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Può chiamarsi Milano l’Alfa made in Polonia? Sì…

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Può chiamarsi Milano un’Alfa Romeo made in Polonia? Secondo il ministro delle Imprese (e del made in Italy) Adolfo Urso no: è la legge a dirlo. Secondo noi…

Può chiamarsi MilanoPuò chiamarsi Milano? Secondo Urso è contro la legge…

Stiamo parlando ovviamente del nuovo modello (anche elettrico) del Biscione, appena presentato. Urso ha acceso l’ennesima polemica con Stellantis, rovinando la festa: “Un’auto chiamata Milano non si può produrre in Polonia. Questo lo vieta la legge italiana che nel 2003 ha definito l’Italian Sounding. Una legge che indica che non bisogna dare indicazioni che inducano in errore il consumatore. Sarebbero indicazioni fallaci, legate in maniera esplicita alle indicazioni geografiche. Quindi un’auto chiamata Milano si deve produrre in Italia“.

A buttare altra benzina sul fuoco ci ha pensato il vice-premier Matteo Salvini che, a chi gli chiedeva delle proteste in corso a Mirafiori e della produzione all’estero della Milano, ha risposto: “‘Non solo, le auto vengono prodotte non solo in altri Paesi europei, ma anche in Paesi extraeuropei. Io tifo sempre italiano, però lì è rimasto ben poco di italiano“.

Può chiamarsi MilanoSecondo noi si esagera con questo muro contro muro

È giusto dunque attaccare Stellantis anche perché da il nome Milano a un’auto prodotta all’estero? Non siamo in grado di dare pareri giuridici, ma sul piano dell’opportunità Urso sbaglia in questo muro contro muro con l’azienda. Si comporta nei rapporti con il gruppo automobilistico con le stesse logiche da scontro frontale che animano i rapporti tra i partiti.

Ma la grande industria è un’altra cosa e l’Italia ha solo da perdere alzando i toni con l’unico produttore di rilievo presente nella penisola. Giusto farsi rispettare, ma ora si sta esagerando. Nel mondo dell’auto le economie di scala sono crucali e si sapeva da tempo che i piccoli Suv di Stellantis (anche col marchio Jeep) erano assegnati alla Polonia.

Del resto proprio la Jeep, un marchio che più americano non si più, da tempo produce modelli (anche per il mercato Usa) a Melfi. La partita vera si gioca sulle nuove auto da fabbricare qui, indipendentemente dal marchio che portano sul cofano. Tutto il resto rischia di essere inutile polemica.

  • Bufera tariffe di ricarica sull’auto elettrica: che cosa c’è davvero dietro ai costi alla colonnina? Guarda il VIDEO

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50 COMMENTI

  1. Tante polemiche sul nome della nuova Alfa nascondono quello che tutti chiedono da tempo a Stellantis: continui a produrre in Italia, attivamente e non solo a parole con promesse mirabolanti che sono smentite dai fatti.
    Quanto agli incentivi da tempo mi chiedo perché ci debbano essere. Le vetture BEV prodotte in Italia sono in quantità ridicola, sono tutte di importazione estera se non extra-UE. Perché incentivarle? Non dimentichiamo che la riduzione dell’inquinamento non passa solo o esclusivamente dalle auto ma soprattutto dal settore industriale e da quello della produzione di energia.

    • non proprio, i trasporti hanno già superato come emissioni i settori energia e industria, perché questi ultimi stanno già riducendo le emissioni, mentre i trasporti no

      Grafico che spiega bene, postato su vaielettrico:
      https://www.vaielettrico.it/wp-content/uploads/2024/03/Grafico.jpg

      e il grosso dei trasporti sono quelli su gomma, aerei e navi tutte insieme pesano poco in confronto

      però a molti l’argomento Co2 non piace, vediamo allora altro:

      – INDOTTO è poco noto ma in italia c’è molto indotto industriale sulle nuove tecnologie, siamo produttori e forti esportatori di componentistica, le colonnine di ricarica, gli inverter, altra elettronica di potenza, le pompe di calore, etc

      – ARIA le auto BEV non saranno fatte in italia, ma l’aria delle città è nostra, in pianura padana c’è serio problema

      – BILANCIA PAGAMENTI riduciamo i soldi che vanno ogni anno all’estero per i combustibili fossili

