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Romania meglio di noi sull’elettrico

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Romania meglio di noi sull’elettrico: Andrea ci scrive da Timisoara e spiega perché le auto a batterie sono molto più diffuse in un Paese molto più povero. Vaielettrico risponde. Le vostre mail vanno inviate a info@vaielettrico.it

Romania meglio di noi sull'elettricoRomania meglio di noi, bonus più alti e energia meno cara

“Sono a scrivervi da Timisoara, durante un viaggio di 3.000 km passando dalla Slovenia, all’Ungheria fino al cuore della Romania. La cosa che mi ha sorpreso è l’ampia diffusione di auto elettriche, specialmente della Dacia Spring. Qui le auto costano come da noi, ma gli incentivi ammontano a 10.000 euro. Gli stipendi medi sono circa la metà di quelli italiani, ma la corrente costa molto poco, grazie al mix energetico idroelettrico-nucleare-gas di estrazione nazionale. Questo ha permesso ai meno abbienti di trovare una soluzione vincente come alternativa all’utilitaria endotermica. Che, fra l’altro, non è esente dalle tassa di possesso come le elettriche e deve utilizzare benzina o diesel di costo poco inferiore al nostro. Tutto ciò ci deve far riflettere sulla necessità di sviluppare fonti di energia elettrica dalle rinnovabili, di produzione nazionale. Svincolandoci il prima possibile dai combustibili fossili, tutti di importazione ed energeticamente poco efficienti se bruciati in un motore endotermicoAndrea D’Accordi

Italiani tartassati, non solo rispetto ai rumeni…

Risposta. Se abbiamo fatto bene i conti, l’offerta Premium X disponibile in Romania e inviataci da Andrea in copia (sopra), costa 0,28 euro al kWh. Con 120 kWh da prelevare. È molto meno degli abbonamenti disponibili in Italia, ma è chiaro che, essendo ben diverso il costo della vita, la differenza ci sta. Il problema è che noi paghiamo l’energia più cara anche di Paesi a noi vicini, in cui il reddito medio è ben più elevato. Non solo nelle colonnine pubbliche, ma anche a casa, come ha dimostrato un’indagine pubblicata di recente da una società irlandese specializzata, Switcher. Anche Francia e Germania fanno meglio di noi, che siamo quartultimi, mentre la Romania è quintultima. Ma ci sono mercati in cui il costo dell’energia è meno della metà. Diciamo che in Italia ci sono tutte le condizioni per affossare l’auto elettrica: governo ostile e prezzo dell’energia ai massimi.

— Il NUOVO VIDEO di Paolo Mariano: guidare un’auto elettrica? È come pagare il diesel un euro al litro…

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14 COMMENTI

  1. Un errore clamoroso é stato quello di smantellare immediatamente tutte le centrali nucleari. Il nucleare ha un investimento iniziale elevato, ripagato dalla produzione di energia costante per alcuni decenni. In Italia siamo stati nella condizione peggiore in assoluto, che é quella di aver affrontato l’investimento iniziale, più tutti i costi del decommissioning, SENZA aver praticamente prodotto energia, se non in minima parte. Un paese di persone razionali avrebbe mandato a fine vita le centrali già realizzate, senza intraprendere decisioni isteriche come lo smantellamento immediato. La differenza di costo per kWh negli anni rispetto alla Francia parla da sola. Senza contare il surplus di emissioni di CO2 per tutti questi anni di energia prodotta da carbone, olio combustibile e metano

    • Da precisare:

      in Romania:
      abbattono i costi con un mix particolare, molto ricco di idroelettrico (pulito) e di carbone (economico ma sporco), da capire poi quanto gli costa e impatta il nucleare

      in Francia:
      l’energia costa come da noi, nonostante abbia enormi sussidi dallo Stato ( 110 miliardi solo nel 2021-2022, sussidi che noi non potremmo permetterci, più periodici ripianamenti a EDF )

      cioè la produzione gli costa tanto, anche con impianti datati che costavano meno degli impianti moderni (e venivano in parte ammortizzati per produrre Plutonio e Mox per la filiera militare)

