Alessandro Macina di "Presa Diretta" (Rai Tre), autore del libro inchiesta "Chi ha paura dell'auto elettrica".
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Chi ha paura dell’auto elettrica? È il titolo di un libro di grande interesse scritto da Alessandro Macina, inviato speciale di Presa Diretta (Rai Tre). Otto fake news vengono sottoposte alla prova dei fatti in modo rigoroso e avvincente allo stesso tempo. Riproduciamo qui l’introduzione firmata dal prof. Nicola Armaroli.
Il libro è edito da Dedalo , collana Scienza Facile.
diNicola Armaroli
Anno 2023. L’auto più venduta in Europa e nel mondo è stata Tesla Model Y. È la prima volta per un’auto a batteria, è la prima volta che un’auto da oltre 40.000 euro è in testa a questa classifica. È uno spartiacque. In Italia la notizia passa abbastanza inosservata e la cosa non sorprende: nel 2023 il nostro Paese si piazza all’ultimo posto, con distacco, per vendite di elettriche tra i grandi Paesi europei. Le vendite faticano ad arrivare al 4% del totale, mentre in Francia, Germania e Regno Unito si viaggia verso il 20%. In Olanda si supera il 30%.
Una delle illustrazioni contenute nel libro di Macina.
Chi ha paura? Ci sono blogger che lavorano a tempo pieno per denigrare
Eppure, nel Paese dove nove patentati su dieci non hanno mai guidato un’auto elettrica e oltre sei su dieci non vi sono mai neppure saliti, possiamo contare su un numero altissimo di cultori della materia. Pronti a lanciarsi su qualsiasi aspetto dell’argomento: batterie, inquinamento ambientale, risorse minerali, mercato dell’auto. È un fiume in piena in TV, sui giornali, nel web. Blogger No Watt (alcuni si vantano di non aver mai guidato un’elettrica) lavorano senza sosta per convincere il pubblico che l’auto a batteria è la fregatura del secolo. Ho partecipato di recente a una delle principali trasmissioni televisive nazionali “di approfondimento”. E il tono antiscientifico del dibattito (il parterre includeva popolari opinionisti dotati di una certa reputazione) ha raggiunto livelli deprimenti. Mai un numero solido o un’osservazione degna di nota, solo un fiume in piena di superficialità e, talvolta, falsità.
Né la rovina né la salvezza del mondo: solo una rivoluzione tecnologica
Per scrivere questo libro, Alessandro Macina ha fatto una cosa normale, ma che ormai ha assunto un carattere rivoluzionario. Da giornalista, è andato a vedere di persona, si è letto un pacco di rapporti scientifici, ha intervistato i protagonisti. In altre parole, si è infilato dentro ai meccanismi di una rivoluzione che si sta sviluppando sotto i nostri occhi, anche se molti si ostinano a non vederla. In un lungo viaggio, che comincia nel Museo Mercedes-Benz di Stoccarda, l’autore ci guida, passo dopo passo, a scoprire che le vet- ture elettriche non sono né la salvezza, né la rovina del mondo. Sono una cosa molto più semplice e normale: una transizione tecnologica. Resa possibile dall’invenzione della batteria al litio, che è valsa il premio Nobel per la Chimica appena 5 anni fa. Siamo solo agli inizi.
Chi ha paura di sostituire una tecnologia che ha 150 anni di vita?
La gloriosa auto a motore endotermico ha letteralmente cambiato il mondo, rendendolo più connesso, più piccolo, più ricco, più divertente. E anche più inquinato. Dopo 150anni, ha fatto il suo tempo ed è giunto il momento di cedere il passo. È una cosa assolutamente normale: quale altra tecnologia di un secolo e mezzo fa utilizziamo ancora con le stesse modalità di allora? Oggi ascoltiamo ancora la radio, ma cosa ha in comune con quella di 100 anni fa? Eppure molti sono convinti che la tetrade benzina-cilindro-pi- stone-marmitta durerà per sempre. È un’idea totalmente irrazionale, ma diffusa. Questo è un libro di grande approfondimento, ma accessibile a tutti. Un formidabile antidoto al miserevole dibattito italiano sull’auto elettrica. Una lettura preziosa per chi ancora crede in un futuro di progresso e innovazione per l’Italia. E non vuole rassegnarsi all’idea di consegnare agli archivi la nostra gloriosa industria automobilistica.
Leggi anche / Capire l’auto elettrica con la Guida facile realizzata da Motus-e: tutto in 30 domande e 30 risposte
A sentire diversi proprietari, chi l’ha comprata. Che adesso ha compreso la sola che si è beccato, detto francamente. A Milano ci sono (forse) il 25% delle auto ricoverate in box privati, dove poter farci dei lavori. E ormai siamo alla ricarica a un euro al kw, e il rinnovabile è al 40%. Arrivederci tra sei anni.
