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La ricarica HPC di Ewiva sfiora già quota mille

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A sette mesi dal lancio la joint venture di Enel X Way e Volkswagen Group  Ewiva conta più di 280 stazioni realizzate, per un totale di circa 950 punti di ricarica ultra-veloce. Obiettivo per il 2025: arrivare a 3.000 punti in tutto il Paese.

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Sono i risultati raggiunti da  Ewiva dal giorno in cui inaugurò il primo sito di ricarica “Premium” a Roma.  L’obiettivo è realizzare la più estesa e capillare rete di stazioni di ricarica pubblica HPC – High Power Charging – lungo tutto il territorio nazionale.

Percorsi 58 milioni di km con l’energia green di Ewiva

Fino a luglio 2023 le ricariche effettuate dagli e-driver sulla rete Ewiva hanno evitato l’emissione di oltre 7.100.000 kg di CO2  (equivalente ad aver piantato 394.000 alberi), 500 kg di particolato, 16.700 kg di ossidi di azoto. E hanno contribuito anche alla riduzione dell’inquinamento acustico pari alla quantità di rumore prodotta da oltre 11.200 auto a motore.

Il numero dei chilometri percorsi da chi ha ricaricato sull’infrastruttura Ewiva, pari a 58 milioni di km – 1.450 volte la circonferenza della Terra – manifesta il desiderio condiviso con gli utenti di viaggiare elettrico, preservare il più possibile l’ambiente, affidandosi a una rete ad alta efficienza con energia 100% rinnovabile.

Presto il Plug&Charge e i pagamenti con Bancomat

Molti i progetti che l’azienda sta sviluppando. Primo fra tutti, informa un comunicato, , è l’introduzione della funzionalità Plug&Charge su tutte le sue stazioni di ricarica. E’ il  sistema che permette alla colonnina di dialogare direttamente con la vettura, senza necessità di autenticarsi tramite app o tessere. Ma è in corso anche il progetto sperimentale che permette di pagare la ricarica direttamente alla stazione in modalità contactless attraverso carte di debito, credito, o prepagate dei circuiti Mastercard, Visa, Vpay e Maestro, così come tramite Apple Pay e Google Pay.

Oggi sono oltre 50 provider di servizi di ricarica (“MSP”, Mobility Service Provider) interoperabili con la rete Ewiva.

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Federico Caleno

«I risultati ottenuti in questa prima parte dell’anno non fanno che spronarci a perseguire i nostri obiettivi in maniera ancora più convinta» ha affermato  Federico Caleno, CEO di Ewiva e Head of Country Italia di Enel X Way. «Entro il 2025 – ha aggiunto -, puntiamo all’installazione di 3.000 punti di ricarica ultra-veloci in 800 siti in Italia: un impegno costante, che condividiamo con gli Amministratori Locali che decidono di promuovere la mobilità elettrica nel proprio comune, ma anche con molteplici partner privati appartenenti a diversi settori, come GDO, Ho.Re.Ca e Retail, che supportano la visione di Ewiva e ai quali siamo riconoscenti per la collaborazione verso un futuro più sostenibile».

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Phoenix
Vesper
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20 COMMENTI

  1. Bello pubblicare un comunicato stampa della azienda in modo completamente acritico. In realtà di quei 1000 punti di ricarica la stragrande parte ( e questo era il lavoro del giornalista dirlo) sono rebranding di impianti gia esistenti. Togli un enelx et voila appare un ewiva, nome impronunciabile che crea solo che problemi ogni volta che si cercano i suoi impianti su google maps perché nessuno sa come si pronuncia o scrive..

