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Ispra conferma: nel lock down inquinamento giù del 40-50%

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Uno degli effetti del lock down è stata la riduzione del biossido di azoto tra il 40 e 50% nelle regioni del Nord e nella Pianura padana. Lo conferma l’Ispra (Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale) presentando, ieri, l’Annuario dei dati ambientali 2019 (qui).

 

Emissioni di CO2, Italia in linea con gli obiettivi

Il documento dipinge una situazione in chiaroscuro. L’Italia infatti è tra i Paesi europei che hanno fatto più progressi nella riduzione delle emissioni di gas serra (-17,2% rispetto al 1990)  e nell’adozione di fonti rinnovabili (18,3% del fabbisogno energetico primario). Tuttavia ha subìto più di altri i cambiamenti climatici. Le temperature medie sono aumentate di 1,7 gradi dall’era pre industriale, contro un aumento medio globale di 0,98 gradi. E la qualità dell’aria in Pianura Padana è tra le peggiori del mondo.

Ma si scalda più dellla media del Pianeta

Quest’anno le informazioni sull’ambiente in Italia si confrontano con i recenti trend europei elaborati dall’Agenzia europea dell’ambiente e illustrati lo scorso dicembre a Bruxelles nel “SOER 2020 – State of the Environment Report”. «Presentiamo oggi questi Rapporti in un momento in cui la politica italiana ed europea guarda con occhi nuovi allo European Green Deal – ha dichiarato il Presidente Ispra ed Snpa Stefano Laportaun obiettivo ambizioso ma non impossibile».

«Un’occasione _ ha aggiunto _ per rilanciare un nuovo modello economico, con una maggiore attenzione all’ambiente e alla biodiversità. Abbiamo tutti compiti importanti e sfide ambiziose per accompagnare il Paese verso quello sviluppo sostenibile che è l’unica strada da percorrere per il rilancio economico e sociale».

L’Annuario ISPRA fa notare che dalla contrazione forzata delle attività economiche per il lock down è venuto un miglioramento delle condizioni ambientali. La sfida è ora rendere permanente il vantaggio ambientale prodotto, ma senza gli altissimi costi sociali del lungo blocco delle attività produttive. La strada da percorrere, dice Ispra, è quella indicata dall’ European Green Deal.

Il Pil cresce rispettando l’ambiente

 

Rispetto all’Europa, l’Italia non sfigura. E’ terza in EU per la cosiddetta “produttività delle risorse”, l’ indice che descrivere il rapporto tra il livello dell’attività economica (prodotto interno lordo) e quantità di risorse utilizzate. Diminuiscono del 17,2% le emissioni di gas serra (1990-2018). Nel primo trimestre di quest’anno, si stima per il 2020 una riduzione, a causa del lockdown, dei gas serra del 5,5% a fronte di una variazione congiunturale del PIL pari a -4,7 %.

Nel 2018 la diminuzione era stata dello 0,9%, rispetto all’anno precedente e per il 2019 la tendenza è di una riduzione del 2,0% rispetto al 2018. In Italia, la quota di energia da fonti rinnovabili è pari al 18,3% rispetto al consumo finale lordo, valore superiore all’obiettivo europeo del 17% (prossimo obiettivo da raggiungere è il -32% entro il 2030).

Nessun risultato positivo invece per la qualità dell’aria sia in Italia sia in Europa. Sono stati superati sistematicamente  i valori limite e gli obiettivi previsti dalla legislazione per il particolato, il biossido di azoto, l’ozono troposferico e il benzo(a)pirene.

L’accelerazione dei cambiamenti climatici porterà probabilmente a un aumento dei rischi di ondate di caldo, incendi boschivi, inondazioni e diffusione di malattie infettive). La temperatura cresce nel nostro Paese più che in altre parti del mondo. Nel 2018 è stata registrata un’anomalia media pari a +1,71°C rispetto alla media climatologica 1961-1990, superiore a quella globale sulla terra ferma (+0,98 °C). È stato calcolato un aumento della temperatura media pari a circa 0,38 °C ogni dieci anni nel periodo 1981-2018.

 

Elemento che porta l’Italia ad allontanarsi dagli obiettivi di contrasto dei cambiamenti climatici. Nuovo picco per la temperatura dei mari italiani nel 2018 (+1,08°C), il secondo dopo il 2015, rispetto al periodo 1961-1990.