Caro Enzo, c’è sempre qualcuno che vuole girare la frittata. Se si è arrivati a dover scrivere un libro è proprio perché l’anomalia tutta italiana verso l’auto elettrica lo richiede.
Caro Stefano, NON esiste un caso Italia. Non c’è. C’è un Sud Europa che, ad eccezione del Portogallo (che è tra l’altro una nazione fazzoletto, senza grandi distanze), non compra le elettriche. La famosissima Spagna, con i governi più pro-elettrico della storia, con mega fabbriche di batterie e mega produzioni, l’unico paese che conosce le equazioni per risolvere il problema dei 3 corpi, è messa come noi come quota di bev (ci supera di un’inezia), anzi in numeri assoluti lo scorso anno si sono vendute più elettriche da noi che da loro (perché da noi in generale si vendono più auto).
Ti faccio una domanda: sai perché rispetto a tutti i paesi del sud Europa (escludendo di nuovo il Portogallo) l’Italia è quella che stenta più di tutti? Questa risposta è mia e personale, non la leggerai da nessuna parte o almeno io non l’ho letta da nessuna parte. Perché in Italia da anni noi abbiamo un’ottima rete di distributori GPL che nel resto d’Europa non c’è (è molto limitata in quanto a copertura). Quindi l’italiano che vuole risparmiare, anche laddove avesse la possibilità di ricaricare a casa, va sul GPL: nessuno svantaggio, nessuna incognita sul futuro quando la garanzia finisce, costo iniziale contenuto e costo del carburante scontato del 60% rispetto alla benzina. All’estero non hanno una rete così quindi chi cerca il massimo del risparmio e può ricaricare a casa prende la e-c3, la Twingo, la Spring, la R5 base. E per questo noi staremo sempre indietro. In Italia il GPL è prossimo al 10% di quota. Se non avessimo il GPL, sicuramente una parte importante di quel bacino di acquirenti passerebbe all’elettrico (esperienza personale: una mia amica è passata dalla Micra GPL alla Renault Zoe acquistata usata, quando ricaricare per strada costava pochissimo).
Il problema non si risolverà a breve perché ai produttori cinesi non va di esportare la price war in Europa. In Cina c’è una lotta durissima sui listini: in Europa, secondo una recente inchiesta odierna, i costruttori hanno deciso di non competere. Portano qui le loro auto, arrivano a raddoppiare o triplicare il prezzo (no, non sono i costi di importazione) per piazzare i loro modelli pochi centesimi sotto i listini dei competitor tradizionali, magari offrendo qualche accessorio in più. Se ne fregano se vendono talmente poco da stoppare i loro piani di espansione: è una questione di posizionamento, sono convinti che la “fama” derivante dai successi in patria basterà prima o poi a convincere gli europei a strapagare le loro auto come facciamo da anni per i produttori locali. Quindi, di fatto, siamo fregati, in futuro andrà sempre peggio. I costruttori nostrani ogni anno ritoccano i listini all’insù, i cinesi non gli fanno concorrenza (e infatti non vendono). Neanche possiamo appellarci all’import tramite canali non ufficiali: non avremmo la garanzia della casa. L’unica speranza (e mi rode sia l’unica) è Tesla: Musk non fa questi giochetti e i suoi prezzi qui in Europa sono allineati a quelli del resto del mondo, con piccole differenze dovute proprio ai maggiori costi. Per questo l’unica elettrica acquistabile ad oggi e nei prossimi anni rimane la Tesla. Se piace …
Mah… Qui dove vivo io (profondo Sud), ha molte (ma molte) più possibilità di ricaricare un’elettrica che fare il pieno ad un auto a metano e so che sembra sconcertante, ma è cosi, e non parlo neanche di ricarica a casa, ma alle colonnine. Da quanto abbiamo in giro auto a metano? La diffusione in questi anni di infrastrutture e mezzi e ridicola. A questo aggiungiamo che chi può ricaricare a casa non ci fa neanche caso ai punti di ricarica. Con un “pieno” ad una elettrica media (450km di autonomia) mi basta per girare tutta la regione da una punta all’altra (Catania/Palermo) e se vado a trovare un parente posso pure ricaricare da lui (volendo, ma di nuovo, le colonnine sono talmente tante e le auto elettriche talmente poche che il problema non si pone, e non solo, le colonnine aumentano di anno in anno esponenzialmente), considerando lo stato delle autostrade con tratti (come la Palermo Catania) un cantiere eterno, si va anche piano, cosi è scongiurato anche lo spauracchio dell’auto elettrica. Rimarrebbe il GPL, non so se sia vero o no, mai informato ad essere sincero, ma qui non ha presa per via dei costi di manutenzione, che alla fine sono doppi, da qui la ritrosia verso questo combustile, che però ha più punti di ricarica rispetto al benzina. Tira un po’ l’ibrido, questo si, ma neanche tanto.
