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Spazzaneve elettrici, per le missioni impossibili

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Spazzaneve elettrici, per le missioni impossibili: un docente che insegna in Norvegia, Giuseppe Marinelli, descrive gli esiti di una sperimentazione estrema.

Giuseppe Marinelli

                            di Giuseppe Marinelli

“Sono un vostro lettore e seguo le vostre rubriche, che mi interessano molto. E che trovo nobili nel cercare di portare avanti la causa dell’elettrico in Italia, dove per ragioni di varia natura fatica a decollare. Sono docente universitario presso la NORD University, a Stjørdal, in Norvegia, cittadina a circa 600 km a nord di Oslo, poco al di sotto del circolo polare artico. Sono ingegnere Civile, specializzato in Infrastrutture e Sistemi di Trasporto, formato a Torino e presso il Politecnico.

spazzaneve elettrici
Immagini tratte dal sito di “elbilforening”.

Spazzaneve elettrici: ecco i test realizzati in Norvegia

Vi scrivo per condividere con voi questo interessante studio portato avanti dalla Autorità Nazionale delle Strade Norvegesi (Statens Vegvesen). Relativamente all’utilizzo di mezzi totalmente elettrici per compiti ritenuti “impossibili” da compiere con questi mezzi: la rimozione della neve nei passi di montagna norvegesi. Trovate qui un articolo interessante sul test, realizzato dallo staff di “elbilforening”, l’Associazione Nazionale Norvegese dei possessori (e non solo) di auto elettriche. E c’è anche un VIDEO su youtube che riassume il test. Alcuni dati in breve. Il tratto utilizzato per il test parte a Dombås (643 m s.l.m.) e raggiunge dopo circa 40 km una quota di 1000 m. nei pressi di Hjerkinn e Grønbakken. Il veicolo utilizzato è una trattrice Volvo modificata appositamente per ospitare un motore elettrico e, soprattutto, una batteria da 1000 kWh.

spazzaneve elettriciUn mezzo da 21 tonnellate al lavoro con temperature fino a -30

Il mezzo pesa 21 tonnellate, ivi compreso il peso della pala spalaneve frontale, con un totale di circa 4 tonnellate gravanti su ogni ruota. Il test ha previsto la rimozione della neve, che in quella zona è stata abbondante, per un periodo di prova di un mese in varie situazioni metereologiche. E con temperature che hanno anche raggiunto i 30 sottozero. Nonostante i dati ufficiali siano ancora da elaborare e da rendere pubblici, si è stimato un consumo elettrico medio di circa 182 kwh/100 km. Statens Vegvesen dichiara di essere positivamente sorpresa dai primi risultati di rendimento della batteria, perché si è verificato un minore effetto della temperatura su quello che è il rendimento elettrico. Contrariamente a quello che si verifica sulle auto di categoria B. Questo è sicuramente dovuto alla dimensione del pacco batterie, alla ridotta volumetria della cabina di guida (che in un veicolo B invece è importante, rispetto alla massa/volume totale del mezzo). E anche al sistema di riscaldamento del pacco batterie installato sul mezzo“.

Unico punto debole: la ricarica, per tempi e potenze disponibili

L’unico punto debole che ad oggi si è verificato è la velocità di ricarica. Il mezzo è stato ricaricato alle prese più veloci disponibili in Norvegia, ossia quelle da 350 kW. Ma anche con queste potenze il tempo di ricarica piena si attesta sulle 2/3 ore di fermo, cosa che genera ovvi problemi nel ciclo di produzione del mezzo quando necessario. Durante il test non è stato possibile realizzare un punto di ricarica ad hoc, né tantomeno si è realizzato uno stallo superveloce nel piazzale del gestore del servizio di pulizia strade. Si è quindi adoperata una normale colonnina superfast (appunto, 350 kW) disponibile per le auto presso una stazione di rifornimento aperta al pubblico. Questo ha generato ovviamente problemi di logistica, poiché lo stallo della colonnina non era pensato per ospitare mezzi pesanti. E anche di tempi, come già accennato.

Spazzaneve elettrici: la strada è giusta – IL VIDEO

Una possibile soluzione al problema sarebbe quella di avere un piazzale di ricarica presso la stazione di fermo dei mezzi, magari con potenze più elevate. E quindi chiedendo un salto tecnologico in questo senso. Alternativamente una buona opzione potrebbe essere quella di utilizzare container di ricarica che, in genere, possono fornire velocità maggiori. Ma queste difficoltà non sono ritenute assolutamente insormontabili, poiché l’evoluzione tecnologica sulle batterie procede spedita ed è soltanto agli inizi. E si ritiene che molto presto saranno disponibili colonnine che possono fornire megawatt di potenza e veicoli che possono accogliere tali potenze. Insomma, mi sembrava interessante farvi sapere di questa esperienza ‘ai confini del mondo’ e penso sia interessante avere un punto di vista da un italiano che lavora nel settore. E che spesso legge tante cose assurde sulla tanto ‘mitizzata’ Norvegia regina dell’elettrico“.

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2 COMMENTI

  1. La parte più interessante di questo articolo davvero interessante è quella relativa alle modalità di rifornimento del mezzo.
    Contingenza che ohimè dimostra come sia difficile pensare la gestione su una data tratta di un numero elevato di trattori elettrici anche con i migliori tra gli attuali strumenti a nostra disposizione.
    Fuor di metafora: ipotizzando la presenza di un punto di ricarica ad altissima potenza, finché si tratta di gestire il lavoro di due o tre camion la cosa è sicuramente fattibile. Se i camion cominciano a diventare venti o trenta (e si tratta di numeri ancora piuttosto minimi rispetto ad esempio a quello che mi capita di vedere quando viaggio di notte e mi fermo in un autogrill) risulta piuttosto evidente che bisognerà inventarsi qualcos’altro se si vuole procedere in questa direzione.
    Sfida comunque interessante: la ricerca del resto è fatta apposta.

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