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Il futuro della ricarica: Arera lo immagina così

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Il futuro della ricarica, secondo Arera. Perché e quanto conviene aderire alla sperimentazione per l’aumento gratuito della potenza a 6 kW di notte e nei festivi. Qual è il mix ideale fra ricarica domestica e ricarica pubblica per non stressare la rete e minimizzare i costi. Come si stratificano le diverse componenti delle tariffe di ricarica e cosa potrà farle scendere. Perché ritarda l’adozione su larga scala del vehicle to grid (V2G)  e cosa si può già fare per integrare le batterie auto nel sistema elettrico di casa (V2H).

L’ha spiegato a Vaielettrico l’ing. Emanuele Regalini della Direzione Servizi di Sistema e Monitoraggio Energia dell’Autorità di regolazione per Energia, Reti e Ambiente (Arera) in questa video intervista di straordinario interesse.

ricarica areraRiparte la sperimentazione 6 kW: occasione da non perdere

Arera ha riaperto i termini per aderire alla sperimentazione che consente l’aumento gratuito e senza modifiche contrattuali della potenza a 6 kW dalle 23 alle 7 e nei festivi. Dimezzando così i tempi della ricarica privata dei veicoli elettrici.

I proprietari di auto elettrica dotati di wallbox con collegamento internet e monitoraggio da remoto  hanno tempo fino al 31 dicembre 2024 per fare domanda. Potranno usufruire dei vantaggi fino al 31 dicembre 2025.

Dal 2026 la sperimentazione potrebbe proseguire, ma tenendo conto dell’evoluzione tecnologica delle wallbox di nuova generazione con funzionalità più sofisticate, fondamentali per sfruttare al massimo il V1G (ricarica intelligente flessibile unidirezionale). E potrebbe forse essere estesa ai POD condominiali.

Per i circa 1.600 utenti che hanno già aderito al primo round il rinnovo è automatico. La lista delle wallbox abilitate (che ormai rappresentano l’80% di quelle vendute) si trova nel sito del GSE e nel nostro listino interattivo.

Regalini ci spiega che nei primi 15 giorni di proroga dell’offerta le nuove richieste hanno già superato quota 400. Gli utenti con wallbox collegata all’utenza domestica beneficiano del raddoppio notturno della potenza  risparmiando 250 euro di spese una tantum e circa 75 euro annui. Il beneficio è superiore per chi dispone di un box non collegato all’abitazione e alimentato da un POD dedicato.

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Foto tratta dal sito Sonnen

Meno carico nelle ore più critiche. E la rete elettrica ringrazia

L’obiettivo della sperimentazione Arera, ci spiega Regalini  è «posticipare di 3-4 ore la massiccia richiesta di potenza per la ricarica dei veicoli, alleviando i carichi per la rete nell’orario di picco della prima serata». Questo in previsione di una diffusione di massa della mobilità elettrica, con milioni di BEV connesse,  anziché le attuali 220 mila.

Dal tramonto alle 23, infatti,  viene a mancare l’apporto del fotovoltaico sul fronte delle generazione, mentre sul fronte dei prelievi  si impennano i consumi. In particolare, quelli collettivi e nel terziario  e quelli domestici, anche in vista della diffusione delle pompe di calore. Aggiungere l’avvio della ricarica simultanea di milioni di auto elettriche al rientro dal lavoro alzerebbe di molto la richiesta di picco.

In condizioni così critiche mantenere il bilanciamento della rete presupporrebbe investimenti infrastrutturali per molte centinaia di milioni di euro. Che poi inevitabilmente si scaricherebbero sul rincaro delle tariffe. Viceversa recenti studi realizzati dall’ente pubblico di ricerca RSE Spa mostrano come i costi si potrebbero ridurre fino a dieci volte, progettando in modo ottimale le stazioni di ricarica, la loro localizzazione sul territorio, concentrando i prelievi nelle ore di minor richiesta di energia. Nelle ore notturne e nei festivi, appunto.

Colonnine

La ricarica pubblica non fa eccezione: tariffe biorarie alle colonnine?

