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Irreversibile passare all’elettrico. E non perché Greta…

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Irreversibile. Il passaggio all’elettrico è una necessità strategica, e non solo “perché lo dice Greta”, come qualcuno vuol far credere per liquidare la questione. Lo sostiene un noto consulente automotive, Paolo Guidelli Guidi.

Irreversibile              di Paolo Guidelli Guidi

“La transizione elettrica dell’automobile è una inevitabile necessità, ed è irreversibile – e questo fatto non è la semplice conseguenza di normative. Sostiene il contrario soltanto chi, in un contesto di cambiamento obbligato, si scopre superato dagli avvenimenti e dalla concorrenza.

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La produzione della VW ID.5 a Zwickau: la Volkswagen ha fatto una scelta di campo molto netta per l’elettrico e  riconverte le fabbriche.

Irreversibile: non possiamo tenere aperti tutti i fronti

Il dato di fatto è evidente per chi opera nel settore. Oggi viene talvolta messo in ombra per ignoranza o interesse, ma apparirà in piena luce nel giro di pochi anni. La scelta strategica si impone ed è netta. Non c’è più spazio per gradualismi, perché è finanziariamente insostenibile mantenere aperti tutti i fronti tecnologici ed industriali: si verrebbe sconfitti come avvenne quando Hitler attaccò la Russia senza aver concluso il fronte occidentale.  Si tratta di strategia, non di sensibilità ambientale – di Clausewitz, non di Greta. Certamente, le normative hanno messo in moto il processo di trasformazione e restano determinanti come causa scatenante del cambiamento. È vitale per la sopravvivenza della specie umana ridurre le emissioni di gas serra e particolati in atmosfera. Viviamo perché un delicato strato di aria respirabile avvolge il pianeta Terra. I 10-20 km di biosfera che ci proteggono da freddo, caldo e radiazioni letali sono sottili come un film di domopak su un pallone da calcio – è bene ricordarlo.

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NUOVI PLAYERS / La Polestar, marca elettrica a controllo cinese.

Irreversibile: un nodo industriale e sociale

È altrettanto vero, d’altra parte, che il parco auto europeo emette meno del 2% dei gas serra mondiali. Che i moderni diesel hanno emissioni quasi nulle e che sull’enorme shock industriale del dieselgate del 2015 grava più di un sospetto di protezionismo USA.
Infine, la necessità di transizione immediata e senza ritorno vale per i mercati maturi più che altrove – proprio per effetto di norme più stringenti. Resta però che i mercati maturi (Cina compresa) valgono oggi più di 2/3 del totale e pesano quindi in modo determinante sulle decisioni industriali. La transizione elettrica, oggi, non è più questione di sensibilità ecologica e norme di emissione. Ma un tema industriale, finanziario e sociale perché coinvolge le vite di aziende, famiglie e persone. Nessuno può permettersi il lusso di perdere tempo e non avere idee più che chiare.

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La Tesla Model 3, l’auto elettrica più venduta al mondo nel 2021.

I vantaggi? Auto più performanti, piacevoli…

Poi, ci sono i vantaggi del prodotto: più performante, più confortevole e piacevole da guidare, in prospettiva meno caro da acquistare e soprattutto da mantenere. Ma la causa prima resta strategica: non è sostenibile continuare a sviluppare auto ibride e ICE e mantenere aperte fabbriche non più utili, mentre investi nell’elettrico. Le cifre in gioco sono da capogiro. Oltre $500 miliardi di nuovi investimenti nei prossimi 5 anni. A questo si sommano oltre $300 miliardi di costi di riconversione industriale. Come miniere di carbone, le fabbriche che un tempo facevano la forza degli “incumbent”, oggi li penalizzano.  Perché l’auto elettrico è un prodotto diverso e molto più semplice: richiede altre fabbriche, altre competenze, meno mano d’opera, più robot – si può produrre sul venduto. Centinaia di miliardi di cespiti da azzerare e sostituire, centinaia di migliaia di addetti senza più ruolo da ricollocare e nuove professionalità da trovare.

irreversibile…e che si vendono on line:  più facile e meno costoso

Un’agenda impressionante: forse solo il settore “Oil and Gas” è colpito in modo simile, però vive serenamente. Sia per la rendita che gli viene dal parco ICE (2 miliardi di veicoli in totale), sia perché gli incentivi al consumo di combustibili fossili viaggiano al ritmo di oltre $200 miliardi di dollari/anno. E se si sommano quelli alla “Exploration and Production” superano i $600 miliardi/anno, ma nessuno si azzarda a metterli in questione. I cambiamenti nella distribuzione si sommano all’aspetto industriale: il prodotto-auto elettrica è più facile da produrre sul venduto perché è più semplice. Quindi le reti indirette diventano meno necessarie e la vendita online più facile (e molto meno cara), se il prodotto assomiglia sempre più all’elettronica di consumo. Nel 2019 l’espressione “tempesta perfetta” applicata all’automotive post-dieselgate, fece sensazione. Oggi siamo in pieno uragano e le conseguenze della pandemia non hanno fatto che aumentare costi, problemi e sfide – meno chips, meno vendite, più rischi.