      – QUANTITA’ sugli incentivi, più che “si o no”, proporrei di ragionare su “quanti e come”

      190 milioni all’anno per le auto BEV (3 euro a testa a italiano), per un settore nuovo, li posso capire, forse sono anche pochi; il probelma è che sono in mano a un governo che li gestisce male, andavano modulati meglio, con soglie di prezzo più basse e tempistica rispettata

      – AUTO TERMICHE INCENTIVATE perchè (?) 700 milioni (11 euro a testa) di incentivi sono erogati alle auto termiche nuove? anche grosse e staus symbol? è la cifra erogata quest’anno (quote di inizio anno più quelle in arrivo); anche queste non sono prodotte in italia, vanno a petrolio importato e in città appestano l’aria

    • La domanda che vorrei fare è: ma quali sono le vere Alfa? Perché quando c’era da comprare la Giulia hanno presso tutti Audi e BMW. Non le chiamavate tutti alFIAT? La 75 ormai sta al museo di Arese.

      • Oltre che 3/4 delle Giulia che trovo per strada sono diesel, proprio un sound e un motore da cuore sportivo…

  2. Ho dubbi sull’entrata in vigore dei nuovi incentivi statali, che andrebbero a per il 90% se non 99% a case automobilistiche estere, o comunque prodotte all’estero.
    Considerando che il governo non trova più un soldo nelle casse dello Stato, non mi sorprenderebbe, e la stragrande maggioranza degli italiani probabilmente sarebbe d’accordo. Perchè poi chi compra queste auto elettriche dai prezzi stellari è sicuramente un benestate, che non dovrebbe godere di questi incentivi.

    • purtroppo gli incentivi non hanno previsto almeno un paio di scaglioni di prezzo (es. incentivo piccolo sino a 42K, e incentivo maggiore sino a 30k)

      ma la stortura è soprattutto per le auto termiche, considera che:

      – tra fondi già spesi a inizio anno e quelli in arrivo, ci sono circa 900 milioni (valore più alto del solito) e vanno quasi tutti alle auto TERMICHE

      – verranno incentivati sia Pandini, che Alfa Tonale, Giulia, etc, auto Status symbol

  3. Il Consolato Polacco ricorda a tutti che l’impegno del loro Paese a ridurre in fretta dell’uso del carbone è molto serio, e che non gradiscono essere perculati venendo associati all’inquinamento di Milano

  4. Con questo Ministro e con questa classe dirigente del Paese e Industriale andiamo davvero molto poco lontano, ma davvero in tutti i sensi. Preparatevi perché adesso Urso farà causa verso la fuorviante Ford per la “Torino”… tutto da ridere!

  5. Allora visto che non lo dice nessuno, lo dico io:

    Sti francesi… Non gli bastava la Gioconda, ora ci rubano anche le auto!!!

    🤣🤣🤣🤣

    • Urso dice che Stellantis per rimediare al doppio sgarro, verso l’Italia e la Polonia, ora deve produrre una coupè elettrica a mirafiori e chiamarla Varsavia

      Tavares pare abbia risposto: “sisi certo, mo me lo segno”

  6. Suvvia, cari lettori, questa è una notizia che ci migliora la vita perchè ci permette di ridere a partire da vari punti di vista, in più occasioni, e per vario tempo.
    basta solo non pensare troppo al ruolo pubblico che ha la persona in questione e alla centralità della sua figura nel funzionamento di un Paese membro del G7.
    Se uno non ci pensa
    questa notizia è degna di alcune delle migliori puntate dei Simpson in termini di contorsioni, richiami, coincidenze e ironia!

    provo a sintetizzare alcuni dei punti di vista.

    1. deliri linguistici.
    un ministro della Repubblica Italiana si appella a una legge che dovrebbe, secondo lui, difendere l’italianità del prodotto. La legge difende “…l’Italian Sounding…”.
    La legge che difende l’italianità del prodotto è definita quindi…in inglese!
    Geniale!

