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Incendio della Zoe, c’è da preoccuparsi?

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incendi batterie
L'ultimo caso registrato in Italia: l'incendio della Renault Zoe in garage
Incendio della Zoe, c’è da preoccuparsi? Dopo l’episodio di Treviso, ci scrive Giampiero, che guida la Renault elettrica, citando un precedente. Vaielettrico risponde. Ricordiamo che i vostri quesiti vanno inviati a info@vaielettrico.it

incendio della zoeIncendio della Zoe, “non è un caso isolato”

“Da possessore di una Zoe50 sono molto preoccupato. Il caso di Treviso di cui avete parlato non è un caso isolato. A gennaio a Roma c’è stato un altro caso. Che cosa sta facendo la Renault??? Saluti“. Giampiero 
Incendio della zoeRisposta. Non possiamo sapere che cosa stia facendo la Renault: in questi casi ci si muove solo con dichiarazioni ufficiali. Cosa che finora la Casa francese non ha fatto. Sappiamo però che il caso di gennaio a cui si fa riferimento (a Roma in viale Gabriele D’Annunzio) non sembra legato a particolarità delle auto elettriche. Nell’articolo citato, infatti, si legge che “le fiamme, sono state subito domate dai Vigili del Fuoco della sede centrale di via Genova con l’ausilio di un’autobotte“. E che le fiamme non hanno “interessato in alcun modo la batteria“. Nell’articolo si faceva riferimento, come possibile causa, a un “banale mozzicone di sigaretta lasciato acceso all’interno della vettura. O a un qualsiasi dispositivo elettronico (ad esempio un powerbank)”. Diverso è il caso di Treviso, in cui la Zoe (parcheggiata e non in ricarica) è andata distrutta, con le fiamme propagate a una Mercedes Classe B parcheggiata a fianco.  In attesa di una pronuncia da parte dei Vigili del Fuoco si possono fare solo congetture. La Gazzetta ipotizza  surriscaldamento delle celle, meglio noto come Thermal runaway, con cause da accertare. Noi aspettiamo notizie ufficiali: appena disponibili, le pubblicheremo con il massimo risalto, con la sicurezza non si scherza.
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TAG.: incendio della zoe

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9 COMMENTI

  1. Le statistiche dicono che le auto elettriche hanno praticamente 1/10 della probabilità di prendere fuoco rispetto ad un’auto a combustione, però queste notizie spaventano davvero: puoi passare dall’essere felice possessore di un veicolo senza manutenzione che ti dura mezzo milione di km a diventare cenere da un momento all’altro. Ho sentito parlare di “batteria difettosa”, come faccio a sapere se la mia lo è? Spero che Renault si faccia viva al più presto (anche se la Zoe è “storia passata”, visto che verrà rimpiazzata dalla R5)

    • premesso che pensare di non fare manutenzione ad un mezzo che gira per strada è da incoscienti, infatti è una bufala la zero manutenzione, è minore ma non nulla (non si controllano mai freni, braccetti, etc etc?); il problema vero è che le statistiche hanno poco senso. In termini di unità circolanti, età del parco auto globale, tipologie di alimentazione e stato manutenzione, non c’è paragone, quindi dire 1/10 non è indicativo. QUando c’era una sola auto elettrica in circolazione erano ZERO incendi… é come i sondaggi politici fatti su un campione di 1000 persone, quando in Italia hai più di 60milioni di cittadini.

      La verità è che le batterie di qualsiasi dispositivo, possono esplodere, per vari motivi, soprattutto il danneggiamento, ma capita spesso anche il difetto di produzione (chi non si ricorda quando negli aerei sequestravano i cellulari samsung poi ritirati dal mercato?).

      Da capire il motivo e da comunicarlo.

