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Le scorie nucleari? Una surreale scommessa sui prossimi 250 mila anni

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Il deposito “sicuro” delle scorie nucleari è una surreale scommessa su un futuro lungo  la  bellezza di 250.000 anni, mentre la storia dell’uomo ne ha appena 5.000.

Come garantire che materiali radioattivi letali non finiscano mai nelle mani di uno stato canaglia? Chi ci garantisce che Paesi oggi tranquilli e responsabili non divengano “canaglia” fra decine o centinaia di migliaia di anni? Come informare migliaia delle prossime generazioni umane di non toccarle? Con che linguaggi spiegarlo, visto che nessuno sa come parleranno i nostri pro-pro nipoti? Sono alcune delle argomentazioni sollevate da Nicola Armaroli in questa nuova “pillola” dedicata all’eventualità di un ritorno all’energia nucleare.

Settant’anni di controversie decretano un fallimento

«La tecnologia nucleare è controversa fin dai suoi esordi _ dice Armaroli _, e il fatto che dopo 70 si sia ancora qui a discuterne è la dimostrazione del suo fallimento».

Se escludiamo la Finlandia che ne metterà in funzione uno il prossimo anno «nessun Paese al mondo ha ancora identificato un sito per il deposito definitivo delle scorte. Nemmeno gli Stati Uniti, che ne avevano trovato uno a Yucca Mountain,  nel Nevada, ma hanno dovuto abbandonare il progetto as causa delle controversie su come trasportare tutte le scorie del Paese (ad oggi 77 mila tonnellate n.d.r) fino al luogo sotterraneo di stoccaggio».

Riprocessare le scorie nucleari? Solo per fare armi…

Si possono riprocessare le scorie per renderle inerti? «No, è impossibile _ dice Armaroli _ Si possono solo chiudere dentro fusti di materiali che confinano la radioattività, come la ceramica». Ma poi i tempi necessari a diventare innocui per l’uomo sono decine o centinaia di migliaia di anni. Negli Stati Uniti le scorie venivano riprocessate con una nuova reazione nucleare «ma dagli anni 70 questa pratica è stata sospesa per il rischio di proliferazione di armi nucleari».

Concludendo, Armaroli ammette che la tecnologia nucleare è meravigliosa, ma nel mondo reale innesca «un ginepraio di problemi da cui non se ne esce». Chi pensa di poterla riproporre pretende di adeguare il mondo reale a questa tecnologia, ma semplicemente «non è possibile».

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