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UBCO 2×2 Special Edition, l’avventura su due ruote motrici

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Una nuova edizione limitata del ciclomotore elettrico a due ruote motrici dell’azienda neozelandese UBCO, ancora poco conosciuto in Italia. UBCO 2×2 si presenta in versione “avventura” ancora più accessoriato e versatile su ogni tipo di terreno.

Versatilità, agilità, divertimento. Rispetto per l’ambiente. Passa il tempo ma l’essenza della mobilità elettrica su due ruote guarda ancora, e per fortuna, a queste caratteristiche basilari. Con buona pace dei fanatici degli orpelli estetici e delle mirabilie tecnologiche.

In un settore in fervente espansione come quello degli scooter a zero emissioni, ripartire dalle “basi” non vuole dire fare necessariamente un passo indietro. Anzi. Ne sa qualcosa UBCO, marchio neozelandese che in questi giorni sta rilanciando il suo modello di punta, il 2×2, un progetto datato 2014 ma talmente innovativo da anticipare un trend di settore oggi molto attuale. Quello dei motorini elettrici versatili su ogni tipo di terreno, agili, resistenti, con buona capacità di carico, totalmente minimal nello stile ma utili e duttili per lo scopo per cui sono stati costruiti.

Strada o sterrato, purchè elettrico

Il mercato comincia ora ad interessarsi a questo specifico segmento – citofonare CAKE ad esempio – che i ragazzi neozelandesi ideatori del 2×2 avevano già sondato 8 anni fa, lanciando un’inedita tipologia di ciclomotore con trazione a due ruote motrici, pensato per gli spostamenti degli agricoltori sulle strade sterrate e irregolari delle campagne locali.
Un’intuizione felice (il 2×2 è stato anche premiato), tanto che l’azienda ne ha poi fatto una versione “street legal”, esportandola fuori dai confini nazionali e facendosi un nome soprattutto negli Stati Uniti.

Oggi, come detto, il brand neozelandese è tornato su piazza, svelando una nuova Special Edition del modello. Nelle intenzioni di UBCO essa vuole combinare “la comprovata robustezza del fuoristrada con stile e funzionalità aggiuntive, per colmare il divario tra i grandi spazi aperti e la vita di tutti i giorni”.

Accessoriata di tutto punto

Di fatto siamo di fronte ad una versione più accessoriata rispetto a quella standard. Un arricchimento di dotazioni che la rendono ancora più adatta all’avventura e al divertimento, pur non sacrificando mai il suo essere prima di tutto un veicolo utile agli spostamenti.

Questa edizione speciale permette una maggiore possibilità di personalizzazione. Vengono confermati i due portapacchi integrati (anteriore e posteriore), così come lo spazio sul manubrio dove montare eventuali accessori. Tra le novità di serie le due borse in tinta resistenti e rimovibili: una centrale con capienza da 12 litri (posta sopra la batteria) e una posteriore fino a 30 litri, grazie agli scomparti espandibili.

Per il trasporto di varie ed eventuali si possono utilizzare anche le speciali cinghie multiuso Pronghorn di Giant Loop, agganciabili al telaio resistente, e a vista, del motorino.
Tra gli accessori anche un nuovo supporto per smartphone Peak Design, protetto dalle vibrazioni e dotato di blocco magnetico.

Nuovi anche i colori e le grafiche, con l’accattivante verniciatura verde militare a rendere il tutto molto “wild”.

Due motori e autonomia fino a 120 km

La Special Edition non presenta invece cambiamenti a livello tecnico, confermando le peculiarità principali del modello originario. Tra queste spiccano la trazione integrale, garantita dai due motori da 1 kW posti sui mozzi delle ruote (quindi niente trasmissione), il telaio essenziale e robusto, una capacità di carico di 150 kg e la batteria da 3,1 kWh facilmente estraibile.
Trattandosi di ciclomotore, la velocità è limitata a 45 km/h, mentre l’autonomia massima dichiarata è tra i 100 e i 120 km.
Tempi di ricarica indicati tra le 4 e le 6 ore con il carica-batterie rapido incluso.

Per rendersi più “adventure”, 2×2 UBCO SE ha un impianto frenante rivisto più efficiente, le ruote da 17″ e gli pneumatici tassellati.

In edizione limitata a 8.000 euro

Chissà che in questa nuova veste il 2×2 non cominci a ricevere apprezzamenti anche dalle nostre parti. Visto che, al momento, vederlo in giro è una rarità.
La Special Edition, in quanto tale, verrà realizzata però solo in 1.000 esemplari e proposta ad un prezzo di 7.990 euro (da sito ufficiale).

L’unicità del progetto varrà il costo non proprio popolare?

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6 COMMENTI

  1. Ridicolo definire cara questo pezzo unico. Care sono le eMTB allo stesso prezzo, e sono molte e molto sbandierate. Certo è cara in confronto a una termica ordinaria.

