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Batterie made in Usa: grazie all’IRA costeranno la metà?

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Le batterie per autotrazione made in Usa potrebbero costare ai produttori fino alla metà di quelle attuali, e certamente molto meno di quelle prodotte in Europa. E’ l’effetto dell”Inflaction Reduction Act che stanzia generosi aiuti di Stato. Buone notizie per gli automobilisti elettrici, ma grossi grattacapi per l’industria europea.

batterie made in usa
Le celle di Tesla, batterie made in Usa per eccellenza

L’ Inflation Reduction Act varato dall’amministrazione Biden include un lungo elenco di misure volte a promuovere la mobilità elettrica e le energie rinnovabili. Quello che ha attirato l’attenzione maggiore è stato il sistema rinnovato di crediti d’imposta per gli acquisti di veicoli elettrici.

Pioggia di miliardi alle aziende per produrre negli Usa

Tuttavia, come scrive la rivista specializzata Car and Driver , c’è un’altra disposizione che potrebbe finire per avere un impatto molto maggiore sui prezzi dei veicoli elettrici, oggi il fattore più penalizzante per l’adozione dei veicoli elettrici. Parliamo della Sezione 45X del provvedimento che prevede 10 anni di finanziamenti pubblici per la produzione di batterie e di altri prodotti di energia rinnovabile. Sono incentivi  abbastanza generosi da rimborsare un produttore per una grossa fetta del costo di costruzione di una batteria. Però per averne diritto le aziende devono costruire le loro batterie negli Stati Uniti.

E’ una forma di aiuti di Stato alle imprese che contrasta con le regole del commercio internazionale poichè falsa artificiosamente i rapporti di competitivtà fra diverse aree economiche. Non a caso ha suscitato un allarme generale nell’Unione Europea, che risponderà a sua volta con un’allenamento delle proprie regole interne, come si è deciso nel vertice dell’altroieri.

Lo Stato rimborsa 45 dollari per kWh

Secondo gli esperti del settore batterie per autotrazione la misura contenuta della Sezione 45X dell’IRA potrebbe ridurre da un terzo a metà il costo totale di qualsiasi batteria per veicoli elettrici se realizzata con celle e pacco fabbricati negli Stati Uniti. Il sussidio copre infatti 35 dollari per chilowattora per la produzione di celle della batteria, più 10 dollari per la produzione di pacchi batteria. La nuova legge, insomma, ha il potenziale per rendere le batterie statunitensi così economiche da attrarre tutti i produttori verso il Nord America.

E poichè si continua a prevedere, in prospettiva, un calo generalizzato nei costi di produzione delle batterie una volta superato il collo di bottiglia temporaneo negli approvvigionamenti delle materie prime, il valore fisso dei sussidi di Sstato assumerà via via una crescente incidenza percentuale, arrivando ad abbattere fino al 50% il costo per chi produce negli Stati Uniti.

La piattaforma con le batterie Ultium (Photo: Steve Fecht per General Motors)

Sembra un’offerta che una casa automobilistica non può rifiutare. Il Congressional Budget Office ha previsto che i costi per lo Stato ammonterebbero a circa 30,6 miliardi di dollari in 10 anni.

Tutte le gigafactory in rotta verso di Usa

ev bidenMa partendo dall’enorme elenco di nuovi impianti di produzione già annunciati l’anno scorso (secondo il Wall Street Journal per un valore di 73 miliardi di dollani negli Usa e di 300 miliardi di dollari a livello globale) e valutando che una gran parte di questi sarà dirottato verso il Nord America, l’onere per le casse federali di Washington potrebbe toccare 136 miliardi di dollari.

Tesla prevede di guadagnare fino a 1 miliardo di dollari in crediti d’imposta sulle su batterie made in Usa quest’anno. Ford prevede di incassare oltre 7 miliardi di dollari dal 2023 al 2026 e il CEO Jim Farley ha recentemente previsto un “grande aumento dei crediti annuali” a partire dal 2027. Il CFO di GM Paul Jacobson ha detto ai giornalisti che la sua azienda spera di ottenere circa 300 milioni di dollari quest’anno e che i crediti alla fine varranno da 3.500 a 5.500 dollari per veicolo veicolo.

