Home Scenari Report e il duello sull’elettrico: parla l’imprenditore William Gobbo

Report e il duello sull’elettrico: parla l’imprenditore William Gobbo

48

Sull’elettrico la puntata di Report è solo l’ultimo tassello di un effervescente dibattito pubblico sull’elettrificazione della mobilità. Un tema sempre più vivo e che spesso divide, su cui offre il suo contributo al dibattito un imprenditore che ha investito nella mobilità elettrica. Anche se in acqua e non su strada, con i motori marini di Sealence, l’azienda che Wiliam Gobbo ha fondato e dirige (leggi).  Nominato da BizPlace tra i 50 innovatori italiani più influenti nella mobilità elettrica offre le sue  riflessioni più comuni sul tema.  Procediamo con le domande più comuni. 

La mobilità elettrica porterà benefici?

Io in famiglia possiedo sia auto a combustione, sia una elettrica, sono in grado quindi di valutare e toccare con mano i vantaggi e gli svantaggi di entrambe le soluzioni. Da un lato abbiamo una mobilità che ha avuto oltre un secolo per svilupparsi, dall’altro una mobilità che inizia a muovere i suoi primi passi. Sarebbe sbagliato confrontare due scenari così diversi, quantomeno dovremmo guardare alla mobilità elettrica con un minimo di prospettiva.

start up innovative
A sx il ceo Wiliam Gobbo fondatore della società, a dx il prof Benini

Mi spiego meglio: nell’800 ci si muoveva in carrozza e a cavallo. Lasciando sullo sfondo la storia del treno, quando arrivarono le prime auto a benzina – dopo quelle a vapore e quelle elettriche – queste erano alla portata solo di pochissimi ricchi, le strade erano pochissime e sterrate, la rete dei distributori completamente inesistente, l’autonomia era limitata e la benzina aveva un costo proibitivo. Baricco in un suo bel romanzo racconta molto bene questa storia.

Se a quel tempo avessimo valutato l’auto solo rispetto ai suoi limiti dell’epoca, senza fare un ragionamento di prospettiva, oggi gireremmo ancora a cavallo.
L’adozione di una mobilità meno inquinante e su ampia scala, apporterà oggettivi benefici a tutta l’umanità, da qualsiasi punto di vista la si voglia guardare. I benefici saranno via via crescenti, col progredire delle tecnologie.

L’auto elettrica soluzione del presente o in prospettiva?

La mobilità elettrica è una soluzione del presente – e l’auto elettrica parcheggiata fuori dal mio ufficio ne è la riprova.
Io già oggi quando mi devo spostare prediligo farlo con l’auto elettrica e questo avviene anche per viaggi di molte centinaia di chilometri. È vero che bisogna pianificare il viaggio tenendo conto della necessità di ricaricare, ma a fronte di questo piccolo disagio, quello che otteniamo in cambio è un comfort di guida che difficilmente un’endotermica è in grado di eguagliare. Tanto per fare un esempio, a settembre dovevo andare ad un Salone nautico e ho fatto Milano-Cannes con un’unica sosta dove il tempo di ricarica è stato inferiore al tempo di prendere un caffè.

Al lavoro alla Sealance

Quello che spiegavo nel mio precedente ragionamento è che sarebbe sbagliato pensare che le auto elettriche di oggi siano un punto di arrivo. Sono un punto di partenza e sono altresì convinto che il prossimo futuro saprà sorprenderci. Se invece guardiamo all’auto endotermica, per contro, questa tecnologia ha già espresso il suo massimo potenziale.

Mettiamo in conto l’evoluzione del trasporto elettrico

Il TCO (total cost ownership) ovvero il costo “finale” al chilometro delle auto elettriche è già inferiore a quello delle endotermiche, ma anche il costo di acquisto di queste auto è destinato a ridursi progressivamente, man mano che saranno adottate su scala sempre più ampia. Le soluzioni tecnologiche saranno sempre più performanti ed i veicoli sempre più efficienti. Le batterie diverranno più piccole, più leggere, ma al contempo l’autonomia dei veicoli crescerà.

Nautica Elettrica
La barca vintage convertita all’elettrico con i jet Deepspeed di Sealence

Anche la rete di distribuzione sarà sempre più capillare, anzi, proprio la rete di distribuzione sarà molto diversa da quella che conosciamo oggi.

