che in quel punto ci va un qr-code e quindi nessuno si meraviglierebbe se lì ne trovano uno che non usano, non salta all’occhio.

        Il truffatore la può fare ancora più potente: ad esempio si fa dare tutti i dati della carta di credito incluso il cvv2, poi all’utente comunica sul suo sito web malevolo un generico messaggio di errore in cui dice che non è stato possibile abilitare il pagamento online e deve procedere usando lo schermo di sotto (ovvero come in effetti occorre pagare). L’utente non sospetterà mai una truffa perché non gli vengono scalati i soldi dalla carta. Il truffatore raccoglie così per mesi e mesi i dati delle carte dei clienti e poi li usa tutti insieme. Tra l’altro, essendo passati mesi, gli utenti avranno anche difficoltà a indicare in che circostanza i dati gli sono stati rubati e quindi occorrerà attendere ulteriori mesi che la polizia incroci le denunce e risalga al colpevole, cosa che non è detto che riesca perché diventa un’indagine complicatissima.

        Cavolo, Guido, da te che sei informatico mi aspettavo un plauso e un supporto e invece …

        • Non c’è area privata sul loro sito. Nessun login.
          Ora rileggiti e riformula la risposta.

          E se insisti col dire che se fanno un sito-trappola con un QR-Code che poi ti chiede di registrarti, varrebbe per QUALSIASI COLONNINA DI QUALSIASI ALTRO BRAND dove attacchi un adesivo. O in una vetrina di un negozio, o una macchinetta di merendine o la fermata dell’autobus o la sede del partito 5S.
          Ora mi dirai: “Ma se glielo mettono loro, la gente si aspetta che ci sia”. Eh, certo, perchè “gli sprovveduti” sanno che sulle loro colonnine c’è il barcode e arrivano lì pensando “ora mi collego al loro sito e mi registro”, certamente, prova a dirmi a memoria di che colore sono le Free to-X, ad esempio, tu che non sei “sprovveduto”.

          • Guido se io vado a ricaricare ogni giorno presso le colonnine Enel-X o FreeToX e un giorno ci becco un qr-code che il giorno prima non c’era, magari lo noto. Toh, hanno aggiunto un qr-code? Strano, non c’era prima … magari mi si accende una lampadina, magari indago, cerco di capire, magari segnalo la cosa … ma se il qr-code è già piazzato dalla casa madre, impossibile notare la sostituzione perché nessuno a memoria ricorda com’è fatto un qr-code al punto da distinguerlo da un altro. Personalmente dovessi gestire io una colonnina farei l’esatto opposto, avviserei che in nessun caso l’utente deve accedere tramite QR-Code o ad indirizzi internet stampati sulla colonnina, abituerei l’utente con messaggi e alert a video di questo tipo: “se su questa colonnina trovi un qr-code o un indirizzo internet non cliccarci e non visitarlo, potresti essere vittima di una truffa”, proprio perché la colonnina non essendo presidiata da un operatore potrebbe ospitare qr-code malevoli. Anche la sola assenza di questa education può comportare una responsabilità del gestore, tant’è che se hai un conto online certamente anche tu sei bersagliato da messaggi che ti dicono di stare attento a questo e quello (non lo fanno perché ci tengono a te ma perché tengono ai loro soldi, vista la giurisprudenza che si accumula).

            E’ talmente grave questo errore del qr-code che un giudice ben potrebbe decidere di condannare la società che gestisce la colonnina a rimborsare i clienti per i danni. Se infatti il danneggiato dimostra che l’adesivo era lì, ad esempio, da un mese e non da pochi minuti (ed è facile dimostrarlo, soprattutto in caso le vittime sono molteplici in un lasso temporale anche solo di 1 mese) la società potrebbe essere accusata di non avere avuto la giusta custodia del bene (dove la custodia del bene va intesa in termini giuridici), ovvero il giudice potrebbe dire che non è colpa sua se qualcuno mette un adesivo malevolo lì ma se tu dopo 1 mese non l’hai rimosso allora sei corresponsabile, ovvero non hai applicato la giusta diligenza professionale per la custodia del bene. La buonafede dell’utente verrebbe avvalorata dal fatto che le stesse colonnine presentano un qr-code ufficiale che invitano gli utenti a scansionare e ad accedere e che quindi lui si è limitato a seguire le istruzioni sulla colonnina.

            E’ un po’ come se qualcuno cascasse vittima dei trimmer presso gli atm. Io ho inserito il bancomat nella fessura perché quello è un atm, non ho modo di sapere che c’è dell’hardware che sta hackerando l’atm. Se tu hai un atm e inviti gli utenti a infilarci dentro il bancomat devi “custodirlo” e garantire che non sia stato manomesso. Allo stesso modo se tu hai un qr-code su tutte le tue colonnine e inviti gli utenti a scansionarlo devi “custodire” quei qr-code e verificare continuamente che non siano stati manomessi. Obbligo molto diverso per le colonnine prive di qr-code che potranno dire al giudice di non aver mai invitato gli utenti a scansionare il qr-code e che pertanto avrebbero una responsabilità minore in caso qualcuno apponga un adesivo sulle loro colonnine.

            Comunque se mandi il cv all’azienda dove lavoro non ti assumo, mi spiace, troppo scarso 😀 😀 😀 … però siccome ti voglio bene lo stesso e sei padre di famiglia lo passo ad un altro reparto 😀 😀 😀

          • …a tutti gli informatici che ci leggono: io getto la spugna, se volete rispondergli voi….

