Tre dispositivi, già brevettati, e la rete di illuminazione pubblica può velocemente diventare, per le auto elettriche, quello che il nostro sistema sanguigno è per i muscoli. La soluzione è stata messa a punto da una start up romagnola, la AZeco. L’ha fondata Demos Fuochi un tecnico con pluridecennale esperianza nell’impiantistica elettrica per amministrazioni pubbliche locali.
Dieci milioni di lampioni a part time
Nelle città italiane si accendono ogni notte 10 milioni di lampioni, ciascuno alimentato da centinaia di migliaia di cabine e milioni di chilometri di cavi sotterranei. Una rete diffusa quasi come quella idrica, fognaria o telefonica. Con una particolarità: resta inutilizzata per tutte le ore diurne, vale a dire la metà del tempo.
A Londra e Berlino già potete trovare lampioni intelligenti con una presa per la ricarica delle auto elettriche. Anche Enel ha sperimentato dispositivi del genere a Pescara. E a Cattolica la Umpi ha in catalogo un lampione attrezzato per fare lo stesso. Ma il problema è generalizzare questi esperimenti, convertendo velocemente e a costi accettabii tutta la rete di illuminazione pubblica delle città. Fornire la potenza che serve, contabilizzare i consumi, evitare di sostituire i pali già esistenti solo per dotarli di una presa. AZeco è convinta di aver trovato la quadra.
Una soluzione per il 70% degli automobilisti elettrici
Scrive AZeco: «Presumiamo che tra qualche tempo, quando la diffusione dell’auto con potenze da 30 a 60 KW sarà capillare, l’utente avrà difficoltà nella ricarica, in quanto da un’ indagine europea, solamente il 30% dei cittadini riuscirà a ricaricare l’auto da installazioni domestiche». Sarà perciò necessario attrezzare centri storici e prime periferie di ricariche posizionate in modo altrettanto capillare. «Per fare questo, la nostra start‐up ha ideato un sistema economico e non invasivo riferito agli scavi e ai costi installativi, usando i cavi sotterranei al servizio dell’illuminazione pubblica per alimentare le colonnine di ricarica».
Led e luci adattive: anche di notte la potenza ci sarà
E nelle ore notturne, quando la rete deve alimentare i lampioni? Per metà dell’anno sono più di quelle diurne e sono anche quelle più spesso dedicate alla ricarica delle auto elettriche. «Non è detto che di sera o di notte, quando le lampade sono accese, non si possa caricare una vettura elettrica» dice AZeco. Già con l’introduzione delle lampade a LED la potenza di carico è diminuita del 50%, fa notare l’azienda.
Inoltre un’ulteriore diminuzione del carico fra il 20 e il 25% si avrà con i dispositivi “adattivi” introdotti da Enel proprio in questi giorni. Si tratta di sistemi che adattano l’intensità della luce alle necessità reali: minore in assenza di traffico, maggiore se in strada i transiti sono più numerosi. Si libererebbe così _ e in larga parte si è già liberata _ una potenza inutilizzata in grado di servire le colonnine anche di notte. Infine, per gli impianti di illuminazione di nuova installazione o per quelli che periodicamente devono essere rinnovati, sarebbe necessario tener conto di una capacità maggiorata. Si tratta di investimenti da pianificare comunque, ma senza un significativo aumento dei costi.
Regole, tariffe e burocrazia: è tutto da rifare
«Questo sistema _ dice AZeco _ vuole essere un aiuto ai progettisti delle società di distribuzione, agli ingegneri degli uffici tecnici comunali, e a chiunque si interessa di sistemi di potenza, inerenti al concetto di Smart City, verso la mobilità più sostenibile e ad una veloce e fattibile divulgazione». Ma con un’avvertenza: «Per l’incremento massiccio delle ricariche delle auto elettriche si dovrà però considerare che l’approccio progettuale elettrico dovrà essere diverso dai modelli finora usati in quanto si lavorerà a parziali modifiche di impianti elettrici esistenti».
Tradotto: meno burocrazia nei rapporti fra amministrazioni comunali, società di distribuzione e operatori della ricarica che dovranno lavorare di concerto; regole nuove sui rispettivi ruoli in commedia, e, soprattutto, una tariffazione completamente ridisegnata. I Comuni pagano l’energia elettrica per l’illuminazione pubblica 0,10-0,15 euro a KWh (la metà della tariffa domestica minima): quand’anche venisse destinata alla ricaria di auto elettriche non verrebbero meno la valenza sociale del servizio, nè i minori costi di distribuzione e installazione degli impianti. Quindi non si giustificherebbero i prezzi al kWh almeno tre volte superiori praticati oggi dai gestori delle stazioni di ricarica pubbliche.