Si iniziano infatti a sperimentare tecnologie che vengono annegate nelle strade e che saranno in grado di ricaricare le auto mentre viaggiano, questo ci consentirà di percorrere lunghe distanze senza più necessità di fermarsi, se non per altre necessità.

Mettendo tutto assieme, possiamo sicuramente affermare che fra qualche anno sia i veicoli, ma più in generale tutta l’esperienza “elettrica”, sarà molto diversa da quella che conosciamo oggi.
Un’altra facile previsione è che, grazie agli enormi investimenti nel settore, questa evoluzione sarà compiuta nell’arco di pochi lustri, non di oltre un secolo come è accaduto per le auto endotermiche.

Polarizzazione  pro e contro l’ elettrico: per i secondi l’auto elettrica è più inquinante…

Iniziamo a dire che questa polarizzazione, come viene interpretata, è un fenomeno prettamente italiano e non trova grandi riscontri all’estero, dove anzi si corre e tanto per rimanere competitivi.

sealance
Il fuoribordo elettrico DeepSpeed sta conquistando marchi prestigiosi

Non conosco le ragioni specifiche alla base di questo fenomeno, probabilmente è in parte da ricondurre ad una campagna di alcuni anni fa di una grande industria dell’automotive, volta a condizionare negativamente l’opinione pubblica su questo argomento. Si è poi scoperto, anni dopo, che in realtà questa campagna mascherava la volontà di non investire in questo nuovo settore. Un effetto secondario poco noto è che l’Italia ha poi di fatto perso la corsa verso l’elettrico e con essa, oggi, migliaia di posti di lavoro.

Ciliegina sulla torta, molti di quelli che oggi perdono il posto di lavoro, riconducono la loro situazione non alla mancanza di investimenti del passato, ma al fatto che esistono le auto elettriche.

 

I media trovano invece facile strumentalizzare ed alimentare questa contrapposizione, al fine di aumentare l’audience.
Circa il fatto poi che l’auto elettrica sia più inquinante, questa è una delle tante leggende metropolitane che non trovano riscontro nei numeri.

L’auto elettrica non è sostenibile per questo pianeta?

Sostenibilità è un termine troppo ampio per rispondere in termini brevi provo a semplificare e sintetizzare alcuni concetti.
Se parliamo di sostenibilità in termini di approvvigionamento, pensando al litio, in realtà questo è un materiale estremamente diffuso, ancorché non venga ancora estratto in misura sufficiente. Su questo però le cose stanno velocemente cambiando. E’ però miope pensare che le batterie debbano necessariamente basarsi esclusivamente solo sul litio, ed esistono infatti diversi altri materiali che possono assolvere allo stesso scopo. Anche qui, ragionando in prospettiva, è probabile che in futuro avremo a disposizione batterie basate su tecnologie diverse, ognuna specializzata per determinate applicazioni/settori.

Se invece parliamo della sostenibilità in termini ambientali, estrarre litio o trivellare il sottosuolo per estrarre petrolio sono due pratiche che presentano entrambe delle serie problematiche, però con una sostanziale differenza. Il petrolio estratto viene bruciato, immettendo enormi quantità di CO2 (e non solo) nell’ambiente ma soprattutto è necessario continuare ed estrarne altro. I giacimenti di petrolio non sono infiniti e man mano che diventerà sempre più raro, diventerà sempre più costoso. Il litio per contro è completamente riutilizzabile e quindi lo estrai una volta sola, oltre a non immettere nulla nell’ambiente quando viene utilizzato.

Se per sostenibilità parliamo invece delle fonti energetiche, queste non dipendono dalla mobilità elettrica in sé, ma da come decidiamo di produrre l’energia. Su questo argomento credo che vi sia un’unica risposta possibile, ovvero che la dobbiamo produrre senza immettere nulla nell’ambiente.

elettricoE’ vero che la mobilità elettrica di massa aumenterà la richiesta di energia, ma questa è una normale tendenza da che è stata scoperta l’elettricità ed all’aumentare della domanda, è sempre aumentata di conseguenza anche l’offerta. E’ sempre stato così e sarà così anche stavolta. Si chiama business.

Ripeto, sto semplificando dei ragionamenti che meriterebbero ben più diffusa argomentazione, ma credo di aver sintetizzato gli aspetti chiave.

