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Il signor Zara punta forte sulle rinnovabili

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Amancio Ortega, 87 anni, fondatore di Zara, punta forte sulle rinnovabili.

Il signor Zara punta forte sulle rinnovabili. Amancio Ortega, fondatore della grande catena di abbigliamento e di Inditex, mette sul piatto 363 milioni.

il signor zaraIl signor Zara investe altri 363 milioni su eolico e fotovoltaico in Spagna

Ortega ha firmato un accordo con il gigante petrolifero Repsol per investire, tramite la sua holding Pontegadea, 363 milioni di euro in parchi di rinnovabili in Spagna. Atra spinta a un Paese che sull’energia pulita sta facendo un ottimo lavoro, grazie anche a un territorio più adatto e a iter autorizzativi molto più snelli. Il patron di Zara deterrà il 49% di un portafoglio” comprendente 12 parchi eolici e due siti fotovoltaici, con una capacita’ totale di 618 megawatt (MW), si legge in una nota. Questo è il terzo accordo firmato tra Repsol e Pontegadea, che ha già acquisito il 49% di un parco eolico nella regione di Saragozza (Aragona) nel 2021. Oltre al 49% di un complesso fotovoltaico in Castilla-La Mancha nel 2022″.

A 87 anni non rinuncia a scommettere sul futuro

Ortega, 87 anni, è l’uomo più ricco di Spagna e alla sua età non rinuncia a investire sul futuro.  L’energia è diventata una sua priorità e ha virato sulle rinnovabili dopo avere puntato inizialmente sul gas e sull’elettrico. Aveva acquisito una partecipazione del 5% nella società di trasporto del gas Enagas nel 2019 e un’altra del 5% nella societa’ di trasporto dell’elettricità Red Electrica Espanola (REE) nel 2021. Come si diceva, negli ultimi anni, il settore delle energie rinnovabili in Spagna ha registrato una crescita enorme. Trainata da una grande quantità di investimenti e da condizioni climatiche favorevoli, con abbondanza di sole e aree poco popolate e ventose. E da tempo copre ben oltre il 50% dei consumi interni.

– Leggi anche: rapporto IEA 2023, ascesa irresistibile delle rinnovabili

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  • “Strada chiusa, vada a piedi alla colonnina…”. Mica facile ricaricare in Italia: il VIDEO di Paolo Mariano

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20 COMMENTI

  1. Dopo il servizio di Report sulla transizione ecologica si dovranno rivedere molti conti e chiedersi quanto è, eticamente, corretto fare pagare il green deal europeo agli indonesiani, piuttosto che agli abitanti di Bolivia, Cile… Onestamente l’inchiesta di Report lascia molte domande senza risposta e con molte ombre su tutti gli attori della filiera, privati e governativi.

    • Diciamo che l’inchiesta di Report lascia molti dubbi. Uno su tutti: quanto hanno pagato i petrolieri?

      • Questo non lo posso sapere ma, ad ogni modo, dubitare a prescindere di quanto mostrato durante la trasmissione non risolve molto.

        • Mi riferisco a quanto non è stato mostrato durante la trasmissione. Per esempio cosa succede lungo la filiera del petrolio, il che ci farebbe dubitare molto più pesantemente sulla sostenibilità dell’auto termica.

          • C’è poco da mostrare, inquinano entrambi e tanto, resta da vedere, dati alla mano, quale sia il male minore. Il problema è che non ci saranno mai dati inconfutabili, soprattutto non saranno mai messi a disposizione.

          • Non è così. E’ dimostrato da decine di studi scientifici che le emissioni di C02 nell’arco di vita si dimezzano; l’auto elettrica non emette inquinanti come ossidi di azoto e particolato; le materie prime della batteria si estraggono una volta sola, poi si riciclano, mentre il petrolio si brucia. Via, con un minimo di lucidità tutti possono evitare di cadere nel tranello della falsa informazione.

          • Lei la chiama falsa informazione, io invece mi limito a cercare di capire se quanto detto da report, in merito al fatto che i costruttori omettano di inserire, nei dati di inquinamento del ciclo di vita del prodotto, così come per gli endotermici, i dai inerenti le emissioni di clima alteranti anche dei processi estrattivi. Questo per avere dati di confronto oggettivi e non di parte.

          • Ottimo, era proprio a questi dati che mi riferivo. Ad essere puntigliosi, leggendo l’articolo, Polestar è stata la prima a rilasciare questo genere di documento, speriamo che gli altri produttori si adeguino in tal senso. Poi ci sarà sempre chi dice che anche questi dati sono taroccati e non verificabili, ma sarebbe un buon inizio averli.