      • in realtà la probabilità (dati americani) è di 25 casi ogni 100000 auto per le ev, 1500 per le termiche e 3400 per le ibride, quindi si tiene conto del diverso numero di vetture circolanti. Le bev sono mediamente più nuove, questo è vero, ma la differenza è davvero enorme. Questa sera per esempio ho dovuto parcheggiare la macchina (elettrica) ad un km da casa e proseguire a piedi perchè la strada era bloccata a causa di una Duster nuova andata a fuoco.
        In manutenzione ho speso 40 € in due anni e mezzo e 55000km (filtro climatizzatore), ed i freni che ovviamente controllo ad ogni cambio gomme sono nuovi perchè non si usano praticamente mai. È questo che si intende con manutenzione quasi zero, non andare in giro con i bracci delle sospensioni rotti. Le posso assicurare che chi compra un EV alla sicurezza ci guarda eccome.

        • Luca, conosce il proverbio “pearls to pigs”? (metto in inglese per sottolineare che non intendo offendere nessuno)

      • “é come i sondaggi politici fatti su un campione di 1000 persone, quando in Italia hai più di 60milioni di cittadini.”
        Senza tanti giri di parole: questa è una perla di ignoranza. Secondo queste parole, prima di essere messa in commercio una medicina andrebbe testata su alcuni milioni di individui, per 300 anni. Secondo queste parole, per determinare che il MTBF (medium time before failure) di un tubo utilizzato come serpentina per riscaldamento a pavimento è di 120 anni, occorre aspettarli. Secondo queste parole, per determinare che una Tesla ha un incidente statisticamente ogni 2 milioni di chilometri, occorre aspettare che ogni Tesla li percorra.
        L’ho già scritto in risposta ad altro affezionato lettore: se per la mia Model 3, che è la seconda auto elettrica più venduta al mondo ed è in circolazione da 5 anni, venduta in 1 milione e mezzo di esemplari, che è sostanzialmente uguale alla prima auto al mondo elettrica presente in altri 2 milioni e mezzo di esemplari per un totale di 4 milioni di auto circolanti, l’assicurazione incendio mi chiede 6,25€ per 39.300€ assicurati, quanto chiede per un’equivalente auto termica come Audi A4, BMW serie 3, di due anni di età, a benzina? (spoiler: io lo so). I casi sono due: o le assicurazioni NON sanno calcolare il rischio statistico o è vero che le elettriche si incendiano meno.
        Esiste quella cosina che in statistica si chiama “normalizzazione del dato”: sembra incredibile ma c’è anche chi fa le comparazioni tenendo conto del numero circolante, dei chilometri percorsi, dell’età dell’auto, del luogo di percorrenza, della causa di incendio, dell’età del guidatore, del fatto che sia avvenuto durante la circolazione o in parcheggio, che sia stata determinata da altro fatto o che sia la causa primaria… si chiama statistica. Quelli che fanno i sondaggi politici lo fanno con interviste telefoniche con cui costruiscono la banca dati appositamente dopo avere scelto il campione da intervistare, mentre le assicurazioni LEGGONO le banche dati di quello che è già successo REALMENTE.

      • Convinzione o malizia ?

        “il problema vero (sigh) è che le statistiche hanno poco senso”
        “esplodere”
        “capita ””spesso”” anche il difetto di produzione”

        Renault ZOE prodotte 500.000 e dai dati di venduta di qualche anno fa in italia potrebbero essercene parecchie, a partire dal 2013;

        E’ un campione statistico eccezionalmente ampio e anche abbastanza “invecchiato”,
        diciamo che il commento sopra è invecchiato meno bene della ZOE 😉

      • Noto che oltre alla solita maleducazione dei soliti poco signorili personaggi, con parole molto offensive, si continua a non voler capire nulla di quello che scrivono gli altri per partito preso e per campanilismo, rendendosi grotteschi a dir poco. Ne vale la pena argomentare contro l’inciviltà? No, vi lascio le perle e soprattutto i porci.

        p.s. la “pearls to pigs” è di Al Volante, primo link che dà google, e quella delle medicine fa a dir poco ridere.