L’adozione di queste stesse modalità nella rete di ricarica pubblica e negli ambiti di ricarica privata collettiva produrrebbe ulteriori vantaggi. «Molte ricariche lente, diluite nell’arco della giornata e distribuite sul territorio  – spiega ancora Regalini – si integrano alla rete esistente molto meglio di poche, ad alta potenza, localizzate solo nelle aree urbane e concentrate in poche ore della giornata. Questa è la direzione verso cui ci stiamo muovendo».

Come? Estendendo la sperimentazione ai condomini con ricarica condivisa alle autorimesse di quartiere. Incoraggiando l’introduzione di tariffe biorarie anche nelle colonnine ad uso pubblico.

E introducendo nuove tecnologie che consentono di erogare molto prelevando meno. Per esempio stazioni con accumulo, stazioni con bilanciamento dei carichi di più punti collegati al medesimo POD (load management) di più punti collegati al medesimo POD, stazioni direttamente collegate e integrate con impianti di autoproduzione, da fotovoltaico all’eolico.

tariffe ricaricaRicarica alle stelle: il ruolo di Arera e i costi della “non transizione”

Non stressare la rete elettrica, rallentare e ridurre al minimo i costosi interventi di potenziamento, sfruttare al meglio i momenti di sovrapproduzione elettrica, quando i MWh sono “in saldo”. Parte da qui ogni strategia di contenimento delle tariffe di ricarica pubblica.

Il tema sta a cuore ad Arera, anche se l’Autorità ha  competenza  su due soli dei quattro capitoli che compongono la tariffa al pubblico. «Spetta a noi fissare le tariffe di rete e gli oneri generali di sistema. Sono due voci che non hanno avuto aumenti significativi negli ultimi due anni» dice Regalini. Sono invece variati, e di molto negli ultimi due anni, i costi di approvvigionamento energetico che sono interamente a carico dell’operatore. Il quale può rivolgersi al mercato spot, la cosiddetta Borsa elettrica, oppure stipulare contratti bilaterali con i produttori.

Spiega Regalini: «Questo è un mercato libero e in concorrenza, non soggetto a regolazione pubblica. I prezzi che ciascun operatore riesce a spuntare hanno un peso sul prezzo finale della ricarica, ma non ancora maggioritario.  Buona parte del prezzo è legata al costo industriale,  costituito da investimenti da ammortizzare, gestione del servizio, manutenzione e assistenza. E’ un costo fisso che ogni operatore deve sostenere anche se i prelievi dalla sua rete sono bassi. E oggi, con una diffusione ancora ridotta dei veicoli elettrici, è proprio questo che rallenta  un calo delle tariffe».

ricarica areraIl futuro: le batterie auto al servizio della rete (e della casa)

Arera sta seguendo da vicino anche lo sviluppo delle funzionalità più futuribili dei veicoli elettrici. Tra queste anche la bidirezionalità che permetterà alle batterie di dialogare e interagire con la rete elettrica. «Il principio è interessante – dice Regalini – perchè consente un ulteriore passo avanti nell’efficienza del sistema elettrico. Ma applicarlo non è affatto semplice». Questo spiega perché sperimentazioni avviate già qualche anno fa non hanno ancora prodotto l’introduzione su vasta scala di V2G e V2H.

Richiedono infatti che si allineano e possano parlare la stessa lingua tecnologica le auto, le batterie, le wallbox e i dispositivi di gestione e distribuzione dell’energia. E necessario insomma «uno stretto coordinamento tecnologico fra tutte le componenti del sistema».

Il primo tassello (il protocollo di dialogo fra auto e stazioni di ricarica) è stato codificato dagli enti di normazione internazionali circa un anno e mezzo fa. Gli altri arriveranno forse a fine 2025.    «Poi bisognerà stabilire bene i costi-benefici per gli utenti –commenta Regalini -. Dovranno spendere di più in wallbox più evolute, accettare che le loro batterie siano sottoposte a più cicli di ricarica, infine correre il rischio di ritrovarsi l’auto non perfettamente carica. Come verranno retribuiti per il servizio alla rete?».

Emanuele Regalini conclude con una buona notizia, almeno per chi dispone di auto elettrica, garage di proprietà e fotovoltaico. Smentisce infatti che sia illegale sfruttare la batteria auto come accumulo domestico in funzione di peak shaving. «Non mi risulta che ci siano ostacoli dal punto di vista normativo. Una volta soddisfatti i requisiti tecnologici di protezione richiesti dal distributore per l’immissione in rete di energia autoprodotta con il fotovoltaico, la batteria auto è assimilabile a un qualsiasi accumulo stazionario».

