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I costi della ricarica secondo A2A: difficile ridurli, ma non saliranno

tariffe di ricarica

La cattiva notizia è che nell’immediato sarà difficile vedere calare i costi della ricarica. Ma le buone notizie sono molte di più e due meritano una sottolineatura. Prima: la tendenza a medio lungo termine è invece al ribasso. Seconda: le auto elettriche, in Italia, viaggiano già ad energia quasi totalmente rinnovabile.

Secondo le previsioni di A2A i costi della ricarica potranno diminuira a medio e lungo termine, una volta smaltite le perdite accumulate l’anno scorso con la crisi in Ucraina

Gran parte dei principali operatori della ricarica pubblica, infatti, eroga oggi energia certificata 100% green. E quasi tutti gli automobilisti elettrici dotati di ricarica domiciliare hanno sottoscritto contratti “verdi”,  considerando che la grande maggioranza delle offerte a mercato libero per le forniture domestiche proposte oggi prevedono la formula “100% Green”. O addirittura autoproducono l’energia con il fotovoltaico.

Ma in Italia tutte le elettriche circolano già a zero emissioni

E’ un realtà misconosciuta, che il mondo della mobilità elettrica dovrebbe orgogliosamente rivendicare di fronte a chi sostiene ancora che “l’elettricità si fa con il carbone“. Ma altrettanto sbagliato è calcolare le emissioni dei veicoli elettrici sulla base del mix energetico medio italiano, giungendo alla conclusione che la CO2 non emessa allo scarico esce dalla ciminiere delle centrali termoelettriche per oltre il 60%.

Non è così: le auto elettriche italiane circolano già a zero emissioni. Alimentarle, oggi, richiede una parte infinitesimale del totale di energia da fonti rinnovabili- Nel caso di A2A circa 4 GWh all’anno, su una produzione totale nazionale di circa 100 TWh. Ne tenga conto chi si riempie la bocca con la “neutralità tecnologica” e fa melina sugli incentivi.

Il Gruppo A2A è uno dei principali operatori elettrici italiani: nella generazione elettrica è il secondo player a livello nazionale; opera inoltre nella distribuzione con Unareti; nella fornitura ai clienti finali con A2A Energia; infine nella mobilità elettrica (terzo per numero di punti di ricarica pubblica installati e tra i principali fornitori di sevizi di ricarica agli utenti finali tramite un servizio dedicato).

Renato Mazzoncini, Amministratore Delegato del Gruppo A2A

La scommessa di A2A: alle colonnine e a casa solo energia certificata green al 100%

Ce lo rivelano in una chiacchierata a più voci Paolo Bellotti, Direttore Marketing Vendite e Comunicazione della Business Unit Mercato di A2A e Lorenzo Colasanti, Responsabile E-mobility e Servizi a Valore Aggiunto di A2A Energia.

È la stessa A2A Energia che, oltre ad occuparsi delle forniture di energia per i clienti finali, ha sviluppato la App “A2A E-Moving” – la migliore  oggi sul mercato, a nostro modesto parere – con cui eroga il servizio di ricarica pubblica sulle colonnine di A2A E-Mobility, terzo operatore nazionale nella mobilità elettrica, e degli altri gestori che trattano attraverso l’interoperabilità.

Li abbiamo interpellati per risolvere il rebus tariffe, dopo gli ultimi aumenti di quelle Enel X Way. Non dovrebbero piuttosto scendere alla luce del ritorno alla normalità del prezzi internazionali del MWh e del PUN? E cosa possiamo aspettarci per i mesi e gli anni futuri, quando le fonti rinnovabili copriranno la maggior parte del fabbisogno elettrico?.

Spunta così, quasi per caso, il tema dell’energia green. «Cerchiamo di assicurarci  spiegano – che le colonnine a cui garantiamo accesso tramite A2A E-moving eroghino esclusivamente energia certificata 100% da fonti rinnovabili, come avviene per tutte le colonnine gestite dal nostro Gruppo». E’ tutta green, per esempio, l’energia erogata sulla rete di Autostrade per l’Italia dalle stazioni di ricarica Free To X.

E chi ricarica a casa? «Possiamo ipotizzare che se un automobilista elettrico ha per la sua fornitura domestica un contratto a mercato libero, quasi sicuramente allora ricaricherà il suo veicolo con energia “green” anche a casa, come avviene per il 100% dei nostri clienti per le forniture domesticheQuesto perché sul mercato libero dell’energia, da anni la stragrande maggioranza delle offerte sono 100% green». Dunque, sappiano gli automobilisti elettrici che nelle loro auto non entra un solo kWh sporco.