L’Europa si preoccupa: sarà guerra dei prezzi?

E’ chiaro che un vantaggio del genere potrebbe cambiare totalmente le carte in tavola nel mercato mondale dei veicoli elettrici. Le case auto americane avranno due opzioni: tagliare drasticamente i prezzi di listino, buttando fuori mercato i costruttori non amiricani, oppure aumentare i margini, che per tutti sono molto risicati sulle BEV, ad eccezione di Tesla.

Proprio Tesla ha appena tagliato i listini, timidamente seguita da Ford, mentre i Europa nessuno finora ha osato seguirle. Ma nei prossimi anni, quando le nuove gigafactorty americane cominceranno a mettere sul mercato le loro batterie, potremmo assistere a una vera e propria guerra dei prezzi. E l’industria europea rischia di combatterla con una mano legata dietro la schiena.

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39 COMMENTI

  1. In EU da decenni diamo incentivi all’acquisto di auto che sono prodotte in buona percentuale (anche quelle endotermiche) fuori Europa; a me è sempre sembrata una strategia stupida, ma i grandi economisti erano d’accordo. Ora gli USA fanno la cosa più ovvia, danno incentivi alla produzione locale invece che all’acquisto, e in UE si rendono conto che questa strategia è molto più vantaggiosa degli incentivi all’acquisto. Io non farei ammnistrare nemmeno il mio condominio a simili geni.

      • Da quanto vedo, da quando è iniziata la globalizzazione gl italiani stanno peggio sotto tutti i punti di vista, anzi no, ora possono comprare magliette a 2 euro. Bel progresso, in effetti.

        • possono anche diventare il secondo esportatore europeo con saldi attivi record della bilancia commerciale

          • Sono d’accordo. Purtroppo questo, chissà perchè, o forse proprio per quello, non si riverbera nè sul reddito nè sulla qualità della vita della stragrande maggioranza degli italiani.

          • Lei non si ricorda il “paradiso” degli anni 70-80. Gli assegnini, i travel cheque, l’inflazione al 20%, le svalutazioni della liretta. Io si.

          • Avendo la sua età purtroppo li ricordo benissimo. Ma non ricordo ne la precarietà del lavoro, ne l’impoverimento della classe media e bassa. E non lo dico io, lo dicono le statistiche. Anche quelle del giornale di cui faceva parte.

      • Tra la delocalizzazione selvaggia (che ci sta portando verso la deindustrializzazione) e l’autarchia c’è una bella distanza, limitare la delocalizzazione non vuol dire per forza autarchia. Gli USA hanno capito che troppa delocalizzazione comporta anche di dover dipendere troppo da stati non affidabili in troppi settori, e questo si somma ai problemi economici e sociali della deindustrializzazione che non sono affatto secondari, anzi, ed ecco che attuano misure per arginarla. L’UE si sta muovendo troppo lentamente, la questione Boeing vs Airbus non ha insegnato niente di qua dall’Atlantico, solo a puntare il ditino senza poi fare granché. Certo, ci sono misure di sostegno anche in UE per la ricerca nel campo delle batterie, delle altre tecnologie legate alle EV e perfino per lo sviluppo di gigafactory, ma sono misure piccole rispetto a ciò che avviene oltreoceano, tanto che non li avete (e non è affatto una critica) neanche citati nell’articolo, del resto non li citano neanche i nostri “puntatori di ditino” di Bruxelles…

  2. Se servono a stimolare investimenti e produzioni interne sono la soluzione migliore.
    Creano un circolo virtuoso specialmente se legato a ciò che viene prodotto e non soldi a pioggia senza cognizione che invece creano l’effetto contrario di fare aumentare i prezzi dei beni a causa dell’aumento della domanda.
    Se invece generano un possibile aumento dell’offerta i prezzi tendenzialmente dovrebbero scendere e in questo modo ne usufruiscono tutti i contribuenti e tutti gli operatori nel settore diretti e indiretti.
    Non vedo proprio quale sia il problema se noi siamo incapaci non è colpa loro.

  3. 30 miliardi di aiuti di Stato.
    L’europa ne spreca ed intende sprecarne ben di più su progetti a perdere (esempio armamenti vari), TAV inutili e via dicendo, ma non ne ha per produrre posti di lavoro in loco per attività che come minimo serviranno per 50 anni.
    E questo indipendentemente dal fatto che personalmente sono contrario ad incentivi che, almeno da noi, manco servono per ridurre i prezzi dei prodotti già elevatissimi.