Il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, molto freddo sull’auto elettrica: teme il pericolo Cina (foto: MISE stampa).

L’Italia si muova, il tempo stringe

Fra pochi anni, guardando indietro, ci stupiremo di come oggi non si sia ancora capito l’ovvio. Vetture, moto, trattori, camion, imbarcazioni a combustione sono piccoli ed inefficienti generatori di energia che inquinano e costano enormemente di più della variante elettrica. E che non si può più investire in ICE o Ibrido per il semplice motivo che costa troppo mantenere aperti tutti i fronti mentre si ingaggia la competizione per il mercato vincente: l’elettrico. Il tema è diventato finanziario e strategico, non più solo ambientale. Ogni ritardo rischia di avere un costo terminale per i Costruttori ed i mercati regionali che non si attrezzano in tempo con supply chains e infrastrutture adeguate. L’Italia, per venire al concreto, deve muoversi con una velocità che oggi ancora non si vede. Fare le reti di ricarica, stimolare il mercato EV, sostenere l’industria della componentistica elettrica. Il tempo stringe.

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TAG: Irreversibile

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63 COMMENTI

  1. E’ molto difficiel prevedere il futuro, ma non mi sento di condividere le sicurezze che ha, beato lui, l’estensore dell’articolo. Gli investimenti per auto termiche continueranno, almeno per certi mercati (penso, in primo luogo, all’America Latina) se i produttori non vorranno uscirne, dato che in quei luoghi mi sembra dfficile ipotizzare una massiccia diffusione dei BEV per motivi di costo e scelte politiche divergenti (uso dell’etanolo in Brasile). Di conseguenza gruppi come Stellantis e VW, ad esempio, non potranno abbandonare il termico, e i modelli per quei mercati, se richiesti anche in Europa, potranno continuare a giungervi, interi o da assemblare, con pochi adattamenti. Resto in attesa

  2. Bella la foto di Giancarlo Giorgetti, sembra impegnato, ovviamente a fare poco, tanto sta viaggiando su un jet privato, se veramente chi ci governa volesse aiutare il popolo italiano, lo avrebbe già fatto da molti anni. Il problema solo le lobby e gli interessi personali, per non dire l’inefficienza della politica che deve sempre scontrarsi e mai unirsi per un bene comune ( il benessere del proprio popolo )

  3. Per il sig. Antonio.
    I cervelloni italiani e i giovani in generale è da un po che potendo, scappano dall’Italia per i motivi da lei citati. Questo non c’entra però, con il problema di base che ho cercato di evidenziare (uno sfogo più che altro) è cioè, come mai Fiat trent’anni fa, si era mossa neanche tanto timidamente, verso la produzione di veicoli elettrici? Andando a leggere qualche articolo, ho scoperto che la Panda ha avuto anche un’evoluzione e successivamente, venne introdotta anche una Seicento elettrica. Il problema da quello che ho potuto afferrare è pressapoco quello che succede adesso. Il costo troppo elevato per l’acquisto di tali veicoli, il loro sostentamento (con tutta probabilità era obbligatorio, avere una rimessa per poter piazzare il caricabatterie, cosa non da tutti anche all’epoca) la durata delle batterie e (sopratutto) un generale menefreghismo, di quello che poteva essere una rivoluzione a tutti gli effetti, anche a livello ambientale. Sicuramente, se l’Italia ci avesse creduto, forse adesso, saremmo noi in prima fila in questo settore e senza far scappare nessuno. Ma ripeto, purtroppo così non è andata e adesso ci ritroviamo a rincorrere gli altri, con molta fatica mi pare oltretutto.

    • Il problema di fondo in Italia è il grave peso fiscale, e siccome la maggior parte lavora in regola ( non evade) prima o poi dovrà scappa dal Italia, e alla fine noi ( inteso come nuovi posti di lavoro ) dovremmo andare a trovarli al estero, è un dato di fatto.

