Site icon Vaielettrico

Scandalo al Sole/2 Il rapporto dell’Arpa e “Il falso mito della qualità dell’aria”

rapporto Arpa

Scandalo al sole, puntata numero due. Anzi, puntata numero uno, visto che l’articolo titolato «Il falso mito della qualità dell’aria: le auto inquinano meno del previsto» risale al 12 gennaio, dodici giorni prima di quello segnalato ieri da Vaielettrico. Lo riportiamo oggi perchè il quotidiano economico di Confindustria non si è accontantato di stravolgere il rapporto annuale dell’Arpa Lombardia presentato quel giorno in conferenza stampa. C’è voluto tornar sopra  venerdì con una “inchiesta”, questa volta intitolata «Sorpresa. Perché il lockdown non ha ridotto (molto) lo smog». 

Il lock down visto dal buco della serratura

Cosa dice Il Sole? Dice che «lo studio dell’Arpa rileva che nell’anno del lockdown il Pm10 non ha avuto miglioramenti significativi: incidono le caldaie a legna e l’agricoltura». Su questo concetto si dilunga per tre quarti dell’articolo, riservando alle ultime 5 righe i dati relativi agli altri fattori inquinanti, i più pericolosi per la salute umana. Vale a dire biossido di azoto (No2) carbonio, benzene, zolfo e PM2,5.

Cosa dice invece il rapporto dell’Arpa? Ecco i brani più significativi del comunicato, visibile sul sito e nel testo integrale del rapporto Arpa a questo indirizzo.

Il rapporto Arpa: NO2 ai livelli più bassi di sempre

IL QUADRO COMPLESSIVO – I livelli di NO2 (biossido di Azoto) risultano tra i più bassi di sempre, con superamenti della media annua limitati a poche stazioni. I valori di PM10, che rispettano ovunque la media annuale, superano anche nel 2020 in modo diffuso i limiti sul numero massimo di giorni oltre la soglia di 50 µg/m3. I superamenti del PM2.5 sono circoscritti a un numero molto limitato di stazioni del programma di valutazione, mentre benzene, monossido di carbonio e biossido di zolfo sono ampiamente sotto i limiti.  Rispetto agli anni precedenti, l’ozono ha fatto registrare un numero inferiore di sforamenti delle soglie di informazione e di allarme, pur in un quadro di diffuso superamento degli obiettivi previsti dalla normativa per la protezione della salute e della vegetazione.

Concentrazione di NO2 in atmosfera: raffraonto fra la situazione pre covid (gennaio 2020) e in pieno lock down marzo 2020). Le foto sono di fonte Esa, riprese dal satelite del programma Copernico.

METEO E LOCKDOWN – A causa della pandemia COVID-19, il 2020 è stato caratterizzato da lunghi periodi di lock-down. Gli effetti, connessi in particolare alla riduzione delle emissioni da traffico veicolare e, in misura minore, da attività industriali, sono però risultati diversi a seconda dell’inquinante considerato. Molto più marcati su NO (monossido di azoto), benzene e NO2, meno evidenti sul PM10. L’andamento delle polveri sottili, nel bacino padano, è infatti influenzato in modo significativo dalla presenza della componente secondaria e, in parte, dall’aumento della combustione della legna negli apparecchi domestici. Inoltre, la scarsità di precipitazioni, registrata in particolare il primo biennio e il mese di novembre 2020, ha creato una situazione meteoclimatica sfavorevole alla dispersione degli inquinanti, in modo diffuso sul territorio regionale.

MONOSSIDO DI CARBONIO, BENZENE E ZOLFO-Come avviene da anni, per questi inquinanti non sono stati registrati superamenti degli standard di legge, con valori che si sono attestati ben al di sotto dei limiti.

Polveri sottili giù di poco? Colpa della siccità

PM10 – Confermato il trend in diminuzione valutato su base pluriennale, al di là di fluttuazioni tra un anno e l’altro. Per il quinto anno dopo il 2014, il 2016, il 2018 e 2019, in tutte le stazioni è stato rispettato il valore limite sulla media annua di 40 µg/m3.

I GIORNI DI SUPERAMENTO – Anche per il numero di giorni di superamento del valore limite giornaliero di PM10 (50 µg/m3) è stato registrato un trend complessivamente in diminuzione se valutato sull’arco temporale del decennio. Questo nonostante in un numero significativo di centraline sia stato superato il numero dei 35 giorni. Anche a causa dell’andamento sfavorevole delle condizioni meteorologiche, con scarse precipitazioni, infatti il numero di giorni di superamento è risultato spesso superiore a quello registrato nel 2018 e 2019, anni contraddistinti da concentrazioni tra le più basse mai registrate.

La qualità dell’aria (PM 2,5) pre e post Covid secondo il World Air Quality Index

PM2.5 – Analogamente al PM10, anche per il PM2.5 il dato 2020 conferma un trend in progressiva diminuzione nel corso degli anni, con dati in generale poco più elevati che nel 2019 ma, nella maggior parte delle stazioni, intorno o inferiori a quelli del 2018.

Nessuno sforamento per il biossido di azoto

BIOSSIDO DI AZOTO (NO2) – L’NO2 ha fatto registrare un’ulteriore diminuzione rispetto all’andamento osservato negli anni precedenti, complessivamente già in miglioramento su base pluriennale, con concentrazioni medie annue nel 2020 inferiori a quelle del 2019. Sebbene siano ancora presenti alcuni superamenti del valore limite sulla media annua (pari a 40 µg/m3), in particolare in stazioni da traffico degli agglomerati urbani.

Anche per l’NO2 si conferma del resto, al di là delle fluttuazioni tra un anno e l’altro, il trend in diminuzione su un periodo più lungo: a Milano viale Marche la media annua di NO2 si attestava a 76 µg/m3 nel 2007 e a 86 µg/m3 nel 2000.

 

OZONO (O3) – A differenza degli altri inquinanti considerati, l’ozono non mostra un andamento evidente negli anni. Complessivamente, nel 2020 la situazione è stata migliore rispetto al 2019 in riferimento al numero di superamenti delle soglie di informazione e di allarme. Ma si sono registrati – come anche negli anni precedenti – diffusi superamenti sia del valore obiettivo per la protezione della salute, sia di quello per la protezione della vegetazione. In particolare, il valore obiettivo per la protezione della salute (di non più di 25 giorni con la massima media mobile su 8 ore superiore a 120 µg/m3) risulta superato in tutte le province lombarde.

La crociata del Sole contro l’auto elettrica

Riassumendo: nell’arco di meno di due settimane il quotidiano di proprietà di Confindistria è riuscito a sostenere a) che le auto termiche sono sostanzialmete ininfluenti sulla qualità dell’aria nei centri urbani; b) Che le qualità dell’aria si tutela con ben altre misure, tipo spegnimento dei caminetti e sterminii di massa negli allevamenti bovini; c) Che le auto più inquinanti sono quelle elettriche. Passi lo strabismo nella lettura del rapporto Arpa e verso ogni altra evidenza scientifica. Ma almeno il buon senso?

— Vuoi far parte della nostra community e restare sempre informato? Iscriviti alla Newsletter e al canale YouTube di Vaielettrico.it —

 

Exit mobile version