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I piani di Northvolt, la batteria green europea anti-Tesla

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Peter Carlsson guida Northvolt, la risposta europea allo strapotere asiatico nelle batterie.

I piani di Northvolt, la grande fabbrica europea di batterie che sta per entrare in funzione in Svezia, 200 km a sud del Circolo Polare Artico. È guidata da un manager, Peter Carlsson, che ha lavorato a lungo con Elon Musk in Tesla.

i piani di NorthvoltI piani di Northvolt, con soci come Volkswagen, BMW e…Spotify

Carlsson ha un’idea ben precisa in testa: fare le batterie per veicoli elettrici più ecologiche al mondo. Perché è proprio nella produzione delle celle che le EV hanno l’impatto ambientale più critico. Ma ora deve dimostrare ai grandi investitori che hanno creduto in lui di poter mantenere la promessa, dato che Northvolt comincerà a produrre nei primi giorni del 2022. I soldi non gli mancano: Northvolt ha raccolto 6,5 miliardi di dollari da una platea molto variegata di investitori. Si va da BMW a Volkswagen, dalla Comunità Europea al fondatore di Spotify, Daniel EK. E in casa ha già contratti di fornitura con grandi Case auto per 27 miliardi di dollari. Ma sfidare colossi orientali come Panasonic , LG Chem e CATL non è facile partendo da zero. L’ambizione è di produrre batterie per oltre 1 milione di EV all’anno nello stabilimento di Skelleftea, città mineraria svedese non lontana dalla casa di Babbo Natale. Per poi aprire almeno altre due fabbriche.

i piani di Northvolt
Un’immagine stata all’interno dei lavoratori di Northvolt.

I piani di Northvolt: una complessa catena di approvigionamento

Carlsson è stato capo della produzione e della catena di approvvigionamento di Tesla fino all 2015. “Durante i miei anni con Elon Musk ho imparato quanto sia divertente costruire e scalare, e anche quanto sia molto impegnativo“, ha detto alla Reuters. “Ci sono sempre problemi di catena di approvvigionamento quando inizi a scalare … Penso che questo sia qualcosa su cui saremo molto, molto concentrati durante i prossimi due anni“. Non è un lavoro facile, il suo. I richiami per difettosità delle batterie che hanno riguardato diversi modelli elettrici negli ultimi anni dimostrano quanto  sia impegnativo produrre su larga scala. Oltre alla complessità di creare le catene di approvvigionamento di materiali rari, con rischi sia aziendali che geopolitici. L’acquisto di materie prime come litio e cobalto avviene spesso in zone in cui le lavorazioni avvengono in condizioni di sfruttamento della manodopera.

i pani di northvoltCaccia ai migliori talenti: molti arrivano dall’Oriente

E poi c’è un’altra grande difficoltà: assicurarsi i talenti per affrontare una grande sfida industriale e tecnologica. Secondo la Reuters, Northvolt impiega oggi circa 2.500 persone provenienti da 108 paesi e prevede di aggiungere altri 5.000 ingegneri nei prossimi cinque anni. Ma la competizione nelle risorse umane è spietata. Colossi asiatici come LG e Samsung SDI stanno aprendo stabilimenti in Europa e sono a caccia di tecnici qualificati. Lo stesso stanno facendo altre start-up del settore e, soprattutto, Tesla sta reclutando il personale per la sua gigafactory di Berlino. Skelleftea, con il suo clima rigidissimo, non è esattamente il posto ideale in cui vivere e questo è un handicap per Skelleftea. A favore della città svedese giocano solo le credenziali ecologiche: quasi tutto funziona con energia rinnovabile, da idroelettrioa ed eolico. E anche la fabbrica Northvolt sarà alimentata da rinnovabili al 100%, con un impianto per riciclare le batterie.

i piani di nortvolt
Peter Carlsson a caccia di talenti.