  2. Peccato per la potenza (e temo anche coppia) scarsa, nel complesso mi sembra un progetto molto interessante. Dal punto di vista pratico l’unico aspetto che non mi convince molto sono i motori nel mozzo, è vero che eliminano la manutenzione della catena ma sono molto sollecitati dalle asperitá del fuori strada e complicano lo smontaggio della ruota in caso di foratura (dove bisogna giá “fare i conti”, credo, con la camera d’aria…)

    • -complicano lo smontaggio della ruota in caso di foratura-

      Ma no amico mio, perchè? l’alimentazione mi sembra di capire che venga garantita tramite un banalissimo connettorino a sgancio, per quanto riguarda il resto mi sembra di vedere che non ci sia nulla di straordinario (perno ruota e pinza freno… solito…)

      Anzi, per dirla tutta rimontando la ruota dietro non c’è nemmeno bisogno di fare la tensione della catena.

      -eliminano la manutenzione della catena-

      Ma fosse solo quello! ancora non si è rifflettuto, perchè gli ingegneri ragionano molto “per inerzia” (si è sempre fatto così, funziona, continuiamo così senza chiederci troppi perchè…) ma il motore-ruota permette di giocare con molta più libertà con le soluzioni ciclistiche, una mezza rivoluzione.

      Esempio su questo motorino: il fulcro del forcellone. Perchè sta lì? perchè è così angolato? mistero. Tra l’altro evoca una leva non proprio “favorevole”.

      Chiaro, se ci fosse una catena il giro del fumo grossomodo è quello.
      Ma siccome la catena non c’è, cosa mi vieterebbe di infulcrarlo molto più avanti, quasi all’altezza delle pedane o addirittura ancora più avanti…

      La teoria è chiara e risaputa: forcellone più lungo = migliore trazione, migliore “escursione” a parità di ammortizzatore, migliore resa della sospensione.

      Certo che se hai in mezzo un motore, un cambio, una trasmissione da far “girare” correttamente… L’unico modo per allungare il forcellone è spingersi oltre la coda.

      Ma qui si può agevomente puntare in avanti, con una configurazione idealmente quasi “bullpup” per usare il gergo dei fucili.

      -i motori nel mozzo… sono molto sollecitati dalle asperitá del fuori strada –

      Quello è vero. Ma siamo onesti: il 95% di chi lo comprasse in Europa ci andrà in giro in città. E santo cielo, un po’ di ottimismo: si spera che i motori siano progettati per resistere almeno decentemente alle sollecitazioni… Insomma, che i requisiti del progetto sian adeguati all’uso effettivo.

      Riassumendo: continuo a pensare che sto coso abbia in sè il germe della genialità.

  3. Semplicemente geniale. La presenza del doppio motore di fatto annulla quelli che potrebbero essere le manchevolezze insite nel concetto di “motore ruota” (che, su tutto, più di tanto non può “dare”).
    Il piacevole corollario è la totale assenza di qualsiasi trasmissione a cui dover fare manutenzione e l’interessante possibilità di provare il gusto della “trazione integrale” anche su una moto.
    Trovo che anche l’ingegnerizzazione del telaio sia semplicemente perfetta.
    Ruote da 17 pollici pneumatici “abbondanti ma non troppo”, due freni a disco… perfetto, tutto perfetto.
    Questo motorino, considerando tutte le varianti possibili, dovrebbe diventare lo standard tecnico in materia di mobilità “leggera” su due ruote.
    Costasse un po’ meno…

    • /// la presenza del doppio motore di fatto annulla quelli che potrebbero essere le manchevolezze insite nel concetto di “motore ruota” (che, su tutto, più di tanto non può “dare”) \\\ Sono d’accordo sulla doppia trazione in sé, un pó meno sulla scelta del motore ruota che in fuori strada è molto esposto alle irregolaritá del terreno (a meno di usare il veicolo solo su sentieri ben tenuti) e complica la riparazione di eventuali forature

      /// il piacevole corollario è la totale assenza di qualsiasi trasmissione a cui dover fare manutenzione \\\ Vero ma viste le limitazioni del motore ruota in fuoristrada avrei preferito, se fattibile, la soluzione del motore laterale (come in alcuni scooter) magari protetto in caso di caduta da un semplice tubo saldato al telaio

      /// trovo che anche l’ingegnerizzazione del telaio sia semplicemente perfetta \\\ Sí davvero niente male, come impostazione mi ricorda quella dei modelli da lavoro di Cake

      • Ci siamo “incrociati”. Vale quanto detto sopra.
        Chiaro che il motore ruota non è la soluzine a tutto, ma finchè le potenze in gioco rimangono limitate vale quanto detto.

        Ribadisco che ho forti dubbi che alle nostre longitudini questo mezzo sarà prevalentemente usato in fuoristrada. 😉

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