    2. logiche aristoteliche.
    un ministro della Repubblica Italiana sostiene che (vigolettato voluto) “…Un’auto chiamata Milano non si può produrre in Polonia. Questo lo vieta la legge italiana che nel 2003 ha definito l’Italian Sounding, una legge che prevede che non bisogna dare indicazioni che inducano in errore il consumatore…”
    Quindi secondo il ministro esiste una legge italiana che vieta di produrre un prodotto con un nome che possa indurre in errore il consumatore. Se la legge esiste, beh, ne capisco anche la ragione. Mi sono un po’ documentato, la legge dovrebbe essere la legge finanziaria del 2003, che all’articolo 4 comma 49 riporta: “… L’importazione e l’esportazione a fini di commercializzazione ovvero la commercializzazione o la commissione di atti diretti in modo non equivoco alla commercializzazione di prodotti recanti false o fallaci indicazioni di provenienza o di origine costituisce reato ed è punita ai sensi dell’articolo 517 del codice penale.
    Costituisce falsa indicazione la stampigliatura “made in Italy” su prodotti e merci non originari dall’Italia ai sensi della normativa europea sull’origine; costituisce fallace indicazione, anche qualora sia indicata l’origine e la provenienza estera dei prodotti o delle merci, l’uso di segni, figure, o quant’altro possa indurre il consumatore a ritenere che il prodotto o la merce sia di origine italiana…”.
    Ora, come da questo si possa dedurre che chiamare “Milano” o “Caltanisetta” una automobile comporti che il consumatore possa immaginare che tale auto sia prodotta a Milano, boh, proprio mi sfugge. Quella legge non dice quel che sostiene il ministro, semmai dice che se scrivi Made In Italy sulla Alfa Romeo Milano e la produci in Polonia allora commetti un reato. Se chiami “parmigiano” un formaggio e lo produci a Belgrado e poi lo importi, commetti un reato. Ma allora…se chiami un’auto “Giuseppina” ma la produci in Francia commetti reato, dal momento che Giuseppina è un nome italiano?

    3. memento.
    la legge finanziaria del 2003 fu varata dal Governo Berlusconi II. Ministro alle attività produttive era Marzano. Il viceministro il nostro Adolfo Urso.
    non avrà letto la legge allora, o non se la ricordava bene. forse perchè era scritta con parole difficili: tipo in inglese.

    4. ancora tu: non mi sorprende, lo sai.
    la proprietà industriale è stata successivamente trattata e integrata rispetto alle tematiche del Made In Italy da un decreto legislativo del 2005, in cui si esordisce con “…Sulla proposta del Ministro delle attività produttive, di concerto con i Ministri della giustizia, dell’economia e delle finanze, degli affari esteri e per la funzione pubblica…”, il governo era il Berlusconi III: Ministro alle attività produttive era Scajola. Il viceministro era il nostro Adolfo Urso.

    5. ponti e pontili
    Ho letto il decreto da cima a fondo, tutto quel che ho trovato sul tema è questo, art 11bis comma 3: “…un marchio di certificazione può consistere in segni o indicazioni che nel commercio possono servire per designare la provenienza geografica dei prodotti o servizi…”. Ora, è notorio che se chiamo “Napoli” una pizza è perchè il pizzaiolo è andato nel retrobottega, dove con un ponte di Einstein-Rosen è andato 10 minuti sotto il Vesuvio per prepararmi l’amata prelibatezza. Ed è tornato portandosi dietro anche il profumo fumante.

    6. ti stai sbagliando chi hai visto non è, non è Francesca.
    Passano gli anni, cambiano i governi, si diventa sovranisti, eccheccazz! Così nel 2019 il ministro dello Sviluppo Economico Di Maio modifica quel codice del 2005, aggiungendo alcune parti, in particolare all’art. 32 si dice che “…sezione sono pratiche di Italian Sounding le pratiche finalizzate alla falsa evocazione dell’origine italiana di prodotti…”. Siamo sempre lì: se chiami Francesca tua figlia non è perchè viene dalla Francia, semplicemente ti piaceva quel nome. Peraltro nè Tavares nè Urso hanno figlie di nome Francesca. O figli di nome Milano.
    Invece i figli di La Russa, compagno di partito di Urso, hanno nomi da pellerossa: non risulta tuttavia che nè il padre nè la madre di cotanti indiani americani abbiano ascendenze più in là dell’Etna. Crisi nel partito sventata?