  2. Francamente è un operatore che “non capisco”… la joint tra un operatore che ha le sue colonnine e una azienda X (no, non c’entra Musk!! ) per installare colonnine, per tutti, interoperabili con la prima…. boh. Crei nuovi centri assistenza, nuovi uffici di supporto tecnico, ulteriore frammentazione, difficoltà ad avere supporto…

    Poi certo, ogni colonnina in più va bene, purchè sia funzionante. (Tesla insegna)

    Bene per il Plug/Charge. Che ha senso se le colonnine di base funzionano. Non farà miracoli.
    Un’amico con ID3 che l’ha provato ne è rimasto molto soddisfatto.
    Se sbarcasse sulle FtX sarebbe l’ennesima svolta per molti scettici dell’elettrico!

  3. Questi sono INQUALIFICABILI: per loro installare vuol dire anche cambiare il marchio a colonnine HPC esistenti: sono centinaia quelle passate dalla livrea enelx a quella ewiva. Poi, per carità , avranno anche installato del nuovo, ma non si possono spacciare per nuove installazioni colonnine già esistenti

  4. Il plug and charge cioè la possibilità di caricare inserendo solo il cavo è a mio avviso una semplificazione enorme e necessaria. Speriamo che sia fatto quanto prima direi non solo su ewiva ma su tutte le colonnine…!

    • Se i prezzi al consumo si abbassano a un terzo del prezzo attuale, sono d’accordo.
      Altrimenti grazie, ma vorrei continuare a poter usare il mio abbonamento da 34 centesimi/kWh.

      • Cioè selezionare l’operatore di default sull’auto per quando usi il plug&charge?

        Il P/C è un metodo di comunicazione con la colonnina. Nulla di più.
        Se la colonnina è inaffidabile con RFID/App lo sarà anche con P/C o POS

        • Non penso. Con il P/C auto e colonnina dialogano attraverso un collegamento fisico. Il 90% dei problemi con App e card è che c’è di mezzo un intreccio complicato di ICT. Mi corregga chi ne sa di più.

          • Attraverso il P/C l’auto si “presenta” alla colonnina. Dice “Io sono XYZ”.
            Non è molto diverso dal passare la RFID che dice “Io sono la tessera 12345”.

            A questo punto la colonnina deve “autenticare” il client (auto o tessera che sia).
            E per autenticarla deve comunicare con “casa” per verificare che quel codice identificativo dellì’auto sia autorizzato all’erogazione e sia associato ad un customer id che è l’account del proprietario dell’auto o del subscriber del srvizio diciamo.

            Quindi il point of failure della comunicazione “colonnina casa dell’operatore” c’è sempre.

            Note tecniche per chi è del settore:
            – Lo standard del P/C è ISO 15118.
            – L’autenticazione dell’auto avviene con un classico sistema a chiave pubblica/privata

            Mia aggiunta per Massimo. Teoricamente potrebbe funzionare anche senza comunicazione verso casa. Perchè la colonnina potrebbe “rischiare” accettando di erogare salvandosi la sessione di ricarica per poi comunicarla a casa quando online. Un po’ come facevano i Telepass all’inizio e come fanno ancora alcuni nei luoghi con connettività assente. Ma significa assumersi il rischio che quella macchina non sia davvero titolare di sottoscrizione per la ricarica.
            Autostrade poteva assumersi il rischio perchè fotografava la targa ed è un soggetto autorizzato a mandarti la multina a casa per mancato pedaggio. Ma sappiamo che una azienda privata standard non può fare una cosa simile.
            E anche Autostrade ormai credo non abbia quasi più telepass “offline”.
            Infatti se usi il telepass su un’auto diversa senza cambiare la targa associata nei loro sistemi, la sbarra non si apre.
            Ad oggi nessun operatore si assume il rischio. Ecco perchè se la comunicazione colonnina-sede non funziona non ricarichiamo.
            Come quando al benzinaio il pos non funziona (e non sarà capitato solo a me, checchè ne dicano i soliti) non puoi certo fare benzina. Anni fa ero in Abruzzo e in un range di 50km tutti i pos erano down. Non avevo soldi contanti perchè uso solo carte e non cìera verso di fare benzina! 🙂

          • Grazie. Però auto e carte RFID sono sempre associate ad un sistema di pagamento. Il gestore può trattenere un deposito e perfezionare la transazione a posteriori?

