La FIVA ovvero la Federazione Internazionale Veicoli Storici è contraria al retrofit sulle auto storiche. In un comunicato pur comprendendo il passaggio al motore a zero emissioni, è chiara nel rifiuto: “cessano di essere veicoli storici”. Salvo che il processo sia reversibile. Ma il decreto retrofit lo vieta.
C’è fermento nel mondo delle auto d’epoca. L’inasprimento delle norme che restringono la circolazione dei motori endotermici in alcune aree urbane – da Milano a Bologna che ha approvato la ZTL ambientale – e anche la sensibilità ecologica dei proprietari pone il tema in agenda. E sorge un problema: perdere il riconoscimento di auto storica.
La posizione della FIVA

L’associazione nella nota pubblicata nel sito ufficiale evita condanne generiche, anzi “comprende la motivazione di alcuni proprietari”. E soprattutto sottolinea che “fatte salve le leggi e le normative, tutte le modifiche sono una questione di scelta personale”. Massima libertà, “Tuttavia, FIVA – in quanto organizzazione dedicata alla conservazione, protezione e promozione di veicoli storici – non può promuovere l’uso di moderni componenti EV per sostituire il gruppo propulsore di un veicolo storico”. Posizione chiarissima.
“Il veicolo cessa di essere storico”

Più in specifico “la conversione dei veicoli storici dai loro motori a combustione originali ad elettrici non è conforme alla definizione FIVA di veicolo storico, né sostiene l’obiettivo di preservare i veicoli storici e la loro cultura correlata”. La posizione è priva di dubbi. La conseguenza è automatica: “Dal punto di vista della FIVA, i veicoli così convertiti cessano di essere veicoli storici, a meno che non siano soggetti solo a cambiamenti nel periodo”.
Il decreto retrofit vieta la reversibilità

La reversibilità può essere un escamotage, ma siamo andati a leggere il decreto retrofit del 2015 dove al comma 5 dell’articolo c’è scritto: “Non è consentito il ripristino del motore endotermico su un veicolo che sia stato oggetto di riqualificazione elettrica in conformità al presente decreto”. Tutto chiaro.
L’indice FIVA sull’ omologazione
La pubblicazione della nota è spiegata dall’associazione con l’emergere del fenomeno: “Un numero crescente di imprese commerciali offre la conversione dei veicoli storici”. E qui arrivano le critiche agli operatori del retrofit che vendono la conversione come possibilità di “aumentare la potenza e le prestazioni”. Ma soprattutto punta l’indice sul fatto che “alcune società hanno persino ottenuto l’autorizzazione dalle autorità di omologazione/certificazione per conservare il numero di identificazione del veicolo (VIN) originale nonostante la sostituzione più o meno dell’intera trasmissione”.
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Con le sempre maggiori limitazioni che ci saranno all´utilizzo di tali mezzi finiranno per diventare mezzi statici, possibilitá di essere goduti, mostrati facilmente e quindi interesse; ció comporterá in moltissimi casi una perdita di valore, chissá se ció non sará sufficiente in futuro a fargli rivedere tale opinabile decisione autolesionistica e limitante
C’è chi le usa quotidianamente, chi il fine settimana, chi ogni tanto, chi le spolvera solo per i raduni… ma insomma per alcuni veicoli, pensiamo alla Vespa, in pochi anni e nei centri urbani diventeranno rari