La qualità dell’aria non migliora, lock down a parte

 

La situazione rimane preoccupante per gli inquinanti atmosferici. Il Bacino padano è una delle aree dove l’inquinamento atmosferico è più rilevante in Europa. Nel 2019 il valore limite giornaliero del PM10 è stato superato nel 21% delle stazioni di monitoraggio (50 microgrammi per metro cubo, da non superare più di 35 volte l’anno). Rispettati invece i limiti per i PM2,5 nella maggior parte delle stazioni di rilevamento.

 

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7 COMMENTI

  1. Sono il Dg di Ispra e a quel signore tal Luca vorrei dirgli che prima di dare giudizio su “carrozzoni” si informi bene.Ispra è un Istituto prestigioso con fior fior di ricercatori. Forse per quel signore vale ciò che disse ahimè un senatore americano durante una discussione sull’importanza delle previsioni meteorologiche: “ che bisogno c’è di investire soldi per un servizio meteo, basta accendere la Tv” ..questo Luca è di quella categoria

  2. Quanto costa a noi cittadini questo carrozzone inutile sulla ricerca dell’ovvio? Sono incredibilmente riusciti a scoprire che mandando in rovina l’economia italiana, imprigionando tutti i cittadini in casa, annullando le attività essenziali per il benessere, le emissioni di sono ridotte. Bisogna dargli un premio per la ricerca inutile. Licenziamoli tutti e mandiamoli a casa, così l’istituto spento e vuoto inquinerá il 100% in meno e non succhierá le nostre tasse con spese inutili.

    • Peccao che lei, caro Luca, fosse tra quelli che sotenevano che l’inquinamento non fosse calato nonostante il lock down. E ciò, secondo lei, avrebbe dimostrato che le auto non inquinano…Ecco perchè serve l’Ispra: per sbugiardare i mestatori.

      • Non lo dico io, lo dicono le vostre ricerche, che fioriscono quotidianamente e può guardare su WattsUpWithThat ad esempio. A parte che non ha letto esattamente quello che ho scritto a suo tempo, e ci vuole poco a verificare che dissi, ovvero che fermare tutte le auto non aveva cambiato sostanzialmente le cose, ovvero la riduzione totale del traffico aveva inciso marginalmente sulla riduzione delle NOx e ancora meno della CO2 che comunque non è inquinamento.
        La riduzione marginale delle NOx, comunque auspicabile, era ovvia poiché fermando l’attività (rovinando l’economia del paese) era palese conseguenza, e nessuna ricerca avrebbe fornito chissà quale verità nascosta, è banale.
        in quanto a Ispra, le ho riservato una risposta a parte, che sbugiarderà i mestatori di soldi pubblici, le piacerà tantissimo

        • Una riduzione dei Nox del 50% è “marginale”? Ma cosa dice? Sulla Co2 che “non è inquinamento” stendiamo un velo pietoso. Quanto al suo intervento su Ispra, ha proprio ragione: non lo pubblicherò. Le accuse generiche, gli insulti e le stucchevoli tiritere politiche non ci interessano.

          • È marginale perché implica che per ottenere tale riduzione bisogna morire chiusi in casa, quindi dove è il vantaggio?. Ci arriva chiunque. In quanto alla verità che la CO2 non è inquinamento, faccia la prova, dia 500 ppm alle sue piante quotidianamente invece dei 380 ppm che dice la Gretina ed i suoi seguaci degli accordi non ratificati di Parigi e vediamo empiricamente se muoiono di CO2 o invece fioriscono di CO2. Le sue sono risposte ideologiche e politiche inutili, i miei sono fatti.

          • Le sue sono solo castronerie, per di più in malafede. L’accordo di Parigi è stato ratificato da 196 pesi (tutti) compresi gli Stati Uniti che si sono sfilati solo l’anno scorso. L’accordo riconosce che la eccessiva concentrazione di CO2 in atmosfera (già ben oltre le 410 parti per milione) è responsabile dei cambiamenti climatici e dei loro catastrofici effetti sull’equilibrio del Pianeta. Per ridurre le emissioni inquinanti di ossidi di azoto, infine, c’è una solozione molto più semplice che morire chiusi in casa: elettrificare i trasporti, le attività produttive e i consumi energetici domestici.

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