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Elettronica di bordo: che succede se “invecchia”?

Tesla ha fatto scuola, con cruscotti zeppi di elettronica con cui gestire tutto l'infotainment.

Elettronica di bordo: che succede se “invecchia”? Se diventa obsoleta? Domande che i costruttori iniziano a porsi e su cui si interroga qui un noto legale*.

di Gianfranco Simonini

È frequente la domanda del proprietario di una vettura dotata di componenti elettronici (cosiddetto bene con elementi digitali): “La mia vettura sarà ancora sicura quando uno o più componenti dell’impianto elettrico/elettronico, diventando obsoleti, non potranno più essere aggiornati dal costruttore?” Il caso può essere quello del produttore di un navigator, inserito in una vettura, che decide di non sviluppare più il prodotto. Essendo tale attività antieconomica o impossibile e non essendo gli aggiornamenti più supportati dai sistemi del prodotto. Generalmente il fornitore assume questa decisione dopo 4/5 anni dal lancio del prodotto. A questo punto il costruttore dovrebbe preventivamente avvisare il cliente che è possibile che uno o più dispositivi contenuti nel mezzo diventi obsoleto. E, come tale, non sia più aggiornato dal suo fabbricante.

Elettronica di bordo:  i pericoli legati alla cybersecurity

Col passare del tempo la vettura elettronica diverrebbe così un prodotto obsoleto e non aggiornabile, molto pericoloso sotto il profilo della cybersecurity. Quale è la risposta di Waycon a questo problema, apparentemente insolubile? È bene precisare subito che il problema non è quello emerso con i casi Apple e Samsung ove il fabbricante aveva unilateralmente deciso di inviare ai prodotti aggiornamenti che lo rendevano anticipatamente obsoleto ed inducevano i clienti a comprare un prodotto nuovo. Il problema è quello di mettere in sicurezza il prodotto, consentendogli di circolare, ma, al contempo, di “stabilizzarlo”, eliminando i rischi di cybersecurity (e, quindi, “chiudendo” i canali di accesso esterno). Waycon si propone di creare un device che blocca le porte di un sistema elettronico, ne consente il funzionamento, ma evita che attraverso a tali porte possano accedere terzi .L’operazione è quella di preservare i contenuti tecnologici della vettura (ovviamente per quello che era lo stato dell’arte progettuale). Eliminando (o attenuando) il rischio di un accesso indesiderato ai sistemi elettrici/elettronici (EE).

Elettronica di bordo: pensare a tutta “la vita” dell’auto

L’operazione, nella sostanza, si propone di conservare un prodotto elettronico in modo che possa essere sicuro, mantenendo inalterate le sue caratteristiche originarie. Una tecnologia obsoleta, se non può più essere aggiornata, deve essere messa in sicurezza. Anche così la vettura manterrà il suo fascino al pari di qualsiasi altra vettura d’epoca. Va ricordato che la direttiva comunitaria 2001/95 sulla sicurezza dei prodotti definisce il prodotto sicuro come: “qualsiasi prodotto che, in condizioni di uso normali o ragionevolmente prevedibili, compresa la durata. E, se del caso, la messa in servizio, l’installazione e le esigenze di manutenzione, non presenti alcun rischio oppure presenti unicamente rischi minimi, compatibili con l’impiego del prodotto. E considerati accettabili nell’osservanza di un livello elevato di tutela della salute e della sicurezza delle persone, in funzione, in particolare, degli elementi seguenti (..)”. La sicurezza è dunque proiettata nel futuro, durante la possibile vita utile del prodotto.

Quattro parole chiave, da compatibilità a durabilità

Nella Proposta di Regolamento che sostituirà la direttiva sopracennata del 30/6/21, al punto (23) si afferma: “The safety of products should be assessed taking into account all the relevant aspects, notably their characteristics and presentation as well as the specific needs and risks for categories of consumers who are likely to use the products, in particular children, older persons and persons with disabilities. Therefore, if specific information is necessary to make products safe toward a given category of persons, the assessment of the safety of the products should take into consideration also the presence of this information and its accessibility. The safety of products should be assessed taking into consideration the need for the product to be safe over its entire lifespan”.  Va ancora ricordato che la direttiva 771/2019 sugli smart goods utilizza le nozioni di:  «Compatibilità» (la capacità del bene di funzionare con hardware o software con cui sono normalmente utilizzati i beni del medesimo tipo, senza che sia necessario convertire i beni, l’hardware o il software). «Funzionalità» (la capacità del bene di svolgere tutte le sue funzioni in considerazione del suo scopo). «Interoperabilità» (la capacità del bene di funzionare con hardware o software diversi da quelli con cui sono normalmente utilizzati i beni dello stesso tipo); Durabilità» (la capacità dei beni di mantenere le loro funzioni e prestazioni richieste attraverso un uso normale).

Beni longevi come base di un’economia circolare

Al punto 32 la direttiva precisa che per “assicurare una maggiore durabilità dei beni è importante per raggiungere modelli di consumo più sostenibili e un’economia circolare. È inoltre essenziale impedire l’accesso al mercato dell’Unione ai beni non conformi, rafforzando la vigilanza del mercato e fornendo i giusti incentivi agli operatori economici, al fine di accrescere la fiducia nel funzionamento del mercato interno. Per raggiungere tali obiettivi, una legislazione dell’Unione specifica per prodotto è il mezzo più appropriato per introdurre il requisito della durabilità e altri requisiti di prodotto, in relazione a tipi o gruppi specifici di prodotti, utilizzando criteri ad hoc (..)”. Esiste, dunque, da una parte, una esigenza di assicurare ai beni una certa durata e fruibilità, anche nell’ottica di una economia circolare che eviti una eccessiva sostituzione di prodotti che potrebbero durare più a lungo. Dall’altra una di preservarne la sicurezza del bene con elementi digitali. Che è quanto dire che durante la sua vita utile il prodotto deve essere relativamente sicuro.

Elettronica di bordo: le 4  esigenze da rispettare

La risposta di Waycon al mercato sulla elettronica di bordo va allora in una quadruplice direzione. (i) Allinearsi alle regole tecniche della cybersecurity, siano esse americane che europee, con particolare riferimento anche agli aggiornamenti software eseguiti in-vehicle o over the air. (ii) Evitare che una naturale (e non provocata) obsolescenza del prodotto determini una situazione di insicurezza del medesimo. (iii) Consentire l’accesso esterno al veicolo secondo precisi disciplinari che non mettono in pericolo i sistemi del veicolo. (iv) Osservare le regole sulla concorrenza (right to repair). Il prodotto, pur tecnologicamente avanzato, tornerebbe così ad essere richiuso in un bozzolo che lo protegge da altrui intromissioni, bloccando canali di entrata ai sistemi EE. Entro questo bozzolo viene preservata e salvaguardata la sua originalità.

*Gianfranco Simonini svolge l’attività di avvocato nel settore della contrattualistica internazionale, collaborando con aziende del settore “automotive”. Tiene il corso di Diritto europeo dell’Autoveicolo presso l’Università di Modena e Reggio come docente a contratto. Su questo sito ha pubblicato diversi interventi, tra cui “La guida autonoma e l’auto connessa: dati e responsabiltà di chi sono?” (qui), Vendite on line, dirette: è questo il futuro dell’auto?” (qui) e “Il software di bordo farà parte della garanzia dell’auto” (qui).


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