          • Sì, dai, sono curioso, aspetto il prossimo che mette nel suo cv “e, mi raccomando, fate come e-gap, apponete un qr-code sopra un pos (o altro punto di pagamento) presso una struttura non presidiata. Il massimo per la sicurezza”. Vediamo quanti sono i laureati in scienze dell’informazione e quanti in informatica, contiamoci …

          • Anzi, visto che non è una questione informatica ma di logica e di buon senso, lo spieghiamo per tutti.

            Enzo, che non usa le colonnine perchè non ha una macchina elettrica ma deve spiegare a tutti come funzionano, non sa che certi gestori hanno il qrcode statico sulle colonnine, tutte (tipo Plenitude), altri no. Tutti, comunque, si usano con APP che richiede registrazione, oppure tessera RFID e qualche rara colonnina ha il POS incorporato.

            Abbiamo due casistiche: arrivo per la prima volta presso un gestore che non ho mai usato e che non è in roaming con un mio abbonamento, oppure del quale ho già l’APP. Nel secondo caso, che ci sia un QRCODE o no, non mi cambia niente, non mi servirebbe a nulla.
            Nel primo caso, è un gestore che non conosco. Quindi, come faccio a sapere se “normalmente” è presente il barcode e quindi posso essere tratto in inganno dalla presenza o meno dello stesso quando non dovrebbe esserci, essendo a me sconosciuto?
            Se un utente, leggendo un barcode, arriva in un sito che gli chiede la registrazione, che sia un distributore di carburante, che sia una macchinetta per le merendine, che sia una macchinetta per farsi le fototessere, che sia un distributore di profilattici, che sia un parcheggio coperto, che sia un videogioco, che sia il menu di un ristorante che ti dice “paga qui al tavolo”, che differenza farebbe?
            Scrivere “vai sul nostro sito http://www.tifregoituodati.it” in un adesivo o mettere un QRCODE, cosa cambia?
            La cultura dell’attenzione verso le frodi prescinde dal mezzo e dal luogo, purtroppo non la insegnano a scuola, ma crocifiggere E-GAP anche per questo solo perchè ha osato mettere lo swap copiando da Nio sembra una cosa tirata per i capelli come solo tu sai fare (e dire che li hai ancora).
            La tua arroganza lavorativa non la commento nemmeno, non meriti una risposta a-tono.

          • Guido – che ben sa ma finge di non sapere – confonde il caso in cui si accede ad un qr-code da app proprietaria e il caso in cui il qr-code è acceduto da app generica. Il Qr-code infatti è sicuro ma lo è quando lo si usa da app proprietaria. Esempio: vado allo sportello atm, compare un qr-code per velocizzare la procedura di prelievo contanti, apro l’app della mia banca che legge quel qr-code. Lì la compromissione è prossima allo zero: quel qr-code è correttamente modificato e grazie anche ad eventuali ulteriori accorgimenti di sicurezza (geolocalizzazione, etc.) non c’è modo di falsificarlo. Sfido io a trovare un hacker in grado di fare QRISHING con questa tecnologia (a meno che la banca è bislacca).

            Diverso l’altro caso, in cui il qr-code per essere utilizzato e letto non richiede un’app proprietaria. E’ il caso del menu del ristorante che ti dice “paga qui al tavolo” che Guido ha citato. Ogni volta che voi tirerete fuori il cellulare per scansionare il qr-code correrete un serio rischio. Quanto serio? Dipende. Se il luogo è presidiato, è più difficile che il qr-code sia compromesso, sia perché il proprietario del luogo noterebbe la compromissione (a meno che non sia fatta a regola d’arte) sia perché l’utente che per primo se ne accorge può subito segnalare l’anomalia al gestore del ristorante o all’inserviente. Dove il luogo NON è presidiato, è più facile farne ciò che si vuole.

            Il rischio dell’hacking dei qr-code, ovvero del qrishing, sta emergendo con l’aumentare dell’adozione di questa tecnologia. Alcuni link:

            https://economictimes.indiatimes.com/prime/prime-vantage/a-cautionary-tale-for-pos-machines-cards-india-is-swiping-left-in-the-era-of-qr-codes/primearticleshow/97587613.cms?from=mdr

            https://edition.cnn.com/2022/01/19/politics/fbi-qr-codes-cybercrime/index.html

            https://www.koaa.com/money/consumer/qr-code-fraud-cases-a-growing-concern-for-consumers-according-to-fbi-warning

            “Investigators say this fraud is happening at restaurants, banks, through emails, and even parking meters across the country.”

            L’apertura di un link malevolo può portare a 2 disastri: il primo è il classico sito di phishing in cui l’utente è convinto di essere su un sito legittimo e quindi cede i suoi dati personali (registrazione) o di pagamento; il secondo caso è l’installazione di trojan e malware su cellulari che non hanno gli ultimi aggiornamenti di sicurezza (e sono tanti, visto che mediamente dopo 3 anni i produttori smettono di rilasciare aggiornamenti).

            “La cultura dell’attenzione verso le frodi prescinde dal mezzo e dal luogo” è vero ma alle aziende è chiesto di fare tutto il possibile per tutelare i loro clienti (e infatti l’introduzione della 2fa è obbligatoria in certi ambiti e, nonostante questa, talvolta certe aziende sono comunque chiamate a risponderne). Quindi, se mi fosse richiesta una consulenza professionale sull’apposizione di un qr-code su un pos non presidiato, soprattutto vista la scarsa utilità dello stesso, certamente inviterei a soprassedere considerati gli elevati rischi e la responsabilità professionale legata ad un uso improprio di quello strumento di comunicazione con l’utente. Non crocifiggo nessuno ma reputo quello un grave errore di sicurezza. Per me la sicurezza è prevenzione, ovvero adottare tutti i meccanismi e le tecnologie necessarie affinché l’attacco non possa verificarsi e non basarsi sul “eh ma quante volte vuoi che succeda…”. Negli USA in questo momento stanno rubando le toyota con attacchi sulla CAN usando il cavetto che si collega ai fari dell’auto, le Kia e le Hyundai le rubano con un cavo USB. Certo, gli ingegneri che erano lì avranno pensato “ma chi mai si mettere a fare questi attacchi?”. Poi succede e il danno è fatto. Un attacco su larga scala basato su Qrishing poi son curioso di vedere come viene gestito da una società. Certo, un atto di qrishing può essere fatto anche presso società che non si avvalgono di qrcode ma in quel caso la responsabilità professionale della società è certamente minore.

