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Altro falò Tesla: cosa mi sta a significare?

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Un altro falò di un Model S Tesla, venerdì  15 luglio a Los Angeles. Il conducente sostiene che non ci sono stati urti a scatenare le fiamme dal pacco-batterie. Stava guidando nel traffico quando all’improvviso è divampato l’incendio. Urge inchiesta approfondita: “cosa mi sta a significare”, direbbe Montalbano? 

Le fiamme sono divampate “di punto in bianco”

L’uomo ha raccontato che tutto è partito “out of the blue”, di punto in bianco, mentre guidava tranquillo nella metropoli californiana. La stessa Tesla sta investigando per capire che cosa è successo, limitandosi a dire per ora di voler dare tutto il supporto alla Polizia locale. Tesla ha poi  definito l’accaduto “an extraordinarily unusual occurrence“, un evento inusuale e  fuori dall’ordinario, rallegrandosi per il fatto che non ci sono state conseguenze per il suo cliente.

Mary McCormack con il marito

A segnalare l’accaduto su Twitter è stata l’attrice Mary McCormack, con un filmato accompagnato da queste parole. “Questo è quel che è successo a mio marito e alla sua auto oggi. Nessun incidente, di punto in bianco, nel traffico di Santa Monica boulevard. Grazie alla gentile coppia che gli ha fatto segno di scendere subito e di allontanarsi. E grazie a Dio le mie tre bambine non erano sull’auto con mio marito“. Nelle immagini si vede chiaramente che il fuoco divampa dal basso, dov’è alloggiato il pacco-batterie del Model S, formato da 444 celle al litio. La protezione viene ritenuta comunemente molto sicura: le celle sono sigillate con una serie di strati in alluminio, per proteggerle anche dall’umidità. E quindi fissate con bulloni speciali, realizzati appositamente per Tesla.

I precedenti di apparente autocombustione

È chiaro che, essendo Tesla l’alfiere di una tecnologia nuova come l’elettrico, le sua auto sono degli osservati speciali. Ogni evento, negativo o positivo, ha un grande risalto mediatico, in questo caso dilatato dal coinvolgimento indiretto di una star di Hollywood. Ma resta da capire che cosa è successo a Los Angeles e se c’è un problema che potrebbe ripetersi. La Tesla in passato ha fatto sapere che le sue vetture statisticamente sono state oggetto di incendi con un’incidenza dieci volte inferiore a quelle delle auto con motore endotermico. Ed è chiaro che occorre distinguere tra gli incendi successivi a forti impatti e ai casi di autocombustione. Tra questi ultimi rientrerebbe appunto il falò di venerdì. In questa casistica ci sono precedenti anche in Europa.

Nel 2016 un incendio divampò in Francia, a Biarritz, durante un Electrive Drive Test (guarda il servizio di Electrek). Pochi mesi prima, a Brokelandsheia, paese norvegese 200 chilometri a sud di Oslo, un altro Tesla Model S aveva preso fuoco mentre era collegato alla colonnina di ricarica rapida Supercharger. Anche in quel caso nessun danno alle persone, ma macchina completamente distrutta per la rapidità con cui le fiamme avevano divorato l’auto. Il fatto è che i pacchi-batteria agli ioni di litio non sono facili da gestire e quando s’incendiano, bruciano raggiungendo temperature elevatissime e rilasciando sostanze nocive. È il cosiddetto effetto ‘thermal runaway’.

Ecco quali possono essere le cause

Gli esperti del sito antincendio-italia.it scrivono al riguardo: ‘Le batterie agli ioni di litio possono, in circostanze del tutto eccezionali, presentare un subitaneo ed inarrestabile incremento della temperatura. In una sorta di reazione a catena che porta alla rottura dell’equilibrio termico del sistema ed alla distruzione completa delle batterie e della vettura. Il flusso di ioni di litio da anodo a catodo (batteria in uso) oppure da catodo ad anodo (batteria in ricarica) può surriscaldare la batteria fino a far reagire l’elettrolita con altri elementi chimici presenti. Aumentando ulteriormente la temperatura fino a produrre gas che aumentano la pressione interna producendo ulteriore calore”. Prosegue antincendio-italia.it: ”In condizioni normali questo aumento della temperatura è tenuto sotto controllo, ma in condizioni estreme o in presenza di gravi difetti di fabbricazione può crearsi un effetto a catena che può portare all’incendio della batteria ed alla produzione di fumo fuoriuscente dal pacco batterie. Dagli studi effettuati il problema principale risiederebbe in difetti di fabbricazione del separatore fra anodo e catodo, che deve evitare il verificarsi di cortocircuiti. Occorre precisare comunque che il thermal runaway è un problema che si presenta soltanto in condizioni estreme”. Il sito riporta quanto si può leggere sul manuale della Tesla Model S: ”Under normal usage, lithium-ion cells do not evolve gases. Lithium-ion cells will only emit gases if severely abused: for example if severely crushed, heated to more than 150C for an extended time, or severely overcharged”. Si avverte cioè che, se sottoposte a urti severi, le batterie agli ioni di Litio possono emettere gas, e quindi generare quella condizione di pressione che avvia il ‘thermal runaway’.

                  —-Tesla Model S, la nostra scheda

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2 COMMENTI

  1. Sicuramente bisogna capire le ragioni di questi incendi, tuttavia non ha torto Paolo Attivissimo quando scrive (su Twitter) che: “Una Tesla s’incendia, tutti salvi, fa notizia. Nel 2015 ci sono stati, solo negli USA, 174.000 incendi di veicoli a pistoni in strada. 476 al giorno. Ma questo non fa notizia”

    • Vero. E infatti nell’articolo riportiamo quel che dice Tesla. Ovvero che statisticamente le auto con motore endotermico negli Usa si incendiano con una frequenza 10 volte superiore alle elettriche. Ciò non toglie che l’incendio di Los Angeles vada investigato correttamente: può essere un’esperienza preziosa, tanto più che i danni sono solo materiali e il conducente è rimasto illeso.

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