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Teniamoci il diesel, il carbone, i morti…ce li meritiamo

teniamoci il diesel

Teniamoci il diesel, il carbone, i morti… Ce li meritiamo. Lo dimostra il giubilo incontenibile con cui sui media e sui social è stato ripreso per l’ennesima volta uno studio tedesco. Che dimostrerebbe che cosa? Che guidare in Germania una Tesla Model 3 ha un effetto negativo sull’ambiente. Come emissioni di CO2, maggiore rispetto ad una Mercedes turbodiesel di analoghe dimensioni.

Teniamoci il diesel, sentenzia il solito studio tedesco

La Tesla Model 3

Lo studio dell’IFO è datato, noi ce n’eravamo occupati ad aprile, evidenziandone tutte le fragilità. Ora lo riciccila il magazine francese AutoPlus, con il solito teorema. Ovvero: è innegabile che un’auto elettrica non inquini durante il suo uso,anche se freni e pneumatici rilasciano polveri e residui nell’aria“. Per calcolare l’inquinamento totale del veicolo è però necessario misurare anche la fonte che alimenta le batterie. Ebbene in Germania, con l’elettricità prodotta al 52,6% da combustibili fossili, in gran parte carbone, il ciclo vita completo di una Tesla Model 3 produrrebbe (secondo IFO) fra 156 e 181 g/km di CO2. Contro i 141 g/km di una Mercedes C220d.

La Mercedes C220 D

Vi risparmiamo tutti i dettagli, che comunque trovate in una nota messa in rete dall’Ansa. E ripresa con grande enfasi dai principali giornali italiani. Lo studio prende anche in considerazione i motori a metano, che nelle auto della taglia della Tesla e della Mercedes comporterebbero emissioni di 99 g/km di CO2. Pertanto – conclude lo studio – il motore a metano sembra essere una fonte di propulsione senza rivali in termini di emissioni di CO2.

Teniamoci il diesel e ringraziamo  la Germania per la sua arretratezza

Questo studio (e chi lo riporta in questo modo) ha molti peccati originali. Il primo è di considerare solo la Co2, quando si tratta di emissioni, dimenticandosi allegramente le polveri sottili e tutte le porcherie che emettono i motori endotermici. E che sono una delle cause di centinaia di migliaia di morti in tutta Europa, Italia compresa. L’inquinamento, quello vero, è questo. Non che la Co2, clima alterante, non importi. È importantissima. Ma per le auto elettriche viene calcolata con un rigore sospetto, dalla fonte allo smaltimento. Per le auto diesel no: solo le emissioni causate circolando. Come se il gasolio sgorgasse in modo naturale  e pulito dal pozzo di casa. Senza bisogno di estrarre il petrolio, raffinarlo, trasportarlo. Quello sì in modo oggi sempre più impegnativo e inquinante. La produzione e lo smaltimento delle auto, poi, sono miracolosamente a emissioni zero, in fabbriche che probabilmente stanno sulla luna. Perché sul pianeta Terra, di questi impianti non ne esiste uno. E poi, come abbiamo scritto e ripetuto, questa ricerca è un processo alla Germania. All’arretratezza di un mix produttivo dell’energia (ora in via di miglioramento) di un Paese che pretende di dare lezioni su tutto all’Europa. E che invece dovrebbe essere processato per questo inescusabile ritardo.

L’elettrico porta con sé lo sviluppo delle rinnovabili

Il Nobel Stanley Whittingham.

Teniamoci il diesel, sì, il carbone e tutto il resto. Nonostante fonti indipendenti, autorevoli, ci dicano da tempo che l’elettrico non ha rivali. Con studi veri, condivisi dalla comunità scientifica, come quello dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (clicca qui) sull’intero ciclo di vita delle vetture. No, si cerca il pelo nell’uovo per fermare il nuovo che avanza, per auto-convincerci che in fondo si stava meglio quando si stava peggio. Senza capire che l’elettrico è un’avventura agli inizi, che va giudicato non solo sull’oggi (peraltro già favorevole), ma sulle prospettive che apre. Stanley Whittingham, premio Nobel per la chimica per le sue ricerche sulle batterie al litio, spiega che i margini di miglioramento delle celle sono enormi. E che l’auto elettrica è fondamentale per indurre tutti i Paesi del mondo a un grande investimento sulla produzione da rinnovabili (qui l’intervista).

L’editoriale pubblicato su “Al Volante”.

E anche i nostri giornali d’auto…

Ovunque partono progetti di ricerca entusiasmanti, mentre le stesse Case auto, Volkswagen Group in testa, ammettono che il futuro è nell’elettrico. Ma purtroppo ci si attacca a ricerche dallo scarso valore scientifico per restare ancorati al passato. Peraltro senza capire che l’affermazione dell’auto elettrica sarà lenta, progressiva. E che quindi gli amati motori a benzina e a gasolio domineranno la scena ancora per molti anni. Nessuno obbliga ad acquistare un’auto a batterie. I giornali d’auto, poi, pubblicano editoriali sul fatto che l’elettrico costerebbe il sacrificio di un sacco di posti di lavoro. Improvvisamente scoprono un’anima sindacale mai vista in decenni di continue, drammatiche riduzioni del personale nelle fabbriche di automobili. Ma sì, teniamoci il diesel e tutto il resto, in fondo ce lo meritiamo.

— Leggi anche come Paolo Attivissimo, “il Disinformatico“, smonta questa ennesima bufala

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