            Abbiamo pareri discordanti e ne prendo atto.

          • Enzo, stai facendo una filippica infinita e vai come un treno, indipendentemente da quello che scrivo io e dal caso reale.
            Siccome io non ho i tuoi problemi di autostima, ti rispondo anche se meriteresti l’oblio (quando ci metterai la faccia? Il motivo che ti aveva spinto all’anonimato è scaduto), sbertucciarmi sul fronte professionale è di una bassezza ignobile e rispondo più che altro per gli altri che leggono.

            “Guido – che ben sa ma finge di non sapere – confonde il caso in cui si accede ad un qr-code da app proprietaria e il caso in cui il qr-code è acceduto da app generica.”, nessuna delle due, perchè il qr-code di E-GAP (perchè stiamo parlando di quello!) lo leggi con la fotocamera, non con l’app – se avessi l’app non leggeresti il qrcode, e porta su di un sito privo di area riservata. E’ Enzo che confonde il caso ma attribuisce a me la confusione in un caso di cui ha parlato solo lui. Si chiama “fallacia logica dell’argomento fantoccio”, rispondi con una cosa che è legittima, ma non è quello di cui si stava parlando all’inizio e che ti ho contestato, attinente ma non pertinente.

            Tiri fuori il qrcode variabile da schermo: non è questo il caso, il qrcode incriminato non serve per pagare e nemmeno per registrarsi, ti porta ad un sito da cui non fai nulla, ti informi e basta.

            Le fermate dell’autobus hanno un qrcode che ti fa scaricare l’app da dove puoi abbonarti, inserendo la carta di credito, per dire; le macchinette del caffè automatiche degli uffici hanno il qrcode per scaricare l’app e ricaricarla con la carta di credito. Le pompe di benzina ENI dove fa rifornimento mia moglie hanno il QRCODE per scaricare la loro app. Devo continuare?

            La tua campagna contro l’uso illecito del qrcode la stai facendo su Vaielettrico, non siamo sul blog di Mikko Hyppönen, nel caso non te ne fossi accorto.

            Abbiamo pareri concordi, solo che sei talmente preso dal tirare dritto sulla tua strada che non te ne sei reso conto.

            I QRCODE possono essere molto pericolosi, fatto.
            Quel QRCODE su E-GAP è innocuo o pericoloso quanto qualsiasi altro QRCODE apposto in qualsiasi altro posto, altro fatto.

            Vuoi abolire i QRCODE perchè si prestano a frodi? Fai la tua battaglia, ma non qui e non contro E-GAP e con motivazioni non attinenti al caso specifico.

            Oggi alcuni milioni di italiani hanno ricevuto una mail da Paypal con un link cliccabile che li portava sul sito Paypal dove dovevi autenticarti per leggere un messaggio in cui ti riassumevano le condizioni contrattuali.
            Puoi andare sul blog di Paypal a stigmatizzarli (a ragione) e sfogarti per bene, quando hai finito, torna pure qui e commenta il fatto che trovi una fesseria lo swap di una batteria da mezza tonnellata: ecco, quello è pertinente e puoi esporre le tue ragioni (o torti) senza fare il saccente che da degli imbecilli a quelli di E-GAP perchè ha zommato una foto a bassa risoluzione, non ha potuto verificare cosa contenesse il qrcode e ha piazzato una filippica basata sul nulla anzichè dire “ah, credevo portasse al sito in cui ti faceva registrare, come non detto”.

          • Guido ma come sei suscettibile!!! Ho messo 6 smile, era una battuta, e tu dici “sbertucciarmi sul fronte professionale è di una bassezza ignobile”? Che dovrei dire io, visto che tutto questo thread parte da te che mi dici “Enzo,
            ma quanto sei presuntuoso?”? E meno male che non sono suscettibile come te! Guido rilassati, è un forum, io non sono la Russia e tu l’Ucraina, a te non si può dire nulla che subito ti offendi, ma che caratterino! Io ti voglio bene lo stesso, anche se mi tratti male, quando uscirà l’elettrica che dico io ci andiamo a fare una passeggiata insieme e ti offro una birra. Lunga vita e prosperità …

  3. Perché ragionate in singolo? Se ho un parcheggio richiederò un numero maggiore di punti di ricarica in base alle necessità conviene a loro, se no sarebbero ogni ora a cambiare le batterie, inoltre le colonnine fisse sono collegate alla rete di bassa tensione (230v 20 kW ), la batteria serve per sopperire alle richieste alte di ricarica e sopperire a cali e sbalzi della rete, inoltre il costo d’installazione (considerando infrastrutture, permessi e fattibilità sono ridotti al minimo ed in alcuni casi assenti)