  4. Giusto per capire: il governo iu es ei devolve una paccata di miliardi (dei contribuenti) ai costruttori che lavorano in house, così (teoricamente) si possono abbassare i prezzi (forse) all’acquisto di bev da parte degli stessi contribuenti.
    Bidè così si vanta nel mondo di essere ecologico (coi soldi altrui) e riceve pure applausi..

    Ma nel tco si conteggerà?

    • Fare gli ecologici con i soldi altrui, credo, è quello che succede per forza di cose dovunque ci siano gli incentivi sull’elettrico, in questo casi la differenza è che cosí si stimola l’economia nazionale mentre negli altri casi si beneficiano anche i costruttori stranieri quando vengono acquistati i loro modelli. Diciamo che è stata una mossa inevitabile per fare concorrenza a quelli della grande muraglia.

    • Ernesto va considerato in prospettiva: fare un maxi investimento negli USA per diventare i “re” del mondo delle auto elettriche significa avere un dominio tecnologico e politico per tanti anni a venire, significa che gli USA tornano ad essere il paese in cui andare ad investire ma soprattutto a produrre.

      Hai presente quando oggi diciamo che alla fine è tutto prodotto in Cina? Ecco, se gli USA riescono a riprendersi parte della produzione che oggi è fatta in Cina, lo scenario cambia. Questo riguarda l’elettronica (i chip, Taiwan, …) ma anche l’auto cinese dove gli USA hanno iniziato per primi (con Tesla) ma dove rischiano di cedere il dominio ai cinesi (a CATL e BYD), da qui la mossa di Biden.

      Sinceramente li preferisco quando competono così i paesi che non quando investono in armi nucleari …

  5. Il green non ha niente a che fare con l’ecologico. E’ una nuova forma di investimenti per mettere i competitori a ko con la scusa che si inquina meno. Ma dell’inquinamento non gliene frega niente a nessuno. Bisogna investire sul verde, altrimenti sei fuori mercato. E’ una guerra per mettere a ko chi non si adegua ad usare la tecnologia. Poi ti raccontano che bisogna acquistare l’auto elettrica perché costa meno. Non lasciamoci abbindolare.

    • Credo anche io che ci sia un progetto per danneggiare i competitor meno ricchi. Infatti la “cara” Europa fa spendere miliardi su miliardi per comprare auto elettriche , per ristrutturare le case migliorando la classificazione energetica (e mantenere milioni di migranti senza far molto) . Molti Paesi più ricchi, che possono farlo senza pensieri, diventeranno ancora più ricchi mentre i più poveri saranno sempre più “schiavi” e dovranno arrancare. Sarò fissato…

      • “e mantenere milioni di migranti senza far molto”
        Rapporto di concausalità? Non pervenuto.
        Indicatore di mentalità e di competenze economiche? Pervenuto.

        • già quando iniziano a farfugliare che “ti raccontano…” non bisogna dargli troppo peso.
          ci mancava solo uno “”sveglia!!!1one!!1!”” per chiudere in bellezza

  6. Questi, prima delocalizzano, globalizzano, impongono leggi draconiane sugli aiuti di stato alle imprese. Poi mettono dazi impongono sanzioni, danno miliardi in aiuti statali alle imprese che lavorano nei settori fondamentali per la lotta al cambiamento climatico, fregandosene di tutti e delle regole da loro imposte e l’Europa e il resto del mondo devono accettare di lottare con le braccia legate. Quando cominceremo a pensare ai nostri interessi noi europei? Pensiamo di rimanere stati a sovranità limitata per sempre?

  7. A parte le guerre commerciali è così che si fa! Stabilire un metodo ( contributi, sgravi fiscali ecc ) a medio o ( meglio) a lungo periodo non le indecenze nostrane. Politica che guarda lontano e a colori non come i politicanti in bianco e nero:mediocri e ignoranti!

