La culla del 12 clilindri si prepara alla transizione elettrica. Sapendo che deve cambiare per non morire.
A rischio 3,7 miliardi e 6.100 posti
Un terzo dell’industria italiana dell’automotive e della componentistica auto si concentra nelle tre province di Bologna, Modena e Ferrara. E’ l’area di riferimento della seconda associazione territoriale di Confindustria dopo Assolombarda: Confindustria Emilia. E’ un “giacimento industriale” che vale 16 miliardi di fatturato annuo (oltre il 10% del pil regionale) e poco meno di 24 mila posti di lavoro. Ma la rivoluzione elettrica rischia di desertificarlo.
Confindustria Emilia gioca d’anticipo
Il presidente di Confindustria Emilia Valter Caiumi vuole giocare d’anticipo. Dal prossimo 15 settembre, a cadenza settimanale, convocherà tutte le 161 aziende dei 19 cluster produttivi, in focus group dedicati alla transizione. Per questo imponente progetto di formazione Caiumi ha voluto al suo fianco Porsche Consulting, la società che sta pilotando la conversione elettrica del Gruppo Volkswagen. «Vogliamo stimolare il territori ad approfondire un tematica che non ci deve spaventare _ dice Caiumi _. La conversione è alla nostra portata, quindi è un’opportunità».
Il primo passo di un progetto che non ha precedenti in Italia è già stato compiuto. E’ una studio di oltre 150 pagine che fotografa lo stato dell’arte presente e futuro. E indica, produzione per produzione, componente per componente, lo scenario che si determinerà fra dieci o vent’anni. Oggi la filiera della Motor Valley emiliana è fragile, sbilanciata com’è sui veicoli leggeri termici e relativa componentistica. Nel 2030 rappresenteranno solo il 50% del mercato europeo. Tuttavia è presente anche nei veicoli pesanti, in quelli da lavoro e nei servizi, che impatteranno di meno con la transizione elettrica.
Le occasioni della Nuova Mobilità
Presentando il documento Giulio Busoni, partner di Porsche Consulting, preferisce parlare di “Nuova Mobilità”, anzichè di semplice transizione elettrica. Siamo di fronte infatti a una rivluzione a più facce, che non riguarda solo il prodotto veicolo, ma ogni modalità di spostamento e l’insieme dei servizi di mobilità. Una puntualizzazione importante poichè a tante produzioni legate al veicolo in sè, che inevitabilmente cesseranno d’esistere (si pensi alla meccanica dei motori, alle trasmissioni, ai cambi) ne corrisponderanno altre del tutto nuove (connettività, analisi dei big data, servizi di mobilità integrata e condivisa). In gran parte legate alla mobilità urbana sostenibile, un realtà in fortissima espansione.
Ciò fa dire all’assessore allo Sviluppo della Regione Emilia-Romanga Vincenzo Colla (leggi anche) che «non ha più senso parlare di filiere dell’automotive, ma dovremo ragionare in termi di piattaforme della mobilità». Rispetto alle quali diventa cruciale, secondo Caiumi e Busoni, il ruolo della Pubblica amministrazione nel creare le infrastrutture e le competenze.
Bonfiglioli: “Siamo a un giro di boa”
«Non sarà una correzione di rotta, ma un giro di boa» incalza Sonia Bonfiglioli, bandiera della meccanica emiliana con il suo Bonfiglioli Group, sollecitando i colleghi imprenditori ad accelerare la transizione elettrica. «Non c’è più tempo _ aggiunge _: smettiamo di ragionare sul mondo che si chiude e prepariamoci ad entrare in quello che si apre». C’è già entrata in pieno Reflexallen, gruppo modenese con 14 stabilimenti nel mondo, che produce sistemi di trasferimento di energia elettrica, pneumatica e idraulica per l’automotive. «Fornivamo prodotti, oggi forniamo consulenza, progettiamo e realizziamo sistemi integrati» racconta il fondatore Renzo Gibellini. E aggiunge: «Ci siamo svincolati dalla filiera. Ora siamo parte di un network trasversale che comprende ogni tipo di trasferimento di energia per tutti i settori».
Domenicali: “E’ il tempo dell’integrazione”
Ma il numero uno di Lamborghini Stefano Domenicali, presidente della filiera automotive di Confindustria Emilia, frena: «Il processo di elettrificazione è complesso e non avverrà dall’oggi al domani. Quindi nell’industria dell’automotive elettrico e termico conviveranno ancora a lungo. Per le aziende della filiera sarà fondamentale l’integrazione flessibile fra le due tecnologie».