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Vorrei distributori di elettricità come quelli di carburante

distributori di carburante
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Tre lettori ci chiedono grosso modo la stessa cosa: avere una rete di ricarica per auto elettriche il più simile possibile, o addirittua concidente, con quella dei distributori di carburante. E con le stesse modalità di pagamento. Inviate i vostri quesiti a info@vaielettrico.it.

Tre anni in auto elettrica e ho deciso di tornare indietro

Ho letto la lettera di Lorenzo Pagiaro, e devo dire che concordo appieno con quanto da lui descritto. Io dopo tre anni di auto full elettric e 39.000 km percorsi, ho deciso, a malincuore di ritornare all’ ibrido.
Vorrei aggiungere a ciò che ha scritto il signor Pagiaro, che se non si adotterà una politica di distributori di energia simili a quelli tradizionali, il futuro della mobilità elettrica sarà limitato.„ Mirko Giorgetti
Una caso di ricariche HPC da 350 kW installate nei distributori della catena IP. Stessa cosa sta facendo Eni con le colonnine della controllata Plenitude + Be Charge

Come nei distributori di carburante: tettoie e pagamenti in contanti

“Le colonnine rapide vanno installate nei posti di interesse pubblico e nei distributori di carburanti anche delle autostrade. Devono essere munite di tettoie e i display non devono essere esposti al sole, per evitare l’impossibilita’ di lettura.

Deve essere possibile pagare il conto con bancomat o carte di credito e i prezzi devono essere unificati! Ignazio Alafarano

Alla colonnina come dal benzinaio self-service

Sono molto interessato allo sviluppo del sistema di rifornimento alle colonnine pubbliche, penso che un vera conversione alla mobilità elettrica non potrà essere sostanziale fino a che non si potrà andare al rifornimento come ora si va dal benzinaio e provvedere al pagamento con carta di credito o contanti tipo self service senza curarsi di che gestore sia la colonnina e obbligo di contratto o cose del genere.Stefano Mesina

Ma l’auto elettrica non va a fare rifornimento

Risposta-Quindi, se abbiano capito bene, Mirko, Stefano e Ignazio vorrebbero che i distributori di carburante si trasformassero in stazioni di ricarica. O se preferite, che il rifornimento di un’auto elettrica replicasse pari pari l’esperianza di un’auto termica.

Immaginano perciò una rete concentrata e ridotta (oggi i distributori di carburante sono circa 22.000, contro 45 mila punti di ricarica pubblici),  con stazioni di rifornimento in gran parte ubicate fuori dai centri cittadini, spesso nel nulla, in aperta campagna o su grandi arterie periferiche. Dove poi attendere 20-30 minuti per portare la batteria a pieno, girandosi i pollici.

Ci stupisce soprattutto Mirko: se ha gestito così la sua auto elettrica per tre anni e 36.000 km è ovvio che stia meditando di tornare sui suoi passi.

Non è così, però, che si comporta la stragrande maggioranza degli automobilisti elettrici. Con l’auto elettrica non si va a fare rifornimento, ma si fa rifornimento quando l’auto sta ferma. Quel che serve, dunque, è un punto di ricarica ovunque l’auto sia in sosta.

Ricaricare quando si è fermi, dovunque

La compresenza di colonnine di ricarica e distributori di carburante ha un senso nella stazioni di servizio autostradali. Qui l’esempio virtuoso della rete Free to X

Chi dispone di un posto auto privato e può dotarlo di un impianto domestico ricarica sempre a casa propria. Utilizza la rete pubblica solo occasionalmente, nei viaggi più lunghi, facendo coincidere il rifornimento con soste comunque necessarie. Che si tratti di un pasto, della visita a un monumento o di un incontro di lavoro, molto difficilmente si tratterà di un luogo vicino a dove oggi sono collocate le pompe di benzina.

Chi è costretto invece a lasciare l’auto in strada non avendo un box o un garage, ha bisogno di una rete capillare di colonnine lente a cui collegarsi per molte ore di notte o durante il lavoro.  Anche in questo caso la collocazione ideale non coincide con quella degli attuali distributori di carburante, che rispondo ad altre esigenze e sono sottoposti a tutt’altri vincoli.

I distributori di caburante sono un’altra cosa

Le stazioni di ricarica non sono rifornite da autobotti, ma dalla rete elettrica che arriva già ovunque. Le colonnine non erogano sostanze infiammabili. Occupano uno spazio di un m² al massimo. Non richiedono la presenza di addetti. Costano relativamente poco e possono essere installate a decine in ogni strada, ogni parcheggio, ogni cortile aziendale. Perchè non approfittarne?

Eni sta attrezzando con le colonnine di Plenitude+Be Charge alcuni suoi distributori di carburante, selezionando quelli più integrati al tessuto urbano

Anche se la ricarica può durare da qualche decina di minuti a qualche ora, i tempi di connessione e disconnessione restano di poche decine di secondi. Dopodichè l’auto può essere abbandonata: tettoie e protezioni dal sole sarebbero benvenute, ma non sono indispensabili. Un contratto e la relativa RFID card di uno dei principali operatori, tutti interoperabili tra loro, danno già l’accesso immediato al 95% delle colonnine e al pagamento automatico; Bancomat e carte di credito quali grandi vantaggi darebbero? Ignazio chiede la tariffa unica: non ci è bastata l’esperienza della telefonia mobile per capire che la concorrenza è nell’interesse di noi utenti?

Ok, il modello è giusto. Ma deve funzionare

Concludendo: l’auto elettrica ha poco a che fare con l’auto termica. Il pieno di elettroni  ha poco a che fare con il pieno di benzina. La modalità più efficace per rifornire elettricità ha poco a che fare con quello più efficace per rifornire carburante. Di conseguenza replicare il modello del distributore per le colonnine non ha molto senso.

Quello adottato in Italia per la rete di ricarica pubblica dovrà essere potenziato, ma è corretto. E’ molto simile in tutto il mondo, del resto. Che funzioni ancora maluccio, spesso molto male, è fuor di dubbio: è nato appena un lustro fa ed è ancora in rodaggio. E’ lì, sulla qualità, che c’è ancora tanto da fare.

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