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Obiettivo zero carbon: piange l’Agenda italiana

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Emissioni di gas serra

Nell’ultimo anno è cresciuto ancora il ritardo dell’Italia sull’Agenda “Zero Carbon”. Le emissioni di CO2 sono diminuite, ma mancano tagli di 15 milioni di tonnellate per raggiungere il primo obiettivo 2030 che prevede una riduzione di 125 milioni di tonnellate. Sono questi i risultati della seconda edizione di Zero Carbon Policy Agenda (2023) presentata ieri a Milano da Energy & Strategy – School of Management Politecnico di Milano.

I ritardatari? Mobilità ed efficientamento nell’edilizia

Nell’ultimo anno il calo è stato di un solo punto percentuale rispetto al 2019, portando la diminuzione ad appena il 30% dal 2005. Per centrare gli obiettivi bisognerebbe crescere a una velocità 8 volte superiore.  I settori chiamati a contribuire maggiormente sono quelli più in difficoltà, mobilità ed efficienza energetica. Il coordinatore del rapporto Davide Chiaroni commenta: «Serve un deciso cambio di marcia normativo che acceleri lo sviluppo simultaneo di tutti i pillar della decarbonizzazione in un’ottica sinergica, attraverso una roadmap di lungo periodo. Oggi ci sono più difficoltà a trovare spazio per la transizione ecologica nell’agenda politica, ma questo rischia di disperdere il patrimonio di asset, competenze e imprese che nel nostro Paese si è costituito e rafforzato dal 2011».

Allarme rosso sulla sostenibilità del sistema Italia

Insomma, Energy & Strategy suona un allarme rosso sulla sostenibilità del sistema Italia.

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La visione per settore delle emissioni nazionali – Fonte: Rielaborazione E&S su dati EEA

Di questo passo è evidente che la strada per raggiungere l’obiettivo del 55% di emissioni in meno entro il 2030 è sempre più impervia. Richiede  di procedere con una diminuzione di quasi il 4% l’anno, cioè ben 8 volte ciò che è stato fatto nell’ultimo trentennio. E il gap da colmare in otto anni è pari a 125 milioni di tonnellate di CO2 equivalente.

Non hanno fatto i “compiti a casa” i settori del trasporto e quello dell’edilizia residenziale, commerciale e dei servizi pubblici.  Sono infatti i comparti più lontani in termini assoluti dai target al 2030, data entro cui dovrebbero calare rispettivamente del 33% e del 23%, al ritmo del 4% e del 3% l’anno. Quelli più vicini al raggiungimento degli obiettivi sono l’industria e la gestione dei rifiuti, dove il nostro Paese eccelle.

Causa il perdurare delle tensioni geo-politiche, la situazione economica non incoraggiante e un certo scetticismo circa l’efficacia delle azioni messe in campo (a partire dalle misure per l’efficientamento energetico nell’edilizia, ora accusate di avere distratto fondi da problemi economici e sociali ritenuti più pressanti), anche l’Italia ha decisamente frenato su queste politiche. La revisione al ribasso del PNRR e i ritardi nell’implementazione di quanto previsto hanno effetti per ora ancora contenuti ma destinati ad aumentare. Anche sui brevetti tecnologici legati alla decarbonizzazione, siamo fanalino di coda dopo Germania, Francia e Spagna.

Servirebbe una roadmap della decarbonizzazione

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Davide Chiaroni

«Invece, per colmare il gap e ripartire con il piede giusto è necessario un deciso cambio di marcia normativo, che acceleri lo sviluppo simultaneo di tutti i pillar della decarbonizzazione in un’ottica sinergica – commenta Davide Chiaroni, vicedirettore di Energy&Strategy e responsabile dell’Osservatorio -. Va proprio in questa direzione la principale proposta che emerge nel Rapporto, frutto del confronto con gli operatori del settore e i partner della ricerca: lo sviluppo di una roadmap integrata per la decarbonizzazione, con orizzonte di lungo periodo, obiettivi intermedi chiari, regole certe per la misurazione di tutte le emissioni, attuazione delle riforme rimaste al palo, semplificazioni burocratiche e strumenti a supporto adeguati».

Brevetti e investimenti: stiamo perdendo il treno

Investimenti e diffusione delle tecnologie che abilitano i pilastri della decarbonizzazione (vedi grafico) hanno tutti registrato una crescita rispetto al 2021, tranne le immatricolazioni di veicoli elettrici, calate dell’8,9%.