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16 COMMENTI

  1. Io fatico a capire come si fa a vivere in una casa con solo 3kw, a prescindere dalla ricarica dei veicoli elettrici. Tolta la cucina a gas, ogni elettrodomestico è elettrico, più ci sono i sistemi di intrattenimento, allarme, domotica, PC e tablet.
    Io metterei il 6kw a tutti di default, e il trifase 15kw su tutte le case nuove (che tanto con la direttiva case green dovranno essere nogas, quindi con pdc)

    Ps son tornati i popup impossibili. Ok vederne uno, ma dopo che si chiude ne compare uno subito dopo, e cosi via in loop, ne ho contati 10, tutti in mezzo alla pagina mentre tento di scrivere un commento, piu quello nel footer (anche lui continua a riapparire nonostante lo si chiuda), piu i google ads tutti in mezzo alla pagina. BASTA!
    Avevo tolto adblock, devo rimettervelo? Vanificando il motivo stesso per cui avete la pubblicità ???

    • 3KW La potenza impegnata dalla rete ,
      non necessariamente deve corrispondere alla potenza di picco assorbita dall’utente , quanto è grande la sua casa , in quanti ci si vive ecc.

      già oggi con un contratto da 3 kW si può sforare del 33% per 180 minuti ,2 ore per cucinare ad esempio ,che equivalgono a 3990 W

      comunque i computer di oggi non sono quelli di ieri, anche una postazione di gioco superdotata di oggi , non ha gli assorbimenti medi di quelle di 10 anni fa
      l’illuminazione a led consuma un decimo di quella a incandescenza mediamente

      se a questo aggiungiamo i fortunati con le rinnovabili ..
      OGGI, con i powerwall , a maggior ragione si possono accontentare di 3KW impegnati , dato che con opportune impostazioni si può supplire con l’accumulo ai picchi di assorbimento

      se poi aggiungiamo la domotica siamo a cavallo ,
      la Wall Box può essere modulata per ridurre la ricarica in presenza di carichi importanti in casa
      o escludere sospendere attività marginali per qualche ora quando si cucina ,riscaldamento e raffrescamento
      ecc..
      ecc..

      c’è chi in fai-da-te ha impianti off-grid anche di 10KW e contratti di rete di appena 3KW , modulando in automatico o manualmente i propri consumi in base al rinnovabile/accumulo disponibile ,prediligendo l’autoconsumo

      il futuro è tecnicamente , più complesso
      ma non è molto diverso di quello che facevano i nostri avi prima di andare a lavorare nei campi ..

      guardavano il cielo se era troppo nuvolo o era sereno,
      prima di partire per i campi,per la caccia o la pesca
      con i powerwall di oggi spesso si può lavorare in casa per qualche giorno anche senza sole

      my 2 cent

      • Non ci credo proprio che l’utente medio che ha 3kw è quello che è quasi autonomo e per questo gli serve poco dalla rete, su. Anche perchè se fa una settimana di pioggia che si fa, mangi i cibi freddi o ti metti tre maglioni addosso? Ce l’ho anche io una casa nogas, staccarsi dalla rete è una bellissima utopia, specie tra novembre e marzo.

        L’utente medio è quello che scalda e cucina col gas, ha lampadine classiche e prima di accendere il forno controlla anacronisticamente se la lavatrice ha finito di andare, perchè sia mai che si passi a 6kw di potenza. Il passaggio alle case green si fa innanzitutto portando più potenza in casa, altrimenti delle pdc possiamo giusto accendere il display, specie in case con radiatori classici.

        • L’Italia è stretta è lunga Luca
          le case più energivore sono a nord e/o a quote elevate
          lì quello che dici ha un senso

          ma per una volta il centro sud a quote normali , si ha un vantaggio ,energetico e di clima

          comunque la rete nazionale fornisce 3 tagli di contratto monofase

          3 kW
          4,5 kW
          6 kW

          tutti i contratti prevedono la possibilità di sforare del 33% per 180 minuti tutti i giorni ..