    • Perché logisticamente è un incubo e non è una soluzione strutturalmente sostenibile. Non c’è bisogno di elencare i limiti logistici di questa soluzione, ma nel caso, eccoli:
      – non è una soluzione automatica ma “manuale”, ovvero richiede la presenza costante di operai che si adoperano per la ricarica delle batterie altrove, quindi c’è lo stipendio degli operai da considerare, il mezzo di trasporto che fa su e giù con relativa manutenzione, la momentanea indisponibilità della colonnina per cambio batteria, la ricarica di una Mustang Mach-e che si interrompe a metà perché la carica residua della colonnina si è esaurita, un meccanismo di rotazione intelligente delle colonnine (perché se vanno sempre tutti a quella più vicina all’ingresso del centro commerciale non riesci a ottimizzare i turni degli operai), etc. etc. Questo significa che non hai la garanzia del servizio: l’operaio si ammala, il furgoncino si rompe, etc. Impossibile garantire un uptime del 99.9999% che è quello, ad esempio, di un supercharger
      – la soluzione presenta una serie di “costi nascosti” oltre a quelli già citati: un punto certo e garantito dove ricaricare velocemente (presumibilmente non vicino, diversamente si faceva prima a mettere le colonnine lì), l’usura precoce delle batterie (che si scaricano velocemente)
      – se le colonnine normali già si guastano e non devono fare nulla, immaginiamo queste che hanno il battery swap manuale e i megadisplay esterni per la pubblicità
      – anche per gli eventi spot una tantum ci vedo difficoltà perché oltre al costo delle colonnine e del servizio si aggiunge il servizio di setup (montaggio e smontaggio a fine fiera)

      E’ lo stesso motivo per cui preferisco che l’acqua a casa mia arrivi da un acquedotto e non da un camion cisterna o perché preferisco il mail server al postino, perché è chiaro che se consegni il servizio di ricarica fast in città a un signore che ha già questi costi, poi alla fine ti presenta il conto e li ribalta su di te. Che fai, non vuoi pagarlo l’operaio che a 47 gradi o a -20 gradi è lì a cambiarti la batteria? A questo punto facciamo pari e patta e aboliamo il rifornimento self service e i caselli Telepass …

  4. Fa immaginare (?) soluzioni simili a questa, magari incenticentivabili come avviene per i lavori delle parti comuni, es. gli ascensori, per condomini che abbiano una corte o spazi esterni in comune, il contatore da 20kw per alimentare l’accumulatore, e magari anche meglio aver installato estensioni significative di pannelli fotovoltaici sul tetto comune

    Solo per condomini che vanno daccordo (si sa, non tutti), in stile comunità energetiche,
    magari costretti alla civile convivenza dal una corte comune con assenza o scarsità di box

    sennò (?) chi è già più deciso tende a fa per sè (quota di tetto/pannelli, accumulo e wallbox personali se c’è anche il box) liberandosi di discussioni e compromessi ma forse spendendo di più

  5. L’idea di una batteria tampone per stabilizzare i carichi della rete o sfruttare le rinnovabili è sicuramente intelligente. Per quanto riguarda l’off-grid ho qualche perplessità in più: la gestione di batterie che possono ricaricare 2-5 auto e poi vanno cambiate è decisamente impegnativa; specialmente se parliamo di momenti di picco.

  6. Come ho già detto nell’altro articolo dove si parlava di questa cosa, trovo che sia un’idea intelligentissima che risolve una non banale quantità di problemi di cui, comprensibilmente, non si sospetta nemmeno l’esistenza

    • Con l’off-grid e l’omino che va avanti e indietro con una batteria da 200 kWh? Suvvia Ale! Guarda, ti propongo un’idea migliore. Visto che l’Hummer ha una batteria da 212 kWh (quindi superiore del 6% rispetto a quella di questo “coso”) ed è in grado di ricaricare altre auto, ti bastano 2 Hummer. Uno è in ricarica al supercharger fuori città, l’altro in servizio a ricaricare altri veicoli. Quando quello in servizio si sta scaricando, si dà il cambio con l’Hummer che parte con batteria carica. E sicuramente come soluzione costa meno, 1 Hummer costa 100.000 euro ognuno, pronto a scommettere che questa cosa costa di più. L’Hummer ricarica altre auto fino a 6 kW ma questa è una quisquiglia, è per far capire l’assurdità della cosa. Una forma primordiale di battery swap dove l’automazione è sostituita dal solito omino che fa tutto a mano. Da un punto di vista ingegneristico è l’equivalente di risolvere l’assenza della fibra nelle zone bianche con i piccioni viaggiatori che portano chiavine usb di gigabyte di dati da e verso le zone disagiate. Non fatela vedere ai cinesi questa roba qui che finisce che finisce che ci passano i sussidi come paese sottosviluppato.

      • Ma chi se ne frega del Battery Swap. 😂

        Io mi limito a considerare l’idea di una fornitura a 20/25 kW che grazie ad una batteria tampone si può trasformare in una colonnina da 100. Senza necessità di andare a farsi firmare una bolla papale e un nulla osta del Presidente della Repubblica per completare l’installazione in tempi umani. Tutto il resto te lo lascio volentieri 😇😂

        • Io ho criticato la soluzione col battery swap, la soluzione collegata alla rete va bene, tra l’altro è adottata anche per le ricariche HPC da 1 Mw per i camion e non è certo la prima volta che si usa questa soluzione, non l’hanno inventata loro. A titolo di esempio, ma potrei citarti tanti casi, la E.ON Drive Booster (nata da una collaborazione tra VW e E-On) faceva già la stessa cosa [ https://www.eon.com/en/business-customers/eon-drive-booster.html ], installazione semplificata e batteria (193.5 kWh) in grado di erogare in DC non a 120 kW come questa ma ben a 150 kW (in caso di ricarica contemporanea di 2 auto la potenza di ricarica complessiva erogata sale a 250 kW). E la prima stazione di ricarica era già attiva nel 2021 in Germania.