Sulla diffusione delle elettriche in Europa, in Francia si viaggia sul 20%, destinato ad aumentare a quanto pare, poi i paesi scandinavi e il nord europa in generale vanno molto bene. No, onestamente, ho la ferma convinzione che a dettare legge in Italia siano fake news e ignoranza generalizzata, infatti penso che questo libro sfondi una porta aperta, ovvero destinato ai pro elettrico, i no watt, quelli per partito preso, dubito leggano e quando lo fanno, di solito non capiscono cosa hanno letto.
In effetti potrebbe essere una collana. Le prossime uscite potrebbero essere: “chi ha paura del metano”, poi “chi ha paura del gpl” e l’ultimo numero “chi ha paura del diesel”. Gli argomenti ci sono: si scoprirà che ben 9 automobilisti su 10 non hanno mai guidato un’auto a gpl; che i media tradizionali denigrano questo carburante; che le persone sono disinformate (argomento fake news), ad esempio credono che le auto a gpl siano più lente di quelle a benzina, credono che il gpl sia più inquinante, che abbia un minor potere calorico, che le auto non possono essere parcheggiate nei piani interrati e che possono prendere fuoco da un momento all’altro.
Volendo si potrebbero fare anche 2 edizioni speciali: “chi ha paura delle city car” e “chi ha paura delle auto sportive”, visto che ormai non ce le vendono più.
Con l’attuale offerta elettrica da parte dei produttori, soprattutto se confrontata con le auto sportive di pari prezzo (a parte la MX5 non c’è più neanche un’auto sportiva a listino sotto i 50k), insomma io non ci vedo questi grandi gggomblotti. Soprattutto in Italia dove, a differenza del Regno Unito, i giornalisti non criticano MAI un’auto (al più parlano di “piccolo difetto” dopo aver passato la metà del tempo a incensare l’auto), mentre quelli inglesi usano ironia e sarcasmo per denigrare ogni più piccolo vizio o mancanza.
Ma la lista di proscrizione dei blogger nowatt è inclusa nel libro? Lo dico perché 2 spicci in più a me farebbero comodo, scrivo all’ Eni, a Putin o a Biden? Posso essere pagato in Bitcoin così faccio anche un po’ di nero? Ho già contattato Piazza Pulita, mi hanno detto che loro non ne sanno niente … Su, dateci questi nomi che così porto a casa un secondo stipendio …
Si dice che in Italia ci siano 40 milioni di CT della nazionale. Siamo tutti esperti senza sapere nulla. Laureati in opinionismo. Forse è questione di linguaggio e comprensione delle argomentazioni tecniche. Siamo convinti che le risposte più semplici siano le migliori, quando invece la realtà non è mai semplice
Non è che siamo convinti che le risposte semplici siano migliori, è che siamo mediamente degli analfabeti funzionali colossali, quindi le risposte semplici sono le uniche che comprendiamo. E ogni tentativo di spiegazione tecnica che preveda un numero o un grafico diventa immediatamente una fregatura, noncielodicono, gombloddoh.
Lo ho acquistato oggi pomeriggio in una libreria di un noto editore, decisamente affollata: ci sono molti più italiani che leggono di quanto si possa immaginare, quindi sono fiducioso che le vendite di BEV si allineeranno rapidamente alla media europea.
Sul libro non ho dubbi, essendo scritto da un giornalista serio ed obiettivo.
Bhe dai io ne leggo almeno 1 al mese ma di bev non ne ho e sinceramente data la mia attuale scomodità di non poter ricaricare a casa e la cronica assenza di colonnine a distanze non kilometriche, credo proprio che per un bel po continuerò col mio economico GPL.
A sentire diversi proprietari, chi l’ha comprata. Che adesso ha compreso la sola che si è beccato, detto francamente. A Milano ci sono (forse) il 25% delle auto ricoverate in box privati, dove poter farci dei lavori. E ormai siamo alla ricarica a un euro al kw, e il rinnovabile è al 40%. Arrivederci tra sei anni.
Non ha bisogno di sentire proprietari dal barbiere o al bar. Qui ce ne sono migliaia. Legga quello che scrivono e si faccia un’idea più precisa.