    • Alessio,
      se proprio capitasse la sf.. iella che si incendi un’altra Zoe,
      al limite diventa cenere l’auto, non tu
      (da come hai scritto non si capisce cosa intendevi)

      per quanto ne so dai video online e dai forum, i casi di incendio sulle elettriche, hanno fasi inziali lente (minuti o ore), es. segnali dal software di bordo di surriscaldamento, poi emissione di fumo, crepitio, e alla fine l’incendio potrebbe iniziare a vedersi anche fuori dal paccobatteria e divampare più rapido, ma si ha tempo per mettersi in sicurezza

      e le batterie delle auto eletriche non “esplodono”, almeno non nel senso comune del termine, o come farebbe un serbatoio, tantomeno all’improvviso senza prima fumo e incendio

      ci sono tante piccole celle (con chimica NMC, se fossero LPF il rischio incendio è ancora più remoto) dentro l’involucro metallico del pacco batterie; in caso di cella difettosa/danneggiata che vada in corto hai un lento surriscaldamento, se va male il processo continua e parte il fumo e l’incendio; l’incendio inizia prima dentro al pacco batteria e le celle “scoppiano” (degassano) una alla volta, dai video on line si può sentire un rumore di crepitio oppure di petardi, sotto all’auto, prima e dopo che fiamme iniziano ad uscire dal pacco batteria, molto rumore ma poco rischio, se non per possibili lapilli da sotto lauto che possono incendiare altro intorno, ma non hanno la forza di una “bomba”

      il caso di Treviso è abbastanza eccezionale (speriamo Renault potrà esaminarla),
      potrebbe essere relativo a scoppio di gas rilasciati dalla batteria da un incendio già iniziato; cioè non è la batteria ad essere esplosa, e il botto non è arrivato all’improvviso, senza prima un incendio

      in una raccolta dati di un ente di ricerca svedese ho trovati 3 casi noti (su altri modelli) su 30 milioni (?) di auto elettriche in cui c’è stata anche una deflagrazione di gas raccolti

      Per cui il rischio (già raro) è l’incendio

      Per avere anche esplosione di gas (con intensità dipendente da quanti gas sono) devono verichificarsi una serie di eventi sfortunati, e diciamo essere al chiuso:

      – ( batterie chimica NCM, con LFP è ancora più difficile)
      – sovraccarico brutale (guasto grave al sitema di ricarica) o incendio di una cella per danneggiamento/difetto e contagio alle altre celle (non scontato) con incendio
      – valvola di degassamento esterna del pacco batteria non si apre prima di un qualche altro sigillo e i gas entrano in abitacolo invece che andare all’esterno, e in quantità sufficente
      – composizione dei gas fuoriusciti infiammabile (anche questo non è scontato)
      – i gas non bruciano subito mentre escono, ma si raccolgono in parte incombusti
      – l’incendio raggiunge l’abitacolo e fa fare il botto ai gas
      – nei casi in letteratura in realtà i gas sono stati degassati correttamente fuori dall’abitacolo della vettura, ma la vettura si trovava in box privi di rese d’aria, e alla fine si sono incendiati

      Comunque dopo tanto parlarne, si rimane allarmati, per cui se può aiutare a sentirsi più sereni, mi sono fatto quest’idea (opinione personale):

      – batteria NCM non caricarla oltre 90% se l’auto viene poi parcheggiata invece che usata;
      secondo il costruttore LG Chem se ci fosse una cella difettosa, dovrebbe cedere quando la carica è al massimo (puoi considerare una semplice ricarica a 100% una specie di test di integrità, non perfetto certo); visto che le auto con celle difettate sono una rarità, è una esagerazione, ma tanto già si fa (impostare ricarica al 90% su MNC) per far durare più a lungo le celle

      – se hai un box, lasciare delle prese d’aria nelle porte/serrande, così eventuali gas non si possono concentrare (fosse anche 1 auto su 10 milioni)

      PS: le comuni batterie al piompo per l’avviamento motore o per i servizio dell’auto, emettono piccole quantità di gas invece normalmente, durante ogni ricarica, e in grande quantità in caso di sovraccarica o cortocircuito, per questo avere una presa d’aria nel box è già per questo una buona norma di sicurezza

      il caso estremo è quello delle grosse batterie al piombo dei muletti elettrici che devono essere ricaricate solo in aree ben ventilate per evitare raccolta di gas infiammabili

      Senza pretesa che sia tutto giusto quanto scritto, spero di esserti stato di aiuto, ciao

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