    7. camicie alla coreana prodotte a Prato da operai cinesi con marchio Made in Italy.
    Nella dialettica politica ed economica con gli attori di un Paese del G7 è comprensibile ci siano anche momenti di ruvido scontro, Marchionne non era un angioletto e Bersani fece incazz.are parecchie aziende con le sue liberalizzazioni. Si gioca e ci si prova, come in una sorta di braccio di ferro.
    Chissà: Tavares ora sarà più intimorito per via della questione dell’Italian Sounding? in tal senso potrebbe proporre di installare come suono di allerta alle sue BEV un passaggio di “Italodisco” dei The Kolors, per ribadire che con le eccellenze italiane non si scherza mica! solo che “The Kolors” …boh, non suona molto italiano. E nemmeno la Italodisco era tanto italiana come lingua del testo. Peraltro.

    Ringrazio IlPost da cui ho preso spunto: trovate le leggi e gli articoli citati su normattiva.it, qui il primo citato, uno solo per non intasare i lgià chilometrico commento
    https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:2003-12-24;350#:~:text=49.%20L%27importazione%20e,codice%20penale

    • Non riesco a ridere e non è certo per quello che hai scritto che è ironico, scorrevole e simpatico…
      Prevale l’amarezza, purtroppo. E la preoccupazione: dove andiamo con questi? Anche perché l’alternativa non è certo migliore, solo diversamente inetta.

  7. Salve, potrebbe sembrare una sitcom tutta questa vicenda peccato solamente che qui’ ci sono posti di lavoro oltre che la rete di vendita, tutta, in seria difficolta’ lavorativa.
    Il ministro ha saputo solamente il giorno stesso della presentazione che l’Alfa Romeo si chiamasse Milano e che fosse costruita in Polonia ?
    Lo stesso ministro, che a dicembre scorso ha anticipato i nuovi importi degli incentivi 2024, prima che uscissero quelli gia’ stanziati dal governo draghi ( scritto in minuscolo apposta ), facendo attendere i potenziali acquirenti che ad oggi ancora sono in attesa che escano.
    Il ministro urso ( anche lui scritto in minuscolo apposta ) , che a parer mio fa bene a pretendere che si aumenti la produzione di auto in Italia, non si sta rendendo conto che chi ci rimette siamo noi se non si da una mossa.
    I proclami se li tenga per se, a noi che abbiamo le scatole piene di questa tarantella interessa la semplicita’, il poter lavorare, il poter acquistare una nuova auto usufruendo della rottamazione tanto annunciata e sospirata.
    Io, che sono un piccolo rivenditore di auto plurimarche, ho ancora un cliente che a dicembre scorso ha deciso di acquistare una Opel Mokka elettrica in pronta consegna, facendo la targa entro fine mese usufruiva di uno sconto molto forte da parte della casa madre oltre ai 3.000,00 euro dello stato piu’ i 2.000,00 euro di rottamazione.
    Ebbene, il giorno dopo mentre era in targa la sua nuova auto, e’ uscita la notizia da parte del ministro urso ( sempre scritto in minuscolo apposta ) dei nuovi incentivi ed il cliente ha preteso di sospendere il tutto, abbiamo fatto appena in tempo a bloccare l’ immatricolazione.
    Di fatto oggi ancora va in giro con la sua vecchia auto in attesa che escano questi benedetti incentivi che come ho gia’ scritto secondo me non usciranno prima di luglio prossimo, mettendomi l’ anima in pace per il fatto che in questo lasso di tempo vendero’ poco oltre ad essermi stancato di dire sempre le stesse cose a chi mi chiede se siano usciti oppure no gli incentivi.
    Quindi ministro urso ( continuo a scriverlo in minuscolo apposta ) invece di pensare al nome di un’ auto datti una mossa a pensare alle questioni serie !!!!

  8. Anonima Lombarda (?) Fabbrica Automobili ….. lombarda cosa? le uniche prodotte in Italia sono a Cassino …

    Fabbrica Italiana (?) Automobili Torino (?) …. torinese ? manco la sede è rimasta …

    Lancia ? vabbè .. lasciamo perdere .. povero Vincenzo … si rigirerà nella tomba …

    a questo punto l’unica vera italiana è la Ferrari … le altre si dovrebbero chiamare tutte STELLANTIS xxx , yyy , zzz così almeno si sa che sono di quella multinazionale e non si rivendicano radici ed origini italiane quando c’è ormai solo “Italian Sounding” …

    • Eh no caro mio, troppo facile!
      Vogliamo parlare delle Ferrari Roma, California, Portofino, Daytona, Modena, quando sono tutte prodotte a Maranello? Eh, come la mettiamo???
      L’unica degna di restare è la 550!

