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SOS a Mattarella contro il blocco dei veicoli storici, ma inquinanti

manifesto dell'associazione

L’ASI (Automotoclub Storico Italiano) sale sulle barricate e lancia un SOS al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per combattere il blocco della circolazione dei veicoli storici. Uno stop deciso a Torino e presto in vigore a Bologna. Un ricorso per far restare in strada 400 mila veicoli storici, ma pure inquinanti.

L’Unione Europea, i ministri, i sindaci, gli assessori comunali da tempo annunciano _ in alcuni casi c’è già _  la stretta alla circolazione dei veicoli inquinanti. I divieti riguardano pure le nobili auto e moto storiche  –  non si tocca mai il problema delle barche – che pur rappresentando lo 0,8% del totale della flotta circolante, sono ben 400 mila. C’è da preservare la memoria storica e va bene, ma come si affronta il problema, pensando anche alla salute? E come spesso succede a divieti già varati?

L’Asi chiede di annullare i divieti

Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica Italiana

Ormai si è sulle barricate. Basta leggere il comunicato dell’associazione: “Automotoclub Storico Italiano ha depositato un Ricorso Straordinario al Presidente della Repubblica per ottenere l’annullamento dei decreti e delle delibere di Regione e Giunta Regionale del Piemonte, Città Metropolitana e Comune di Torino che vietano la circolazione dei veicoli storici dal 1° ottobre 2019 al 31 marzo 2020. Lo stesso ricorso verrà presentato contro le ordinanze simili del Comune di Bologna“.

Fare eccezione, ma in nome di cosa? 

L’ASI  dice di aver chiamato in causa da tempo le  amministrazioni, ma si può fare  un’eccezione? La risposta non è semplice. Con il  retrofit  e la conversione all’elettrico – nella sezione dedicata (qui) abbiamo fatto conoscere tanti esempi –   si potrebbe salvare insieme storia e salute.

Ma il dialogo è difficile. L’associazione  nel comunicato parla soprattutto di libertà di movimento: “Se non circolano, i veicoli storici muoiono e con loro muore tutto il mondo ad essi collegato, causando enormi danni, culturali ed economici“.

Deciderà l’Istituto Superiore di Sanità?

E la salute e i polmoni? Rimandata ad uno specifico accordo “con l’Istituto Superiore di Sanità, finalizzato alla ricerca scientifica che stabilirà il reale impatto ambientale dei veicoli storici”.  Chiaro che un motore di decenni fa, seppure con degli interventi,  difficilmente potrà evitare le emissioni nocive.

Con il retrofit i veicoli non sono più storici 

Un esempio di retrofit

Ma in nome della storia si può tollerare l’inquinamento,  piccolo o grande che sia ? L’associazione  dice che si tratta di una “percentuale insignificante” e che queste auto “percorrono annualmente poche centinaia di chilometri“.  Passi l’uso per pochi raduni e sfilate, ma ci sono proprietari che intendono circolare ogni giorno. La soluzione sarebbe il retrofit, ma le stesse associazioni hanno ricordato recentemente (qui il nostro articolo) che con la trasformazione si perde la patente di storicità. Un gatto che si morde la coda.

12 milioni di “vecchie”,  veicoli con più di 20 anni

Il tema dell’anzianità della nostra flotta nazionale diventa molto critico se si guarda ai numeri dei veicoli “vecchi” ovvero che superano i 20 anni sono ben 12 milioni. Una massa velenosa di cui sarebbe necessario conoscere il destino.

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