    • Quando dicevo che il piano europeo sulle auto elettriche era peggiore di quello di Biden sono stato deriso. Questo articolo dimostra che ho ragione, magari l’avesse adottato l’Europa un piano così, da noi invece hanno solo pensato a proibire le auto a benzina dal 2035 (negli USA invece no!) senza fare nulla di concreto per organizzare la produzione della auto elettriche qui e soprattutto garantire prezzi bassi.

      Von Der Leyen go home!

        • Perdonami Massimo ma nell’articolo leggo:
          …”costi per lo Stato ammonterebbero a circa 30,6 miliardi di dollari in 10 anni.”…

          31mld in DIECI ANNI sono soldi? Sono spicci NON soldi per l’UE che ha un PIL di 16000 mld€.

          Se non lo facciamo cosa faremo ci arroccheremo sulle ICE? In pratica saremo in mano ai produttori di petrolio.
          Oppure ci faremo piallare sul campo delle BEV.

          Di certo non possiamo permetterci nessuna delle due ipotesi

          • I 31 miliardi di dollari sono lo stanziamento del budget, ma la stima è che questa misura costerà 136 miliardi, a regime. Non sono bruscolini nè per gli Usa nè per l’Europa. Sono sovvenzioni a pioggia erogate per portare investimenti negli Stati Uniti e sottrarli ad altri Paesi. Questa si chiama guerra commerciale, ed è in contrasto con le regola del commercio internazionale. Un po’ come i paradisi fiscali.

          • Massimo non me la far mettere in politica, ma la sottomissione dell’Europa agli USA è drammatica. Gli USA fanno un piano per penalizzare l’import dei modelli europei perché non prodotti in loco e noi che aspettiamo a rispondere a tono? Ah, già, vero, c’è stato quel ministro e quel sottosegretario che a mezza bocca hanno detto qualcosa che suonava come sì, no, forse, vedremo, faremo anche noi e poi si sono messi a piangere …

            Gli USA i loro interessi li sanno curare molto bene, noi invece siamo bravissimi a spararci sui piedi. Stiamo distruggendo il nostro patrimonio motoristico e stiamo regalando quote di mercato a cinesi e americani, tutto questo per il furore ideologico. Cosa rimarrà della produzione industriale europea? Qui finisce come il cinema: un tempo noi italiani la comandavamo, negli USA erano pazzi dei nostri film, dei nostri registi, dei nostri attori, oggi siamo scomparsi. Finirà così anche per le auto.

          • L’ultlimo vertice europeo è stato tutto dedicato alle strategie di risposta a IRA. Solo in Italia abbiamo cazzeggiato sul “rango” di Giorgia Meloni.

      • -hanno solo pensato a proibire le auto a benzina dal 2035 (negli USA invece no!) senza fare nulla di concreto per organizzare la produzione della auto elettriche qui e soprattutto garantire prezzi bassi.-

        Ecco, bravo, hai sintetizzato molto bene quello che penso quando parlo di incompetenza da parte della UE.

        • Come ho già detto a Enzo, non è affatto vero che l’Ue ha solo imposto lo stop alle auto a benzina. Leggiti il Green Deal, il New Generation Eu e il “Fit for 55%”. E il dibattito in corso sull’allentamento dei vincoli agli aiuti di Stato. Poi, se vuoi, entra nel merito.

          • Ovviamente potremmo sprecare fiumi di inchiostro.
            La mia idea, quindi per sua natura emendabile, è che l’UE ha voluto fare del dirigismo senza avere il coraggio di arrivare fino in fondo.
            Ha tirato il sasso (dal 2035 si farà questo e quest’altro) ma poi ha nascosto la mano (il “come” lo deciderà il mercato e i suoi attori)

            Benchè di animo assai “liberale”, in “casi grossi” tipo questo cambio di paradigma resto dell’idea che un po’ di dirigismo “convinto” funzioni meglio del “laissez faire”.

            Riassumendo all’osso, avremmo dovuto seguire l’esempio della Cina, che non solo ha deciso il cosa, ma ha anche spinto tantissimo per puntare sulla diffusione di piccoe vetture elettriche a prezo abbordabile. Andando a “tacitare” quasi sul nascere un sacco di diffidenze, visto che con questa mossa un sacco di gente ha visto subito che il cambio richiede sì dell’adattamento, ma in fondo non è una tragedia.