La mobilità elettrica non risolve il problema dell’inquinamento ma semplicemente lo sposta da un’altra parte?

In questo caso stiamo ovviamente parlando dell’utilizzo del veicolo, non di come lo produciamo, di come lo smaltiamo o di come produciamo l’energia che lo muove. In termini prettamente tecnici, questa affermazione è vera. Questo non significa comunque che non vi siano benefici – anche sostanziali – nel farlo. Non serve citare grandi studi scientifici per mettere in relazione l’inquinamento urbano con le gravi malattie che sempre più colpiscono chi in città ci abita.

Purtroppo, questo stretto legame si palesa nel corso di decenni e quindi l’essere umano, per sua natura, fa fatica a mettere in relazione diretta causa-effetto. Lo dico diversamente. Se cado dalle scale, mi rompo una gamba, quindi capisco che le scale sono pericolose e vi sto attento.

Se respiro per ore, giorni, mesi, anni, lo scarico di un’auto endotermica, apparentemente non accade nulla. Tantopiù che da qualche anno le industrie aggiungono ai carburanti degli additivi che rendono i miasmi più sopportabili all’olfatto, quindi questi non ci disturbano neanche più.

Quando mi ammalerò, e statisticamente è molto probabile che questo accada se abito in zone inquinate, difficilmente lo metterò in relazione all’aria inquinata che ho respirato per anni. E se anche capirò finalmente la relazione causa-effetto, ormai sarà troppo tardi.

fake newsSpostare l’inquinamento in zone non popolate serve ad allungare la vita delle persone, e questa considerazione da sola dovrebbe, anzi deve bastare a legittimare una transizione di massa verso l’elettrico.

Io ho una bimba di 20 mesi e non la metterei mai dietro il tubo di scarico di un’auto endotermica, e sinceramente credo che nessuno lo farebbe scientemente. Ma nei fatti è quello che facciamo tutti i giorni quando usciamo di casa. E lo fanno anche i tanti negazionisti della mobilità elettrica, che alla fine non fanno altro che difendere l’interesse di qualche industria, a scapito della salute di tutti, compresa la propria.

La grande diffidenza verso l’elettrico come si spiega?

Quando parlo con quelle persone che mi esprimono il proprio scetticismo o le proprie perplessità sull’argomento, spesso riportano opinioni superficiali, quasi sempre basate su convinzioni errate e spesso riportate da fonti “improbabili” o per sentito dire.

Inutile evidenziare che quasi sempre le argomentazioni addotte non trovano poi riscontro nella realtà dei fatti o nei numeri. In altri casi, invece, si tratta di persone che non vogliono sopportare nessun disagio quale quello di doversi complicare la vita con le ricariche.

"carbon tax"

Ovviamente in tutti questi ragionamenti la propria salute personale, o quella dei propri cari, non viene mai presa in considerazione e non trova mai spazio nel ragionamento, proprio per la difficoltà vista prima del percepire causa-effetto.

Poi ci sono quelli che odiano il cambiamento qualsiasi esso sia, i cospiratori, quelli che cercano una causa qualsiasi per manifestare il proprio disagio, e poi quelli che dicono di difendere i posti di lavoro degli italiani.

Questi ultimi, dal mio punto di vista e se posso permettermi, sono i più ridicoli. I posti di lavoro si difendono prendendo coscienza che c’è una transizione in atto, una delle tante da quando esiste l’uomo, e nel cercare di capirla, studiarla ed agendo per preparare o convertire le competenze per il mondo elettrico che verrà.

Nella prima metà del secolo scorso esisteva la figura del “Lampionaio”, ovvero un incaricato che girava ad accendere e spegnere i lampioni delle città, che all’epoca erano ad olio. Questa figura è scomparsa con l’illuminazione pubblica elettrica ed a nulla valsero le proteste dei tanti per la difesa di quei posti di lavoro. Ovviamente a seguito di quella transizione si crearono molte altre figure professionali, ad esempio quella degli elettricisti.

A tentare di fermare il vento con le mani, si perde solo tempo ed opportunità. E posti di lavoro, senza che se ne creino altri.

