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Il retrofit funziona? In Kenia (e per l’Africa) è un affare

retrofti

A Nairobi al lavoro in una officina per convertire i veicoli in elettrico

Il retrofit va forte in Kenia. E la conversione di vecchi veicoli termici in elettrico può diventare un modello virtuoso per tutta l’Africa. E’ la scommessa di Opibus, nata in Svezia e cresciuta in Kenia. Si basa su due fattori: la grande produzione di rinnovabili del paese africano, che si sta avvicinando al 100% di energia auto prodotta, e la massiccia importazione di veicoli leggeri e pesanti usati.

Sono 100 i posti di lavoro creati, il 40% sono donne

Opibus ha gia convertito 177 autoveicoli e ha già assunto 100 persone (il 40% donne). E’ stato possibile grazie alla decina i milioni di dollari raccolti da investitori internazionali. Ora stanno prendendo forma collaborazioni come quella con Uber grazie ad una originale motocicletta elettrica tutta made in Africa.

In Italia ci sono voluti anni solo per integrare con le due ruote un decreto retrofit che fondamentalmente non funziona. E dopo 2 anni si attendono ancora gli incentivi.

Quello del Kenia è un modello interessante. Sicuramente da conoscere e studiare. I  punto di forza sono la ricca offerta di rinnovabili, anche grazie alle condizioni ambientali ideali, e un gran mercato di veicoli usati in arrivo dall’estero.

Lo stabilimento a Nairobi dedicato alla conversione dei veicoli

Il più grande mercato di veicoli usati dell’Africa

Tutto comincia con la startup Opibus, nata nel 2017 come progetto di ricerca nelle università svedesi. La missione è questa: far diventare elettrica la mobilità nei Paesi emergenti. Il Kenia viene scelto perché  registra una delle crescite più forti dell’Africa subsahariana e presenta un grande e crescente mercato basato sulle importazioni di veicoli usati. Un vero e ricco giacimento per l’industria della conversione grazie alla longevità del telaio e alle problematiche dei vecchi motori termici in un ambiente difficile come quello del continente africano.

Operai al lavoro nel centro di Nairobi

Come sottolineano gli imprenditori svedesi: “Le conversioni elettriche hanno davvero senso. Sostituire i motori a combustione consumati con sistemi elettrici, sfruttare il telaio esistente e implementare una tecnologia collaudata permette una seconda vita conveniente per autobus, camion e veicoli di flotte aziendali“.

Opibus punta sui veicoli da lavoro e sulle rinnovabili

La conversione delle piccole utilitarie  non è conveniente se non, in futuro, con processi industrializzati. Va bene spendere ben più di 10mila euro per un’auto con valore affettivo o storico, ma a quel prezzo l’utilitaria si compra nuova. E gli incentivi non si vedono. Lo sanno bene anche in Kenia, dove anche per lo stato delle strade, puntano su fuoristrada e pick-up. E  poi i bus. Come aveva detto a Vaielettrico il giovane imprenditore Manuel Rolando (leggi qui) il retrofit conviene soprattutto sui veicoli da lavoro.

Uno dei modelli convertiti da Opibus

Opibus punta, dunque, su Land Rover o Toyota come si può vedere nella loro vetrina Internet, dove si vedono prezzi e caratteristiche: 39mila dollari, 140 km di autonomia e batteria con 58 kWh di capacità.

Autobus retrofittati da 60mila dollari

Un altro capitolo è quello dei bus, il cui prezzo di partenza è sui 60mila dollari. Si tratta di veicoli con un’autonomia di 120 km, batteria da 120 kWh, potenza del motore 225 kW. Con una ricarica fast “fa il pieno” in circa 1 ora. Chiaro, non si va lontano. Ma in ambito urbano svolgono il loro lavoro e da Opibus sottolineano: “Utilizzando il caricabatterie rapido, l’autobus elettrico verrà caricato completamente entro un’ora consentendo di lavorare senza interruzioni“.

La strategia è spiegata bene dal manager Albin Wilson in un’intervista ad Auto Futures: “I bus vanno dal punto A al punto B o dal punto B al punto A, possiamo quindi predefinire le stazioni di ricarica. Si ha la carica lenta durante la notte, quella rapida lungo il percorso e questo ci permette di avere una capacità della batteria inferiore e veicoli più efficienti in termini di costi“. Opibus ha anche progettato un suo modello di autobus e sta  convertendo le macchine da lavoro per le miniere, un settore molto importante in Africa.

Finanziamenti a valanga, ora una moto a 1400 dollari

Tutta la filiera elettrica è in grande espansione in Kenia, anche nelle aree rurali dove si commercializzano dei piccoli kit fotovoltaici. C’è ottimismo. Opibus nel 2021 ha convinto grandi investitori: “A novembre 2021, ci siamo assicurati un round di finanziamento di 7,5 dollari per sostenere la nostra missione di elettrificare l’intera Africa. Siamo orgogliosi di avere il sostegno di At One Ventures, Factor[e] Ventures, Ambo Ventures e altri“.

La moto di Opibus che punta su questo mezzo di trasporto

Con i nuovi fondi prende vigore anche il progetto della moto Opibus: 200 km di autonomia, 90km/h, 1400 dollari. “Il finanziamento per noi è stato un enorme successo. Ora il passaggio alle moto elettriche è imperativo. Visto anche l’inquinamento prodotto dalle termiche“.

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Si batte il tasto della convenienza: “Le nostre moto sono convenienti. L’elettrico riduce fino al 50% i costi. Il veicolo è praticamente esente da manutenzione e la ricarica è molto più economica. Lo offriamo agli stessi prezzi di un equivalente a combustibile fossile“.

E in questo caso non si lavora sui veicoli d’importazione: è una creazione tutta africana. Per renderla più competitiva nella capitale Nairobi si svilupperanno stazioni di ricarica solare dove poter cambiare la batteria,  come mostra lo schema riprodotto qui sotto. Sempre per le moto è stato siglato un accordo con il colosso Uber. L’impegno è su diversi fronti per rendere a portata di tanti la mobilità elettrica.

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