Guarda il video e leggi anche Quanto ci costerà salvare il pianeta? I conti di Carlo Cottarelli

Complessivamente, infatti, il mercato della decarbonizzazione è aumentato del 12,6% rispetto al 2021, passando da 30,5 miliardi di euro a 34,4 miliardi. Hanno performato bene le installazioni da rinnovabili, cresciute di 3 GW. Secondo i primi dati di Terna, sono in ulteriore aumento di circa 2,5 GW nel primo semestre 2023.

Nonostante la presenza di missioni dedicate alla transizione ecologica e alla mobilità sostenibile, le riforme e gli investimenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza vengono valutati dagli operatori del settore come di medio impatto sulla decarbonizzazione. E soprattutto di importo decisamente non sufficiente allo sviluppo dei pillar necessari. Inoltre, l’erogazione di questi fondi è in ritardo.

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13 COMMENTI

  1. Più che sltrobper il settore edilizio piange il portafoglio…preventivo palazzina dei miri genitori 84 enni..per il cappotto et efficentamento energetico suamo sopra ad 84000 euro circa a famiglua di un condominio di 9 unità abitative..non sobo riusciti ad accedere al 110% e fare un mutuo a quell età è assurdo.e questo è cosa comune a tantissime altre famiglie

    • Per quello è nato il bonus 110.

      Ed al mio paese ci stati dei condomini dove nella riunione per il 110 hanno vinto i no, ovvero: vuoi gratis cappotto termico, caldaia nuova, fotovoltaico e batteria? (risposta) NO!!!!
      Con varie motivazioni tutte ai confini della realtà. Ma la vera motivazione era una sola: resistere, ostacolare in ogni modo la transazione energetica e andare avanti con i fossili. Non per nulla qui al potere ci sono i celoduristi della Lega.

        • Caro Kriss,

          solo due piccole cose:

          ogni volta che avviene un avvicendamento politico chi arriva dice di avere trovato il disastro e denigra l’operato del predecessore;

          visti il 63 miliardi di euro che il governo la regalato come sussidi ai petrolieri (20 in più dell’anno precedente) penso che il disastro siano quelli attualmente al potere.

  2. Mi domando ma l’occupazione abusiva delle colonnine non può configurarsi come interruzione di pubblico servizio?

    • no, è semplicemente un illecito amministrativo. ove segnalato con apposita segnaletica. ma cosa diavolo c’entra?

  3. Il grafico a istogrammi è un buon colpo d’occhio, me lo metto da parte, emissioni italiane nei vari settori e diverse annate (usa i dati dell’Agenzia Europea dell’Ambiente disponibili on-line)

    ad oggi (linee gialle) in italia i contributi più alti alle emissioni:

    – trasporti (106 M.tonn)
    – generazione energia ( 88 M.tonn)
    – abitazioni + edifici pubblici + servizi pubblici (73 M.tonn)
    – industria (49 M.tonn)
    – agricoltura (40)
    – processi industriali (34)
    – rifiuti (20)
    – altro (7)

    totale Italia 417 Milioni di tonnellate annue in Co2 equivalenti

    il conto viene un po’ di meno se si conta solo la Co2 e non il metano e altri gas che danno anche loro un contributo minore clima alterante

    incoraggiante vedere che dal 2005 alcuni settori sono già scesi molto, e altri hanno iniziato a scendere

    per gli edifici, non sarà facile o veloce ridurre le emissioni

    invece per i strasporti, in ritardo sul programma, magari vedremo una volata di recupero nei prossimi anni

    lo stesso il settore energia, ci si può aspettare una volata anche qui, se si sbloccano un po’ di autorizzazioni, gli impianti rinnovabili sono già in attesa di partire in quantità

    • Sicuramente sono scese le emissioni dell’industria in quanto buona parte del lavoro (e della produzione di ricchezza) sono state trasferite in Cina (ma non solo) anche grazie a leggi fatte dalla stessa fazione politica che ora si straccia le vesti per il made in china relativo alle auto elettriche.

      E sottolineo che il problema del made in china riguarda solo l’elettrico in quanto Salvini ha visitato e benedetto la DR che importa auto cinesi e gli monta le finiture.

  4. Piange l’agenda sai 🎵
    La co2 non calerà🎶
    Anche se grida “sveglia”🎵
    Matteo non ascolterà🎶
    Piange l’agenda se…🎵
    Se il clima scalderà🎶
    Però Matteo non 🎵
    risponderà🎶

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