– Iscriviti alla newsletter e al canale YouTube di Vaielettrico-

Apri commenti

48 COMMENTI

  1. Ottimi ragionamenti razionali ed oggettivi… aspettiamo qualche commento di convinti termici che fanno ogni giorno 1000km a 130km/h senza fermarsi mai …

    • E bevono il caffè in auto, lo preparano al mattino e lo portano in auto, la pipì la fanno un paio di volte alla settimana!

  2. Tutto condivisibile, ma non ha posto alcuna, o poca, enfasi, sul problema in assoluto piu’ importante: i gas serra e il cambiamento climatico.
    Il 2023 e’ l’anno piu’ caldo di tutti i tempi, da quando si registrano le misure, ed andra’ sempre peggio. Gli scenari sono apocalittici, e molta gente protesta perche deve ricaricare in 15 minuti anziche in 5 ….

  3. La polarizzazione l’ha voluta il nostro governo (da Draghi in poi), con proclami e condizionamento dei media inondando la gente comune oltre che di menzogne anche di false colpe nei confronti dell’ elettrico.

    Per certi versi mi ricorda il pro vax – no vax.

    Però per la questione covid la politica si è affidata alla scienza, qui invece la scienza non viene ascoltata, anzi viene pure azzittita, infangata e boicottata!?!?

    • mi dispiace la polarizzazione l’hanno voluta le lobby pro elettrico imponendo il ban alle auto endotermiche da parte dell’UE. Finiamola con questa ipocrisia, non si può paragonare la storia dell’avvento dell’automobile e della sua affermazione sul cavallo a quella dell’auto elettrica, semplicemente perchè all’epoca non ci fu nessun bando e si impose da sola. Il motivo è presto detto: rappresentava una mobilità più veloce ed anche più accessibile(non è che all’epoca la carrozza privata se la potessero permettere tutti!); invece, l’imposizione dell’auto elettrica (perchè di questo si parla) avviene in un contesto di mobilità più difficoltosa e meno accessibile, esattamente il contrario di quanto avvenuto a fine ‘800.

          • Ma perché la vedi come un’imposizione?
            A te cosa cambia se guidi una ICE o una BEV se tanto entrambi ti patatina da A a B?
            Forse ti da fastidio non respirare più i gas tossici che altrimenti repetesti con una ICE?
            Comunate, io non la vedo come un’imposizione ma una programmazione del futuro per stare meglio tutti.
            Poi se sei proprietario o gestore di distributori di benzina, hai tutto il tempo di cambiare business.

        • Non voglio certo negare l’emergenza ambientale, ma il trasporto privato su strada ne è responsabile solo per una percentuale relativamente modesta, ed invece, dal tono di molti articoli e di molte lettere, sembra che il passaggio ai BEV risolverà tutto, come per rincanto. Penso che una maggiore obiettività sarebbe opportuna

          • Chi ha mai scritto che risolve tutto? Lei che è tanto obiettivo ci indichi cosa “risolve tutto”.

          • Anche su Vaielettrico può leggere tanti articoli su fotovoltaico, eolico… energia non tutta destinata ad alimentare i veicoli elettrici ma a sostituire quella più inquinate utilizzata nelle case, nelle fabbriche, negli edifici pubblici… Leggerà sempre qui tante citazioni su economia circolare e recupero con riuso di materiali nei veicoli. Insomma qui non si scrive solo di auto, ma oltre le sostanze climalteranti che vengono diffuse in quantità di certo non irrilevanti i veicoli termici attraverso i gas di scarico appestano l’aria delle città (dove vive la gran parte dei cittadini) con incredibili danni alla salute pubblica. E lo dicono i medici non Vaielettrico. Se le sembra un fatto irrilevante…

        • Emergenza ambientale?
          Allora tutti a piedi o in bici, miei cari, non con delle alternative che RIDUCONO le emissioni ma sono ben lontane dall’annullarle. Anche questa cosa non va dimenticata…

          • mah, trovo non adatta l’espressione “ben lontane dall’annulare le emissioni”; si parla di:

            – 100% in meno di polveri ultrafini ( Pm2.5 , Pm1 , etc)

            – 100% in meno di ossidi di azoto

            – 70% in meno di Co2 emessa sulla filera completa
            (e questo dato migliorerà ogni anno per le auto elettriche)

            – 70% in meno di Pm5 dai freni

            – rimane Pm10 e Pm5 di pneumatici e asfalto
            (ma questi non sono particolato ultrafine)

            chissene importa se non è “esattamente” emissioni zero, è un miglioramento enorme, una buona combo da abbinare alla bicicletta

          • Si infatti è già tanta roba, spesso si dice di non fare perchè non si ottiene il 100% e un buon 60% di miglioramento non vale niente

          • Nessuno punta ad annullare le emissioni, anche perchè qualsiasi attività antropica o animale – come il mero respirare ad esempio – emette CO2 o altri scarti.