      poi è lo Stato franbcese che startegicamente decide di sovvenzionarla (prelevando i soldi da altra fiscalità generale)

      le vecchie centrali italiane:
      c’è un po’ di mito su quelle, in buona parte erano già bolite, usate, comunque erano piccole, se non devi farci plutonio/mox per armi, aggiungi costi più che altro, più le fai andare e più diventano radioattivi anche i materiali dell’edificio, aumentano i costi di smantellamento

      impianti nucleari costavano tanto all’epoca e sono diventati sempre più cari nel tempo, già a fine anni ’90 si sono sfilati quasi tutti i paesi

      c’è l’ Inghilterra che oggi si sta leccando le ferite per Hicley Point C, rinnovo di un impianto in chiusura, voluto 15 anni fa da Cameron con una forzatura (per legge non finanziavano più con soldi pubblici a perdere impianti dai tempi della Tacher); impianto ceduto durante la costruzione per costi eccessivi a un consorzio cinese, ad oggi spesi 40 miliardi solo di costruzione non ancora terminata (e altri 60 ne costerà sul ciclo di vita complessivo)

      se 60 anni fa se ne poteva discutere, oggi sono impianti esageratamente fuori mercato

      costano da 3 a 7 volte le fonti rinnovabili

      e quelli di piccola taglia che il marcketing sul web e il brilante ing. Salvino cercano di proporre sono ancora peggio

      l “oro” è altro, sono le rinnovabili, dovremmo correre uniti su questo, perché alcuni politici tentano di deviare, con i soldi pubblici nostri ovviamente

      Per abbattere i costi in bolletta (e anche la Co2) basta raffrontare i costi LCOE (senza susssidi) delle diverse fonti energetiche stimati dai grandi analisti finanziari ( cioè non sono ecologisti fanatici ):

      ANDAMENTO COSTI NEL TEMPO – GRAFICI

      GRAFICO COSTI ENERGIE dal 2009 al 2022 – BLOOMBERG-NEF
      https://www.vaielettrico.it/wp-content/uploads/2023/07/LCOEfig1-768×520-1.png.webp

      articolo bloomberg completo (con le proiezioni dei costi) qui:
      https://about.bnef.com/blog/cost-of-clean-energy-technologies-drop-as-expensive-debt-offset-by-cooling-commodity-prices

      GRAFICO COSTI ENERGIE dal 2009 al 2019 – LAZARD (banca di investimenti)
      https://singularityhub.com/wp-content/uploads/2020/12/our-world-in-data-price-solar-electricity-10-years.png

      • Il problema è che noi all’epoca avevamo già fatto l’investimento, a quel punto lo smantellamento immediato é stata l’opzione peggiore

