Volkswagen accarezza il sogno americano. Dopo lo smacco del “Dieselgate”, sta infatti valutando la possibilità rientrare trionfalmente sulla scena Usa trasferendovi il progetto di una gigafactory di batterie, inizialmente pianificato in Est Europa. Sfrutterebbe così i super incentivi messi sul tavolo dall’Amministrazione Biden con il suo Inflation Reduction Act (IRA) da 369 miliardi di dollari. Al gruppo di Wolfsburg potrebbero toccare fino a 10 miliardi di dollari di sussidi.
VW gioca su due tavoli: Washington e Bruxelles
La notizia è stata pubblicata dal Financial Times, specificando che una decisione non è ancora stata presa. Volkswagen gioca su due tavoli: mentre lascia filtrare il progetto amiricano – ha già ha pianificato uno stabilimento da 2 miliardi di dollari per produrre pick up elettrici con il nuovo brand Scout riservato al mercato Usa -, aspetta segnali da Buxelles che potrebbe rispondere all’offensiva di Washington con un suo Net Zero Industry Act, in discussione la prossima settimana.
Dovrebbe prevedere un temporaneo allentamento delle regole sugli aiuti di Stato, consentendo ai singoli governi di erogare sussidi diretti alle imprese nazionali dell’automotive. Ma Volkswagen sa bene che non tutti i Paesi sono favorevoli. L’Italia, per esempio, si è già detta contraria non avendo una sufficiente capienza di bilancio.
In ballo i 369 miliardi di dollari del piano Biden
Volkswagen ha programmato di realizzare 6 Gigafactory di batterie entro il 2026 attraverso la società satellite PowerCo. La nuova capacità totale è di 240 GWh, suddivisa tra i siti di Salzgitter, in Bassa Sassonia, Sagunto, in Spagna e una terzo previsto tra Ungheria, Polonia, Slovacchia o Repubblica Ceca. Sarebbe questo il progetto da trasferire negli Usa. Si sa per esempio che in gennaio il gruppo tedesco ha avviato la ricerca di un sito nello stato canadese dell’Ontario.
Anche la svedese Northvolt, partner di Vw (che detiene il 20% delle azioni), si è espressa a favore di una migrazione negli Stati Uniti dove otterrebbe vantaggi per 8 miliardi grazie ai fondi dell’IRA.
I rischi per l’Europa? Perdere metà degli investimenti
Altre aziende europee sarebbero intenzionate a fare lo stesso, convinte anche dai road show dello scorso autunno da parte di numerosi Governatori americani. Così il piano di Biden presentato come una mossa per contrastare lo strapotere elettrico della Cina, sta rischiando di assestare un durissmo colpo alla conversione dal termico all’elettrico della filiera automotive europea.
Transport & Environment (T&E) ha stimato che dei 50 progetti di gigafactory europee (potenzialità produttiva per 1,2 TWh di batterie, capaci di equipaggiare 18 milioni di veicoli) il 50-60% potrebbe emigrare verso l’America.
La Commissione europea presenterà martedì 14 anche il Critical Raw Materials Act, uno strumento per ridurre la dipendenza dalla Cina per le materie prime necessarie alle tecnologie dell’elettrificazione. Si va dall’apertura di nuove miniere di litio, altri metalli preziosi e Terre rare in Europa, agli impianti di raffinazione fino ad accordi con grandi Paesi produttori non asiatici, come il Canada.
Da Volkswagen un ultimatum in 5 punti a Bruxelles
Thomas Schmall, membro del Consiglio di Amministrazione di Volkswagen AG e CEO di Volkswagen Group Components, dopo un incontro con i tre Commissari europei Maroš Šefčovič, Margrethe Vestager e Thierry Breton ha postato sul suo profilo Linkedin i quattro punti chiave per contrastare l’offensiva americana dell’IRA.
Sono:
-Un programma di aiuti di stato semplice e potente.
-Una forte strategia per le materie prime, che coprono l’80% dei costi delle celle.
–Energia verde a prezzi inferiori a 7 cent/kwh.
-Lo sviluppo di nuove tecnologie e nuovi design per gli impianti di produzione delle celle.
–Più velocità nel mettere a terra i piani di sostegno.