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Retrofit auto? Non conviene, meglio bus e furgoni

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minibus elettrici

Convertire l’auto termica in elettrica non conviene, poco margine per retrofit auto. L’azienda di Manuel, “vecchia” conoscenza di Vaielettrico con Eyes parte del gruppo Friem, dal 2020 ha abbandonato questa tipologia di retrofit per concentrarsi sui veicoli commerciali da ultimo miglio: da 35 ai 100 quintali.

Un vasto e vario mondo, ma tutti veicoli da lavoro. Investire su questo segmento è anche più ecologico: sono sempre in movimento, gas di scarico continuo, mentre la tipica auto da retrofit  è spesso un macinino d’affezione spolverato ogni tanto.

Mercato retrofit auto: tanti problemi

retrofit
Manuel Rolando

Il mercato del retrofit delle auto  – fondamentalmente in commercio non c’è un’offerta di kit industrializzati  – oltre i problemi burocratici – qualcuno  è andato fino in Germania per installarlo (leggi) – soffre la concorrenza del nuovo. Ormai le utilitarie nuove con il bonus statale si comprano anche a  12 mila euro e vantano buone autonomie. La Twingo (leggi), per citarne una, in città arriva a 270 chilometri. Perché spendere, spesso di più, per un’auto meno sicura e con meno garanzie in caso di problemi?

In teoria esiste l’incentivo retrofit da 3500 euro, ma frega poco a chi decide: approvato ad agosto  balla ancora per tavoli tecnici interministeriali (leggi). E i cugini francesi corrono: sono già attivi con un incentivo da 5mila euro e con quelli regionali volta oltre i 12mila euro. Il prezzo scende e si allarga la platea dei clienti. Sulle moto lasciamo cadere un velo pietoso (leggi).

Il retrofit auto è troppo caro

La conversione di un furgone
Il retrofit di un furgone

Torniamo a Manuel che sulle auto è chiaro: “Se fai la conversione di una Punto, per fare un esempio, il margine è limitato e il prezzo finale per il cliente alto. Si parte molto abbondantemente sopra i 10mila euro per i modelli e le soluzioni più economiche“. Solo di burocrazia si puossono spendere  da 5 a 7 mila euro di “parcella”. Chiaro, il futuro è altrove. Manuel con Eyes  ha un kit per autobus e sta lavorando bene: “si è aperto un mondo con le concessionarie per gli autobus, i minibus.

E’ tutto più semplice: “Si parte dal telaio nudo e crudo e poi si fa la variante che si vuole. Sul minibus, per esempio, si sceglie il numero di posti e le altre specifiche per partecipare alle gare. Noi consegniamo i veicoli omologati e poi le concessionarie si occupano dell’ immatricolazione e della consegna del veicolo con la targa. Si tratta di un lavoro in serie e avendo tutti i componenti con certificazioni massime“.

E il mercato?La pandemia sta aiutando, molti Comuni si stanno rivolgendo all’elettrico per offrire un servizio ecologico all’interno del centro storico e urbano. In questo momento ci sono meno richieste sul segmento turistico, si è bloccato tutto a causa dell’emergenza sanitaria“.

Quattro minibus in Sardegna

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Anche se su questo fronte però Eyes – ricordiamo che parte del gruppo FRIEM – ha vinto gare interessanti. Uno dei progetti con i mezzi già in strada è quello di Santa Teresa di Gallura. In Sardegna, uno dei siti naturalistici più interessanti dell’isola e non lontano dalla Costa Smeralda,  dove sono stati consegnati quattro minibus elettrici da 35 posti su telaio Iveco Daily 70 più l’infrastruttura. Qui il margine c’è tutto vista anche la potenza del sistema di ricarica. I quattro minibus collegano Santa Teresa di Gallura alle spiagge. Un servizio che  in una località turistica di pregio non si può fare con vecchi macinini con motore a combustione e sbuffanti veleno.

scuolabus elettrico
Eyes fa anche gli scuolabus in elettrico

Un altro segmento interessante è quello degli scuolabus e dei piccoli furgoni da lavoro. “Qui c’è un buco nella filiera, sarebbe utile un sistema e un servizio di noleggio a breve o a lungo termine“. Considerando soprattutto che l’accesso in alcuni centri urbani andrà sempre più a essere limitato.

Spazio anche alla nautica

barca elettrica
Anche il settore nautico guarda con interesse alla mobilità elettrica

Infine la nautica: “Abbiamo delle buone richieste. Ordini per 130 batterie e si lavora ad un boat sharing“. Un settore molto interessante visto che è possibile la conversione elettrica senza cambiare la barca.  Non manca il lavoro, dal retrofit a pezzo unico si è passati alla serie e si è vicini alle 100 conversioni all’anno. Non più auto, ma per fortuna ci sono altri segmenti che danno più soddisfazione.

 

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4 COMMENTI

  1. Per le auto c’è anche il “problema” dell’assicurazione.
    Se una Punto del 2010, retrofittata nel 2021 spendendo 10.000€, fa un incidente con ragione ma ha comunque, ad esempio, un danno da 6000€, quanti soldi potrà risarcirmi l’assicurazione?
    Il rischio grosso sarebbe quello di ritrovarsi, senza colpe, a dover spendere altri soldi per non “buttare” dallo sfasciacarrozze quelli già spesi per il retrofit.

    Oppure il retrofit elettrico è considerato dalle compagnie assicuratrici in qualche modo e quindi la vettura viene, in caso di opportuna presentazione del libretto aggiornato, automaticamente rivalutata?
    Voi avete della redazione avete qualche informazione in merito?
    Saluti

  2. I costi x elettrificare una auto termica va da sé che sono alti , batterie, motore, inverter, cablaggi…..ma cavoli, 5/7 Mila euro di burocrazia sono una ladrata

  3. È un vero peccato che la solita burocrazia italiana blocchi tutto. Ennesima possibilità di business gettata alle ortiche , perché se anche è vero che sul nuovo auto è più conveniente è anche vero che chi ha capacità di spesa può tranquillamente convertire un vecchio scassone “d’affezione”! Contiamo pure il settore customizzazione con le sue infinite possibilità e varianti [anche elettriche] e su questo ultimo punto stendiamo un velo pietoso: pimpare in italia è impossibile.

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