    • I tempi (parlando di batterie) non erano ancora maturi. Le prestazioni e l’autonomia erano ridicole, due soli posti…. e costava ben più del doppio di una panda normale. Era insomma destinata ad essere un fallimento

  4. Articolo ideologico senza basi economiche. Fare i conti senza l’oste non funziona. Litio e cobalto +100%, ammesso che si trovi. La filiera cinese delle batterie in via di chiusura perché è quasi un anno che vende sottocosto ed ora non vive più, l’attesa del boom che non c’è stato ha fatto fallire quasi tutti. Le EVs sono oggetti costosi, delicati, poco flessibili e senza incentivi quasi invendibili.
    Ci vuole più gradualità e miglioramenti tecnologici perché il motore EV sia comprato da chiunque

    • Il boom non c’è stato? Ma che dati hai guardato? Perché io vedo un trend in crescita esponenziale. Non è che hai il foglio capovolto?

    • Il cobalto lo stanno già eliminando, che dati vetusto hai guardato, comunque sia il dado è tratto fatevene una ragione, non si può più tornare indietro, la terra non c’è la fa più a sostenerci, quindi o accettiamo e acceleriamo o per noi sarà la fine, non che al pianeta freghi qualcosa, è sempre per un nostro interesse.

  5. Si ma a partita di condizioni ( senza incentivi) attualmente scelgono la vecchia tecnologia , certo sono sicuro che le condizioni miglioreranno con impianti di ricarica più numerosi maggiore velocità di ricarica percorrenze reali maggiori ( perché a velocità autostradali 130 km/h sono francamente bassine) , inoltre per la stragrande maggioranza la soglia max e 20000€ ( a costo di tanti sacrifici) , e trovo francamente immorale usare i soldi delle tasse di queste persone per fare uno sconto ai benestanti in Tesla…

    • Ma ce l’hai un’idea di quanti incentivi ci siano ancora, a vari livelli, ai carburanti fossili? Forse no, perché altrimenti una sparata del genere te la saresti risparmiata.
      È inutile che pretendi che mettano in vendita prima auto elettriche economiche e poi quelle per i “benestanti in Tesla” perché non funziona così! Le innovazioni tecnologiche partono sempre dall’alto perché è possibile spalmare i maggiori costi iniziali della tecnologia.
      Facile fare del populismo spicciolo… altro è analizzare le cose per come sono.

      • Non pretendo che mettano in vendita prima le auto economiche , ma che non siano i poveri ( operai e pensionati) che pagano per l’auto di chi se la potrebbe permettere benissimo senza incentivi, chi spende 50000/60000 € di sicuro non ha problemi, e focalizzare gli incentivi ( anche sostanziosi) per esempio su auto fino ai 25000€ ( in questo modo pure l’industria si applicherebbe per fare rientrare qualche modello) e con un limite ISEE , sono sicuro che si velocizerebbe la diffusione.

        • Magari chi compra auto da 50/60’000€ le ha prese solo perché c’erano gli incentivi, come quelli che hanno preso quelle da 20/30’000€ se no nessuno ci avrebbe fatto un pensierino me compreso.

        • Quasto passaggio tecnologico ha la particolarità di essere “necessario”, al contrario di molti altri in precedenza. Questo vuol dire che bisogna “convincere” a passare all’elettrico quanta più gente possibile. Chi acquista auto di fascia medio alta, senza incentivi prenderebbe una termica che inquina decisamente di più di auto medio piccole. Tant’è che nei paesi dove la transizione è molto più avanti non c’è nemmeno un limite di prezzo per accedere agli incentivi, e questi ultimi sono in percentuale al prezzo. Posto che chi ha la capacità di acquisto di un’auto di fascia medio alta di tasse si spera ne paghi ben di più di chi punta ad auto economiche.
          Ma poi, parliamo davvero di pochi spiccioli, quando sono stati dati distribuiti ben altri soldi dei contribuenti con il 110%, a prescindere dal reddito?

      • Ecco un elenco di punti di vista intelligenti e di buon senso. La rete elettrica non è adeguata e capillare per le ricariche EV. La produzione di energia elettrica non è sufficiente per sostituire il carburante con l’elettrico. Le EV sono oggetti poco efficienti, poco flessibili e molto costosi. Le EV dipendono da una dittatura militare straniera, la Cina, che controlla gran parte della filiera dei minerali utili alle batterie. La filiera già oggi produce danni ambientali sociali ed economici epocali. Le EV sono oggetti hackerabili il cui controllo può finire in mano di autorità non democratiche. Se vogliamo negare l’evidenza si capisce perché non capite che neppure regalando 10mila euro a veicolo le vendite sono sopra il 4% del totale ed ora, senza incentivi immorali e autolesionisti per l’economia generale, il prodotto non va oltre un misero 2%

        • Ha ha ha… “intelligenti e di buon senso” dicevi. Basta solo la frase “le EV sono oggetti poco efficienti” per qualificare il tuo intervento. Dammi retta, molla Facebook e studia per davvero, altrimenti continui a fare figuracce sparando castronerie di questo genere.

