Home Vaielettrico risponde Rischio incendi nell’auto elettrica? Per assicurarla…

Rischio incendi nell’auto elettrica? Per assicurarla…

30

Rischio incendi nelle auto elettriche? Due lettori, Luca e Stefano, ripropongono il problema, dal punto di vista dei costi assicurativi nel trasporto e della sicurezza. Vaielettrico risponde. I vostri quesiti vanno inviati a info@vaielettrico.it

rischio incendiRischio incendi (1): “Per portare un pick-up dagli USA costi della polizza folli, possibile?”

“Mi sono rivolto ad una agenzia specializzata nell’import di auto dagli States in quanto sono interessato ad un pick up elettrico prodotto in California. Mi hanno fatto un preventivo spaventoso in relazione ai costi di trasporto. Essi sostengono che le compagnie di navigazione ordinarie rifiutano i mezzi elettrici per il pericolo di autocombustione, per cui sono necessari trasporti dedicati coperti da assicurazioni specifiche… E allora quando si va in ferie con l’auto elettrica e si prende un traghetto… a cosa ci si deve preparare? Grazie per l’attenzione Luca Bartolucci, Casalfiumanese (BO)

rischio incendiRischio incendi (2): “E se si fa un incidente? O capita qualcosa mentre ricarico in garage?”

“La cosa che più mi preoccupa delle macchine elettriche è il rischio incendio, seppur limitato che esiste sia quando si fa un incidente. Ma soprattutto quando si carica la macchina. Per quanto siano rari i casi di incendio di auto in carica, se stessi caricando la mia auto in garage e magari scende mio figlio o mia moglie e li prende fuoco l’auto cosa faccio? Neanche la cifra piu alta al mondo potrebbe risarcirmi. Quindi finche non c’è lo 0% di possibilità di esplosione/incendio di batterie in carica o anche se sono ferme io non voglio correre il rischio che di far male a qualcuno. Che sia un mio familiare o no. Risolveranno secondo voi questo problema?“. Stefano Gurini

rischio incendi
Il crash-test della Tesla Model Y, l’EV più venduta. Voto: 5 stelle.

Nei test che simulano incidenti EV tra le più sicure. E i carrozzieri…

Risposta. Per quel che riguarda gli incidenti, abbiamo i test di valutazione ufficiali di Euro NCAP a dirci che le auto elettriche sono tra le più sicure in caso di urto. Lo si può verificare dai punteggi conseguiti nei vari tipi di crash: in nessun genere di impatto (frontale, laterale ecc) si sono mai verificati principi di incendio. La stessa Federcarrozzieri ha pubblicato un decalogo sulle fake news che girano attorno all’elettrico. Al primo punto si segnala che queste vetture presentano il medesimo rischio di incendio delle auto termiche. E che la presenza di una batteria al litio non alimenta affatto la possibilità di fenomeni incendiari. Le elettriche, al pari degli altri veicoli, prima della messa in commercio devono superare controlli specifici, alcuni relativi ai requisiti antincendio. Le motorizzazioni più a rischio incendio, secondo Federcarrozzieri, sono le ibride, che presentano molti più elementi meccanici ed elettronici. Quel che cambia sono tempi e modalità necessarie per spegnere le fiamme scaturite da batterie al litio, come abbiamo visto in vari articoli.

rischio incendi
L’arrivo delle MG4 dalla Cina nel porto belga di Zeebrugge.

Da Cina e Corea ogni mese migliaia di EV in arrivo via mare

Discorso diverso riguarda i fenomeni di autocombustione, che sarebbero all’origine della tariffa anomala chiesta a Luca per assicurare il trasferimento del pick-up. Al momento non abbiamo notizie di vere criticità al riguardo. Al di là di segnalazioni di casi  che non sono (in rapporto al circolante) superiori ai casi analoghi con auto termiche. Dalla Cina e dalla Corea arrivano mensilmente in Europa via nave decine di migliaia di auto elettriche, tra cui la Tesla Model 3, la MG4 e diverse Hyundai-Kia. E non ci risulta di restrizioni particolari o di enormi aggravi assicurativi, che finirebbero per pesare sul prezzo finale di auto che sono invece tra le meno costose. Sappiamo anche però che, in attesa che la situazione sia chiarita, ci sono compagnie di navigazione del Nord Europa che fanno difficoltà ad imbarcare auto elettriche. Comunque sia: seguiremo il tema della sicurezza da vicino, informandovi di tutto quello che (di serio) viene pubblicato.