            Non si punta a “zero”, si punta a “net zero”, che sono due cose totalmene differenti. Ci “basta” emettere meno inquinanti di quelli che il pianeta è in grado di assorbire, in modo appunto di essere in pareggio.

            Il livello di CO2 pre-industriale era di 280 ppm. Adesso siamo a 420. Non puntiamo ad andare a zero, ma a 280… quindi non serve tornare all’età della pietra per salvarci, come spesso si legge (usate solo le bici! andate a piedi! Smettete di volare! sempre con soggetto “voi” tralatro…) in commenti senza basi fattuali, come i tuoi.

      • Propongo l’ipotesi del ritiro del “ban 2035” in cambio di tasse (pesantissime) sulle emissioni?
        Dando per scontato che un cambiamento sia necessario, sarebbe un compromesso accettabile per lei?

        Se invece è convinto che il modello attuale sia corretto, non ho altro da aggiungere, grazie

        • Mi pare che il quesito fosse sulla motivazione della polarizzazione e non sul fatto se l’attuale modello sia corretto o meno. Non credo che l’attuale modello sia scorretto ma imporlo senza nessun controllo sulle case costruttrici è sicuramente il metodo peggiore per introdurlo, visto che si vantano pure di aver realizzato i massimi profitti con il minimo delle vendite. Nel nome della libertà di impresa si accetta tutto, pure che le stesse case gonfino i listini in misura pari alle cifre messe in campo come incentivi dai governi.

      • l’imposizione avvine perche’ senno muoiono centinaia di milioni di persone, l’economia globale completamente sconvolta, e problemi di tutti i tipi per tutti gli 8 miliardi di persone che abitano questo pianeta.

        NOn ti paiono motivi sufficienti per OBBLIGARE le persone a smettere di inquinare?

        • Basterebbe forse dargli le possibilità economiche per poterlo fare … non ti sembra un motivo sufficente per cui quasi nessuno lo sta facendo ora?
          All’imprenditore che va in Francia con automobili con una sola ricarica mi piacerebbe chiedere qual’è lo stipendio medio dei suoi dipendenti e quanti di questi vengono al lavoro con un’auto elettrica … magari con una autonomia simile alla sua. Ma credo che nessuno abbia il coraggio di fargluele giusto?

          • Dipende dall’uso, conosco tantissime persone con stipendi bassi che usano l’elettrica e sono felicissimi. Hanno Twingo. E-Up. C Zero prese anche usate, possono ricaricare a casa e non devono fare centinaia di km ogni giorno ma soddisfanno pienamente le loro esigenze. E alla fine hanno risparmiato rispetto all’acquisto di una termica: solo 100 euro di bollo, per non parlare di tagliandi e di consumi. E’ rappresentano una fetta importante della popolazione. Chiaro che senza ricarica a casa o al lavoro, tutto diventa più difficile. Chiaro che se uno deve fare 150 km al giorno, ma quanti sono visto che la percorrenza media è di 40 km giornalieri, con un’utilitaria viene difficile. Ma chi fa tanti km di solito ha anche maggiore disponibilità economica e non va in giro con un’utilitaria termica.E la Zoe con i suoi quasi 400 km di autonomia soddisfa le esigenze di chi deve percorrere tanti km. Quando si guardano i numeri poi si scopre che dietro le rivendicazioni a favore del proletariato c’è tanta ideologia. Pochi fatti concreti.

      • Credo che inizialmente l’auto con motore a scoppio fosse più scomoda e costosa di un umile carretto con cavallo, poi è stata affinata e resa via via più economica

        direi che il parallelismo con l’auto elettrica calza bene, grazie per avercelo ricordato

        • Certo quello che costa è l’umile carretto non un cavallo da mantenere. Chi non possedeva un umile cavallo e magari in città. Ma per favore almeno conoscerla la storia.