  6. In effetti dire che con lo sviluppo di nuove tecnologie si perdono posti di lavoro é come essere contro ad un nuovo innovativo medicinale che guarisce dal tumore perché toglie lavoro ad oncogi, specialisti e ad intieri reparti o ospedali specializzati in quella cura..

  7. Ci sarebbe molto da dire sull’articolo, al momento sarebbe interessante capire perchè stabilimenti che producono utili sarebbero una zavorra per le imprese, visto che è proprio da li che esse atingono per trovare le risorse per la transizione elettrica. Per il resto, vedo un articolo ideologizzato.

  8. C’è una cosa che non capisco, riguardo a questa fantomatica corsa verso l’innovazione automobilistica. Sono anni che ci si lamenta dell’inquinamento, prima però ci hanno rifilato le stesse vetture che di anno in anno salivano di classe euro (euro 0, 1,2 etc) giusto per farci sentire un po meno colpevoli. Poi, quando il mercato ormai saturo, (checché se ne dica è così, per vendere non sapevano più che gadget inventarsi) la grande scoperta. L’automobile elettrica. E non capisco se veramente per un bisogno ambientale o che, perché ricordo che timidamente Fiat, aveva prodotto qualcosa di elettrico taaaanto tempo fa, senza nessun obbligo ambientalista o governativo. Eppure niente. Siamo andati avanti con le vetture tradizionali, senza porci tanti quesiti su cosa aveva spinto Fiat a produrre qualche vetturetta elettrica. Adesso da l’articolo letto, percepisco tutta questa fretta… ma svegliarsi prima no? La mia, vuole essere solo una presa di coscienza, del fatto che, vabbè ormai la frittata è fatta (come sempre in Italia) è adesso bisogna rimediare, però cavolo, sempre sulle nostre spalle…

    • Lei dimentica un piccolo particolare: lo sviluppo delle batterie agli ioni di litio, iniziato una quindicina di anni fa. Prima la tecnologia dell’auto elettrica era improponibile.

      • Perfettamente d’accordo. Ma trent’anni fa, Fiat aveva prodotto una vettura elettrica su base Panda, destinata prevalentemente agli spostamenti in città, con un autonomia già di 100km. Ora, se ci fosse stato a quell’epoca, lo stesso interesse che c’è adesso, in un periodo per gli italiani, sicuramente più florido di quello attuale, non pensa che a livello tecnologico a livello di batterie, saremmo molto più avanti? Anche a livello di strutture? Ad ogni modo ormai è andata così… il mio è solo un pensiero che conferma, che in Italia, prima si fa il danno e dopo si pensa a come risolverlo, mai un qualcosa di lungimirante, come nel caso dell’inquinamento, che porti a prevenire il problema piuttosto che continuare a posticiparlo (le varie classi euro 1.2.3). Ma tant’è… spero vivamente che si possa fare ancora qualcosa.

        • Quella Panda con le batterie al piombo era oggettivamente un mezzo molto limitante. Lo sviluppo delle batterie al litio è venuto dal settore dell’elettronica di consumo, non dall’auto. E’ vero però, come dice lei, che in Italia è rimasta indietro. E anche oggi molti sperano ancora di salvare l’auto termica mettendosi di traverso al cambiamento.

          • Si, ma negli anni 70, esistevano le celle ricaricabili al nichel cadmio. Alla fine degli anni 70 commercializzavano le metallo idrato. Le prime batterie al litio erano già in commercio tra la metà e la fine degli anni ottanta. Ovviamente, la tecnologia va sempre avanti, migliorando giorno x giorno. Negli anni 80 era in fase di realizzazione il motore DC trifase a magneti permanenti ed ad inverter. Ma gli inverter erano grossi e sciupavano molta energia in calore. Di fatto si preferiva il motore a spazzole, perché era più gestibile. Il MOSFET sostitui i transistore a 2 giunzioni sugli inverter, con tecnologia PWM a fine anni 80.
            Il problema è sempre stato e resteràlo stesso però, tutti i cervelli italiani fuggono all’estero perché in Italia non si investe in tecnologia, ricerca e sviluppo! Le fabbriche in Italia chiudono perché non vanno a passo con i tempi o perché la manodopera costa troppo x via delle troppe tasse ed inutile burocrazia! (Energia elettrica inclusa)
            Oggi con la crisi energetica, forse si comincia a capire che l’Italia con il sole che ha dovrebbe investire sul solare! Ma come sempre siamo in ritardo di almeno 20 anni. Il problema non sono i fotovoltaici, ma la burocrazia italiana e gli scarsi investimenti sull’innovazione! In sintesi, noi siamo il fanalino di coda del carro con l’aggravante della lampadina bruciata per giunta! Potremmo avere (se tenessimo in Italia i cervelli in fuga) ottima tecnologia e fabbriche ovunque. Ma preferiamo acquistare prodotti finiti dall’estero impoverendo il made in Italy e nel contempo facciamo arricchire altri Stati, Cina in primis!
            Scusate se sono stato prolisso, ma ci sarebbe tanto altro da dire. Buona giornata a tutti.