          E’ l’idea del rider con la batteria da 200 kWh da una tonnellata nello zainetto che non mi scende giù …

      • Mi piace l’idea degli Hummer come caricatori !!!! haha

        Forse costeranno un po’ di più dei furgoni attrezzati per le ricariche di emergenza,
        però fanno più scena di un furgone bianco ( buoni per eventi particolari o servizi assistenza premium ), sono aquistabili in tempi più brevi e gli avremmo trovato un uso utile;

        Enzo apri una start-up prima che ti soffino l’idea, battute a parte forse c’è margine,
        servizio assistenza ricarche di emergenza con Hummer;

        “viralità/visibilità” assicurata; anche giocando sul ribaltamento di funzione (da mezzo energivoro simbolo di sprechi a mezzo funzionale in quanto dotato di enorme batteria 😉

        Da capire se vanno modificati per potenziare la presa VTV o se sono già adatti,
        e che non si mangino metà carica della batteria per fare 100km per arrivare sul posto, da togliere almeno le ruote tassellate 🙂

        Comunque queste cabine se collegate ad una presa in bassa tensione, già il discorso per me cambia abbastanza (in meglio)

        • > Comunque queste cabine se collegate ad una presa in bassa tensione, già il discorso per me cambia abbastanza (in meglio)

          Assolutamente favorevole se utilizzate in questo modo, a patto e condizione che l’offerta sia adeguata alla velocità effettiva di ricarica: non vorrei finire per pagare una ricarica DC con la batteria mezza morta per cui alla fine finisco dopo qualche minuto per caricare alla velocità di una AC.

          L’Hummer EV non so se si salverà: negli USA è partita la campagna d’odio anche verso i suv elettrici, ormai saranno le prossime vittime, perché c’è sempre qualcuno più puro che cerca di epurarti. E non solo Hummer EV: anche Ford F150, RAM, Chevrolet Silverado (ancora deve uscire e già è nel mirino) e niente, finirà che dovremo camminare tutti scalzi perché anche le scarpe, con le loro suole in gomma, inquinano gli oceani e appestano l’aria …

          • Non so i Suv, effettivamente una berlina station-wagon,
            al limite rialzata pochi cm (“crosswagon”) e con i pneumatici leggermente più alti, fa praticamente le stesse cose di un suv, carica anche più roba, e fila via più liscia in autostrada e in città

            però dai, almeno i pick-up in america si salveranno, mezzi pratici nella categoria tuttofare / quasi furgoni (anche per lavoro e traslochi) in aree rurali con grandi spazi, oltre che immaginario collettivo nazionale, anche facili da elettrificare (spazio nel pianale per le batterie in posizioni protette e con spazi abbondanti)

            magari ridurranno i finti pick-up, quelli in pratica auto di lusso quasi auto sportive e allo stesso tempo mezzi molto pesanti quasi blindati su ruote, status symbul di opulenza e da survival in jungla urbana

            bho..da vedere.. poi l’america è spaccata in due.. metà non è “ecologista”.. se i newyorkesi usano i monopattini elettrici, ai “red neck” che so dell’Ohio i mezzi spreconi ed energivori sinora son sempre piacciuti, termici o elettrici

            almeno finche il fuel gli costa poco, l’argomento portafoglio all afine convince tutti meglio di gusti e ideologie

            comunque la corrente mi pare che li già ora costa poco e scenderà ancora, magari impaleranno l’Hummer come sacrificio simbolico ma poi continueranno a produrre anche messi imponenti

            Se svendono gli Hummer importiamoli qui per la startup dei caricatoricabatterie su ruote..già immagino le campagne pubblicitarie provocatorie/divisie e le interviste in tv..pubblicità gratuita assicurata..clientela truzza anche assicurata..l’hummer nella sua arroganza, usato come mezzo di assiestenza alle elettriche (cioè se quello è il mezzo di assistenza, chissà che mostro di tecnologia e potenza è l’auto che assiste) sarà una delle chiavi di svolta comunicative per sdoganare l’immagine dell’elettrico in italia anche nel maschio alfa medio con l’auto sportiva smarmittata.. ahah

          • Ho come l’impressione che se avessimo fatto l’università insieme saresti riuscito a portarmi sulla cattiva strada 😀 😀 😀

            Ora mi vado a vedere cosa sono i red neck e come fare per farmi arruolare da loro …

          • Redneck.. un sottotipo della provincia profonda americana.. bella gente, cordiale e ragionevole, eventualmente coniugati con le cugine e leggermente fissati con le armi :):)

    • Ecco cosa fanno da altre parti: https://www.plugpower.com/hydrogen-for-ev-charging-stations-will-get-more-evs-on-the-road/

      “Not only can it meet the load growth, but it can easily do it at scale – Plug’s standard 18,000-gallon liquid hydrogen tank combined with Plug’s fuel cell power products can provide over 80 MWh of instantaneous charging energy – that’s enough to fully charge over 1,000 EVs (assuming 15 kWh / kg).”

      Quindi non una batteria da 200 kWh che a malapena riesce a ricaricare 2 Mustang Mach-e e poi va già rimpiazzata ma una soluzione off-grid che è in grado di erogare 80000 kWh (ovvero 400 volte tanto) e che va pertanto ricaricata una volta al mese, non ogni 2 ore. Siamo seri, la notte 2 Mustang Mach-e si fermano a fare il pieno a quel coso e tu credi che alle 3:45 di notte c’è l’omino che ti va a fare lo swap della batteria quando ci sono colonnine (anche HPC) rotte da mesi che nessun tecnico va a riparare?

      La cosa divertente, che mi fa sogghignare, è che siccome alla fine è probabile che lì si va a finire (alla soluzione della stazione offgrid basata su idrogeno verde, anche perché dal punto di vista economico rimane la più economica di tutti) tutti quei bei discorsi che l’auto a idrogeno verde è sbagliata perché è meno efficiente salteranno in aria.