“Lo stipendio non basta, vogliono un progetto, far parte di una missione…”

Con le nuove generazioni, con gente di abilità e talento, uno stipendio non è sufficiente, vogliono uno scopo, vogliono essere parte di una missione“, spiega Carlsson nell’intervista alla Reuters. E così a ogni dipendente viene offerto una piccola quota azionaria dell’azienda, per renderlo partecipe del progetto. Non solo: Northvolt sta allestendo un intero ecosistema per accogliere il personale proveniente dalla Corea del Sud, dal Giappone e dall’India… Con alloggi e attività sociali sponsorizzate, tra cui hockey su ghiaccio e sci di fondo. Sono previsti addirittura elicotteri elettrici per collegare l’aeroporto di Skelleftea con la fabbrica. Il punto di caduta è raggiungere qui una capacità di produzione di 60 gigawattora, per conquistare una quota di mercato di almeno il 20-25% in Europa entro il 2030. Quassù, a un passo da Babbo Natale…

—  Leggi anche: la Volkswagen strappa a Apple Soonho Ahn, il mago delle batterie

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8 COMMENTI

  1. Quindi ad oggi è solo un progettino che non ha prodotto una sola batteria. La prima gigafactory in Europa di dimensioni decenti sarà dunque quella di Tesla a Berlino, rimarco, quella della americana Tesla con tecnologie americane. Con buona pace degli eurocrati.

  2. Quello che non vedo ancora è la diversificazione delle batterie ..
    se fino ad oggi è stato normale usare il litio per tutto; dall’elettronica di consumo all’automotive
    oggi con l’aumento delle domanda per batterie automotive e stazionanarie per le rinnovabili
    credo che sarebbe utile e necessario che si creino delle specializzazioni nella produzione di batterie

    le LFP per quanto economiche e versatili , imho sono troppo costose per “sprecarle” per le STAZIONARIE per rinnovabili
    molto più promettenti, economiche e ecosostenibili le ioni di sodio e le ferro aria
    lo sviluppo di queste batterie ,secondo me , è addirittura più importante di quelle per automotive
    che già oggi,secondo me, coprono le esigenze del 90% degli utenti

    la rivoluzione elettrica passa per le batterie stazionarie da abbinare alle fonti rinnovabili
    prima si sviluppa questo settore , prima trainerà tutto il resto

    i miei due centesimi di scenario progressista

    • Si questo concordo pienamente, bisogna diversificare e trovare nuovi materiali per aumentare lo stoccaggio fisso, se anche pesasse il triplo con un ottima resa e un costo sostenibile, tutto il litio resterebbe per automotive.
      In realtà ci sarebbe già degli accumulatori ad idrogeno ( trasformano acqua in idrogeno tramite impianto fotovoltaico, poi al esigenze riconvertono idrogeno in elettricità) ma ancora troppo oneroso 🤷 da quel che ho letto.

      • la produzione di idrogeno verde è molto energivora
        usare l’idrogeno prodotto per riconvertirlo in energia è sprecato
        meglio usarlo per l’ammoniaca,concimi per l’agricoltura o la metallurgia

        tra i sistemi di accumulo , che sprecano meno energia
        c’è il pompaggio dell’acqua in quota per i bacini idroelettrici
        o di recente sperimentazione la compressione dei gas
        la compressione di c02 è il più efficiente di questi sistemi
        ma siamo lontani come efficienza dall’accumulo nelle batterie dove gli sprechi in attrito e calore sono minimi

  3. Da possessore di Tesla: fantastico.
    Io non faccio il tifo per il brand, faccio il tifo per il futuro dei miei figli (beh, anche mio…)!
    Contentissimo che nasca una realtà così in Europa e che possa davvero fare concorrenza a Tesla. La concorrenza fa bene A NOI TUTTI.
    E, con un po’ di campanilismo, spostiamo anche la bilancia da questa parte del mondo.
    Ottimo che la produzione avvenga con rinnovabili (e chi li sente, dopo, quelli che “Ma le batterie inquinano!!1!” ?).

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