L’equazione no-watt=analfabeta funzionale la trovo sempre più veritiera…
Caro Enzo, c’è sempre qualcuno che vuole girare la frittata. Se si è arrivati a dover scrivere un libro è proprio perché l’anomalia tutta italiana verso l’auto elettrica lo richiede.
Caro Stefano, NON esiste un caso Italia. Non c’è. C’è un Sud Europa che, ad eccezione del Portogallo (che è tra l’altro una nazione fazzoletto, senza grandi distanze), non compra le elettriche. La famosissima Spagna, con i governi più pro-elettrico della storia, con mega fabbriche di batterie e mega produzioni, l’unico paese che conosce le equazioni per risolvere il problema dei 3 corpi, è messa come noi come quota di bev (ci supera di un’inezia), anzi in numeri assoluti lo scorso anno si sono vendute più elettriche da noi che da loro (perché da noi in generale si vendono più auto).
Ti faccio una domanda: sai perché rispetto a tutti i paesi del sud Europa (escludendo di nuovo il Portogallo) l’Italia è quella che stenta più di tutti? Questa risposta è mia e personale, non la leggerai da nessuna parte o almeno io non l’ho letta da nessuna parte. Perché in Italia da anni noi abbiamo un’ottima rete di distributori GPL che nel resto d’Europa non c’è (è molto limitata in quanto a copertura). Quindi l’italiano che vuole risparmiare, anche laddove avesse la possibilità di ricaricare a casa, va sul GPL: nessuno svantaggio, nessuna incognita sul futuro quando la garanzia finisce, costo iniziale contenuto e costo del carburante scontato del 60% rispetto alla benzina. All’estero non hanno una rete così quindi chi cerca il massimo del risparmio e può ricaricare a casa prende la e-c3, la Twingo, la Spring, la R5 base. E per questo noi staremo sempre indietro. In Italia il GPL è prossimo al 10% di quota. Se non avessimo il GPL, sicuramente una parte importante di quel bacino di acquirenti passerebbe all’elettrico (esperienza personale: una mia amica è passata dalla Micra GPL alla Renault Zoe acquistata usata, quando ricaricare per strada costava pochissimo).
Il problema non si risolverà a breve perché ai produttori cinesi non va di esportare la price war in Europa. In Cina c’è una lotta durissima sui listini: in Europa, secondo una recente inchiesta odierna, i costruttori hanno deciso di non competere. Portano qui le loro auto, arrivano a raddoppiare o triplicare il prezzo (no, non sono i costi di importazione) per piazzare i loro modelli pochi centesimi sotto i listini dei competitor tradizionali, magari offrendo qualche accessorio in più. Se ne fregano se vendono talmente poco da stoppare i loro piani di espansione: è una questione di posizionamento, sono convinti che la “fama” derivante dai successi in patria basterà prima o poi a convincere gli europei a strapagare le loro auto come facciamo da anni per i produttori locali. Quindi, di fatto, siamo fregati, in futuro andrà sempre peggio. I costruttori nostrani ogni anno ritoccano i listini all’insù, i cinesi non gli fanno concorrenza (e infatti non vendono). Neanche possiamo appellarci all’import tramite canali non ufficiali: non avremmo la garanzia della casa. L’unica speranza (e mi rode sia l’unica) è Tesla: Musk non fa questi giochetti e i suoi prezzi qui in Europa sono allineati a quelli del resto del mondo, con piccole differenze dovute proprio ai maggiori costi. Per questo l’unica elettrica acquistabile ad oggi e nei prossimi anni rimane la Tesla. Se piace …
Mah… Qui dove vivo io (profondo Sud), ha molte (ma molte) più possibilità di ricaricare un’elettrica che fare il pieno ad un auto a metano e so che sembra sconcertante, ma è cosi, e non parlo neanche di ricarica a casa, ma alle colonnine. Da quanto abbiamo in giro auto a metano? La diffusione in questi anni di infrastrutture e mezzi e ridicola. A questo aggiungiamo che chi può ricaricare a casa non ci fa neanche caso ai punti di ricarica. Con un “pieno” ad una elettrica media (450km di autonomia) mi basta per girare tutta la regione da una punta all’altra (Catania/Palermo) e se vado a trovare un parente posso pure ricaricare da lui (volendo, ma di nuovo, le colonnine sono talmente tante e le auto elettriche talmente poche che il problema non si pone, e non solo, le colonnine aumentano di anno in anno esponenzialmente), considerando lo stato delle autostrade con tratti (come la Palermo Catania) un cantiere eterno, si va anche piano, cosi è scongiurato anche lo spauracchio dell’auto elettrica. Rimarrebbe il GPL, non so se sia vero o no, mai informato ad essere sincero, ma qui non ha presa per via dei costi di manutenzione, che alla fine sono doppi, da qui la ritrosia verso questo combustile, che però ha più punti di ricarica rispetto al benzina. Tira un po’ l’ibrido, questo si, ma neanche tanto.