      No no, non voglio svegliare nessuno dalle sue fantasie, lasciamo tutto così com’è, con le marmotte che fanno la cioccolata e poi ti swappano a manina la batteria da 200 kWh.

      • Segui pure i malati di idrogeno. Intanto bisogna farlo, poi bisogna stoccarlo, poi bisogna trasportarlo in altro stoccaggio per mantenerlo. Alla fine con quel che costa farlo, quello, quello che si perde a stoccarlo trasportarlo, ristoccarlo e mantenerlo nel nuovo stoccaggio, conviene una linea non a media , ma ad alta tensione. Per poi avere i soliti padroni dell’energia a decidere quanto costa.

        • L’idrogeno puoi produrtelo in casa con un elettrolizzatore e un pannellino, addirittura si apprestano a commercializzare una soluzione per il mercato residenziale non di utilizzo dell’idrogeno (quelle esistono da anni) ma proprio di produzione in casa, per autoconsumo, basata su fotorerattori low cost. Pensa te quanta acqua sotto i ponti è passata dal tuo vecchio Nokia. Cito sempre dal link di cui sopra: “GenSure hydrogen fuel cells have been installed at more than 3,000 locations in 46 United States and 34 countries on five continents”. Quindi questa società (che certo non è l’unica, eh!) ha all’attivo 3000 stazioni di ricarica su 5 continenti.

          Poi tutti terrorizzati di passare per l’idrogeno ma non vi accorgete che la corrente in DC la pagate già oggi il 50% in più rispetto a quella in AC e che siete già ostaggio dei signori della colonnina che fanno i prezzi come gli pare (belli gli abbonamenti che aumentano mese dopo mese, vero?). No, ma che sto dicendo, con le colonnine siamo tutti liberi, è un mondo “open source”, l’elettricità fluisce liberamente dai tiepidi raggi solari nelle batterie delle auto. Quei bidoni cilindrici per strada con quegli strani cavi non ho idea di cosa siano, perché sono stati installati, di chi sono e perché si paga per utilizzarli, la mia auto green si alimenta con la fotosintesi clorifilliana.

        • Ciao Enzo,
          interessante il link del servizio americano, forse li da loro per certe nicchie ci stanno dentro con i costi

          Per quel che ricordo:

          l’idrogeno verde (o il metano di sintesi verde, aggiungendo un processo di sintesi in più per andare da idrogeno a metano) è in effetti previsto avere un posto nel mix rinnovabili, come vettore di accumulo stagionale o per veicoli e processi industriali non elettrifficabili;

          quando ci rifai elettricità, mi pare (ma potrei ricordare male) che la resa puramente energetica complessiva ad oggi è al meglio il 33% (??), accettabile per accumuli stagionali,

          non saprei invece se una resa del 33% starebbe in piedi commercailmente per altri servizi, in paragone le varie conversioni AC/DC/accumulo intermedio sulla rete elettrica, se fatte con elettronica recente, credo sprechino abbastanza poca corrente

          ( tiro un po’ a indovinare, non ho ricontrollato: 5% dispersione di rete media dichiarata da Terna, 6-7% teorico minimo di perdita circa ogni passaggio aggiunto in accumulo a litio intermedio, a cui aggiungi nella realtà vari altri punti percentuali per le connesse perdire dei convertitori di tensione, AC/DC , a seconda di quanto è fatta bene l’elettronica che esegue queste conversioni etc)

          nel caso di idrogeno per grossi accumuli stagionali, per ridurre i costi, lo stoccaggio in grosse quantità avverrebbe non in serbatoi in pressione, ma a pressione atmosferica nelle miniere di sale, che pare riescono a trattenerlo

          se invece l’accumulo avverrebbe in serbatoi in pressione, l’idea sarebbe di averli vicino alla fonte di generazione (es.da elettrolisi) e alla fonte poi di riutilizzo (bruciato in sede industriale o usato in fuel cell per accumulo energia stagionale) per tagliare i costi importanti di gasdotti speciali (devono avere un a tenuta particolare alle fughe della molecola che è piccola) o trasporto serbatoi

          in italia non abbiamo miniere di sale, per cui leggevo si sta ipotizzando di puntare a usare il metano di sintesi da idrogene verde, e stoccare il metano nei depositi sotterranei già ora usati, se nel frattempo non arriveranno altre forme relativamente economiche di accumulo energetico stagionale;
          c’è un certo lavorio per capire se questo metano green si può fare a costi ragionevoli, sembrano crederci molto per cui vedremo

          Tornando all’idrogeno anche io ho letto che la parte costosa dell’idrogeno è quella a monte: generazione, stoccaggio, ancora peggio se in volumi ridotti (per cui serbatoi pesanti, certificati e in cui dedi pomparlo in pressione con altro consumo di energia), trasporto dei serbatoi, e incidono anche un pò di costi per la sicurezza se si tratta di unità relativamente piccole

          poi ho letto su questo blog delle auto Mirai danneggiate, necessità un livello di purezza, se ci sono impurezze si danneggia la membrana delle fuel celle

          Se non per l’efficenza energetica, mi chiedo se il costo economico di un sistema di ricarica/back-up come quello citato nel link americano starebbe in piedi da noi in italia, dove almeno per ora la corrente per alimentare questo processo di produzione costicchia

          magari si scopre che in effetti il sistema con serbatoi e fuel cell trasportabili (magari anche nella versione tutto su ruote, cioè serbatoio efuel cell montati su un grosso camion) ha una sua nicchia economica, back-up energetici prongati di centri di calcolo? e per le auto eventi-luoghi particolari?

          comunque link interessante, grazie, non lo conoscevo

          • per lo stoccaggio ci stanno lavorando ma anche qui ci sono continue novità. Ad esempio una società (israeliana ?) ha attiva una sperimentazione in Nord Europa dove stocca l’idrogeno in cialde inerti che poi utilizza all’occorrenza. Non possono prendere fuoco, non richiedono attenzioni particolari (tipo temperature in range specifici), etc. Proprio ieri in Francia sono riusciti a replicare un processo simile in dischetti rigidi (non ricordo in questo momento fatti di cosa, qualche metallo). Certo la conversione e la riconversione producono un’ulteriore perdita di efficienza ma non è così drammatica.