        • Le rammento che Fiat ricevette qualcosa come 600milioni di lire dallo stato italiano, per sviluppare la panda elettrica.
          Non so perché, ma non credo che lo sviluppo sia costato veramente tanto.

          • Athos, fiat ha ricevuto incentivi dallo stato per un progetto nato già vecchio! batterie al piombo, rapporto peso potenza terribile! (Se dovessimo avere batterie al piombo dentro lo smartphone, peserebbe qualche chilo in più a parità di efficienza!). Comunque, anche gli investimenti parmalat nel 2003/2004! Quanta gente ci ha rimesso? E per cosa?
            Quando si investe in tecnologia, bisogna pagare bene la gente giusta! La tecnologia nasce da sperimentazione fatta da persone capaci! Noi ci lasciamo scappare i cervelli italiani, perché se restassero in Italia farebbero la fame con contratti di 4 soldi a tempo determinato! Che futuro avrebbe un genio? E la burocrazia italiana? Dove la mettiamo? Poniamoci queste domande!

    • Dire che la transizione sia organizzata dai brand legacy perché avevano snaturato il mercato (cosa, quest’ultima, non certo priva di fondamento) è una delle tante favolette che ci si racconta quando non si vuole capire il perché questa transizione sia necessaria. È vero invece il contrario: la transizione è fortemente osteggiata dai brand legacy perché significa grossi investimenti e margini risicati. A loro converrebbe continuare a spartirsi la torta come hanno fatto sino ad ora, fidati!

    • Lei vedo che non è informato e parla per sentito dire le tanto odiate auto euro zero SONO le BEV le no euro sono le auto prima del aventi della classificazione inquinante, comunque le non euro oramai quelle poche che ci sono, sono auto storiche visto che hanno superato i trent’anni.

        • Le sopra citate euro zero, non sono le vecchie auto ma le auto elettriche.
          Detto questo le vecchie auto prima del euro1 ormai sono auto storiche visto che come minimo hanno trent’anni, e sicuramente non ce ne saranno un numero significativo.
          Tutto qui.

  9. cit.
    ““È altrettanto vero, d’altra parte, che il parco auto europeo emette meno del 2% dei gas serra mondiali. Che i moderni diesel hanno emissioni quasi nulle”. eppure chi scrive qui, in genere ha 600 camion del 1950 a sfumanargli davanti, quando sono per strada..

    le auto saranno più semplici: esatto, la forza dal motore elettrico arriva alle ruote via wireless, per altro tenute in sede da forze elettromagnetiche anziché braccetti tiranti ponti ammortizzatori telai e telaietti vari..
    le auto saranno più semplici (2): al posto del parabrezza ci sarà un unico schermo che, oltre alle immagini riportate dalle telecamere frontali laterali posteriori, riporteranno tutte le funzioni disponibili. in questo modo sparirà anche il cruscotto. ovviamente sarà touch per i ricchi e tramite joystick per i poveretti

    le auto saranno costruite dai robot: anche l’assemblaggio/montaggio degli interni?
    quindi centinaia di migliaia di persone non più utili alla società saranno costrette a casa mentre cercano invano un lavoro per poter arrivare alla pensione.. complimenti per la visione.
    eh si, perché le fabbriche devono riconsiderare gli investimenti da effettuare prima che sia troppo tardi.. mah

    dimenticavo: visto che parla anche di trattori (agricoltura presumo), rido un po’ pensando che non sa di cosa parla..

    • @Ernesto: tempo di fabbricazione di una Tesla: 10 ore. Per una ICE si fa fatica a stare dentro le 30 ore. Questo dice tutto. Il discorso sull’occupazione è ormai trito: se vogliamo salvaguardare l’occupazione dobbiamo innovare, è assodato anche questo.

