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Come sta una Tesla 3 dopo 160mila km

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Come sta una Tesla 3 dopo 160 mila km? L’ennesima riprova della tenuta delle batterie viene dal video realizzato da un automobilista americano, Ed Fressler. 

Come sta una Tesla 3, acquistata con 497 km di autonomia (EPA): sentiamo il proprietario…

Tesla è l’unico costruttore ad avere pubblicato consuntivi statisticisul degrado nel tempo, fondamentali per capire di quanto diminuisce l’autonomia con l’uso. Ma il rendiconto si riferiva alle due auto più costose della gamma, Model S e Model X, che hanno dati più significativi in quanto in circolazione da più tempo. È chiaro però che l’attenzione si concentra soprattutto su Model 3 e Model Y, i più venduti. E per questo sono di grande interesse le esperienze dei singoli automobilisti, dedotte dall’elettronica di bordo. Ed Fressler è proprietario di una Tesla Model 3 Long Range con trazione integrale del 2018, con doppio motore e software Full Self-Driving (FSD). E racconta su YouTube come sono andati questi 5 anni, partendo dal fatto che appena ritirata l’indicatore dell’auto segnava 309 miglia (poco più di 497 km) di autonomia. Un dato in linea a quello stimato dall’omologazione americana EPA (310 miglia per la versione 2018).

come sta una Tesla
Un intervento dell’assistenza Tesla, raccontato nel video.

La percorrenza  è scesa al 94%, pari a 466 km: perso il 6%

Ed fornisce molti dati e soprattutto condivide giudizi sull’auto. La cifra più interessante è ovviamente quello sulla capacità residua della batteria, che risulta al 94%, ovvero 290 miglia rispetto alle 309 iniziali. In pratica, tradotto in km, significa che dai 497 km all’acquisto si è scesi a 466 km, con una tenuta che potrebbe consentire di vendere questa Tesla nell’usato a un buon prezzo. Il protagonista del video attribuisce questo ottimo risultato al suo stile di guida molto accorto:  “Non guido come un pezzo e non abuso del pedale dell’acceleratore“. E anche le ricariche vengono fatte abitualmente con modalità conservative. Evitando le colonnine ad alta potenza come i Supercharger a favore della wall box di casa, utilizzata la notte. Per chi è interessato a questo modello (magari usato), il video è interessante perché elenca Fressler in oltre 20 minuti ne elenca pro e contro. Concludendo che comunque “è una bella macchina e divertente da possedere“.

  • A New York in Tesla Model 3 con batteria scarica e Supercharger chiuso: guarda il video di Paolo Mariano

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10 COMMENTI

  1. /// Il protagonista del video attribuisce questo ottimo risultato al suo stile di guida molto accorto: “Non guido come un pazzo e non abuso del pedale dell’acceleratore“ \\\ In effetti l’importanza della corrente di scarica per la longevitá della batteria non è sempre evidenziata a dovere come gli altri fattori in gioco (velocitá ricarica, …)

    • Credo che però un discorso simile valga anche sugli endotermici, con i dovuti paragoni.
      Rispetto ad uno che ha l’abitudine di tirare costantemente a tavoletta suppongo che la stessa auto in mano ad un conducente meno caldo duri di più a livello di affidabilità.

      • Sí certo, ogni tipologia di veicolo (od oggetto parlando ancora piú in generale) richiede specifiche accortezze per aumentarne la durata, nel caso dei veicoli elettrici potrá essere consigliabile modificare alcune accortezze adottate da sempre con i termici (esempio : partire “sportivamente” a freddo è dannoso per un motore termico ma in inverno aiuta a riscaldare quanto basta la batteria di un veicolo elettrico)

  2. Filmato interessantissimo, e ringrazio la redazione per averlo segnalato.

    Che il veicolo dopo tale chilometraggio otesse andare a meraviglia, ormai lo sospettavamo in tanti.
    Purtroppo però ancora non c’è risposta al mio solito dubbio, e cioè quale potrebbe essere la tenuta del valore commerciale di un mezzo con le batterie fuori garanzia al netto del fatto assai probabile che questi, al momento dell’eventuale compravendita specie fra privati, possa ancora andare perfettamente.
    Temo che, quantomeno per il momento, dovremo fare come Lucio Battisti.

    • Se non sbaglio la Tesla offre 4 anni di garanzia sull’auto e 8 sulle batterie. In effetti il momento migliore per venderla è al compimento del settimo anno, così da venderla con batteria con ancora un anno di garanzia. Anche io temo che dall’ottavo anno in poi il veicolo si deprezzi molto, a quel punto l’acquirente tenderebbe a fare uno sforzo in più e a prenderne uno ancora in garanzia.

      C’è poi il limite al chilometraggio per la garanzia sulla batteria. La AWD ha una garanzia fino a 193000 km negli USA ma solo 160000 km in Italia (nel caso di Ed andrebbe vista la garanzia offerta al momento dell’acquisto).

      • Non è corretto Enzo: la LR e la Performance hanno 8 anni o 193.000 km su tutto il power train anche in Italia. Sono le RWD che hanno il chilometraggio ridotto a 160.000 km.

      • E’ una questione puramente commerciale.
        Un test assicura che le batterie funzionano in un dato modo (per comodità diremo: perfettamente) in quel dato momento.
        Nulla dice di come funzioneranno (e soprattutto SE funzioneranno) fra un anno o due.

        Ergo se da un punto di vista tecnico potremmo dire che tendenzialmente il problema non esiste (e l’ho detto subito, e lo ribadisco, e ne sono convinto: statisticamente le batterie dureranno quanto il veicolo) da un punto di vista commerciale la questione di come verrà valutata da un punto di vista economico una vettura che non è più coperta dalla garanzia delle batterie è un problema che c’è eccome.
        Perchè a pescare la peppa tencia, per quanto rara, si butta via tutto.

        • A mio parere è un problema che esiste ma perché c’è la percezione che le batterie siano il “problema” o l’incognita dell’auto elettrica. In realtà, come dice, è difficile che questo si presenti, sia tecnicamente che statisticamente. Su una macchina con motore termico di 8 anni e 160000 km, chi si pone il problema della garanzia? Vedo più problematico il discorso di una nuova tipologia di batteria, che possa fare crollare il valore dell’usato, ma i cambiamenti saranno graduali, almeno si spera.

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