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Torino: poche colonnine e Ztl? Indagati i sindaci

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Poche colonnine, troppe esenzioni per circolare sulla Ztl, debole promozione dei mezzi pubblici e dello sharing? I sindaci e i presidenti di Regione per queste omissioni rischiano il processo. Succede a Torino dove sono finiti indagati l’ex presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, e gli ex sindaci della città Piero Fassino e Chiara Appendino.

L’esposto del comitato Torino Respira, indagati per inquinamento ambientale

Sono i cittadini ad aver smosso le acque con l’esposto del Comitato Torino Respira convinto che gli amministratori avrebbero dovuto adottare misure più efficaci per ridurre i livelli di inquinamento dell’aria. Teoria sposata dalla Procura che ha chiuso le indagini su sette ex amministratori pubblici.

inquinamento
Il comitato Torino Respira è molto attivo sul fronte dell’inquinamento dell’aria

Nella loro pagina Facebook i componenti del comitato guidato dal presidente Roberto Mezzalama spiegano più nel dettaglio i contorni della vicenda: “I magistrati della procura hanno ipotizzato il reato di inquinamento ambientale (art. 452 bis c.p.) a carico degli amministratori pubblici regionali e comunali che si sono succeduti dal 2015 al 2019″

Questa la ricostruzione formale. In altri termini secondo il comitato e la Procura  gli amministratori non hanno adottato misure adeguate a raggiungere il rispetto dei valori limite di concentrazione degli inquinanti nell’aria. Quelli previsti dalla normativa vigente “peraltro molto meno rigorosi di quelli suggeriti sin dal 2005 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità“.

Politica colpevole del livello dell’inquinamento

Vediamo cosa dicono gli avvocati Marino Careglio e Giuseppe Civale che assistono il comitato: “Tale condotta, essenzialmente di carattere omissivo, ha concorso a cagionare la grave situazione di inquinamento che affligge l’aria di Torino“.

Sia ben chiaro: l’avviso di conclusione delle indagini preliminari non significa un rinvio a giudizio automatico. Insomma la vicenda giuridica potrebbe chiudersi a breve. Resta il dato della rilevanza data al tema dell’inquinamento atmosferico.

Inquinamento
Una delle campagne del Comitato Respira

E parallela a questa vicenda il comitato ne sta seguendo un’altra: “Torino Respira sta anche affiancando, dal novembre 2022, l’azione legale contro la Regione Piemonte promossa da Chiara, insieme al compagno, nell’interesse del loro figlio di sei anni affetto da problemi respiratori causati dall’inquinamento atmosferico. In questo senso, guardiamo con interesse gli sviluppi dell’indagine rispetto alla posizione della Giunta regionale che si è insediata nell’estate del 2019”. Insomma si parte da un caso concreto  e sale sul banco degli imputati anche l’attuale amministrazione regionale.

Mobilità elettrica e inquinamento dell’aria

Un altro aspetto interessante è la correlazione dell’inquinamento atmosferico con il sistema di propulsione dei veicoli che tanti vorrebbero ridimensionare.  In altri termini il superamento della soglia di Pm10, biossido di azoto e Pm 2.5 doveva essere affrontato il più rapidamente possibile anche attraverso l‘incentivazione della mobilità elettrica.

Anche l’impegno ridotto per la mobilità elettrica alla base dell’intervento della procura

Quindi, anche attraverso una comparazione con altre città, l’amministratore deve promuovere gli stalli per la ricarica e ridurre la circolazione dei mezzi inquinanti con le Ztl (e con poche esenzioni) e la promozione dell’uso dei mezzi pubblici e dello sharing.

A prescindere dagli esiti giudiziari della vicenda, fa riflettere che l’attenuazione dei problemi dell’inquinamento passi per gli esposti e non per iniziative della politica e di una maggiore coscienza dei cittadini.

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5 COMMENTI

  1. Effettivamente qualche politico non allineato sostiene che regione Piemonte ecc. vivono di permessi ad aziende inquinanti, deroghe ambientali ad personam e royalties rivenienti da raffinazione, quindi, probabilmente ogni soluzione che non inquina è vista come fumo negli occhi.

  2. Non metto in discussione la decisione dell’associazione di trovare nelle istituzioni locali i responsabili delle mancate azioni per contrastare lo sforamento costante dei limiti di agenti inquinanti,ma nella mia città, per quanto non la più virtuosa d’Italia,dopo un bando arrivato un po’ più a rilento,e con interesse del distributore locale nel parteciparvi,i primi migliaia di stalli hanno faticato un po’ di più che altre realtà,magari legate al distributore Enel ,che pur avendo cambiato 3 brand in 5 anni e ora facendo anche prezzi fuori mercato,ma fu sicuramente la prima ad installare molte colonnine,infatti presenti nei comuni intorno la città ,mentre Iren distributore locale partiva su Bologna se non sbaglio,prima di installare i primi impianti anche a Torino. Comunque ormai da tempo sono molte e mi permettono di fare completo affidamento alle ricariche pubbliche anche se percorro più di 50mila km l’hanno

    • Questo il caso di Torino, ma potrebbe riguardare tante altre città italiane. Il problema sono anche i tempi della Giustizia (in maiuscolo) che spesso sono lenti e nel frattempo la situazione può essere cambiata. L’aspetto importante è la rilevanza sociale del contrasto all’inquinamento dato da questa iniziativa

      • Buongiorno Gian Basilio,
        possiedo una vettura elettrica ed abito a Torino e mi trovo molto d’accordo con Fabio Taxi.
        Credo che le colonnine siano addirittura abbondanti per un parco circolante di BEV troppo scarso se veramente vogliamo ridurre l’inquinamento, senza poi entrare nel merito di mezzi vecchi e non manutentati che aumentano a dismisura l’inquinamento.
        La vera mancanza dei nostri amministratori, anche dell’attuale, sta nel non incentivare in modo concreto la mobilità elettrica ed alcune scelte come l’incremento dei biglietti dei mezzi pubblici sono la cartina tornasole della politica in genere.
        Credo che quest’ultima meriti di essere chiamata in giudizio (amministratori precedenti ed attuali) perché non promuovere in genere misure che riducano l’inquinamento e, limitatamente alle BEV, non faciliti i concittadini a scelte più consapevoli.
        In particolare evidenzio come non sia un problema delle amministrazioni locali ma delle scelte nazionali la revisione delle normative che impediscono lo sviluppo delle ricariche private anche in quelle situazioni ove la sicurezza (che viene prima di tutto) potrebbe essere garantita.
        Questo è un problema primario da affrontare per lo sviluppo delle BEV che arriva anche prima delle colonnine pubbliche perché, come spesso compare nei servizi pubblicati da VaiElettrico, uno dei vantaggi delle BEV sta proprio nella ricarica domestica ma ovviamente solo per i pochi che lo possono fare in soluzioni abitative private. Purtroppo nella stragrande realtà dei condominii, questo diventa impraticabile per incompetenza degli amministratori, per ostracismo dei condomini, per errata interpretazione delle norme e per la enorme stratificazione delle stesse.
        Proviamo anche a dare una sveglia alla politica nazionale mentre, giustamente, perseguiamo gli amministratori di Torino per una situazione che è veramente tossica.

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