      • Io mi riferisco alla situazione del 1987, quando in seguito al referendum sono stati istericamente chiusi impianti nucleari già realizzati e per i quali erano stati investiti miliardi, miliardi che sono stati gettati nella spazzatura, per ri-spendere altri miliardi per sostituire quegli impianti con impianti a gas o a olio combustibile. Il costo dei pannelli fotovoltaici dal 1987 al 2023 non è paragonabile, è crollato perché la tecnologia del silicio ha fatto dei progressi epocali, e lo stesso vale per le batterie al litio che al tempo praticamente nemmeno esistevano e sono indispensabili per fonti discontinue come le rinnovabili. Quindi un discorso valido per il 1987 non vale per il 2023 per ovvi motivi. Ma far lavorare gli impianti nucleari dal 1987 fino ad oggi, quindi 36 anni, ci avrebbe fatto INDUBBIAMENTE risparmiare sul costo dell’energia elettrica, questo ha reso meno competitivo il paese. Inoltre avrebbe EVITATO emissioni di CO2 per decenni, e questi sono fatti incontestabili.
        Ma veniamo ad oggi, visto che parlate di rinnovabili: il costo di produzione dell’energia rinnovabili è calato al punto da renderle competitive, ma essendo fonti DISCONTINUE hanno bisogno di un Energy buffer, quindi di sistemi di accumulo, il cui costo va AGGIUNTO a quello di mera produzione, quindi quei link che postate andrebbero integrati per offrire una visione completa del problema. Le reti elettriche hanno bisogno di pareggiare offerta e domanda di potenza per essere stabili, quindi tra i vari criteri per valutare il mix energetico non ci sono solo i costi, c’è anche la capacità di variare la produzione in base alla domanda. Secondo questo criterio, la fonte di energia in assoluto più pregiata è l’idroelettrico di pompaggio, perché è l’unica fonte rinnovabile in grado di produrre a richiesta, entrando a regime in pochi minuti, e al tempo stesso anche di immagazzinare l’energia. Un impianto fotovoltaico con accumulo ha capacità analoghe, risponde alle richieste di potenza in tempi fulminei ma il costo incluso l’accumulo resta più alto dell’idroelettrico di pompaggio. L’eolico, per quanto possa sembrare un fatto curioso, è per sua natura meno discontinuo del fotovoltaico. Il nucleare invece è la tipica fonte di energia a punto fisso: ha una produzione costante e invariabile, infatti è opportuno che non superi il 30% del mix di fonti, proprio per questa sua caratteristica. Quindi nucleare oggi? I costi del nucleare sono saliti per varie ragioni, principalmente impiantistiche, avrebbe ancora senso ma non in modo massiccio come ha fatto la Francia; le rinnovabili restano per loro natura discontinue e non è possibile garantire che i sistemi di accumulo possano sempre coprire i periodi di scarsa produzione, quindi una frazione del mix con produzione costante opportunamente calibrata aiuterebbe nella gestione della rete elettrica.
        Il rinnovabile ha molto senso in un mondo a trazione elettrica in quanto le batterie stesse del parco veicoli costituirebbero un formidabile Energy buffer, eventualmente interfacciato con la tecnologia V2G – restano ancora però da risolvere a livello gestionale e normativo

  2. I provider in Italia tengono il prezzo alto per recuperare i grossi investimenti che hanno fatto visto che ci sono poche auto elettriche..
    Almeno recuperano con quei pochi che ci sono!
    In effetti se il costo alle colonnine é praticamente uguale al diesel chi glielo fa fare di far sacrifici coi limiti delle ev?
    Almeno si consolano con la velocità di rifornimento…
    Se ci fosse la possibilità di avere una tariffa agevolata per la ricarica casalinga della ev sarebbe già una bella cosa..

    • Vero, i provider tengono il prezzo alto alla colonnina, ma la tariffa domestica è attualmente buona, e dato che mediamente il 90% delle ricariche viene fatto in casa non ci vedo un grosso problema se quella volta in autostrada devo pagare un po’ di più. Diverso è invece se non ho la possibilità di ricavare a casa o al lavoro… Li sono “uccelli per diabetici”…

  3. A mio modesto parere è il sistema di abbonamenti a tenere lontano il pubblico dalle ev, se mi abbono e quel mese non uso la macchina perché mi rompo una gamba perdo i soldi, sarebbe più equo pagare i kw a tranche, più sono meno li paghi ed a scadenza biennale, in modo che paghi più o meno quello che consumi

  4. Il mercato è importante ma è la politica che “determina” tutto con le tasse favorendo o meno una o piuttosto un’altra cosa basti guardare il costo della benzina alla pompa che è per gran parte fatta da accise e tasse varie iva compresa che ne determinano il prezzo, lo stesso vale per una bolletta di energia elettrica a casa si pagano più i “balzelli” che l’energia in se……!!!!

  5. Finché il prezzo dell’energia venduta attraverso le colonnine dei vari gestori non sarà uguale a quella prelevata dai contatori casalinghi, con minime differenze di prezzo come accade oggi nei distributori di benzina/gasolio, sarà ben difficile aumentare la % di BEV. E quanto sopra senza abbonamenti e senza Kwh nensili prepagati. Secondo me questo è l’unico motivo – non il prezzo delle auto, autonomia, etc – che blocca il passaggio verso le BEV. Saluti.

    • Ma chi ripaga i gestori delle colonnine dei maggiori costi per le potenze e le strutture installate rispetto alla fornitura casalinga se non una differenza di prezzo?

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