Sulla diffusione delle elettriche in Europa, in Francia si viaggia sul 20%, destinato ad aumentare a quanto pare, poi i paesi scandinavi e il nord europa in generale vanno molto bene. No, onestamente, ho la ferma convinzione che a dettare legge in Italia siano fake news e ignoranza generalizzata, infatti penso che questo libro sfondi una porta aperta, ovvero destinato ai pro elettrico, i no watt, quelli per partito preso, dubito leggano e quando lo fanno, di solito non capiscono cosa hanno letto.
Interessante che si faccia un libro sulla questione, alla fine la divergenza di opinioni crea opportunità.
In effetti potrebbe essere una collana. Le prossime uscite potrebbero essere: “chi ha paura del metano”, poi “chi ha paura del gpl” e l’ultimo numero “chi ha paura del diesel”. Gli argomenti ci sono: si scoprirà che ben 9 automobilisti su 10 non hanno mai guidato un’auto a gpl; che i media tradizionali denigrano questo carburante; che le persone sono disinformate (argomento fake news), ad esempio credono che le auto a gpl siano più lente di quelle a benzina, credono che il gpl sia più inquinante, che abbia un minor potere calorico, che le auto non possono essere parcheggiate nei piani interrati e che possono prendere fuoco da un momento all’altro.
Volendo si potrebbero fare anche 2 edizioni speciali: “chi ha paura delle city car” e “chi ha paura delle auto sportive”, visto che ormai non ce le vendono più.
Con l’attuale offerta elettrica da parte dei produttori, soprattutto se confrontata con le auto sportive di pari prezzo (a parte la MX5 non c’è più neanche un’auto sportiva a listino sotto i 50k), insomma io non ci vedo questi grandi gggomblotti. Soprattutto in Italia dove, a differenza del Regno Unito, i giornalisti non criticano MAI un’auto (al più parlano di “piccolo difetto” dopo aver passato la metà del tempo a incensare l’auto), mentre quelli inglesi usano ironia e sarcasmo per denigrare ogni più piccolo vizio o mancanza.
“Chi ha paura di Virginia Woolf?”. Ah no, già fatto… 🙂
Ma la lista di proscrizione dei blogger nowatt è inclusa nel libro? Lo dico perché 2 spicci in più a me farebbero comodo, scrivo all’ Eni, a Putin o a Biden? Posso essere pagato in Bitcoin così faccio anche un po’ di nero? Ho già contattato Piazza Pulita, mi hanno detto che loro non ne sanno niente … Su, dateci questi nomi che così porto a casa un secondo stipendio …
ENZO ABARTHISTA!
SEI IL PRIMO DELLA LISTA! 👆
🤭😇😉
Si dice che in Italia ci siano 40 milioni di CT della nazionale. Siamo tutti esperti senza sapere nulla. Laureati in opinionismo. Forse è questione di linguaggio e comprensione delle argomentazioni tecniche. Siamo convinti che le risposte più semplici siano le migliori, quando invece la realtà non è mai semplice
Non è che siamo convinti che le risposte semplici siano migliori, è che siamo mediamente degli analfabeti funzionali colossali, quindi le risposte semplici sono le uniche che comprendiamo. E ogni tentativo di spiegazione tecnica che preveda un numero o un grafico diventa immediatamente una fregatura, noncielodicono, gombloddoh.
Poi sappiamo tutti, quanti italiani ci sono che leggono almeno un libro all’anno….
percentuale sovrapponibile alle vendite delle bev…
Lo ho acquistato oggi pomeriggio in una libreria di un noto editore, decisamente affollata: ci sono molti più italiani che leggono di quanto si possa immaginare, quindi sono fiducioso che le vendite di BEV si allineeranno rapidamente alla media europea.
Sul libro non ho dubbi, essendo scritto da un giornalista serio ed obiettivo.
Io ammetto di essere nella percentuale di un libro all’anno….
Ma una bev ce l’ho, ed è l’auto principale della famiglia.
io ne leggo più di un paio, e di BEV ne ho solo due
Bhe dai io ne leggo almeno 1 al mese ma di bev non ne ho e sinceramente data la mia attuale scomodità di non poter ricaricare a casa e la cronica assenza di colonnine a distanze non kilometriche, credo proprio che per un bel po continuerò col mio economico GPL.