          • Massimo, certamente. Ma l’operatore come fa a sapere che deve trattenere un deposito se la colonnina non gli comunica che l’auto X si è collegata?

            Oppure intendi a prescindere? Una preautorizzazione che l’operatore fa a inizio mese, per dire?
            Si, risolve il malfunzionamento della colonnina ma non risolve il problema PER la colonnina.
            Mi spiego meglio:

            Se io ho un’auto che non ha contratti con nessuno, mi collego alla colonnina, la colonnina non può comunicare a casa MA mi eroga il servizio lo stesso salvandosi il tutto “per dopo”. Quando poi deve completare la transazione, a chi lo fattura? A Mr. Sconosciuto? 🙂

            Insomma, come in tutte le transazioni economiche con persone fisiche, devi avere il più possibile la certezza che i soldi ci siano *prima* di erogare il servizio e bloccarli per quanto possibile. La benzina al self pre-autorizza sulla carta un importo e quind evita di reinserirla (in questo caso ci fidiamo dell’erogatore del servizio che addebiterà l’effettivo consumo).
            Quando Amazon ci spedisce un ordine ci addebita l’importo in quel momento.

            Paradossalmente, ora che ci penso, facendo benzina in contanti, prima prendiamo il carburante e poi lo paghiamo. Il che permette di fuggire senza pagare. 😀

            Ma sto divagando.
            Anzi, spero di essere stato chiaro perchè, essendo il mio campo posso dare per scontate un sacco di cose. 🙂

            PS: Se a qualcuno venisse in mente la possibilità di usare le auto come tessere prepagate con importi “caricati” sull’auto funzionanti offline tipo i distributori automatici con la “chiavetta”…. si. Teoricamente possibile ma in poco tempo ti aprono il sistema come una scatoletta e via di ricariche gratis 😀

          • Per quanto ne so il Plug&Charge deve essere abilitato lato auto. Quando la colleghi, comunica alla colonnina i dati del proprietario, compresi contratti di fornitura in essere e sistemi di pagamento validati. Il sistema Tesla funziona così. Questo spiega anche perchè Ewiva sia una Joint Venture Enel X Way-Volkswagen e perchè sia quasi pronta ad attivare il P/C, presumo partendo dalle auto del gruppo tedesco.

          • No. Il sistema Tesla funziona come ho descritto sopra.
            Perchè funziona (quasi) sempre? Perchè i SuC sono (quasi) sempre online. Se sono i charger più affidabili al mondo un motivo ci sarà.

            Se vogliamo andare nello specifico il caso Tesla è un po’ più complicato, perchè la macchina è identificata dal VIN e SuC e auto si scambiano un sacco di informazioni giocando sul fatto che sono un ecosistema chiuso. Per esempio all’ultimo SuC a cui ho ricaricato, l’auto sapeva già in anticipo che il SuC sarebbe stato pieno e sarebbe stato limitato (era un V2) e non ha preclimatizzato la batteria. Alla connessione mi ha avvisato che avrebbe erogato a 60kW perchè limitato.
            Ma questo è il mondo Tesla.

            Lo standard che ho citato sopra, del P/C, specifica che quello che viene comunicato alla colonnina è un’identificativo dell’auto (certificato crittografico) con le info necessarie alla colonnina per capire cosa fare. Molto simile ad una RFID appunto. La colonnina ha poi il compito di verificare che dall’altra parte esista corrispondenza. (ripeto l’esempio telepass, rfid, ecc.)

            Non mi risulta che l’auto comunichi dati di pagamento. Ma se anche lo facesse (e inorridisco perchè significherebbe che potrei collegare qualcosa di creato ad hoc alla tua porta di ricarica per ottenere i tuoi dati….) se io ti comunicassi i miei dati di pagamento e tu non potessi verificarli (tipo ti do un assegno in mano) tu mi erogheresti il servizio? 🙂

            Purtroppo i sistemi di questo tipo vanno strutturati per prevenire le truffe perchè appena metti a disposizione del pubblico uno strumento, te lo proveranno a bucare.