      • Quindi? 10 a 30 cronometrate da chi?
        Sarà trito e ritrito ma questo qui parla di sostituzione con robot di tutta la manovalanza ora impiegata, tant’è che dice che si dovranno trovare modi di ricollocare centinaia di migliaia di persone e nuove occupazioni saranno da inventare.. immagino che tu non sia uno di quelli, 40/50enni che si dovranno creare nuove occupazioni al di fuori di quello che san fare. E ribadisco, CENTINAIA DI MIGLIAIA, mica pizza e fichi.
        Che occupazione preserva un’industria che evita il personale? Quei 10/20 che controlleranno i monitor? Dai su..
        Questo è puramente un discorso aziendale, su come, secondo lui, si dovranno muovere per mantenere profitti.
        Il problema è che io leggo sempre che si creeranno migliaia di posti di lavoro ma vedo che abbiamo un sacco di disoccupazione alla quale dovremmo aggiungere pure questi “disgraziati” nelle vostre intenzioni

        • Ernesto, ti capisco, ma il parametro fondamentale è la creazione di ricchezza. E’ con questa che il lavoratore viene pagato. E se c’è questa potremo mantenere i posti di lavoro, anche lavorando tutti meno. Tanto più se avremo l’energia rinnovabile a basso costo, che è prodromica a tutto, e essa stessa sarà veicolo di tanti nuovi posti di lavoro. Nella storia è sempre stato così, non bisogna avere paura del progresso.

        • Ernesto perché secondo te ora le auto come vengono costruite, c’è più robotica nel automotive che in qualsiasi altro sito produttivo, se fossero costruite ancora da esseri umani, ne girerebbero gran poche perché nessuno se le potrebbe permettere

    • Perché ora cosa sta facendo l’industria, i robot lavorano da decenni, e portano comunque nuovo lavoro, io da ex meccanico d’auto, sono finiti in industria metalmeccanica, poi sono passato a lavorare con i robot, ora faccio il tecnico programmatore, se segui la tecnologia e continui a studiare il lavoro non manca mai.

      • Bravo Fabio!
        Il sig. Ernesto è rimasto alla Torino anni ’60 con migliaia di operai saliti dal sud…

      • Bravissimo Fabio, e grazie per il commento.

        Il suo è l’atteggiamento che fa andare avanti il Paese.
        Complimenti!

        Non serve perdere tempo a lagnarsi di chi invece naviga guardando a poppa.
        Certamente, tuttavia, sarebbe più produttivo se l’ex monopolista nazionale si muovesse con la forza della sua impressionante liquidità e aprisse la rotta invece che far leva su fabbriche ormai da decenni sottoutilizzate ed ora definitivamente spiazzate per estrarre ancora valore dallo stato.

        Il suo commento mi porta a sottolineare un punto rilevante.
        Chi semina il dubbi sulla svolta elettrica già ampiamente in corso altrove non fa che contribuire al calo del mercato. Calo di cui poi lo stesso attore si lamenta e usa per chiedere ancora soldi a pioggia.
        E’ in corso un coretto stampa anti-elettrico e benaltrista piuttosto assordante, in Italia.
        Molti media suonano e cantano la musica scritta da chi se n’è andato. In realtà questo stesso coretto contribuisce in buona parte al calo di mercato.
        I clienti comprano più usato e meno nuovo (o si tengono la vecchia macchina che hanno) se si insinua il dubbio sul valore residuo dell’auto o non si fa la rete di ricarica che rende gestibile il prodotto.
        L’auto si chiama “bene durevole” perché è un prodotto di si può ritardare la sostituzione.
        Se non sei pronto e semini il dubbio sula tecnologia che non hai, induci un calo di mercato che pagheranno i tuoi fornitori e distributori.

        Come se ne esce?
        Coma fa lei: facendo le cose – e basterebbe guardare a Germania o Francia.
        Moltiplicare per decreto i punti di ricarica sia in autostrada sia centri urbani.
        Incentivare chi li vuole installare colonnine efficienti (sottolineo: efficienti) di fronte a casa sua.

        Abbiamo una legge strampalata del 110% di credito per le facciate e non facciamo niente per colonnine e cablaggi?

      • fabio, concordo con te. ma ti chiedo: che età avevi quando hai fatto questi passaggi? 55/60 anni o molto più giovane?
        qualsiasi azienda, quando c’é da lasciare a casa qualcuno, a meno che non abbia particolari competenze comincia sempre coi più anziani. è un dato di fatto
        quindi immetti sul mercato un numero massiccio di persone non qualificate per le richieste odierne, spesso a pochi anni dalla pensione.
        qualcuno è in grado di spiegarmi cosa si dovrebbero inventare con la concorrenza di migliaia di giovani in cerca(?) di lavoro? chi assumerebbero?
        spero di essermi spiegato su cosa intendo

        ricordo che siamo più di 8 miliardi sul mondo, e che già non c’é lavoro: se poi mettiamo robot al posto nostro in qualunque campo, con cosa camperemo? col reddito di cittadinanza?