        • “carretto” sottointendeva mantenere un cavallo da lavoro

          le prime auto a pistoni (perchè all’inizio c’erano anche elettriche e a vapore) erano più inarrivabili del carretto con un cavallo, e anche di una carrozza con due cavalli

          praticamente erano oggetti di lusso da nobili e con meccanico appresso per poterle riparare, avviare e farle funzionare; anche la “ricarica” non era agevole, si compravano in negozio le latte di carburante

          ho cercato qualcosa in rete:

          il cavallo (del tipo da lavoro) era costoso ma relativamente, più che altro a fine ottocento e inizio novecento si era ancora quasi tutti poveri

          ci sono voluti 20-30 anni per abbassare i costi delle auto; nel frattempo si è anche diffusa un po’ di “ricchezza” in fasce meno ristrette della popolazione, per poter avere dei beni così complessi

          leggo che la convenienza economica dell’auto rispetto a un carrozza a cavalli (plurale) in Inghillterra a Londra (città) c’è stata da circa il 1910; anche se ad esempio il tram a cavalli lo hanno continuato a usare sino al 1917

          e immagino il costo del carretto e relativo cavallo da lavoro lo abbiano raggiunto qualche anno dopo

          l’avanzamento decisivo si sa sono state le varie versioni della Ford Model T (1908-1927)

          la prima versione costava 1/3 delle altre auto, poi progressivamente sono arrivati a 1/10 e le hanno vendute in tutto il mondo

          spesso Tesla viene affiancata alla Ford di quel periodo

          il percorso ha molte similitudini, il calo dei costi, aver portato nuovi processi produttivi e organizzazione delle fabbriche, il non aver avuto bisogno di farsi pubblicità

      • E mi permetto di aggiungere che le ICE hanno anche il brutto difetto di essere (non troppo raramente) soggette a perdite di gas di scarico/liquidi ecc nel vano motore.

        Questi elementi cancerogeni, siccome il parafiamma non è a tenuta stagna hanno il brutto vizio di entrare nell’abitacolo ed avvelenare gli occupanti, e quando iniziano lo fanno con perdite esigue sotto la soglia olfattiva che poi man mano crescono hanno anche la brutta caratteristica di assuefare gli occupanti (in sintesi: all’inizio lo senti e poi non lo senti più).

        Casi di
        – fessurazione del flessibile (presente nella parte di scarico collegata alle teste o alla turbina);
        – fessurazione del tubo del carburante;
        – perdite d’olio che quando colano cadono sullo scarico provocando vapori tossici;
        – tubo dei vapori dell’olio rotto o accidentalmente scollegato;
        – ecc.

        Queste sono cose che purtroppo accadono, ed alla fine uno si trova in oncologia senza sapere a chi dare la colpa.

      • Dove stia questa tanto decantata lobby pro elettrico in Europa è tutto dire… se escludiamo VolksWagen nessun altro costruttore europeo avrebbe voluto l’elettrico. Se fosse la Cina a fare lobbying allora ci saremmo (sono loro i massimi produttori di auto elettriche). MA già si sono levati strali contro i Cinesi, quindi…

      • E allora perché non hai fatto proclami come questo quando hanno IMPOSTO lo standard euro1 e successivi? Imporre emissioni 0 è la stessa cosa che imporre emissioni sempre dimezzate rispetto al precedente standard, nient’altro

  4. “l’Italia ha poi di fatto perso la corsa verso l’elettrico e con essa, oggi, migliaia di posti di lavoro.” No. Semplicemente l’Italia non ha più l’industria automobilistica.

      • Piacere di essere d’accordo con lei. Anche se la constatazione dell’assenza dell’industria automobilistica nel nostro paese, per me che ci ho lavorato, mi riempie di tristezza.

    • … e nessuno di quelli che oggi parlano di salvaguardare i posti di lavoro, erano muti riguardo alle delocalizzazioni, anzi, dicevano che è il mercato che lo chiede.

