Home Nautica Navi a emissioni zero. Fincantieri arriva nel 2035

Navi a emissioni zero. Fincantieri arriva nel 2035

3
nautica elettrica
Il varo della nave da crociera firmata Fincantieri

Sono ormai centinaia le barche elettriche in commercio e più di una decina di gommoni a batteria. A cui si aggiungono tante marche di motori che elettrificano una molteplicità di modelli: dal pedalò alla barca a vela passando per motoscafi e pescherecci. E le navi? Siamo lontani. Ma si sta lavorando alla riduzione delle emissioni. 

Pierroberto Folgiero, Ceo di Fincantieri

Il primo varo a emissioni zero tra dieci anni

Vogliamo arrivare a consegnare le prime nave a emissioni zero entro il 2035“. Parole del Ceo di Fincantieri Pierroberto Folgiero pronunciate a una recente manifestazione di manager del mondo crocieristico. Platea molto sensibile visto che almeno nei porti maggiori, per alcune già ora e per le altre entro il 2030, si dovrà spegnere l’alimentazione tradizionale per quella elettrica.

Difficile pensare a un futuro a batterie per le grandi navi. Le  altre soluzioni? Il Ceo ha sottolineato l’importanza dell’ “l’economia dell’idrogeno”. Questo il percorso ritenuto più credibile, ma non per oggi  o domani. Servono ancora anni di test e ricerche, servono regole, reti di distribuzione, sicurezza ma anche sostenibilità economica che oggi manca.

Zeus
La nave a idrogeno Zeus

Riflessioni che si ritrovano nelle parole del numero uno del gruppo. “Abbiamo ridotto del 32% le emissioni fuori dalla sala macchine. Serve un ecosistema, dunque non solo un nuovo tipo di carburante ma un nuovo carburante che abbia prezzi idonei e che si possa trovare in banchina“.

Zeus propulsione
Lo schema del sistema realizzato per Zeus

Sull’idrogeno ricordiamo la sperimentazione su Zeus (leggi qui) ovvero il progetto Zero Emission Ultimate Ship. Il laboratorio di Fincantieri per la sperimentazione dell’alimentazione a idrogeno nella nautica.

L’opzione metanolo è una soluzione?

Un alternativa all’idrogeno può essere il metanolo? “Oggi è una tecnologia che possiede un’intensità energetica che funziona, i motori sono validati, ma il metanolo non c’è.

Insomma la tecnologia esiste e funziona, ma l’uso di massa del metanolo per il manager è il problema. “Se tu vuoi navi che vadano a metanolo, devi produrre metanolo e portarglielo in banchina. Deve essere disponibile nei porti, altrimenti fino a quel momento possiamo fare le navi a metanolo che non andranno a metanolo”. 

Un osservatorio sulla decarbonizzazione

Non ha chiarito quale alimentazione precisa, probabilmente sarà l’idrogeno, ma ha sottolineato la necessità di fare ricerca.  La settimana dopo  queste parole Fincantieri ha firmato un accordo con Eni e Rina.

Fincantieri
Una nave da crociera (archivio Fincantieri)

Questi i termini generali: “La partnership sancisce l’impegno a sviluppare progettualità comuni, in linea con le strategie dei partner, per soluzioni di decarbonizzazione per il settore marittimo nel medio-lungo periodo e con gli obiettivi di Net Zero al 2050. Sarà inoltre valutata la costituzione di un osservatorio permanente su scala globale in merito alle future evoluzioni tecnologiche, normative e di mercato“.

La sfida non è semplice e oltre l’innovazione serve anche convinzione da parte di tutti gli attori del sistema. Sulle emissioni in porto, quelle più problematiche per la salute umana  perché colpiscono grandi centri abitati, c’è la soluzione elettrica valida anche per le grandi navi da crociera.

Anzi sono gli stessi protagonisti a sollecitare l’elettrificazione. Riportiamo ancora le parole di Michele Francioni di MSC Crociere: “Abbiamo bisogno di più porti in tutta Europa e oltre per introdurre l’energia da terra il più rapidamente possibile in modo da poter ridurre ulteriormente le emissioni atmosferiche locali“. Avanti tutta: “Garantiremo che le nostre navi siano pronte a connettersi ovunque le strutture siano a nostra disposizione“.

-Iscriviti alla Newsletter e al nostro canale YouTube–

 

Webinar
Apri commenti

3 COMMENTI

  1. Interessante vedere che nel civile non pensano al nucleare come nelle navi militari,solo per un fattore psicologico oppure una difficile gestione tecnica /controllo materiale radioattivo?… l’idrogeno in questi contesti potrà avere una vita sicura tra ingegneri qualificati e manutenzione attenta,cosa che risulterebbe difficile in contesti privati come casa e auto…..faccio una riflessione,mi chiedo per ora,non sarebbe meglio usare H grigio al posto del combustibile ? Solo in attesa del H green e giusto per accelerare la transizione navale con l’istallazione in porti delle infrastrutture stoccaggio….o il gioco non vale la candela in fatto di emissioni?

    • Meglio non tentarli che si abbonano al grigio e poi non lo lasciano. Meglio investimenti su H verde

    • credo sia perchè nel settore militare i fattori “costo (elevato)” e “esternalità negative (elevate a fine ciclo)” non sono prioritari rispetto al loro scopo

      nel settore civile si, almeno il fattore “costo” è determinante, e ora pare che iniziamo a considerare anche le “esternalità”

Rispondi