Caro tariffe figlio della crisi 2022. E’ dura smaltirla

Però da un anno in qua quel kWh pulito lo pagano caro, sia a casa sia alle colonnine. Perché?

«Facciamo un passo indietro – dice Bellotti –fino al 2021 le tariffe non si sono mai mosse, anche quando il mercato internazionale dell’energia ha avuto sensibili fluttuazioni al rialzo. Tutti gli operatori erano focalizzati sugli enormi investimenti nello sviluppo della rete che – come tutti gli investimenti infrastrutturali – ha ritorni dilazionati negli anni. Con l’impennata senza precedenti dei prezzi innescata dalla crisi energetica prima e geo-politica poi anche i volumi di energia erogata per la mobilità elettrica rischiavano di trasformarsi in perdite non sostenibili: l’aspetto tariffario non poteva più essere trascurato».

Tra l’altro, aggiunge Colasanti, «lo squilibrio tra prezzi alla colonnina e prezzi di mercato, rischiava di favorire un meccanismo di spostamento dei prelievi dai contesti privati alle colonnine pubbliche, dove ormai i costi di ricarica erano inferiori a quelli domestici. Insostenibile quindi sia per il boom di prelievi dalle nostre colonnine sia economicamente».

Un anno vissuto con le tariffe sottocosto

Bellotti e Colasanti fanno due conti: quando il prezzo di mercato del MWh è schizzato da 60 euro a 400 la sola materia energia è arrivata a pesare per 0,40 euro a kWh. Aggiungendo oneri di sistema e di distribuzione, accise, tasse, ammortamenti, costi di struttura e manutenzione i costi della ricarica pubblica avrebbero dovuto superare largamente un euro a kWh. Altrettanto le tariffe domestiche.

 

«Se quei prezzi non sono stati interamente scaricati sul mercato è perché operatori come noi hanno onorato fino alla fine i contratti, mantenendo prezzi e decorrenze pattuite, pur in una situazione di tensione sui mercati mai vista prima, assorbendo l’impatto economico. Noi avevamo abbonamenti “FLAT illimitate” e tariffe a consumo “alla colonnina AC” di 0,37 euro a kWh, 3 centesimi meno del prezzo di mercato della sola materia energia. Abbiamo tenuto valide queste tariffe fino ai primi mesi del 2022, ma un adeguamento è stato poi necessario, anche se, con le nuove formule ad abbonamento con pacchetti di kWh mensili le tariffe restano assolutamente convenienti per i clienti. Tuttavia, gli impatti sulla filiera di quei mesi di picco di prezzo sono rilevanti e gli effetti non si smaltiranno nel giro di pochi mesi».

Quindi, in assenza di nuove turbolenze geopolitiche, aspettiamoci tariffe sui livelli attuali almeno fino all’anno prossimo. Anche perchè, dopo lo shoc vissuto l’anno scorso e la battuta d’arresto nella diffusione dell’auto elettrica in Italia, tutti gli operatori stanno rivedendo le loro strategie di investimento e di approvvigionamento.

Un impianto fotovoltaico A2A di Juwi, a Viterbo Grotte (foto dal sito di Juwi).

Uno sguardo al futuro fra rinnovabili e innovazione

Tuttavia in A2A Energia sono convinti che il futuro possa essere molto diverso. Parte degli investimenti più datati verranno progressivamente ammortizzati; con l’aumento del parco elettrico circolante migliorerà la saturazione delle colonnine, e quindi il ritorno economico dei gestori degli impianti di ricarica che potranno così applicare tariffe migliori a beneficio dei clienti; una maggior quota di rinnovabili potrà calmierare l’impatto delle quotazioni della materia energia sui mercati internazionali.

La colonnina del City Plug, disegnata da Giugiaro Architettura

A2A, da parte sua, ha scelto di essere «facilitatore della mobilità elettrica» spiega Bellotti. Quindi «coglierà tutte le opportunità per trasferire agli utenti i vantaggi del nuovo scenario facilitando il più possibile il processo di adozione dell’elettrico nella mobilità, che rimane il nostro obiettivo strategico». «E non dimentichiamoci di quello che potrà arrivare dall’innovazione – aggiunge Colasanti – per esempio da stazioni di ricarica a basso costo e altissima saturazione come quelle del nostro progetto City Plug».

 La ricarica domestica portata in strada potrebbe aprire scenari inediti. Perfino quello di un’unica bolletta, con un’unica fatturazione e a costi molto simili per i consumi domestici e la ricarica sotto casa dalle colonnine a bassa potenza. Forse addirittura una tariffa unica a forfait.

Bellotti e Colasanti non lo dicono, ma ammettono che «una convergenza verso questo scenario è una delle possibilità a lungo termine, se il modello City Plug si estenderà ad altre città».

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