  2. @ zi ti
    Ciao, concordo, nel prezzo finale sono applicati dei ricarichi importanti,
    poi per completezza ci sono costi accessori per la rete e dettagli da precisare, per cui alla fine un costo finale in bolletta di 20-22 cent a kwh “tutto compreso” non sarebbe poi cosi scorretto

    scrivo per come la ho capito io, metto anche le parti ovvie (tipo il PUN) e senza pretesa che sia tutto corretto, anzi sfrutto queste discussioni per leggere correzioni e informazioni interessanti scritte da altri, specie di finanza e contratti ne capisco poco

    TIPI E QUOTE DI RINNOVABILI

    va precisato che “eolico su terra” e “fotovoltaico da grandi parchi (utility)” sono due fonti rinnovabili particolarmente economiche, circa 2,5/4 cents a Kwh, battono anche il carbone

    noi in italia (potenza media utilizzata circa 38 GW, e andrà raddoppiata nei prossimi 25 anni) abbiamo grande potenziale (sino a 600 GW nominali di picco) per il super-conveniente fotovoltaico grandi parchi (“utility”)

    poi abbiamo grande potenziale (sino a 200 GW nominali di picco) per eolico su mare, e per fotovoltaico piccola taglia sui tetti (credo circa 60 GW); questi costano un po di più, ma anche così sono convenienti

    mentre “eolico su terra” abbiamo pochi siti adatti per problemi paesaggistici (siamo una specie di paese storico/museo antico all’aria aperta), oltre che di ventosità più modesta a terra, e questi siti su terra sono già in parte sfruttati; oggi il nostro eolico su terra mi pare fornisce circa il 7% della nostra energia

    in italia nel 2022 abbiamo installato +3 GW di rinnovabili, poco ma già un balzo rispetto agli anni prima; nel 2023 sono previsti +5,5 GW, una quota consistente sono impianti domestici

    nel 2024 il nuovo installato in italia spero saranno minimo +8 GW, anche se i nostri obiettivi più conservativi sarebbero +12 GW all’anno; un po’ alla volta, con inerzia, arrivano autorizzazioni di grandi parchi faticosamente uscite dal pantano del ministero M.A.S.E., e proseguono le installazioni degli impianti domestici di “piccola taglia” (sino 20 KW); i costi dei panneli (e dall’ultimo semestre anche delle batterie) continuano il trend a scendere

    IL CASO GERMANIA

    sull’eolico a terra (ma anche in mare) chi sta correndo anche più della Spagna, è la Germania, che ha riservato aree enormi di territorio per installare pale eoliche su terra, il 2 % in ogni lander, che è un’enormità anche parlando di rinnovabili, è un progetto visionario; la potenza installata a terra è già notevole (credo quest’anno arriveranno a oltre 60 GW solo di eolico su terra) e nel giro di pochi anni sarà impressionante, in aggiunga a quella prevista su mare, a sostegno della loro indipendenza energetica e supporto alle industrie

    sono come un cantiere sempre aperto, faticano a trovare personale per stare dietro al numero di installazioni che sono state autorizzate, oltre alla costruzione di elettrodotti, sono passati a installare da circa +8 GW all’anno, a circa +20 GW quest’anno, e puntano a +30 GW aggiunti ogni anno, hanno preso la faccenda energetica molto seriamente

    COSTI DEL KWH

    intanto si può dividere:
    A) costi e margini dei produttori di energia
    B) costi di rete e margine dei distributori, oltre a tasse statali

    poi a volte produttore e distributore possono essere “imparentati”, perchè i distributori a volte rei-investono loro stessi nella produzione tramite fossile o rinnovabili tramite apposite società, ma rimangono due passaggi di acquisto e prezzatura distinti

    COSTO ENERGIA – IL PUN

    – il “pun” , prezzo di aquisto giornaliero sul mercato energia della produzione elettrica in italia, lo puoi verificare goglando “pun oggi” ( e forse è riportato anche in bolletta)

    > nei periodi di calma è circa 11 cents a kwh , cioè 110 a MWh
    (anni fa era meno, prima delle tensioni e soprattutto dell’inflazione monetaria)

    questo costo 11 cents risente soprattutto del costo giornaliero del metano, ed è maggiore rispetto ai vari tipi di energia da fonte rinnovabile, anche includendo costi per accumuli/stabilizzazione di rete

    mentre è sensibilmente minore della forchetta di costi attuale stimata (18-28 cents) per i vari tipi di nuovi impianti di energia nucleare

    > in italia nella crisi del marzo 2022 il PUN era arrivato a 25-30 cents, con punte di 50 cents