Apri commenti

30 COMMENTI

  1. Riassuntone di quanto ricordo da discussioni già fatte

    ANCHE LE “ICE ” PARCHEGGIATE

    E’ poco percepito (non fa notizia) ma questo molto raro rischio di incendio ad auto parcheggiata c’è anche con le auto ICE

    sia per parti roventi quando appena spenta (turbo e filtri scarico arrivano a 400-800°C)

    ma anche ad auto perfettamente fredda,
    per corto circuiti elettrici a meno di non scollegare la batteria 12 volt (o per l’incendio della stessa batteria servizi 12v, specie se lasciata attaccata a un caricatore esterno, e le ICE recenti lo necessitano perché a volte scaricano la batteria gia in una sosta di 15 giorni)

    un caso almeno un poco famoso sui giornali era il caso delle audi a4-a6 (una bobina rimaneva sotto carica e si incendiava, ad auto nuovissima) che facevano flambé da sole parcheggiate

    c’è un sito che elenca i richiami annuali per difetti delle ICE, e ce ne sono moltissimi per rischio incendio di parti elettriche, oltre che di alimentazione carburante

    se non ci credete, da qualche parte ho salvato un po’ di trafiletti di cronaca locale di auto ICE che fanno flambè da parcheggiate per cause varie (e appunto, la notizia non supera il trafileto di cronaca locale, mentre se succede a una Tesla in Australia lo veniamo a sapere subito)

    FREQUENZA?

    sono eventi cosi rari che è difficile quantificarli, si può forse fare una stima al ribasso (una volta avevamo fatto qualche conto)

    per le BEV di prima generazione e per le ICE, forse (calcolando una statistica rapportata a un periodo di uso di 10 anni) si parla di un rischio che era compreso tra 1 su 100.000 e 1 su 500.000 (per 10 anni, se calcolato su 1 anno va ridotto per 10)

    le BEV attuali, specie se con batterie LPF invece che NCM, dovrebbe aver migliorato ulteriormente

    ci sono dei video recenti su youtube con tante spiegazioni e dati di un capo dei VF di Bolzano, che in garage tiene una BEV

    PERICOLO PER LE COSE, NON PER LE PERSONE

    un incendio di BEV è più lungo da spegnere (se batteria NCM), ma rilascia lo stesso o meno calore complessivo di una ICE in cui venga raggiunto il sebatoio, e soprattitto una BEV lo fa senza divampare all’improvviso o peggio esplodere

    cresce lentamente in molti minuti (a volte anche ore), con molti segnali evididenti, spia diagnostica, fumo grigio e fischi, spetardate nel sotto scocca

    nel caso peggiore, dopo i segnali evidenti (fumo e fischi) ci sono almeno 5-10 minuti per allontanarsi prima di vedere qualche fiamma (mi pare che 5 minuti sia anche requisito minimo europeo di omologazione);

    vale sia sia in parcheggio, che in caso di crash gravi su strada (e come scritto nell’alticolo nel 99% degli incidenti anche seri le batterie non vengono danneggiate, perchè stanno al centro dell’auto)

    in questo senso (relativa lentezza dei rari incendi) secondo me una BEV è meno pericolosa, di una ICE per le persone

    rimane un pericolo non completamente zero (ma come per le ICE) per le cose, cioè il garage quando non siamo presenti (se siamo presenti, si fa a tempo anche con relativa calma a tirare fuori l’auto dal garage)

    COSA FARE IN PRATICA?

    magari intanto un’assicurazione che copra rischio incendio (ICE o BEV)

    poi hai il garage proprio in condomino o sotto la casa e per un evento pur cosi raro sia i danni che le rogne di vicinato sarebbero alti?