            Si sarebbe potuto dire, per esempio: care case costruttrici niente euro 7 che tanto ormai cambia poco tra 6 e 7, sotto a progettare solo elettriche con sgravi e sovvenzioni, zero emissioni dal 2035, e magari dal 2030 con forti agevolazioni fiscali e quant’altro si parte in full electric con le segmento A e le segmento B, elettriche che dal 2027 però devono già essere pronte e coesisteranno alle condizioni fiscali vantaggiose di cui sopra con le ultime a benzina.

            Partendo dalle più piccole, fortemente calmierate per legge, probabilmente tanti timori sarebbero venuti meno.

            Invece si è detto: lasciamo fare al mercato per l’amor del cielo, mica siamo socialisti. E i risultati li vediamo. SUV da 5 metri, roba costosissima, rincorsa inutile sulle prestazioni, ansia da autonomia curata a botte di batterie da 100 kw e via discorrendo.

            E tutto ciò proprio a svantaggio degli obiettivi climatici, visto che più una batteria è grossa e l’auto pesante più si dovrà far chilometri per pareggiare la CO2 e, non da meno, visto che i “grandi inquinatori” tutto sommato non sono i veicoli che viaggiano tanto in autostrada quanto piuttosto (come citavi nel tuo ottimo articolo) quelli che stanno in coda nelle città. Dove guardacaso stravincono le vetture piccole.

            Affidandosi alla mano santa del mercato, per non aver avuto il coraggio di fare le cose fino in fondo, e partendo di fatto da una posizione di debolezza rispetto agli altri competitor, stavolta L’UE ha messo la volpe a guardia del pollaio.
            E i risultati non è che “li vedremo”, ma li stiamo già vedendo tutti, sia a livello produttivo sia politico.

            Ecco perchè parlo di incompetenza, demagogia e supponenza.
            Peccato, mi spiace, lo dico sinceramente.

          • Parole grosse, Alessandro. Ti ricoldo che l’Unione Europea è l’unico firmatario del Prorocollo di Kyoto ad aver raggiunto, anzi superato gli impegni-obiettivo di riduzione el 20% delle emissioni di CO2 ripetto al 1990. E per prima ha rilanciato sugli obiettivi dell’Accordo di Parigi, per prima ha varato il Green Deal, per prima ha approvato il pacchetto “Fit for 55%”. Denfirla incompatente, demogogica e supponente mi pare una grossolana semplificazione.

          • Il fatto che la UE sia stata in grado di fare quello che dici tu non lo nega nessuno, ma non è scritto da nessuna parte che siccome ha fatto quello allora non può che far bene anche quell’altro. Secondo me, da persona che in questo mondo ci pascola da una vita, in questo specifico aspetto della transizione energetica l’UE non ne sta indovinando mezza, confondendo la tattica con la strategia.

            Per quanto riguarda la necessità di contrastare i cambiamenti climatici, io sono d’accordo con te, ci mancherebbe. Però nutro una profonda disillusione nei confronti “dell’esssere umano medio”. Il quale difficilmente se la prende col governo se piove troppo, piove troppo poco o fa più caldo del solito. Tant’è che “Piove governo ladro” è un emblematica barzelletta. Al contrario il cittadino medio è prontissimo e lestissimo a prendersela con le istituzioni nel caso che anche solo percepisca un decremento pur minimo del suo livello di vita. Adesso, non dico assolutamente che ci si debba parametrare solamente su quello. Perché sarebbe un arrendersi alla “pancia”. Ma dare l’impressione di non volerne minimamente tenere conto… Ecco diciamo che a casa mia quello si chiama “andare un po’ a cercarsela”. 😉

        • Massimo lo conosco il piano europeo, è una iperbole dire che non hanno fatto nulla, è che allo stato attuale quello americano sembra molto più efficace in prospettiva, tutto qui

    • Verissimo.
      Prendendo il discorso alla larga la transizione affidata al libero mercato si evolve in regressione. Se la politica al governo non indirizza efficacemente le cose ci ritroveremo con spreco di mezzi senza favorire la realizzazione dell’obiettivo.
      Vero è ben, Cavallini, che USA può tranquillamente indebitarsi mentre EU ci deve andare cauta. Italy poi non ha un soldo in cassa…

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