          In alcune regioni ,
          cominciano a esserci i primi casi di distacco dal gestore VOLONTARI ..
          c’è gente che sostituisce il gestore con un gruppo elettrogeno di emergenza ,domotizzato;
          e impianto fotovoltaico a isola,
          con batterie stazionarie superiori a 30kWh ..
          impensabile fino a un anno fa per i costi proibitivi ..

          pensandoci bene ,
          se invece di un semplice generatore ,
          se si opta per un Coogeneratore a metano o biometano potrebbe essere una soluzione valida anche per i climi freddi

          tornando alla tecnologia domotica, non mi stupirei di cucine a induzione dotate di batteria in un futuro prossimo ..
          la cucina si carica quando siamo al lavoro a tariffe convenienti e/o quando il nostro fotovoltaico è in sovraproduzione
          e ci garantisce 2 ore al giorno ai fornelli senza prelevare nulla dalla rete o dalla wallbox

          visto i prezzi delle batterie LFP e l’inizio della commercializzazione di quelle al sodio ..

          la mia penso che è un ipotesi tutt’alttro che fantascientifica

          • Funziona così anche qui nel profondo nord eh, anche oggi che era nuvoloso un pò di produzione c’è stata 😛

            Ma se alla una del pomeriggio come da due settimane a questa parte ho riempito i 20 kwh di batterie (guardacaso sono LFP anche le mie) e inizio a buttare in rete 7-8 kw, se non ho il contatore adatto non posso perchè 8 kw da un contatore da 6 non ci passano (ignoriamo il discorso monofase-trifase), oltre che il GSE non ti autorizza nemmeno l’allacciamento di un Inverter di potenza maggiore del contatore.

            Certo, potrei mettere ancora più batteria e tenermi l’elettricità, ma costerebbe troppo e non avrebbe senso, già così sono arrivato in un paio di occasioni a alimentare casa fino alle 4 di notte, a Marzo. Io mi vedo più parte di una comunità che un’isola, se ho elettricità in eccesso la immetto e un altro la usa, piuttosto che mettermi in casa millemila kwh di accumulo che rischio di usare interamente solo pochi mesi all’anno.

  2. Bah.. io ho la wallbox Tesla che è ottima ed economica e integrata con l’app.. e non posso usufruire di questa opportunità per… non si sa quale motivo.
    Di che hanno paura? Che la gente sfrutti l’aumento notturno per consumare un sacco di kwh…. pagandoli??
    Bah.

    • La sperimentazione serve per accumulare dati. Quindi serve una wallbox che possa trasmettere i dati via internet a GSE e Arera. Così l’ho capita io. E mi sembra ragionevole.

  3. la ricarica notturna è solo per lo sfruttamento del nucleare dei nostri vicini
    tra qualche lustro non sarà più così ..
    anzi in alcuni paesi europei, dove il fotovoltaico è cresciuto molto negli ultimi anni
    già oggi non è così
    Spagna ,Portogallo e Grecia
    spero che presto le tariffe delle ore centrali del giorno si abbassino anche in Italia

    io nen credo più nel V2G , Vehicle to Grid
    poteva avere un senso 10 anni fa in fase sperimentale
    troppo complesso e polverizzato per la scala energetica di rete pubblica..
    molto più gestibile per la rete domestica V2H ,Vehicle To Home

    Per la rete pubblica ,credo nel P2G ,Parking To Grid
    parcheggi di supermercati ,centri commerciali , autogrill , dotati di fotovoltaico ,collonnine e ..
    MEGAPACK di qualche Megawatt ora

    per questi tipi di impianto , l’intervento pubblico , non solo è necesssario ma è auspicabile al più presto

    in Francia , hanno messo l’obbligo della copertura fotovoltaica dei parcheggi di aziende, pubbliche,commeciali e industriali

    i miei due sesterzi di rinnovabili gestibili

  4. Salvo errori le Wallbox della omonima marca spagnola non sono incluse eppure sono tra le più vendute…….

  5. Soluzione semplice semplice: costo dell’energia in base al PREZZO ORARIO (PUN).
    Quando c’e’ disponibilità, l’energia costa meno. Quando non c’e’ disponibilità, costa di più. In questo caso ognuno di noi può scegliere se pagare tanto per caricare nei momenti critici, oppure contribuire a stabilizzare la rete.

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