        • Mi pare di aver intuito che lei non ha più vent’anni. di conseguenza mi permetto di consigliarle la nuova Guzzi V100 Mandello. Nulla contro la Panigale, ma sicuramente è più scomoda. Va da sé che la Guzzi Mandello è assolutamente aderente al discorso che stiamo facendo😂

          • Ringrazio per il suggerimento…anche perché con la bella giornata di oggi un bel giro sul lago ci potrebbe stare.
            Del resto…con Ducati ed altre mono o bicilindriche ho assordato per troppi anni colline e cime appenniniche.
            (forse è per questo senso di pentimento che sono passato al full Electric)

            (infatti ho commentato con un po’ di nostalgia anche il prototipo Kymco in altro articolo su V.E. Maledetta nostalgia!!)

            Saluti e buon weekend

        • Ci sono voluti i tedeschi per portare in auge la Ducati… alla faccia dell’imprenditorialità italiana. I rampolli dei grandi industriali degli anni 60 si sono mangiati tutti i patrimoni dei loro antenati facendo solo disastri.
          Ferrari non è più italiana, ha sede legale ad Amsterdam, scrivono abbia domicilio fiscale ancora in Italia, ma sinceramente ho forti dubbi in merito. Elkann che ha la quota di azionariato maggiore, ha nazionalità francese a americana.

          • Almeno rivendichiamo il fatto che i successi attuali sono ottenuti con ingegneri e manodopera italiana…
            Dovremmo cercare di aumentare questa nostra capacità attrattiva. . e, alla faccia di Tavarez..portare più industrie a produrre in Italia

  9. Oggi delle nonnine svizzere hanno ottenuto una importante vittoria in tribunale: https://www.ilpost.it/2024/04/11/cedu-giurisprudenza-cambiamento-climatico-verein-klimaseniorinnen-schweiz/

    La questione posta dal ministro non è di lana caprina, anzi. E’ sacrosanto chiedere a un giudice se la legge che protegge l’italianità dalla produzione estera si può applicare a un modello che induce a ritenere un’auto prodotta in Italia. Anzi: non si capisce perché mai la verifica del rispetto di quella legge non debba essere richiesta dal ministro competente ma solo dai privati cittadini. Come dire: se i nonnetti d’Italia facessero ricorso contro l’uso improprio del nome Milano da parte di Stellantis e vincessero, il ministro farebbe una figura di lana caprina, ma proprio pessima. Quindi la sua attivazione in tal senso è d’ufficio.

    Non solo: in caso di vittoria (improbabile!) stabilirebbe un meritorio e vantaggioso precedente per noi. Chi vuole ammantare di italianità un suo prodotto deve venire a produrlo davvero da noi, il che darebbe certamente da pensare a certi produttori. Personalmente spero che la causa sia fatta, poi se di fatto la legge è sufficientemente dettagliata da ricoprire questo caso non lo so (probabilmente no) … e magari dopo le nonnine svizzere, potremmo ottenere una insperata vittoria anche noi …

    Per il resto, Tavares non faccia tanto la vittima. Se Musk può produrre a 40000 euro la Model Y nella costosissima Germania (con oltre 7000 euro di margine!), non si capisce perché lui a parità di prezzo non possa produrre la meno pretenziosa Milano a Melfi, dove tra l’altro è già prodotta la Renegade (non così diversa dalla Milano) …

    • ma che è sta roba, “delle nonnine svizzere”, ma dico ne hai tempo da perdere per andare dietro a ste cose, mamma mia… dire patetico è dir poco…

  10. Più che altro la vera domanda dovrebbe essere “può chiamarsi Alfa Romeo quello scorfano intamarrato lì”

    Poi ci penso, capisco che senza soldi non si canta messa e se oggi la gente compra tutta contenta i B-SUV come se non ci fosse un domani…
    Stringi stringi, manco io me la son comprata la Giulia.

    Almeno l’avessero chiamata Matta… 🙄🙄🙄

    Tristezza ☹

    • Ale il mercato delle sportive è morto, sepolto e pure abbandonato, non si sa in quale cimitero sono e dove portare 2 fiori appassiti. Auto come la Supra non la compra nessuno.