  5. Detto molto sinceramente, a me pare che Gobbo stia parlando del 2135!
    La realtà di OGGI, invece, mi pare sia ancora quella di auto elettriche INACCESSIBILI AI PIU’, sia per i costi legati all’acquisto che per l’impossibilità pratica di ricaricare da casa, problema – questo – che riguarda la maggior parte dei potenziali acquirenti.
    Per quanto riguarda la storia del “lampionaio” e dell’elettricista, sempre la realtà di oggi mi parla di assistenza pari allo ZERO per le BEV, al di fuori delle rete ufficiali di assistenza direttamente legate alle case madri. Per cui, anche qui siamo nettamente indietro.
    Per quanto concerne, infine, “gli enormi investimenti nel settore” di cui parla Gobbo, mi pare che la nuova policy in materia di un colosso come ENEL vada in tutt’altra direzione…..
    O no?

    • Iniziamo dalla fine: la critica sugli “enormi investimenti del settore”. William Gobbo ha ragione: sommando gli investimenti privati, sottolineo privati, delle case automobilistiche si ha una somma ben più alta del tanto sbandierato Pnrr (che investe anch’esso abbastanza ma non troppo sull’elettrico). Comprese anche le case automobilistiche che criticano l’elettrico ma presentano decine di modelli nuovi a batteria.

      Si parla del 2135? Magari per l’Italia come ha sottolineato l’imprenditore: “Questa polarizzazione, come viene interpretata, è un fenomeno prettamente italiano e non trova grandi riscontri all’estero, dove anzi si corre e tanto per rimanere competitivi”. Parlano l’oltre 80% di auto elettriche nuove vendute in Norvegia, parla il superamento del diesel da parte delle elettriche nelle vendite in Europa.

      In Italia si prova gusto a mettere sabbia nel motore a iniziare dai 3mila euro in meno degli incentivi sottratti dal ministro Giorgietti durante il Governo Draghi, ai bandi sugli incentivi gestisti con grande pressapochismo.

      Auto inaccessibili ai più. Anche oggi davanti alla scuola di mio figlio ho visto tanti Suv (non auspicabili neanche in elettrico) e auto da 30/40mila euro. Se solo una parte degli italiani che possono spendere queste cifre passasse all’elettrico sarebbe tutta salute per i nostri polmoni.

      Auto più popolari? Qualcosina c’è. Ma soprattutto sono stati annunciati diversi nuovi modelli a prezzi più contenuti. La strada da fare è tanta e nessuno nasconde che una fetta importante della popolazione non può permettersi un’auto elettrica. E’ un dato. Ma c’è tempo fino al 2035 e nel frattempo anche i prezzi speriamo siano alla portata di puù persone e si sviluppi un mercato dell’usato. Su questo ultimo punto Vaielettrico fa la sua parte: https://www.vaielettrico.it/category/elettrico-usato/

    • Fintanto che si continua a paragonare un mercato con 100 anni di storia a uno appena nato, non riusciremo mai a schiodarci e progredire. L’ha detto anche l’intevistato:

      “quantomeno dovremmo guardare alla mobilità elettrica con un minimo di prospettiva.”

      e invece siamo sempre qui a pensare che la situazione al 2023 è il massimo che avremo per le auto elettriche.

  6. Articolo condivisibile in ogni suo punto, ma ad oggi nella mia città (Trieste) non e’ possibile avere una vettura elettrica. Ci sono un numero di colonnine veramente esiguo ed inoltre le autostrade che servono la mia regione non mettono a disposizione nelle aree di sosta delle colonnine di ricarica, mi pare che sull’intera rete ce ne siano meno di 5.
    Per possedere una vettura elettrica mi pongo come obbiettivo poter fare una gita in giornata di 300/400 chilometri senza dover ricaricare o per lo meno ricaricare in modo semplice (aree di servizio autostradali).

  7. Ho apprezzato il riferimento a una dei principali nemici che ha affossato per anni l’auto elettrica in Italia. L’intervistato non ha fatto nomi, quindi lo faccio io: Marchionne. Osannato da molti e come spesso accade beatificato perché morto presto, uno squalo finanziario senza arte ne parte. Lo ringrazio solo per aver sdoganato il maglione e abolito la cravatta.