            Se ci pensiamo, le rinnovabili con accumulo possono sostituire le centrali elettriche tradizionali (e anche dentro casa sono ben utili), tutto sta a capire, a regime, qual è la fonte di accumulo più economica e flessibile: le megabatterie o l’idrogeno? Pur non avendo nulla contro le batterie, io ho l’impressione che l’idrogeno si ritaglierà una fetta significativa del mercato perché quando si va sui grandi numeri diventa economicamente più vantaggioso. Ovvero se tu stocchi pochi kW con l’idrogeno devi avere comunque un fotoreattore/idrolizzatore e poi una fuel cell per riottenere energia, oltre a un serbatoio. Costicchia. Ma con l’aumentare dei kW da stoccare a crescere è solo il serbatoio per cui il costo di stoccaggio decresce: con le batterie tu hai un costo pressoché lineare perché se devi stoccare 200 kWh ti prendi una batteria da 200 kWh, se ne devi stoccare 2000 ti servono 10 batterie e quindi non scali. Con l’idrogeno ti serve solo un serbatoio (o altro luogo di stoccaggio, come quelli che tu citavi) più grande e magari ce l’hai già.

            E mentre ci sono progetti concreti, anche italiani, per ottenere idrogeno verde a meno di 2 €/Kg (con 1 Kg un’auto a idrogeno fa 90 km, quindi a quel prezzo l’idrogeno batte la colonnina in strada), sta uscendo fuori che l’idrogeno è presente in modo naturale anche sottoterra per cui lo vogliono trivellare [ Questa è di meno di 24 ore fa: https://www.qualenergia.it/articoli/idrogeno-naturale-promesse-e-limiti-della-scoperta-di-un-grande-giacimento-in-francia/ ].

            Come questo si traduce nel mondo auto è presto per dirlo: ci hanno promesso per i prossimi anni delle auto a idrogeno a metà prezzo, vedremo, nel frattempo già arrivano auto elettriche interessanti, vedremo quale spazio/nicchia toccherà all’idrogeno. Non mi preoccuperei dell’unico e primo incidente capitato in Corea per idrogeno non puro, è un errore tecnico di cui si conoscono le cause non rocket science.

          • Interessante lo stoccaggio “assorbito” nei materiali inerti, da vedere se è scalabile come costi

            Per lo stoccaggio stagionale, credo che l’Europa (e gli USA) abbiano già deciso per fare idrogeno in estate e conservarlo sottoterra per l’inverno, come dici tu, è scalabile nel costo

            Accumulo stagionale è discorso lungo; mi sono letto le simulazioni di AISPO;

            personalmente, se non si trova nei prossimi 15 anni un insieme di buone soluzioni per coprire lo storage stagionale (o ridurne la necessità, ad es. l’eolico off-shore è relativamente costante, se partissero le autorizzazioni per farne 100GW galleggiante nel mediterraneo, come sta già facendo ad es. il Portogallo)

            vorrei per l’italia come back-up semplicemente qualche relativamente innocua centrale a turbogas metano ciclo combinato (60% efficenza, vedi centrale ansaldo enel a Marghera e a Presenzano, tra l’altro sono abbinate a mega centrali idroelettriche a doppio bacino), alla fine lavorerebbere per coprire giusto i buchi residui delle rinnovabili e degli accumuli parziali giornalieri, circa 50-100 TWh annui generati a gas, su un totale di 600-800Twh elettrici annui da fonti rinnovabili previsti ad elettrificazione compiuta dei vari servizi;

            per raffronto oggi in italia bruciamo fossili per un equivalente chimico di circa 1500 TWh annui tra metano, petrolio e un po di carbone;
            passare a bruciarne 150 di solo metano, per generare 100 TWh elettrici annui a tappare i buchi delle rinnovabili e degli acccumuli parziali, sarebbe già un lusso, una riduzione di un fattore 10x

  7. Personalmente mi sembra un’ottima idea. Sono più di due anni che ho una macchina elettrica in una città con due sole ricariche rapide e vi posso dire che esiste una grande differenza tra l’inverno (quando non trovi nessuno) e l’estate (quando arrivano i turisti stranieri).
    Avere un sistema flessibile che si sposta sulla base delle esigenze degli utenti, che vanno al mare d’estate, in montagna d’inverno o ai grandi eventi, o durante i grandi esodi, mi sembra veramente l’uovo di colombo.

    Altri vantaggi che mi vengono in mente e che non sono stati citati nell’articolo e che mi vengono in mente sono:
    1) il fatto che un sistema come questo può stabilizzare la rete elettrica
    2) un sistema di ricarica mobile potrà essere utilizzato utilmente anche durante le calamità naturali

    • Mi hai fatto venire in mente che in Giappone hanno reso obbligatoria sulle auto elettriche la presa VTG, e in america è anche molto diffusa, per poter alimentare le case, o almeno i sistemi di sicurezza più basici degli impianti industriali, in caso di piccole e grandi calamità naturali che causino black-out prolungati

      il passaggio a mezzi “batteria” più grandi, magari su ruote, o in cabine, in dotazione alla protezione civile o organizzazioni private, mi sembra un’estensione logica futura del concetto

  8. Meglio la versione standard, accumulatore 40 kWh con pannelli solari 7 kWp. E’ una tecnologia costosa, meglio investire soldi in produzione elettricita’.