    > in francia nel 2022 era ancora più caro, trascinando al rialzo anche noi perchè quando hanno avuto circa 20 centrali non funzionanti (gli sono mancati 90.TWh di produzione), compravano elettricità a qualunque costo pur di evitare i black-out

    qui ci sono un po’ di andamenti storici mensili e annuali:
    https://www.sostariffe.it/energia-elettrica-gas/guide/pun-oggi-quanto-e-aumentato-e-previsioni-future

    quando il pun è 11 cents (periodo di calma), i produttori hanno un giusto margine, mentre quando ci sono i periodi di crisi, parte la speculazione; le fonti rinnovabili saranno anche variabili istante per istante, ma garantiscono bassi costi e una fornitura “costante” anche durante i periodi di crisi geo-politiche, più ne installiamo e meno siamo vulnerabili

    PREZZO MARGINALE

    da precisare che finchè le rinnovabili sono relativamente poche, sono ancora molti (la maggioranza) i giorni dell’anno in cui il prezzo dell’energia giornaliero viene stabilito da una fonte fossile, secondo il meccanismo del “prezzo marginale”, cioè tutte gli approvvigionamenti vengono pagati al prezzo della fonte più cara (tipicamente fossile) che è stato necessario includere, aggiungendole partendo da quelle teoricamente più economiche disponibili nella giornata, per coprire la richiesta di energia; questo genera alti profitti ai fossili, ma può generare extra-profitti anche alle rinnovabili se la loro energia viene aquisitata al pun giornaliero alto

    non so se vale per tutti i paesi, ma spesso le rinnovabili hanno contratti speciali, gli si può anche garantire un prezzo di acquisto minimo (ma che dificilmente si raggiunge al ribasso giornaliero visto il meccanismo del prezzo marginale) che copra almeno gli investimenti fatti dai privati, una sorta di assicurazione minima, di solito appunto il prezzo garantito è comunque più basso del Pun tipico, quindi non costuisce un sussidio, c’è la convenienza anche per gli aquirenti;

    eventualmente i contratti (forse all’estero, no so da noi) possono anche includere un prezzo massimo (a limitare gli extraprofitti quando il Pun sale molto), e libertà di oscillare del prezzo di aquisto nel mezzo secondo il mercato

    all’estero ci sono anche casi di aste in cui per vincere l’assegnazioni di costruzione di parchi di rinnovabili con un certo prezzo di ritiro del kwh stabilito, i privati devono fare un’asta al ribasso su questo valore del kwh, il valore del prezzo del kwh rimane fisso (a parte la rivalutazione anno su anno con l’inflazione) e i privati fanno un’asta al rialzo su una cifra a parte che in caso di assegnazione pagano cash allo Stato, cosi lo Stato incamera soldi freschi con cui pagare lavori alla rete

    COSTI DISTRIBUZIONE ENERGIA

    tra il Pun di 11-13 cents, e il prezzo in bolletta di 25-35 cents, ci sono i costi di gestione, stabilizzazione (perché le potenze usate dagliutenti sono molto variabili), manutenzione, ampliamento, della rete alta tensione (Terna) e bassa tensione (credo sia Enel, con poi una serie di società che si appoggiano all’infrastruttura per vendere la fornitura), oltre a una serie di balzelli (tasse) e all’iva

    DISPERSIONI DI RETE e RICARICHE BEV

    come curiosità di interesse per le Bev, in bolletta si può leggere che le dispersioni di energia (calcolate da un ente apposito periodicamente) nel tragitto dal fornittore sino al nostro contatore in bassa tensione sono pari al 10%, e come tale ci vengono addebitate, quindi un Pun di 11 cents diventa 12,1 già solo per le dispersioni

    in fase di ricarica lenta dal box o media da colonnine AC, si va ad aggiungere un’altra dispersione pari a circa 7-12% (con Bev antiche con caricatori scarsi poteva essere anche di più); in generale conteggio un totale di 20-22% tra dispersioni rete e ricarica AC

    nel caso delle colonnine di ricarica DC ( FAST ), queste sono allacciate direttamente a cabine in media tensione, per cui hanno una dispersione a valle che è minore del 10%, diciamo circa 5,5-6%; in compenso più trasformazioni di voltaggio sono effettuate direttamente all’interno della colonnina, per cui le dispersioni di ricarica sono un po’ più alte (si nota con la differenza tra kwh pagati e caricati in batteria), e alla fine il conto totale (rete + ricarica) è ancora circa 6+16= 22%;

    la stima potrebbe variare un poco in caso di colonnine di scarsa efficenza, me che credo siano rare, anche perchè scalderebbero molto, o di ricariche efettuate alla massima potenza ( 350 KW ), o anche la dispersione essere un po’ meno in caso di colonnine particolamente efficenti ( supercharger Tesla e colonnine di buona disegno di alcune ditte italiane)

    caso a parte sono i prezzi al consumo alti recenti delle colonnine DC di ricarica, che cercano di rientare velocemente del costi di installazione, o forse di spaventare i potenziali clienti bev e tenere ben alte ancora un annetto in più le vendite delle auto termiche