        • Basta guardare la storia. In passato ad ogni automazione è corrisposto ua sostanziale diminuzione dei posti di lavoro, non dico negli ultimi anni che siamo in “globalizzazione” dico negli anni d’oro dell’inizio dell’automazione. Coi robot nelle auto è calata l’occupazione? Coi robot negli elettrodomestici è calata l’occupazione? Con i trattori è calata l’occupazione? Il lavoro si è ridistribuito e sono diminuiti i costi dei vari beni e aumentato il numero di beni venduti.
          Torniamo alla vecchia storia della rivoluzione industriale inglese del 1700?
          Non abbiamo imparato nulla?

        • Le faccio una domanda io: se a lavorare saranno solo i robot e tutti i lavoratori saranno disoccupati a reddito zero, chi comprerà i prodotti sfornati dalle fabbriche dei robot? Capisce che il suo ragionamento non sta in piedi?

          • Concordo con lei Massimo, oltre al fatto che chi continua a sostenere che i robot ci portano via il lavoro, evidentemente non hanno mai fatto quei lavori, io nel lungo tragitto lavorativo ho potuto fare esperienze molto differenti e quando i robot hanno preso il mio posto in produzione li ho ringraziati , perché farsi fuori schiena gambe e braccia per lavori usuranti non è mai bello, in quel momento ho imparato a programmarli per fare la fatica al posto mio, da lì i libri sono diventati il pane quotidiano, poi i corsi di specializzazione e via via si un impegno perché lo fai a casa dopo lavoro, ma ne valsa la pena.

        • ernesto grottaferrata 4 Marzo 2022 at 14:58
          Io ora ho 53 anni il passaggio lo fatto nel corso della mia vita professionale, è stato un susseguirsi di cambi posto di lavoro, per necessità o perché non avevo più stimoli, ho fatto anche un periodo di meccanico camion che non è proprio la stessa cosa di un auto, poi è stata più una questione morale che mi ha portato via dal settore auto, diciamo che il primo cambiamento è successo una trentina di anni fa, ma attualmente sto ancora studiando perché attivano prodotti sempre più tecnologici, sempre più complessi, non parlo come utilizzatore finale perché in quel caso sono dei bei giocattolini, parlò di programmazione e gestione il passo prima, comunque sia è la volontà di tenersi aggiornati e la voglia di fare nuove esperienze che ti mantiene vivo, io non riuscirei a fare una vita sempre lo stesso lavoro, senza nuovi stimoli.

    • Signor Ernesto, queste “centinia di migliaia di persone non più utili alla società” non diverranno tali dall’oggi al domani, sarà un processo graduale ed è iniziato già anni orsono, siamo alla quarta rivoluzione industriale.
      Dove lei vede povere persone che non hanno più un lavoro, io vedo nuovi posti di lavoro: questi fantomatici robot sono da progettare, costruire, programmare e saremo noi a farlo. Sì, sicuramente saranno necessarie sempre meno “mani” e più “menti” ma è la base del concetto di innovazione. Lo stesso processo che ha salvato alcune delle persone da lei citate dagli effetti del lavoro usurante grazie a esoscheletri (veda per esempio la Ford che li utilizza sui suoi operai) e robot sofisticatissimi che lavorano in simbiosi con gli esseri umani per semplificare loro il lavoro e accelerare i processi.
      Mi dispiace che lei viva questa innovazione come un incubo, io la trovo affascinate oltre che necessaria

  10. Ottimo articolo, ora vediamo se i nostri capiranno che non c’è tempo da perdere e non c’è assolutamente da non perdere il treno, se no saremmo spacciati.

    • L’analisi credo sia errata. Provo a partire da qualche dato:
      – proprio oggi la Ford ha separato le attività ice ed elettrica, mossa che, amico avviso, sarà copiata anche da altre Company.
      – le società full electric come quelle Ford Electric hanno le carte in regola x essere valutate come Tesla in borsa, ovvero diventare motivo di investimento speculativo come tutti i produttori di bev
      – le società che fanno termico, senza l’elettrico, possono dimostrare che hanno senso di esistere perché finché vendono e sono in pari coi bilanci non hanno motivo di smettere e fare guadagni
      – molte case, tra cui Ford, stanno facendo investimenti sul termico. Ford ha addirittura dichiarato che ci sono le basi per avere auto più efficientei e tecnologiche ma meno care delle attuali. Un messaggio molto chiaro, la Ford può rendere le sue auto ancora più low cost
      – molti paesi, tra cui Italia e Germania, hanno fatto retromarcia sulla deadline del 2035. E questo significa che hanno subito pressioni enormi dai costruttori. Non a caso paesi e costruttori hanno rispolverato il pannicello caldo degli e-fuel
      – i problemi degli elettrici si stanno risolvendo ma non così velocemente. Ad esempio le ricariche x chi non ha il garage restano un incubo (modalità, tempi, costa, praticità)

      A regime vincerà l’elettrico ma la strada è ancora lunga.