    prendi una BEV con batterie LPF,
    il rischio incendio è ancora più raro, e quando succede spesso non propaga oltre una parte dell’interno della batteria stessa, e se fosse è più facile da spegnere (rilascia calore più lentamente, contagia poco o contagia lentamente le celle adicenti)

    non sei ancora tranquillo? metti un allarme (sia che hai una ICE o BEV)

    e magari lascia delle feritoie nella serranda
    per accorgersi se uscisse fumo, e in generale far ventilare i locali da gas che fossero usciti; in casi eccezionali durante gli incendi si sono raccolti nel box senza prese d’aria vapori infiammabili, con poco ma rumoroso potere detonante = boato sulla serranda; i giornali hanno poi scritto che l’auto era “esplosa”, che è impossibile per una BEV; può farlo e non spesso solo una ICE, se le fiamme si lavorano il serbatoio in un modo sfortunato

    lacsiare un minimo di ventilazione vale anche per la batteria al piombo a 12 volt della ICE, se la metti in carica e il caricatore da pochi euro si guasta e non interrompe la carica in modo automatico, rilascerebbe nel box privo di prese d’aria idrogeno in quantità sufficente a provocare un piccolo botto e magari un incendio

    Ok.. esageriamo, sei un’auto-officina oppure hai ungrande-garage con dentro tante auto di valore ( ICE e BEV con batteria NCM), non ti acconti di avere l’allarme e l’assicurazione per gli eventi eccezionali, e hai con possibilità di spesa?

    si potrebbe fare come le strutture/parcheggi pubbliche, aggiungere un sistema antincendio, per BEV deve essere del tipo a nebbia, non a pioggia (secondo le linee guida e studi svedesi, che ora si stanno diffondendo anche da noi)
    il sistema a nebbia in locali chiusi riesce a non far crescere un incendio anche in caso di batterie NCM (usando poca acqua riesce a raffreddare l’intera auto impedendo che divampi), poi se serve finiscono il lavoro i VF

    non basta ancora? ok..mi arrendo.. le auto ( ICE o BEV ) allora non vanno bene.. solo bicicletta (..ma purtroppo il rischio al km di farsi male è più alto su 2 ruote che in auto..)

    =========

    TRASPORTO O LUNGO NON USO

    per il trasporto su nave forse l’assicurazione sta speculando sul desiderio del lettore di avere il truck dall’america ? bho

    la questione si era già posta in passato con gli aerei cargo che trasportavano grandi carichi commerciali di celle batterie LCO (quelle famose meno stabili, come i cellulari samsung di un pò di anni fa) per computer e dispositivi, e su grandi numeri di tanti di questi trasporti in passato ci sono stati in fase di carico danneggiamenti dei pallets con le celle non ben protette e successivamente incendi in stiva (come come altre merci ‘energetiche’ o particolari)

    da un certo anno in poi almeno in America pare abbiano risolto cosi
    (ma anche sono diventate rare le batterie LCO, ora le spedizioni sono quasi tutte di “tranquille” batterie LPF e qualche “media” batteria NCM, sempre per dispositivi elettronici):

    prima di trasportare carichi di batterie su aerei ( e immagino anche navi) hanno adottato la regola di portare il livello di carica al 30%

    in questo modo la tensione interna alla batteria è più bassa (per questo in realtà già basterebbe non superare 80%), è quasi impossibile che un difetto che non si sia manifestato a piena carica (quando la tensione elettrica interna su elettrolita e separatore è più alta) poi si manifesti subito dopo a basso livello di carica

    e in caso di incendio (magari dovuto ad altro carico adiacente) anche l’energia contenuta nella batteria è meno (in questo caso invece 30% è meglio di 80%)

    niente di strano, è un po’ come dire di non trasportare carichi di serbatoi di auto pieni di carburante sino all’orlo, il rischio è già minimo ma se si può ridurlo ancora tanto meglio

    è la stessa regola che adottò anni fa la Chevrolet in attesa di sostituire la batteria, soggetta a difettosità, della Bolt americana prima serie, nell’attesa di ritirare le vetture chiese ai proprietari di non caricare la vettura oltre l’80%, cosi la tensione elettrica interna della batteria non era al massimo

    è anche una buona regola per far durare di più la batteria specie NCM, in caso di lunghe soste, giorni o settimane, non ricoverare per lunghi periodi l’auto con carica 100%, l’invecchiamento che risulta pur piccolo (spaccando il capello in quattro e puntando a far durare la batteria oltre i 15 anni) sarebbe leggermente superiore rispetto a ricoverarla a lungo con un po’ meno carica; lo stesso vale per liveli di carica vicini allo 0%, non andrebbero tenuti in caso di lunghi non usi

    sono poi da pochi mesi in commercio le batterie al Sodio, sono persino più tranquille delle LPF, ma per ora non così adatte all’uso per autotrazione, vanno meglio per storage statico in luoghi molto freddi

    • Ma per rispetto di chi legge dal cellulare, post ragionevolmente brevi ti sono impossibili?
      È una mania la tua…

      • È così difficile scorrere con il ditino mentre leggi?
        Che differenza fa leggere 30 post corti invece di uno lungo?