            L’argomento è vastissimo, potrei citare l’eterna lotta delle tv satellitari per contrastare le schede pirata che esistono proprio perchè non hai bidirezionalità tra il tuo punto d’accesso (il decoder che nel nostro caso è la colonnina offline) e chi detiene la certezza che tu sia autorizzato (i server di sky o nel nostro caso l’operatore del tuo contratto).

          • @Massimo degli Esposti e @Endyamar, non potendo rispondere in coda all’ultimo post di Endyamar delle 11:38, rispondo all’ultimo post cui è possibile farlo.
            Quindi la questione che ho posto rimane: se si diffondesse il P/C – che sarebbe comodissimo, non c’è dubbio! –, si potrebbe ancora sfruttare gli abbonamenti e con la totale interoperabilità tra tutti i provider?
            O si sarebbe costretti a pagare al consumo tariffe anche tre volte più elevate?
            Perché di fondo questa è l’anomalia di oggi:
            — se ricarico poco alle colonnine, non ho convenienza a stipulare un abbonamento e a consumo pago una follia
            — se invece ricarico molto alle colonnine, grazie all’abbonamento spendo la metà o un terzo di chi va a consumo.
            Trasportato nel mondo della mobilità termica, questo sistema sarebbe come far pagare il carburante a prezzo pieno alla persona che fa 5.000 km/anno, e invece a metà prezzo o a un terzo del prezzo al rappresentante che percorre 50.000 km/anno.

          • Il Plug&Charge non riguarda contratti, abbonamenti e modalità di pagamento. Per l’utente si tratta semplicemente di non dover più utilizzare App o RFID card perchè l’identificazione dell’utente avviene attraverso il dialogo diretto auto-colonnina. Io immaginavo, sbagliandomi, che l’auto trasmettesse anche i dati dell’account, mentre Endyamar mi ha corretto. L’auto trasmette solo il codice cliente, che a sua volta la colonnina trasmette al gestore del contratto che in base ai dati dell’account attiva la contabilizzazione e il pagamento della ricarica attraverso codici di comunicazione sicuri. Quindi lei potrà ricaricare secondo le sue tariffe, che siano in abbonamento o a consumo. Ovviamente non tutte le colonnine e non tutte le auto, all’inizio, saranno abilitate al P/C. Probabilmente Ewiva partirà con un sistema chiuso, tipo Tesla, riservato ai veicoli del Gruppo Volkswagen. Ma mi risulta che i protocolli di dialogo colonnine-veicoli siano già standardizzati, quindi nel giro di uno o due anni saranno estesi a tutte le reti e a tutti i carmaker.

          • Eugenio, come citavo sopra, si. Potrai usare il tuo abbonamento perchè, in teoria, l’auto ti farà scegliere quale “account” inviare alla colonnina al momento del collegamento.
            Scrivere “in teoria” è d’obbligo perchè ovviamente è tutto in capo a come realizzano il software interno all’auto.
            Ma tecnicamente la cosa è fattibilissima.

          • A quanto pare il nocciolo del problema riguarda la disponibilita’ o meno di una connessione tra colonnina e i server gestori della transazione.
            Ma visto che esiste una connessione elettrica, quali sono le difficolta’ per un sistema a “onde convolgliate” che usi la stessa connssione elettrica per trasferire i dati, tipo i ns contatori di energia elettrica intelligenti di casa?

          • Runblade, osservazione pertinente. Ma ahimè i problemi sarebbero tanti. E sono tutti legati elle performance.

            Sto cercando di trovare il tempo per fare un articolo sul processo di ricarica dal punto di vista tecnico, se la redazione è interessata.

          • Accidenti se lo siamo, Paolo!! Tappeti rossi e da bere per tutti.

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