      • Saremo già nei Campi elisi….quando accadrà.
        Intanto Mercedes punta al diesel con semielettrificazione anche su segmenti più piccoli.
        Vedi restyling Classe A con i diesel e microelettrificazione in stile classe C…

        • Terzo trimestre 2021 quota vendite Europa: Elettrificate 39,6 – Benzina 39,5 – Diesel 17,6. Un caro saluto dai campi Elisi.

          • Si però in quel 39,6% di elettrificate ci sono dentro delle full hybrid ma anche tantissimi micro ibridi come la Panda / 500, così come le plug-in . L’anno scorso l’EV puro è stato attorno al 3-4%, considerando anche i KM zero e le demo.

      • Aggiungo: i prezzi per le auto elettriche sono soggetti a facili speculazioni perché i fornitori sono pochi. Il prezzo del litio, negli ultimi anni, è aumentato del 1000%. La Fisker oggi ha annunciato un aumentato del 15% e del 20% dei suoi listini, qualcosa di mai visto prima, mentre anche avere una fornitura certa nel campo delle batterie sta diventando problematico. I cinesi sono in affanno e hanno venduto nei mesi scorsi sottocosto per via dei rincari, perdendo molto su ogni modello venduto: sono arrivati ad annullare gli ordini e tutte le case hanno applicato aumenti.

        In pratica siamo davanti a un mondo dove i costi per le auto elettriche aumentano (confermando di essere la seconda auto dei Montezemolo) e quelli delle termiche sono stabili e anzi potrebbero diminuire. I nuovi scenari geopolitici potrebbero vedere almeno in Italia un forte richiamo verso diesel e GPL che infatti a Gennaio hanno aumentato le vendite, col diesel che ha invertito in tutta Europa il trend negativo degli scorsi mesi e ha visto un incremento della domanda.

      • Enzo io invece la vedo molto pericolosa, creano nuove aziende per le BEV e poi chiudono le ICE e lasciano a casa tutti perché non hanno modo di ricollocare i dipendenti, visto che non c’è stata la transazione è una manovra subdola, mentre un azienda che fa la transazione sposta il personale dopo averlo riqualificato nei nuovi lavori/mansioni, o per lo meno spero di sbagliarmi alla grande, ma di solito ci vedo giusto.

  11. Articolo da incorniciare, sono d’accordo su tutto. Come sostengo da qualche tempo, la deadline del 2035 per gli ICE è soltanto un riferimento. Le BEV si prenderanno il mercato molto prima, perchè sono meglio in tutto. Le ICE le compreranno i collezionisti di antichità.

    • Sarà ma nel frattempo senza incentivi non vendono mentre le auto a GPL sono tra le più vendute…

    • Signor Luigi, le provo a rispondere utilizzando una metafora che trovo utile allo scopo.
      Supponiamo che lei voglia sostituire il suo piumino perchè comincia a perdere piume dalle cuciture ed è diventato liso in prossimità delle maniche, si reca quindi in negozio e da un’occhiata ai modelli offerti dal mercato. Individua un piumino che le sembra azzeccato per le sue esigenze: costituito da piume sintetiche di ultima generazione che lo rendono leggero e molto più caldo. I commessi lo informano anche che è impermeabile e double face in modo che possa decidere giorno per giorno se indossare un capo elegante o sportivo. Ha decisamente trovato il suo nuovo piumino e non vede l’ora di acquistarlo, l’unico fattore che lo frena è il prezzo: ahimè, trattandosi di un prodotto tecnico di altissimo livello, è molto caro.
      Le si avvicina il commesso che l’ha aiutata prima e le ricorda che il mese successivo inizieranno i saldi ed, essendo questo un capo molto costoso, subirà un deprezzamento notevole. Così lei ci ragiona su cinque minuti e pensa che sì, dovrebbe sostituire il suo piumino, ma riuscirà ad usarlo ancora un mese per potere poi acquistare quello nuovo ad un prezzo inferiore. Con i soldi risparmiati riuscirà ad acquistare anche un paio di maglioni 70% lana di quel negozio che le piace tanto, portare a cena fuori la sua famiglia nel vostro ristorante preferito o…pagare centinaia di kW di ricarica presso le colonnine alle quali si sarà convenzionato mentre si dirige al mare o in montagna per il weekend.
      Tutto questo per dire che io trovo normale e decisamente logico che le persone stiano aspettando gli incentivi per acquistare la loro EV. A prescindere dalle loro disponibilità economiche, tutti sono attratti dall’idea di risparmio.

      • Perdonatemi, presa dalla foga di rispondere, mi sono rivolta alla persona sbagliata: la mia simpatica metafora era per il Signor Marco. Luigi concordo con lei!

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