    • Quando ci si avventura in aspetti legati alla sicurezza e’ buona norma chiarire se si tratta di opinioni personali o dati disponibili da fonti verificabili. Lei indica anche i minuti tra l’inizio di un run over e il pericolo effettivo, che come lei stesso scrive varia pero’ con il tipo di batteria.
      Da quando ho appreso da un amico che si occupa di trasporti navali recentemente, gli incenti a bordo capitano con tutte le auto, spesso le ICE trasportate sono anche vecchie e quindfi piu’ soggette. Il loro problema e’ contenere l’incendio che con le BEV e’ problematico. Quindi, ma per quanto mi hanno detto, piu’ che il rischio che accada e’ la gravita’ dell’evento. Solitamente nella valutazione del rischio si calcola il prodotto di probabilita’ e gravita’.

  2. Il pericolo d’incendio, a prescindere dall’alimentazione, deriva dal fatto che il mezzo (nelle sue parti meccnaiche ed elettroniche) possa essere attivo o meno quando inutilizzato/parcheggiato.

    Per una ICE, a meno che l’incendio si inneschi subito dopo aver concluso la marcia a casua del calore scambiato dalle componenti meccaniche, il pericolo eriva sempre dalla componente elettrica, esattamente come una BEV. Infatti le autocombustioni di mezzi parcheggiati trovano sempre risposta in un problema di cortocircuito elettrico.
    Ovviamente più un mezzo è complesso, più può avere componenti soggette a tale rischio (come le ibride)
    Premesso che oramai nessuna automobile sia ICE che BEV, anche quando parcheggiata, è realmentedisattivata nella sua componente elettrica tra batteria sempre in uso seppur minimo, antifurti, sistemi controllabili da remoto etc etc sono tutte soggette a cortorcuito.
    Nelle BEV e Plug-In il pericolo maggiore è relativo al periodo di ricarica, in cui di fatto la componente batteria è in funzione (per ircaricarsi appunto) con utente di fatto lontano (e che quindi non può intervenire)
    Il problema però non nasce dall’azione della ricarica in se, ma da una possibile difettosità delle componenti del sistema di ricarica inclusa la batteria (come negli smartphone l’accidentale cortocircuitazione tra anodo e catodo).
    Del resto potrebbe anche capitare che in un circuito di microelettronica di una ICE sempre in tensione (per esempio una centralina) si rompa un condensatore, un resistore o qualsiasi altro componente con un principio di incendio.

    Quindi assumendo una qualità/durabilità alta delle componenti elettriche a mio avviso i pericoli sono molto relativi.
    Più che altro lasciano perplessi alcuni casi isolati (almeno mediaticamente) di esplosioni di batterie come quello della Leaf di qualche tempo fa, che secondo me fanno il paio con episodi analoghi di auto con impianti a gas. A questo si aggiunge che vari modelli statistici di fatto rimandano una risposta a tempi più maturi, in quanto il mercato delle BEV, seppur crescente, vede un parco auto decisamente troppo nuovo e limitato e con tecnologie in continua evoluzione (quindi che non riefriscono ad architetture simili tra loro seppur prorpietarie) per poter definire statisticamente un pericolo. Probabilmente questi due fattori portano a far prevalere la prudenza tra gli assiucuratori che in alcuni casi alzano i prezzi.

  3. Il rischio incendi è bassissimo ma presente, se notate, quando ricevete in pacco di Amazon che contiene batterie al litio, esiste sempre sull’esterno del package l’erichetta dedicata di pericolo per il trasporto delle batterie al litio medesime, che sia anche uno smartwatch.
    Credo che la soluzione da prospettare a chi ha scritto la domanda dell’articolo sia sufficiente alzare i massimali della polizza incendio fino a coprire le potenziali spese dovute ad un incendio di una autorimessa. Inutile farsi pippe mentali sul rischio ZERO, nemmeno vivere é a rischio zero perché la vita si conclude sempre con la morte.