    personalmente credo che entro 1 anno o massimo 2 dovranno tornare a scendere per forza, magari tendendo a circa 0,50-0,60e, e che successivamente verranno limati i margini di guadagno dei gestori per far posto nel computo a circa 17-25 cents di tasse statali

    invece i prezzi dell’energia in bolletta credo che il Pun ( a rischio speculazioni in periodi di crisi) si andrà a stabilizzare visto l’aumentando veloce di quote di rinnovabili in europa e un po’ di interscambio tra i vari paesi

    mentre la quota di tassazione in bollatta penso non potrà aumentare, perchè sarebbe una misura regressiva, è energia per molti usi, anche aziendale, e poi c’è anche la concorrenza con la possibilità dell’auto-produzione di elettricità, che limita automaticamante il differenziale di prezzo tra bolletta e auto-produzione

    solo mia opinione, benvenute correzioni e suggerimenti

  3. @ > R.S.
    Dando per scontata la correttezza della stima (ma anche un errore del 20% lo considererei ininfluente) spiega bene quando dico che i produttori hanno l’energia gratis.
    Ora mettiamoci un ricarichino pari a 3 volte e facciamoci i conti dei guadagni.
    in Italia però a parità di condizioni il ricarico sarebbe 4-5 volte superiore.
    D’altra parte siamo italiani, il popolo più furbo del mondo.

  4. Aziende più volte accusata di green washing…. Altro che ecologia. Ha stabilimenti in subappalto nelle zone più povere del mondo, senza regole e controllo con sfruttamento della forza lavoro..

    • Stavo per scriverlo io. Complimentarsi con un personaggio del genere è a dir poco fuori luogo. Green washing della peggiore specie. Farebbe qualsiasi cosa per guadagnare un centesimo in più.

      • Non so si riferisce a noi, nel caso ricordo che noi abbiamo solo raccontato di quanto sta spendendo in questo settore il signor Zara. Al di là dei giudizi morali, sui quali ognuno è libero di farsi la sua idea, resta il fatto che anche per avere energia da rinnovabili su larga scala occorrono capitali. E i soldi, alla fine, ce li hanno i soliti noti…

    • Ciao
      distinguerei l”eticità” di guadagnare finanziando un parco di fonti rinnovabili, che poi produrrà e venderà energia a costi minori delle energie fossili

      dall “eticità” del gruppo Zara, e vi prendo in parola, poi goglando vedo notizie ambivalenti, sia sfruttamento dei lavoratori di paesi poveri (credo sia comune nel settore tessile) che una serie di iniziative specifiche migliorative, queste poi non saprei se di facciata o concrete

      il termine green-washing io lo indendevo in una accezione più ristretta, cioè quando vengono finanziate/adottate attività di dubbia utilità o impatto marginale, mentre vedo lo intendete in senso più ampio

      almeno i grandi parchi eolici e fotovoltaico penso conveniamo che non rientrano nella casistica delle iniziative prese in giro, sono molto concreti

      inoltre effettivamente migliorano il profilo delle attività di una azienda, anche di una azienda che partisse da un cattivo profilo, l’esempio classico sono quelle petrol company che in parte stanno mettendo un piede anche nel settore rinnovabili

      poi vogliamo caricare di una accezione dispregiativa “greenwashing” anche i parchi di rinnovabili, che non sono fuffa e funzionano bene? basta mettersi daccordo sull’accezione dei termini

  5. CONTO A SPANNE
    produrrà elettricità a 3,6 cent al kwh

    ======= conteggio =========

    il 100% dell’investimento è pari a 740 milioni per 618 MW di potenza nominale complessiva

    ovvero circa 1,2 miliardi per ogni GW nominale di installato,
    quasi tutta eolico su terra, turbine moderne, assumiamo potenza media generata almeno 25 % del nominale (in off-shore sarebbe ancora più alto)

    per avere 1 GW effettivo, ne vanno installati 4 nominali

    si arriva a 5 miliardi per 1 GW effettivo di potenza

    costo 5 miliardi +
    + collegamenmti
    + manuntenzione
    + smantellamento ( riciclo o predisposizione a rinnovo )
    = (esagerando) = 8-9 miliardi tutto compreso

    energia prodotta per funzionamento per 25 (o 30) anni:
    1 GW x 24h x 365 gg x 25/30 anni = 219.000/262.000 GWh

    costo del kwh:
    8.000.000.000 / 219.000.000.000 = 0,036 euro al kwh

    ==== 3,6 centesimi a kwh ====
    ==== 36 euro a MWh ====
    ( eolico su terra costa meno dell’eolico off-shore )

    la Spagna con elettricità a basso costo e basso impatto punta ad attirare sul territorio industrie (anche auto e batterie del gruppo VW)

    e a rivendere energia all’estero, sia elettricità che idrogeno verde (ottenuto con idrolizzatori), sono in costruzione gas-dotti europei adatti all’idrogeno

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