  8. Premesso che l’elettrico è il futuro (soprattutto quando i prezzi scenderanno e la garanzia offerta sarà di 15 anni, come già fa oggi Toyota per le sue elettriche) e l’intervista è zeppa di considerazioni sacrosante, ci sono 2 cose che non avrei detto al posto di Gobbo:

    – non avrei detto che il comfort in elettrico è superiore perché onestamente avendo provato diverse auto non è che con l’elettrico ho percepito un maggior comfort. C’è una curva di coppia diversa rispetto alle auto col cambio automatico o manuale (più coppia e costanza nella potenza), il che può piacere o meno (è soggettivo, a me ad esempio non piace), ma non è che si percepisca questo grande salto. Per dire, se si scende da una Audi A4 a benzina e si sale sua una Skoda Enyaq elettrica non è che si grida al miracolo. Certo, per chi proviene dalla Fiat Panda del 1970 …

    – “Il TCO (total cost ownership) ovvero il costo “finale” al chilometro delle auto elettriche è già inferiore a quello delle endotermiche”: questo è uno scivolone pazzesco da matita rossa, il classico discorso dell’uomo benestante che magari ha una Model S o una Taycan o qualunque altra elettrica da 50000 euro in su che già oggi percepisce il risparmio (perché è vero che in questo segmento c’è), cosa che chi oggi compra la Dacia Sandero (l’auto più venduta in Europa ad oggi) non può certo percepire (dove una Clio a gpl o una MG ZS a benzina o una Toyota Yaris Cross Hybrid non hanno rivali). Peccato perché tutto il discorso sul cavallo e le prime auto era perfetto, poi questa buccia di banana fa subito venire in mente le intemerate di John Elkann contro i lanzichenecchi … che peccato!

    • Perdoniamoci a vicenda perché ognuno vive nel proprio mondo, con una prospettiva soggettiva.
      Io mi complimento col sig. Gobbo comunque perché condivido la sostanza, tra l’altro espressa con garbo e senza cadere in una tifoseria da stadio

      • Enzo ha il suo stile, non sempre condivisibile, ma mi sembra di aver capito che condivide gran parte delle cose dette da William Gobbo e come dici bene tu Fares con grande garbo. Un contributo lungo ma ricco di riflessioni e di esperienze concrete e reali a partire dal Milano Cannes in elettrico e soprattutto per le attività imprenditoriali sulla nautica elettrica

    • Il TCO lo devi fare considerando in prospettiva i costi FUTURI, che SICURAMENTE non saranno come quelli attuali.

      Rifai i conti con piu’ incentivi per l’elettrico e piu’ disincentivi per le macchine termiche (ogni anno che passa aumenteranno sia gli uni che gli altri), e vedrai che il TCO cambia drasticamente a favore dell-elettrico anche OGGI

    • Dacia Sandero ulltra low cost però sarà 1-2% del venduto

      per gli altri 98-99% che non scelgono la Sandero, meglio verificare da sè il TCO nel proprio caso specifico (utilizzi, tipo di auto e kilometraggio)

      se si può ricaricare da casa o al lavoro ci possono essere sorprese su quanto possa già essere conveniente una eletttrica, anche nel segmento C, non solo nelle berline D o E; mentre per ora è più difficile un risparmio per segmento A e B, ma non impossibile se si allunga il numero di anni o di km, da valutare caso per caso

    • /// non avrei detto che il comfort in elettrico è superiore \\\ In effetti dipende anche dalle preferenze personali ma mi sembra pacifico che in molti casi la silenziositá di marcia e la prontezza di erogazione dei modelli elettrici sono superiori a quelli dei termici pari categoria

      /// è uno scivolone pazzesco da matita rossa, il classico discorso dell’uomo benestante che magari ha una Model S o una Taycan o qualunque altra elettrica da 50000 euro \\\ E’ vero che c’è ancora differenza fra il prezzo di un BEV e un termico pari livello (da qui la necessitá di incentivi ben congegnati nella fase iniziale della transizione) ma è anche vero che detta differenza è relativa dal segmento C in su

    • Usando una twingo ZE certo che il suo confort e’ superiore alla Panda sia in termini di rumore motore che di vibrazioni, non uso della frizione, odore del garage appena la tiro fuori…
      E’ solo questione di cosa si mette sul piatto per fare i paragoni.

      • Ho una ibrida e quando veleggio in elettrico percepisco una netta sensazione di confort rispetto al rumore e vibrazioni dovute seppur in maniera minima all’accensione del motore, che peraltro è decisamente meno impattante rispetto al tdi che avevo prima…confort per me è questo…poi se ci metto i sedili massaggianti mi addormento pure 🙂

Rispondi