    • Be si, hanno anche loro i loro Porro 🙂

      ..più meno gli stessi personaggi sul furbetto andante che avevano fatto campagna a favore di Brexit, o che in USA spingono il Carota

      poi bisognerebbe quantificare

      – quanto pompano sul tema specifico BEV, da noi abbatanza (vedi varie trasmissioni TV)

      – quanto l’Inglese medio li ascolta o li ignora

      interessi della filiera petroliera ci sono anche li, un po’ di campagne terroristiche sulle BEV non le faranno mancare

    • Fantastico, menziona la nave che trasportava EV (salvo tutto il piano contenente le elettriche, devastati gli altri) e il parcheggio dell’aeroporto londinese (si vede dalle riprese di sicurezza che l’incendio è nato da un fuoristrada diesel)

  4. Chissá se in futuro si terrá conto del tipo di chimica per stabilire divieti di accesso e polizze assicurative.. Ovviamente mi riferisco al futuro prossimo, spero che a lungo termine – con il perfezionamento nella tecnologia delle batterie – eventuali disparitá di trattamento siano scomparse per sempre.

  5. Alcune case produttrici asiatiche hanno iniziato ad acquistare le navi per il trasporto delle loro elettriche per il resto del mondo. Probabilmente anche in vista di un aumento della tariffa di trasporto. Ma credo si tratti di una fobia passeggera, destinata a passare man mano che sempre più report dimostreranno l’infondatezza di questo timore [ https://cfpa-e.eu/new-knowledge-about-battery-fires-in-electric-cars-on-ferries/ ]. Ad oggi per ogni 84 auto che vanno a fuoco (negli USA), una è elettrica e 83 sono con motore a scoppio. Va anche riconosciuto che però quando ad andare a fuoco è quella elettrica le cose sono molto più complesse.

    Per il parcheggio dell’auto in condominio, per chi è proprio terrorizzato dal rischio incendio, mi terrei lontano dalle batterie NCM811 di Catl e punterei invece su LFP

  6. Tutto giusto. Però quando (spero presto) caricherò in garage la mia futura bellissima auto elettrica è vero che c’è una minimissima probabilità di incendio, al contrario di una normale ICE ferma in garage? Anche ammettendo una probabilità su un miliardo, essendoci sopra un intero condominio, mi sentirei più tranquillo con una apposita assicurazione. Che dovrebbe costare quindi due lire viste le probabilità del sinistro. Qualcuno ne sa qualcosa? Grazie.

    • 50 litri di benzina nel serbatoio non li classificherei a rischio zero… e infatti di ICE che han preso fuoco da ferme ci sono numerosi esempi

      • Aggiungo anche come le batterie, non esplodono perché sono instabili ma perché c’è un problema che ne innesca il cortocircuito.

        • Le batterie delle BEV non esplodono

          a differenza delle ICE in caso di incidente o di incendio da ferme che prenda male il serbatoio

          le BEV alla peggio si incendiano con molta calma

          in caso eccezzionali a incendio già in corso (con danni già fatti) e in un box non ventilato, si è probabilmente raccolto (esternamente alla batteria) insieme a fumi dell’incendio ogni tipo anche del gas infiammabile, il famoso botto sulla serranda del box in trentino (?)

          sono vapori infiammabili che puoi creare anche caricando o bruciando una modesta batteria al piombo, e in un ambiente chiuso potrebbero fare un (relativo) botto, ma non è la batteria che esplode, ne che vengono giù i muri come fosse TNT

          dai che ne abbiamo già parlato, ma vedo che la tentazione di spargere paure è sempre forte

          • Mi dispiace deluderti ma le batterie, incluse quelle delle bev, possono esplodere a causa della gassificazione dei liquidi presenti all’interno della stessa e rilasciabili dall’invlucro stesso della batteria che sotto pressione interna esplode, anche senza un incendio in corso.
            Non è nulla di eccezionale, avviene in qualsiasi reazione chimica che detrmina il cambio di stato da liquido a gassoso (evaporazione) o da solido a gassoso (sublimazione) che determina un cambio di volume.
            Nelle vetrine delle profumerie ad esempio mettono delle boccette con liquido colorato e non profumi veri, proprio perché con il calore dei faretti si crea questa condizione e le boccete crepano di colpo.