      Facciamo a capirci: se hai 136 cv su un b-suv non ti serve l’aerodinamica attiva, non c’è modo di renderlo sportivo o divertente e non c’è modo di apprezzare soluzioni tecniche più evolute. E se fai un b-suv da 240 cv non te lo compra nessuno (e infatti la Milano Veloce da 240 cv – che ha anche il differenziale autobloccante meccanico – non se la filerà nessuno, l’hanno fatta giusto per la bandiera). Questo non è neanche un vero fuoristrada (anche se ci sarà un 4×4), è un b suv da 4.17 diretto a un pubblico che lo usa principalmente in città e che è disposto per avere un oggetto cool e basta. Se ne frega zero (zero spaccato) delle performance, della piattaforma, del telaio, etc. Hanno anche fatto uno sterzo super diretto, io neanche ce l’avrei messo. Questa è la “city car” dei fighetti che vogliono l’auto dal look aggressivo e stop. Questa è l’equivalente della Mito, auto destinata a fare volumi rivolta a un pubblico non intenditore. La Mito non la comprarono gli intenditori, la comprarono quelli che volevano una citycar dal look sportivo con lo sportello senza montante. Non a caso Alfa Romeo pensa che la metà delle vendite le farà con la Milano, perché i non intenditori sono il 99.999% della popolazione.

      Chi vuole le performance mette mano al portafogli e va su Giulia e Stelvio e se il portafogli è bello gonfio va sulla 33 stradale (ops … tutte esaurite!). La prossima Giulia sarà basata probabilmente su piattaforma STLA Large e quindi potremmo vedere una Daytona Charger senza tutti i difetti della Daytona Charger.

      Mi dirai: la Volvo EX30 (e la Smart #1) va molto di più a parità di prezzo. Sì ma è fatta in Cina, Alfa non ci rientra in quel prezzo lì (o non vuole …) quindi ti dà una versione con pochi cv e la Veloce te la mette a prezzo pieno. A me fa ribrezzo questo ragionamento ma devo riconoscere che commercialmente può avere senso.

      • Sei sempre il solito adorabile pollacchione. 🐔🐔🐔🐔🐔

        1.
        Non ho minimamente parlato di automobili sportive

        2.
        Ho detto che la Giulia, che è una berlina sportiva, alla fine non me la sono comperata nemmeno io. A buon intenditore.

        3.
        Dimostri di non conoscere nemmeno l’esistenza dell’Alfa Romeo Matta e di conseguenza sei rimandato d’ufficio a settembre quantomeno in “alfismo”

        4.
        Come ho detto, per quanto il veicolo in sé non mi piace è pacifico che oggi è questo quello che si vende. e di conseguenza siccome bisogna fare quello che si vende loro fanno questo
        😝😝😝😝😝😝😝

  11. Non capisco.
    Se la legge italiana vieta a un’auto chiamata Milano di essere prodotta in Polonia, perché la stessa legge italiana non vieta a un’altra auto chiamata Tivoli di essere prodotta in Corea/Siberia/Ucraina (i Paesi dove sono gli stabilimenti di KGM, già Ssangyong)?

    • Giusto!

      Probabilmente i bassi numeri della KGM non hanno questa visibilità..

      C’è anche da dire che la KGM non ha neanche provato a far valere l’italianità della Tivoli, mentre della Milano hanno detto che è disegnata in Italia (poco importa se il designer è spagnolo, e se i “disegni” dei motori e powertrain sono francesi).

  12. Attendiamo trepidanti i prossimi capitoli di questa avvincentissima querelle, sperano in punte altissime di cui sono sicuro Urso è capace, come “specchio riflesso” o “chi lo dice sa di esserlo”.

  13. “Secondo il ministro delle Imprese (e del made in Italy) Adolfo Urso no: è la legge a dirlo.”

    Se fossimo al bar 😂😂😂… ma è un ministro 😱😱😱!!!

    • Non avevo visto il suo commento prima di scrivere il mio punto vedo che siamo abbastanza d’accordo.

      Però bisogna riconoscere che essere in grado di far rivalutare la Arna è un’impresa di un certo spessore

      A questo punto l’Alfasud diventa d’ufficio un capolavoro

    • Se proprio vogliamo cercare un problema, questo potrebbe esserlo: l'”Alfa” di Alfa Romeo significa pur sempre “Anonima Lombarda Fabbrica Automobili”.

      Ma allora, tutte le FIAT (Fabbrica Italiana Automobili Torino) fatte all’estero??? Niente da obiettare signor ministro?

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