  9. Il “genio italiano”, nonostante Salveloni, si applica a tutti i problemi, elettrici compresi.

    Qui non è neppure “invenzione” tour court, ma declinazione dell’idea antica secondo cui, se una risorsa è insufficiente, discontinua, intermittente, stagionale, è possibile renderla continua costituendo un accumulo, si chiami fienile, legnaia, cisterna, bombola, serbatoio, invaso, batteria.

    Ci sarà qualche norma CEI, come la 0-21 per i privati, che vieta di usare le batterie in questo modo?

  10. “Donne, è arrivato l’arrotino. Arrota coltelli, forbici, forbicine, forbici da seta, coltelli da prosciutto. Ripariamo auto a pile, abbiamo tutti i pezzi di ricambio per le auto a pile. Se avete le pile scariche noi le carichiamo, se la vostra auto a pile è esaurita noi togliamo l’esaurimento dalla vostra auto a pile.”

    Questa idea è triste e fallimentare, la vedo fattibile solo per maxi eventi come concerti o partite di calcio. Veramente vogliamo vivere in un mondo dove un signore con un furgoncino va a fare a mano il battery swap alla colonnina? Dove se sono in fila alla colonnina e aspetto che una Mustang Mach-e davanti a me termini la ricarica non so se potrò ricaricare la mia Mustang Mach-e (probabilmente no)? Sicilizziamo l’Italia, lì l’acquedotto è finta, devono aspettare il signorotto locale che gli porti l’acqua con le autocisterne e qui facciamo la stessa cosa. E se c’è sciopero o festa nazionale? Se l’addetto si ammala?

    In Cina hanno il battery swap con swap in max 3 minuti (che a noi fa schifo perché è una tecnologia “cinese” e non è stata partorita dalla mente di Musk o di qualche guru), noi abbiamo lo human battery swap con l’omino che ogni 2 ore va a cambiare la batteria (ma poi quella esausta dove la ricarica? Arriva al primo supercharger libero?).

    Quand’è che risolviamo l’annoso problema delle cartucce di ricarica delle stampanti a getto d’inchiostro e torniamo agli emanuensi?

    Carissimi signori, non ci servono colonnine con maxidisplay inutili e costosi che tanto sappiamo già che dopo 2 mesi hanno smesso di funzionare, ci serve una rete di ricarica con l’affidabilità di quelle Tesla. Il resto sono stupidaggini.

    • non capisco perchè dannarsi…io la trovo una buona idea e lascio che sia il mercato a decidere.

      quanto al battery swap, in realtà lo stava studiando nissan (credo prima di diventare francese)…poi credo che non si siano accordati i vari costruttori

    • Ed ecco l’ Enzo che ha capito tutto e chiacchiera per dare aria alle sue fauci bramose di addentare e fare a pezzi quello che non capisce perché gli manca un po’ di cultura di quello che significa portare in giro linee o cavi in media tensione. Il prezzo delle batterie scenderà di molto, portare a spasso linee o cavi a 20.000V costera sempre, anzi aumenterà, quindi ben vengano questi studi e prove. Il battery swap richiede piu batterie, molte, piu costi per i centri di sostituzione che poi bisogna vedere per quanto funzionano e chi si adegua al sistema. Stanno ancora discutendo sulla spina da usare per la ricarica.
      Certo questo mio discorso non tiene conto che per quelli come te la fermata per il pieno o la ricarica deve essere un vero e proprio Pit Stop di F1

    • Vabbè a me un sorriso lo ha strappato 🙂

      mi pare la critica sia più sull’uso di queste postazioni in modalità sconnesse anche da rete in bassa tensione, con un furgone/camion che viene a sostituire la batteria

      cioè in tal caso come chiosco di rinforzo per occasioni/eventi particolari, sarebbe un uso di nicchia e probabilmente caro, ma risolverebbe un problema (appunto di nicchia);
      la presenza dei 2 maxischermi sembra strizzare l’occhio all’uso a questo tipo di usi;
      per quanto di nicchia , qualche commessa scommetterei che la riceveranno

      Sono più possibilista sulla diffusione di questa o soluzioni simili in luoghi collegabili alla rete (a bassa tensione, per i vantaggi che dicevate sull’evitare costi e burocrazia maggiore), sarebbe la versione semplificata di una stazione supercharger, magari potesse diffondersi IN AGGIUNTA (non in sostituzione) delle classiche colonnine rapide o semirapide

      magari collegato ad es a un contatore 20kw condominiale, e magari con un software di parziale scambio/storage energia con la rete, per ripagare una parte delle spese

      la presenza di un accumulo intermedio penso abbassi l’efficenza energetica dell’uso della trazione elettrica di (??) un 8-10% (o sino a 12-14% (??) se non venisse utilizata una buona elettronica per eseguire le varie conversioni di tensioni e AC/DC),

      ma considerando il risparmio sul non generare picchi e sovradimensionamenti della rete, anzi magari sfruttare fasce orarie più convenienti per fare accumulo, di fatto il costo effettivo economico/ambientale dell’energia forse in pratica va a pari con l’uso di un supercharger e si piazza solo di poco sopra una efficente ricarica diretta in media potenza?

      anche perchè in futuro quando il mix sarà molto spinto sulle rinnovabili alcuni costi (più moderati di quanto dicono i catastrofisti) per accumuli per stabilizzare la rete ci saranno, se ce la caviamo con un +12% (con accumuli sia vicino alla fonte oppure come qui più piccoli e vicino agli utilizzatori) tutto sommato andrebbe già di lusso come efficenza generale

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