            L’ultima frase da “ANTI NO-BEV” te la potevi rispamriare. I miei commenti sono chiari, e si riferiscono a processi fisici e chimici, e non come tu stai scrivendo per instillare paura

          • allora meno male che ne capisci di chimica e fisica, chissa se non eri esperto

            chiamare esplosione (che è una reazione di una certa portata) la cella che rilascia gas dalla valvola di sovrapressione, o alla peggio gonfia e fa il rumore di un petardo, in un thermal-run away, tra l’altro bella schermata dentro al involuco esterno della batteria, già è una forzatura

            scrivere poi che l’intera batteria o l’auto “esplode” come hai dato a scritto in più messaggi, è ridicolo, una Salvinata

            poi possiamo giocare con le parole tutto il giorno, io ti posso dire che la tua lattina di birra “esplode” quando la apri

          • meno male che sei alfabetizzato: non ho mai scritto che l’auto esplode, inidcami dove l’avrei scritto?
            Invece ribadisco che la batteria può esplodere (e ciò che gli sta intorno, cioè l’auto, ne subisce le conseguenze) e mi spiace per te non è una salvinata e la continui a buttare su questo aspetto che ti ho chiarito non essere nelle mie frasi (cosa anche evidente). Se poi vuoi portare la discussione a un livello bar di periferia fai pure parlanod di altri fattori che non c’entrano nulla con ciò di cui si parla qui.

            L’esplosione si innesca e lo fa perchè i gas o i liquidi presenti batteria si incendiano (sono o no componenti della batteria?), ma l’innesco può essere interno alla batteria e non giustificato da cause esterne come hvuoi forzare tu. il thermal run-away non è altro che il raggiungimento della temperatura di soglia per scatenare l’innesco, che può essere dovuto sia a fattori interni che esterni.
            La cortocircuitazione interna della batteria può portare al thermal run-awa, perché anodo e catodo non sono più isolati tra loro portando a continuo scaldarsi delle componenti interne della superando così la temperatura di soglia. e questo può avvenire per svariati motivi anche con batteria a riposo.
            Questo è quanto accadeva ad esempio al Samsung Galaxy Note 7 che fu ritirato dal mercato e di cui era vietato il trasporto su aerei civili anche da spento (altro che la freggnaccia sul danneggiamento durante il trasposrto che hai scritto poco sopra). qui trovi il comunicato UFFICIALE Samsung dell’epoca anche con gli schemi e i video che spiegano come ci fosse un difetto di progettazione che facilitava la cortocircuitazione interna.
            https://news.samsung.com/us/Samsung-Electronics-Announces-Cause-of-Galaxy-Note7-Incidents-in-Press-Conference

            La pressione della gassificazione può essere un altro fattore di esplosione non necessariamente legata a un incendio o a un thermal runaway (la pressione stessa in trasformazioni isocore non isoterme aumenta ed è direttamente proporzioanle alla temperatura), ad esempio l’esplosione di una pentola a pressione (dentro c’è acqua che aumenta la sua pressione per l’aumento di temperatura (gli si cede Q) a parità di volume ma mica l’acqua si incendia)

            Per quanto riguarda la tua lattina di birra, si anche quella è una eplosione, ma dovuta a energia puramente cinetica (l’aumento di tempratura è trascurabile)

  7. Non ridicolizzarei il tema, sono perfettamente d’accordo sulla sicurezza dell’auto elettrica soprattutto sulla ricarica a bassa potenza. Ma è un tema che va affrontato, soprattutto per la ricarica che si può fare solo in autorimessa, che a mio parere può essere inesistente, ma non ne so abbastanza. Soprattutto non ne so abbastanza sulla copertura assicurativa. A mio parere la presenza di una elettrica dovrebbe essere più favorevole che non una endotermica, ma è un tema che non sarebbe male affrontare.

    • come sempre la risposta di VaiElettrico è equilibrata ed ineccepibile.

      Purtroppo la nostra testa non è fatta per comprendere appieno la statistica ma per rimanere impressionata istintivamente dall’aneddoto, soprattutto se “tragico”. Funzionava bene quando si viveva in una tribù di cacciatori-raccoglitori, ma non in una società in cui i mezzi di informazione fanno di tutto per esaltare tutto quello che attira istintivamente l’attenzione.

  8. Sig. Stefano, non faccia avvicinare sua moglie e suo figlio al microonde, potrebbe esplodere
    Non gli faccia usare tablet e cellulare, stesso motivo
    Guai ad usare il phon, potrebbe incendiare i capelli
    Però si sente al sicuro con 50 litri di benzina sotto il sedere vero?
    Ma per favore.

Rispondi